Periodi della letteratura italiana

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Testo

Italiano
Positivismo
La cultura europea della seconda metà dell’800 appare dominata dal positivismo, un indirizzo di pensiero nati in Francia. La cultura positivista considerava l’arte con una rinnovata esigenza di realismo, portatrice di nuovi valori sentimentali, religiosi, nazionali. L’intellettuale dà voce alle problematiche sociali politiche e a una cieca fiducia nella scienza, nella tecnica e nel progresso. Un precursore di tale indirizzo fu il filosofo e sociologo francese Auguste Comte che utilizza il termine positivo per disegnare una fase evolutiva della storia dell’umanità. Dopo Comte, il positivismo francese si espresse soprattutto nel campo degli studi storici, con Hippolyte Taine (1828-1893), e sociologi, con una Emile Durkheim. A Taine si devono alcune importanti riflessioni nel campo dell’estetica. Tema centrale del pensiero di Durkheim è problema dell’elezione credibile società. Nella coscienza collettiva determina l’azione dei singoli individui, così si può affermare che l’individuo è generato dalla società e non viceversa. Un rilievo centrale assume nell’ambito del pensiero positivista l’evoluzionismo, per l’influenza che esercitò su tutti i campi del sapere e in particolare sulla nuove scienze umane. A formularla fu il biologo e naturalista inglese Charles Robert Darwin (1809-1882) in cui giunse ad affermare che le specie non sono fisse e che il loro diversificarsi dipende da variazioni che intervengono a livello individuale. Le osservazioni darwiniane si collegarono alla teoria dell’economista Thomas Malthus sulla lotta per la sopravvivenza. Secondo Darwin questa conflittualità risultava più accentuata negli individui della stessa specie, dotati di bisogni simili. Pervenne così alla legge della selezione naturale: le specie più forti e resistenti, dotate di mutazioni più vantaggiose, sopravvivono, quelle più deboli e inadeguate le condizioni di vita vengono eliminate. Il principio evolutivo fu alla base anche del pensiero del filosofo inglese Herbert Spencer. L’evoluzionismo era una legge generale dell’universo, valida tanto per la materia inorganica, quanto per le società umane. Le società umane, si evolvono, si consolidano e mutano di nuovo per l’insorgere di nuove esigenze. Tale mutamento, secondo Spencer, sarebbe stato il progresso qualora si fosse lasciato libero gioco alla concorrenza di classi. Lo studio della società e dell’economia alla fine dell’800 fu caratterizzato dallo sviluppo dell’altra teoria razionalista, ovvero il materialismo storico di Karl Marx. Nel manifesto del partito comunista e nel capitale, il filosofo tedesco analizzò attentamente la società borghese capitalista, elaborando il socialismo scientifico che l’impulso alle grandi rivoluzioni socialiste e comunista del 900. Marx analizza l’evoluzione della classe borghese della funzione che essa ha avuto nel distruggere la società feudale. Dato che, come afferma Marx, la storia di ogni società è stata caratterizzata dalla lotta di classe, la borghesia destinata a soccombere grazie alla rivoluzione del proletariato, il quale, alla guida della società, eliminerà le differenze di classe.
La critica al positivismo
Sul finire del secolo si affermarono orientamenti di pensiero caratterizzate da componimenti irrazionalisti. Una forma rappresentata dal nichilismo di Friedrich Nietzsche. Non c’è stato aspetto della vita dei costumi contemporanei, della personalità umana, del patrimonio di idee della tradizione occidentale che la sua opera non abbia affrontato allo scopo di distruggere le vecchie credenze, di svelarne le comode illusioni e le mistificazioni. E formulò il concetto di superuomo, c’è di nuovo un uomo libero dai condizionamenti da parte di un’idea di trascendenza e di legge imposta dall’alto. Si impegna realizzare totalmente se stesso, superando tutti gli ostacoli.
La nascita della psicanalisi
Nel campo delle scienze umane furono decisive le ricerche condotte dal medico neurologo austriaco Sigmud Freud (1856-1939). Studiando le malattie mentali, questa gettò luce sull’attività psichica in generale, e ne scoprì la zona oscura,, l’inconscio, capace di condizionare l’attività cosciente degli individui. La grande rivoluzione operata da Freud non riguardò solo la scoperta dell’inconscio, ma anche quella dell’importanza della sessualità nella vita psichica. Freud è teorizzò che già il bambino piccolo sviluppo un’intensa sessualità, in gran parte investita sul genitore del sesso opposto e legata un forte sentimento di gelosia nei confronti del genitore stesso. Prodi riconosceva tra livelli della vita psichica dell’individuo: ES, Io, Super –Io.
