Problema alimentare nel mondo

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Testo

“IL PROBLEMA ALIMENTARE NEL MONDO”
Le risorse alimentari a disposizione della popolazione della Terra sono distribuite in modo disuguale.
Nei Paesi ricchi le persone consumano una quantità di cibo superiore ai loro reali fabbisogni, mentre quasi un miliardo d’abitanti dei Paesi poveri soffrono la fame perché hanno a disposizione una quantità di cibo insufficiente.
Il problema alimentare è in stretta relazione con l’economia, la politica e la struttura di un Paese.
Nei Paesi dove viene praticata un’agricoltura moderna, con l’uso di tutte le tecniche più progredite di irrigazione, concimazione e meccanizzazione, una piccola percentuale della popolazione riesce a produrre una quantità di alimenti sufficienti non solo ai fabbisogni interni del Paese, ma può anche destinarne una parte all’esportazione.
Al contrario, nei Paesi poveri, dove la maggior parte della popolazione si dedica ancora ad un’agricoltura di tipo tradizionale, gli alimenti prodotti non sono sufficienti a coprire i fabbisogni interni; in compenso si coltivano prodotti di tipo “coloniale” (caffè, arachidi, tabacco…) per l’esportazione.
I Paesi ricchi, poi, anche se non producono direttamente tutti gli alimenti di cui hanno bisogno (e l’Italia è tra questi…) hanno il denaro necessario per acquistarli dai Paesi produttori.
Dove ricavano queste risorse finanziarie? Soprattutto dalle esportazioni dei prodotti delle loro industrie.
I Paesi più poveri non hanno industrie, hanno scarse risorse naturali di valore (petrolio, minerali) e possono vendere all’estero soltanto i prodotti agricoli che i Paesi ricchi richiedono e di cui, molto spesso, fissano anche il prezzo.
Il denaro che ricavano è quasi sempre destinato a pagare gli interessi sui debiti contratti con le Banche e gli Organismi Pubblici proprio dei Paesi ricchi e, in conclusione, non restano risorse per acquistare all’estero gli alimenti che non riescono a produrre.
Quando si parla di fame nel mondo ci si riferisce sia alla denutrizione che alle forme più gravi di malnutrizione da cui sono afflitti i popoli dei paesi più poveri.
Sono denutriti gli individui che mangiano troppo poco e non dispongono di almeno 2000 calorie al giorno; sono malnutriti quelli che soddisfano il bisogno di mangiare con diete squilibrate che non garantiscono l’apporto di tutti i principi alimentari indispensabili alla salute (proteine, vitamine…).
Sia la denutrizione che la malnutrizione compromettono fin dalla prima infanzia un regolare sviluppo fisico ed intellettuale della persona; quando non causano la morte già nei primi anni di vita, sono all’origine di menomazioni e malattie gravissime; in tutti i casi non permettono di vivere a lungo.
In molti Paesi della fame la durata della vita media non supera i 45-50anni, mentre in Italia ha raggiunto i 75anni.
Negli ultimi anni diversi Paesi asiatici hanno compiuto grandi progressi, migliorando le condizioni economiche dei loro abitanti. Ciò nonostante, si calcola che sulla terra vi siano ancora 800milioni di persone che soffrono la fame, soprattutto in Africa e in America Latina.

Le cause del problema
Le cause del problema sono diverse e molto complesse:
• Vi sono cause geografiche, legate al clima e all’ambiente.
In alcuni Paesi le piogge sono troppo scarse, o troppo abbondanti, e i suoi suoli poco fertili.
• Vi sono cause storiche, legate al colonialismo.
Per molti anni le potenze coloniali europee hanno sfruttato le risorse naturali di questi territori e le risorse umane degli abitanti a loro esclusivo vantaggio.
• Vi sono cause politiche, legate alla forma di governo dittatoriali.
Ancora oggi, in molti Paesi poveri il potere economico è nelle mani di poche famiglie legate al potere politico, conquistato con la forza dalle armi e non con libere e democratiche elezioni, mentre la maggior parte della popolazione è tenuta nella povertà e nell’ignoranza.
• Vi sono cause economiche, legate ad una forma di neocolonialismo.
Ciò significa che, pur essendo questi Paesi ormai politicamente indipendenti, in
realtà le loro risorse naturali sono, per la maggior parte, di proprietà di società
multinazionali europee, americane o giapponesi, che hanno molti centri produttivi
e commerciali in ogni parte del mondo.
Che cosa si può fare?
Per risolvere il problema della fame del mondo, nell’ambito dell’ONU, sono stati istituiti da molto tempo la FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura); l’UNESCO (Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura); l’UNICEF(Fondo per l’Infanzia).
In quasi tutti gli Stati industrializzati come l’Italia, i governi hanno poi creato delle commissioni speciali per gli aiuti al Terzo Mondo; altrettanto ha fatto la CEE. Accanto agli organismi ufficiali lavorano poi, per i Paesi poveri, moltissimi uomini di buona volontà, riuniti in associazioni, enti e chiese.
Che cosa si è fatto e si è proposto di fare finora?
In occasione di carestie, guerre ed epidemie, si sono cercate delle soluzioni transitorie come quella di inviare ai Paesi in particolare difficoltà degli aiuti alimentari o finanziari; ma è chiaro per tutti che queste forme di solidarietà non risolvono il problema, anzi, se divenissero permanenti, molti Paesi poveri diventerebbero ancora più dipendenti da quelli ricchi.
Gli interventi più validi devono prefiggersi di aiutar ciascun Paese a raggiunger la capacità di produrre da sé quanto gli è necessario.
Per raggiungere questo obiettivo molti avanzano proposte di tipo più definitivo, realizzabili però solo con l’aiuto dei Paesi ricchi:
• Aiuti al Terzo Mondo si concretizzano in scuole e Università; campagne di alfabetizzazione.
• Aiuti mirati a migliorare i metodi di coltivazione ( impianti di irrigazione, centrali elettriche che forniscono l’energia necessaria per produrre fertilizzanti, per il trasporto, la lavorazione e la distribuzione dei prodotti agricoli…).
• Un uso diverso delle risorse alimentari da parte dei Paesi ricchi.
• Ricerca di nuove risorse alimentari. Nei laboratori specializzati di tutto il mondo sono alla ricerca di nuovi alimenti che siano in grado di nutrire un’umanità sempre più numerosa. Si studiano ibridi incrociando razze e specie diverse, allo scopo di ottenere esemplari altamente produttivi o che si adattino alle diverse condizioni di terreno e di clima.
• Sanatoria per i debiti contratti nel Terzo Mondo.

Bibliografia:
educazione tecnica, Lattes

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