• ES: corrisponde all’inconscio, dove risiedono gli istinti, le pulsioni ma anche le paure e i traumi della coscienza non ha accettato e ha censurato;
• IO: è la coscienza della propria identità, fatta di ricordi e distinta dagli altri e del mondo esterno. Mira raggiungere un equilibrio con l’ambiente che lo circonda;
• SUPER-IO: è l’insieme delle norme morali e degli insegnamenti che fin dall’infanzia si vengono impartiti. Controlla la coscienza di svolgere una funzione repressiva.
Il mancato equilibrio di questi tre livelli genera la nevrosi.
Le poetiche e la letteratura
Il naturalismo
In concomitanza con la formulazione teorica del positivismo, si affermò nella letteratura europea della seconda metà dell’800 la poetica del realismo. Il termine indica la tendenza a presentare la realtà in maniera concreta e oggettiva. Nell’ambito del realismo si formarono correnti letterarie più specifiche e liberali come naturalismo in Francia e in Italia. Nel secondo 800 di romanzo era il prodotto letterario del rifugio ricercato dal pubblico:
• Si trattava dell’espressione più caratteristica della società borghese.
• Per gli argomenti trattati nel linguaggio usato che corrispondeva perfettamente ai gusti delle aspettative dei lettori di media cultura.
• Un efficace strumento di osservazione analisi della realtà sociale.
I fratelli Congourt scrissero in collaborazione numerosi romanzi ambientati nella Parigi del tempo che descrivevano soprattutto alla vita quotidiana delle classi inferiori, principali vittime del processo di deindustrializzazione. Il nuovo romanzo dall’avere:
• Essere vero;
• Fatti raccolti dalla strada;
• Dare dignità alle miserie degli umili.
Emile Zola è divenuto famoso con il crudele romanzo l’assomoir, Zola raccolse intorno c’è un gruppo di giovani scrittori. Dei loro incontri domenicali in una villa di Mè dom, nei pressi di Parigi, scaturì una raccolta (1880). Sempre nel 1880 Zola pubblicò il romanzo sperimentale,1 raccolta di scritti teorici sul naturalismo.
Il verismo
In Italia il romanzo subì l’influsso del realismo europeo, delle teorie sull’arte sulla letteratura del positivismo e dalla poetica del naturalismo. Mentre il centro di diffusione del verismo con Milano, i suoi maggiori rappresentanti furono meridionali che denunciavano condizioni di arretratezza e di degrado. Il primo teorico del verismo fu il catanese Luigi Catanese. Il maggior teorico del verismo fu Capuana, ma il caposcuola fu considerato siciliano Giovanni Verga che espressi principi della sua poetica nella prefazione alla novella “l’amante di gramigna” e quella romanzo “ i malavoglia”.
La reazione al naturalismo
In letteratura, mentre è naturalismo eroismo possono essere ricondotti a tendenza materialistica che serpeggia nella società, il decadentismo può essere accostato alle correnti che più si sentivano i richiami di uno smarrimento della ragione e delle certezze, elaborando una poetica complessa e piena di sfaccettature. Le radici del decadentismo sono da ricercarsi, infatti, intorno alla metà dell’800, nel parnassianesimo, movimento che promuoveva una poesia antirealistica ispirata alla compostezza classica e all’imitazione dei modelli antichi, e nella poesia simbolista si Charles Baudelaire.
Charles Baudelaire (1821-1867) fu profondamente critico nei confronti della società borghese industriale, quel contrappose uno stile di vita all’insegna della sregolatezza, Baudelaire non fu solo poeta, ma anche un grande critico e generale studioso di problemi estetici. E gli contribuii all’elaborazione del concetto di “ poesia pura”, libera da ogni preoccupazione di contenuto e intenti civili e morali, nella quale la suggestione delle parole e dei simboli può essere oggetto di ispirazione, aprendo così la strada al simbolismo. Precorritrice del simbolismo e anche la poetica delle corrispondenze teorizzata da Baudelaire nella lirica greca. Il titolo corrispondenze,1 riflessione sulla condizione dell’uomo nella natura e sulla funzione del poeta. La natura viene presentata come un tempio, luogo del sacro del mistero, da cui emanano “ con le parole”, che l’uomo può sentire ma non comprendere. L’uomo avverte che tra i profumi, i colori, i suoni esistono delle corrispondenze, che si perdono lontano come echi.
I poeti maledetti
La poesia di Baudelaire influenzò l’opera di Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarme.
Paul Verlaine iniziò a comporre poesie a frequentare i poeti della cosiddetta “ seconda generazione” del parnasse. Le sue opere più famose furono pubblicate nel 1884 con “ allora e ora” e i “ poeti maledetti”. Verlaine aveva dei principi nella sua poetica:
• La poesia prima di tutto è musica;
• Il poeta deve evitare i temi eloquenti e declamatori;
• Il poeta non deve descrivere la realtà, ma cogliere trasmettere le impressioni più vaghe;
• Per fare ciò occorrono accordi musicali lievi, immagini sfumate parole non descrittive.
Arthur Rimbaud (1854-1891) anch’egli rivolta contro la sua classe, la ricca borghesia, contro l’Europa industriale. La novità della sua lirica consiste soprattutto nel linguaggio, l’eloquenza visionaria di qualità altissima, l’incalzare dell’immagine sciolta da ogni rapporto logico con la realtà. Teorizzò linguaggio del poeta veggente il quale deve esporre l’ignoto, indagare l’invisibile e udire l’inaudito; si fa veggente mediante un luogo, immenso e ragionato di disordine di tutti i sensi.
La scapigliatura e il ritorno al classicismo
Nel secondo 800 italiano con le figure di Giovanni Prati e Aleardo Aleardi si assiste l’esaurirsi delle idealità romantiche, scaduto in un vuoto sentimentalismo. Contro questa tendenza sorse un evento artistico - letterario che prese il nome da un romanzo di Cleto Arrighi: La scapigliatura. I poeti scapigliati, insofferenti ribelli nei confronti delle convenzioni sociali letterarie, non accettavano le norme borghesi e si rivolgevano a forme contenuti anticonformisti e scandalosi. La scapigliatura, che ebbe il suo centro principale a Milano tra il 1860 e il 1880, ai suoi maggiori esponenti notori sia di prosa che di poesia, come Emilio Praga e Arrigo Boito. I poeti scapigliati non riuscirono a creare un nuovo linguaggio lirico, ma si mantenevano socialmente entro il scalpo della tradizione sia nel classico, sia nella sintassi, sia nella metrica. Contro gli sviluppi fiocchi e misticheggianti del romanticismo reagii anche Giosuè Carducci, ma in modo diverso dalla scapigliatura. Realismo e rigore formale si è fusa la sua opera; a queste realismo classicistico si associò l’attenzione alla moderna poesia europea.
Il decadentismo
Il termine decadente funzionalmente usato con significato spregiativo da parte della critica tardo-ottocentesca in riferimento una nuova generazione di poeti che si poneva al di fuori della norma sia della produzione artistica sia nella pratica di vita.
naturalismo
decadentismo
Rifiuto del romanticismo
Recupero del romanticismo
Analisi realtà sociale
Contrasto fra reale e ideale, fra finito infinito
Scientificità
Importanza del sogno e il fantastico
Arte poesia come denuncia sociale
Arte e poesia fini a se stessi
Atteggiamento oggettivo
Atteggiamento irrazionalista e mistico
Contributo miglioramenti società
Fuga dalla realtà
Le avanguardie storiche
Con il termine avanguardie, si indicano vari movimenti artistico - culturali che, fondati sulla ricerca di forme estetiche come nuovi modi di conoscenza, si manifestarono in Europa dei primi anni del 900 alla metà degli anni ’20 circa. Le avanguardie mettono in discussione valori dell’arte e devono scuotere, sconvolgere e scatenare le energie con le nuove forme espressive come sperimentalismo e l’abbattimento delle barriere tra le diverse forme di arte. Le avanguardie che interessano maggiormente alla letteratura sono: l’espressionismo, il futurismo, il dadaismo e il suo realismo.
• Espressionismo:nasce in Germania rifiuta la descrizione oggettiva della realtà, invitando deformarla con sguardo soggettivo;
• Futurismo: rifiuta ogni passatismo e tradizionalismo in nome di un’arte che salti e traduca la potenza delle macchine delle nuove tecnologie.

Giovanni Verga
Giovanni verga l’acqua Catania il 2 settembre 1840 da una famiglia di proprietari terrieri di origine nobiliare e di tradizioni liberali. Non sopportando la vita di provincia nel 1869 si trasferì a Firenze, allora capitale del regno d’Italia. Nel 1872, si trasferì a Milano. Nel 1884 Verga scrisse “ Nedda”, la novella considerata la prima tappa della conversione al verismo. La conversione al verismo andò maturando in quegli anni, sulla scia della poetica naturalistica è delle teorie su domande elaborate da Zola. Da qui la nuova concezione dell’artista-scienziato e dell’opera d’arte intesa come mezzo di indagine sull’uomo e sulla sua realtà sociale ambientale, cioè rappresentazione diretta dei fatti. L’opera d’arte deve risultare come “ esseri si è fatto da sé… senza serbare alcun contatto con un suo autore”. Solo nel 1878 il racconto “ rosso malpelo” inaugura la grande stagione della produzione verista ( vita dei campi ). La novella si distingue per l’obiettiva aderenza alla realtà quotidiana delle classi sociali più umili, dove si manifestano le leggi fondamentali della vita. Intenzione di vendere infatti quella di realizzare un grande affresco sociale. Così veniva preannunciata il ciclo intitolato prima la morea, successivamente i vinti, che doveva comprendere cinque opere: Padron ‘Ntoni, Mastro Don Gesualdo, la duchessa della Gorgotas, l’onorevole Scipioni e l’uomo di lusso.
Gli anni dal 1880 al 1896 circa rappresentarono il periodo della grande creatività, in cui l’autore scrisse i suoi capolavori: vita dei campi ( 1880), i malavoglia (1881), le novelle rusticani (1883), drammi intimi (1884), mastro Don Gesualdo (1888), la lupa (1896). Le teorie formulate da Verga portarono lo scrittore a rivoluzionare le strategie narrative tradizionali del romanzo il canone delle personalità dell’opera letteraria, da considerare un documento umano. Il romanzo deve escludere in modo categorico ogni intervento dell’autore. Lo scrittore si eclissa, si annulla, così del suo racconto possa scaturire una visione completamente oggettiva della realtà. Il lettore deve avere l’impressione di essere presente all’avvenimento e non di vederlo mediante la lente dello scrittore.
Vita dei campi
L’autore si cala nel mondo povero arretrato dei pescatori dei contadini siciliani. Ma il verismo non riguarda soltanto la scelta della mente siciliano dei personaggi dello Stato sociale basso.
Un documento umano
In questa lettera venga dimostra di avere pienamente maturato il distacco dal soggettivismo di stampo romantico, che aveva permeato la sua produzione giovanile, e di avere aderito alla poetica verista.
La lupa
La novella che segue incentrata sul quale amore di “gna” pina, una donna matura, per il giovane Nonni. Al di là dei fatti narrati e del contenuto della novella stessa, spiga, su tutto, la figura della lupa,1 donna passionale e inquietante, di cui Verga riesce a comunicare la forza e la carnalità quasi fino a renderla viva, facendone un personaggio indimenticabile della letteratura.
I malavoglia
L’azione dei malavoglia si svolge ad Aci Trezza, vicino a Catania. Il romanzo narra la storia dei Toscano, soprannominati “ malavoglia”, che possiede una casa ( La casa del nespolo) e una barca ( la provvidenza). La loro esistenza, relativamente felice tranquilla, viene sconvolta da alcuni fatti, tra i quali: la partenza di ‘NToni per il servizio militare; una cattiva annata di pesca; la necessità di preparare la dote per Mena , la figlia maggiore. Il patriarca della famiglia,padron ‘NToni, per affrontare le difficoltà ritiene opportuno comperare accredito dell’usuraio zio Crocefisso un carico di lupini, per rivenderli al paese vicino. Ma una tempesta fa naufragare la barca: ora Bastianazzo e il carico di tutti e perduto. Ora c’è da pagare il debito, casa viene ignorata punta, Luca, il secondogenito, muore alla battaglia di Lissa; Maruzza, la madre, muore di colera; ‘NToni dopo servizio militare finisce in prigione. Nel frattempo Lia, la figlia minore, abbandona il paese si dà alla prostituzione in città. Il vecchio ‘NToni, schiacciato dalle sventure, finisce la sua vita in ospedale. Alessi, l’ultimo figlio, e dice riscattare la casa. ‘NToni, uscito di prigione, ritorno a casa, ma capisci che non può restare e si allontana per sempre.
Novelle rusticane
Sono 12 novelle ambientate in Sicilia, ma non rappresentano più personaggi come padron ‘NToni che lotta fino alla morte in nome della “ religione della famiglia”. I temi dominanti della nouvelle rusticana sono quelle del conflitto tra classi, della roba e dell’ascesa sociale.
Mastro Don Gesualdo
La vicenda si svolge a Vizzini, un piccolo paese siciliano in provincia di Catania, 1820 circa il 1848. Gesualdo Motta è modesto muratore,un accanito lavoratore dei sentimenti elementari: con intelligenza e con totale dedizione al lavoro, dice accumulare una fortuna. Egli per entrare nel mondo aristocratico paesano accetta di sposare Bianca, discendente di una famiglia nobile deceduta. Non riesce però a inserirsi nell’aristocrazia né a farsi amare dalla moglie. Nasce Isabella frutto da una relazione tra Bianca e suo cugino Ninì. Isabella cresce odiando suo padre e disprezzandolo per sue umili origini. Gesualdo è radiato anche da suo padre e dei suoi fratelli perché è gelosa della sua fortuna. I nobili che consideravano Gesualdo un intruso mobilitano il popolo contro di lui. Gesualdo rimasto vedovo è emarginato da tutti muore guardando lo sperpero dei suoi beni da parte della figlia e il marito.
Charles Baudelaire
I fiori del male
I fiori del male raccoglie più di 100 liriche, scrivete partire dagli anni 40. Le liriche non sono ordinate secondo l’ordine cronologico della composizione, ma costituiscono una specie di biografia ideale,1 percorso esistenziale che va dalla consapevolezza della propria diversità rispetto al mondo esterno, alle varie esperienze della vita degradata della metropoli, desideri di fuga dall’alcol, nei paradisi artificiali della droga, negli amari distruttivi. Il poeta quindi approda alla ribellione contro Dio e al rifiuto totale al mondo dalla sua morte.
L’albatro
Nel componimento l’autore e istituisce un paragone tra la condizione di vita dell’albatro,1 uccello marino, e quella del poeta. L’albatro e come poeta: il libero, capaci sollevarsi da terra e di volare in alto e di marinai che stuzzicano l’albatro sono come la gente comune di aderire al poeta.
Spleen
Il poeta, in preda quel tormentoso l’ambiguo sentimento che da un lato lo attrae verso il baratro e dall’altro il respiro profondo desiderio di purezza e innocenza, descrive quel momento di cupa depressione, di noia e torpore esistenziale, che egli con un termine inglese chiama spleen. Contrapposto allo spleen c’è l’ideal, lo slancio verso il bene, sempre vanificato deluso dallo scontro con una società ostile ottusa.
Corrispondenze
La poesia è incentrata sul tema delle analogie dei significati profondi nascoste nelle cose. La natura vista come un luogo sacro il misterioso che rivela messaggi poco chiari all’uomo. In realtà al suo interno non senso e ogni elemento è relazione con gli altri anche le sensazioni che derivano dagli elementi quindi hanno rapporti profondi tra loro, che sono poeta in grado di intuire ad esprimere.
Arthur Rimbaud
Nacque a Charleville, fu cresciuto dalla madre autoritaria bigotta. Manifestò precocemente il suo talento letterario sostenuto dal professore.
Vocali
Per Rimbaud le vocali hanno un colore. Nel primo verso e gliele elenca tutte cinque e, attraverso la tecnica della segreteria, assegna all’un colore diverso, con un procedimento del tutto soggettivo arbitrario. Poi per associazione di idee il poeta con i rapporti e le analogie tra vocali, la loro forma grafica, i colori particolari immagine della realtà che suscitano in lui delle sensazioni.
La lirica italiana tra 800 e 900
Tra gli ultimi decenni dell’800 all’inizio della prima guerra mondiale, l’America italiana si sviluppò in maniera tutt’altro che univoca.
La scapigliatura
Negli anni tra il 1800 60.390, specialmente in Lombardia Piemonte, si manifestò nella letteratura, nella pittura e nella musica del fenomeno culturale della scapigliatura. Il movimento della scapigliatura era assai vari raccoglieva letterati, musicisti, scultori e pittori, tutti accomunati dall’identificazione tra vita e arte, dal desiderio di essere originali diversi dagli altri, da condurre una vita disordinata, dedito all’alcol e alla silenzio, trova più diffuse in quell’epoca. Da scapigliatura espresse la crisi della cultura romantica risorgimentale cui contrappose l’esperienza della vita di ogni giorno come fonte d’ispirazione di un’arte nuova, la predilezione del patologico, dell’abnorme, per il macabro e il funereo e il dualismo tra bene e male, tra virtù e il vizio. Inoltre rinnovarono la lingua, servendosi di un lessico spigliato, arricchito da modi dialettali e libero dei vigili cani laterali. Tali esponenti più significativi della scapigliatura ricordiamo:
• Emilio Praga( 1839-1875), pittore poeta milanese morto giovane in miseria e distrutto dall’alcol; nella poesia preludio ( 1864) sono contenuti di rifiuto della tradizione.
• Arrigo Boito ( 1842-1918), musicista e poeta veneto; la sua produzione in versi è catalizzata da un umorismo macabro e grottesco. Dualismo: nel salotto del poeta tra il bene e il male, tra luce e ombra, si trasformano in visione universale dell’uomo, sempre in bilico tra peccato e virtù. Emerge la coesistenza del poeta in due opposte anime della fragilità umana.
Giosuè Carducci alla restaurazione del classicismo
Altra manifestazione di protesta e reazione al gusto tardo-romantico italiano ritorna classicismo, che ha in Giosuè Carducci ( 1835-1907) il rappresentante più significativo. A lui è estranea l’ansia dell’anticonformismo.
Pianto antico da rive nuove
Scritta un anno dopo la perdita del piccolo Dante, morto tre anni, la poesia è un grido di dolore, che immagino il figlio sotto la terra fredda e negra. Il titolo vuole indicare che altri padri, nella storia dell’umanità, pianse come poeta per la morte dei figli: il suo nome è, dunque, un pianto antico.
Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna nel 1855, dice l’infanzia lieta e spensierata ma era ancora fanciullo quando nel 1887 suo padre fu assassinato da ignoti. Questo all’inizio di un periodo di lutti familiari: in pochi anni morì in una sorella, la madre e un fratello del poeta,un vera tragedia che lasciò tracce della sua opera.
Pascoli compì i suoi studi nel collegio a Urbino, poi è Rimini, Firenze e Cesena; vinse una borsa di studio all’università di Bologna, dove ebbe come insegnante Giosuè Carducci. La precoce sapienza di dolore di morte aver influito nella sua visione sfiduciata malinconica nella vita del mondo.
Il pensiero nella visione della vita
Il crollo della fiducia nel progresso, ma le conquiste della tecnica, nei vantaggi e nelle potenzialità del processo di distillazione mise in discussione le certezze di fine 800 e, con esse, la capacità della scienza di risolvere problemi umani e sociali. Anche Pascoli conobbe il fallimento della scienza e l’attribuì persino responsabilità di aver reso l’uomo ancora più infelice, distruggendo la fede religiosa che per secoli dell’era dato conforto. Queste disillusioni, aggravata dalla personale di esperienze biografiche, concorso alla concezione estremamente dolorose pessimistica che Pascoli ebbe dell’esistenza. Il poeta alla vita è un mistero insondabile, le cui uniche certezze sono il dolore, la morte. Non ci sono risposte il mistero che accomuna tutti gli esseri viventi: l’umanità e tutte le creature dell’universo appaiono fragili, vittime di un destino oscuro e ineluttabile. Perciò il sor degli uomini amanti della loro relazione violenza, egoismo, contratti ad amarsi fraternamente nell’ambito della famiglia, della nazione, dell’umanità. Soltanto la fraternità universale alla comprensione reciproca sono in grado di rendere più sopportare il dolore legato la condizione umana e la poesia e mezzo capace di veicolare questo messaggio e di invitare gli uomini alla solidarietà reciproca.
La poetica del fanciullino
La vera poesia è per Pasqua ispiratrice di buoni civili costumi; è quella che, attraverso il suo candore, riesce suscitare commozione nell’uomo e recuperare ciò che di buono e di recente esiste in lui. Il poeta è colui che sa ascoltare saprà parlare l’eterno fanciullino che alberga nell’animo di ognuno. È colui che sa esprimere la meraviglia dei bambini e sa guardare al mondo con il loro sguardo stupito ingenuo, capace di penetrare il segreto delle cose, di andare al di là della loro mera esistenza fenomenica. I temi e il linguaggio di questa poesia sono quelli più vicini a sensibilità infantile. Sono i temi delle piccole cose: la descrizione del mondo dell’infanzia, il tema campestre che dalla natura come fonte di consolazione come luogo di fuga da tutto ciò che è prodotto dalla civiltà, come luogo simbolico lontano dal mondo moderno, in cui poter rievocare il passato e innocenza definitivamente perduti. Il linguaggio si adegua semplicità delle piccole cose descritte e rifugge dalle architetture logiche razionali prendendo le analogie, le corrispondenze, significati allusivi. La poesia assume per Pasqua di una funzione prevalentemente conoscitiva, di indagine del mistero che si nasconde dietro l’esistenza sensibile delle cose. Per il carattere di rivelazione assunto dalla sua poesia per i temi trattati, in particolare quello del mistero che avvolge il destino delle cose e si procura la consapevolezza della precarietà della vita, la sensibilità alla poetica del Pascoli possono essere considerate decadenti.
Lavandare
È un canto triste in cui da una solitudine e il senso di abbandono e di mestizia. La liriche impostata su una rete di corrispondenza sullo sfondo di un paesaggio autunnale: l’aratro abbandonato il solitario canto delle lavandaie, il soffio del vento a cadere delle foglie secche… sono immagini che si accordano con quella conclusiva della donna che si sente sola e abbandonata è un canto di nostalgica tristezza perché l’uomo amato non ha fatto ritorno di ancora lontano.
Novembre
È novembre, ma il cielo è limpido e il sole e chiaro. Pare di essere in primavera e, istintivamente, si cercano con gli occhi di albicocche in fiore, e si ha l’impressione di sentire profumo del biancospino. È un’illusione: non era primavera, ma autunno avanzato perciò il bruno è secco e le piante si stagliano sullo sfondo chiaro del cielo con i loro rami spogli. È l’estate di San Martino; pochi giorni di sole e poi l’inverno: una breve illusione che svanisce in un cupo presagio di morte. Nei temi emergono il fascino della vita il senso del mistero della morte. Possiamo notare che come elementi di pensiero dello stile impressionistico nella prima strofa e una precisione lessicale.
X agosto
Il motivo centrale della lirica la malvagità umana di cui sono vittime, per interesse o per un capriccio crudele, creature innocenti, un uomo e una rondine. E queste due creature, accomunate nel segno della morte, diventano simbolo dell’ingiustizia del male che regnano in questa nostra piccola terra. Come temi possiamo notare l’uccisione del padre e il male universale. Nelle menti di pensiero notiamo l’impotenza del cielo di fronte al male di cui è imbevuta la terra e la sua estraneità nelle vicende umane, la vicenda autobiografica si ricollega al dramma del vivere nella fitta trama di corrispondenze tra la tragedia del padre e quella della rondine.
Il temporale
In Campania attraverso macchie di colore, come un pittore impressionista, Pascoli ritrae l’arrivo di un temporale estivo nella vastità della campagna. Possiamo notare il riflesso del paesaggio nell’animo del poeta illuso impressionistico di suoni e colori per descrivere il paesaggio.
Il lampo
Rita era illuminata da un lampo nel buio della notte in tempesta. Notiamo subito la rivelazione folgorante della vera essenza delle cose.
Il tuono
Il tuono che irrompe all’improvviso una notte con grande fragore.
Canti di Castelvecchio
La mia sera
Queste righe composto nel 1900, e con uno specchio in cui si riflette la vita del poeta, giunto ormai all’autunno, alla sera della vita. La chiave di lettura della lirica e dunque la vita intima del poeta con quel suo riferimento finale agli anni lontani dall’infanzia e al desiderio di quiete dopo tanti affanni. Anche qui notiamo la natura come riflesso dell’animo del poeta e ricorda la nostalgia alla fine della vita. Sono presenti continue sensazioni visive uditive e la corrispondenza simbolica tra la vicenda del giorno è quella biografica.
Il gelsomino notturno
Un profumo impregna l’aria: al gelsomino che, alle prime ombre del crepuscolo, si apre e per tutta la notte esala un odore di fragole rosse. Ed ecco,3 bianchi fiori e degli burli, volteggiare le farfalle notturne. Silenzio intorno: dormono nei loro nidi di uccelli tace ogni voce. Non bisbigliare sommesso e in una casa: sono le due sposi che si apprestano a trascorrere la loro prima notte di nozze. Appare il barbaglio di un lume della scala, mentre l’erba cresce sopra le tombe dei morti: un segno della vita continua. Emerge come tema principale l’amore è il rito della fecondazione.
Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio la Pescara nel 1863, da un’agiata famiglia. A11 anni lasciò la terra natale per studiare al prestigioso collegio di Prato, dove rimase fino al 1881 dando da prova, in giovanissima età, dell’aspirazione a una vita inimitabile, lontana dalle grigiore della normalità e del quotidiano. Ancora adolescente infatti pubblicò un volume di versi, primo vere, che gli procurò un’ammonizione dai professori per l’eccessiva libertà dei termini del linguaggio della preda a forte sensualità.
La vita come opera d’arte e il superuomo
D’Annunzio fu autore versatile e prolifico: romanziere, giornalista, novelliere, drammaturgo, poeta, coltivò ai generi più disparati, imprimendo su tutti il segno della propria personalità eccentrica ambiziosa. Ha aperto le suggestioni letterarie diverse da Carducci America e simbolisti francesi, all’estetismo e amante dei russi, se è presente rielaborare i modelli con inestinguibile fantasia e con un uso elegante suggestiva della parola. Attratto fin dalla prima giovinezza del mito del vivere inimitabile, che rifiuta tutto ciò che è banale, grigio, quotidiano di annunci incarnò quell’eroe decadente è già tipizzato in Francia e in Inghilterra, facendo dell’estetismo l’aspirazione a un’esistenza d’eccezione, dedita ha il culto della bellezza e ispirata all’ideale della vita come opera d’arte. A partire dal 1892, il mito dell’esteta venne a fondersi con quello del superuomo motorizzato dal filosofo tedesco Nietzsche, che D’Annunzio applicò alla figura del poeta, considerandolo al di sopra degli altri uomini e libero da ogni vincolo morale. Nacquero così alcuni tipici eroi dannunziani, caratterizzati dall’individualismo esasperato da un’aristocratica superiorità e li pone al di fuori di ogni vincolo sociale.
Il piacere
La vicenda del romanzo il piacere di entrate in una lussuosa Roma di fine secolo ultimo rampollo di un’antica famiglia nobile, Andrea Sperelli è un giovane che vive esclusivamente per l’amore, parlate della cultura. Sensibilissimo e raffinatissimo, ha la tendenza ad esasperare in maniera estetizzante tutte le sue esperienze esistenziali.
Il verso è tutto
Il protagonista del piacere, e allora decadente il cui valore supremo all’arte e dell’arte dedica tutta la sua vita. Andrea è indubbiamente l’alter ego di D’Annunzio, tant’è che l’autore, in un passo precedente a questo, mi fa citare se stesso. Il valore del verso secondo D’Annunzio, è quello di poter dare forma, concretezza, a quei pensieri preformati, c’è già esistenti nella coscienza, che senza il verso rimarrebbero inespressi. Di conseguenza, il valore del poeta si misura dalla sua capacità di dar voce al maggior numero di queste idee preesistenti nella coscienza ma, per così dire, ancora informe.
La sera fiesolana
La sera fiesolana fu scritto nel 1899 nella campagna di Fiesole, vicino a Firenze, e pubblicata dallo stesso anno sulla nuova antologia, prima di essere inserita nelle Laudi. In esso il poeta di immagine di parlare alla sua donna al momento del crepuscolo di una sera di giugno. Egli personifica alla sera, che produce l’incanto di una natura placida e rasserenante, densa di dolci misteri.
La pioggia nel pineto
È una delle liriche più note ed emblematiche del panino dannunziano esprime l’aspirazione del poeta alla musicalità e alla raffinatezza del verso. Nella poesia diventa musica: non badare quindi al significato delle parole man alla novità dell’immagine e, soprattutto, alla variazione di timbri e suoni melodici.
La poesia europea
Dopo l’acceso sperimentalismo degli anni dell’avanguardie, nel periodo tra le due guerre si registra, in ambito poetico, la tendenza al recupero di forme di stampo tradizionale. Il trauma della guerra aveva provocato un diffuso senso di destabilizzazione, mostrando il volto più drammatico dell’epoca moderna. Sulla scia della distruzione causata dal conflitto tra degli anni 20 agli anni 40 si afferma, a livello europeo, l’esigenza di un ritorno all’ordine: se l’ambito socio politico e se si traduce nell’affermazione dei regimi totalitari, e letteratura comporta rifiuto delle forme più ardite di destrutturazione e sperimentalismo in nome del recupero di modelli più tradizionali. In questo contesto, soprattutto la poetica simbolista ad esercitare un influsso, destinato a durare nel tempo, sulla lirica elaborata a cavallo tra le due guerre, dando luogo al filone della cosiddetta poesia pura, che privilegia gli aspetti musicali della parola e dal basso. Accanto a questa linea poetica, si afferma un’altra, quella metafisica, in cui si vuole esprimere soprattutto bisogno di oltrepassare alla realtà materiale e fisica di cercare nel mito, della religione, della storia i segni di una verità più profonda.
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo nacque a Modica, in provincia di Ragusa, nel 1901. Durante l’infanzia seguì gli spostamenti del padre impiegato delle ferrovie statali, per tutta la Sicilia. Nel 1919 si trasferì a Roma, per frequentare il politecnico, ma dovette presto rinunciare a laurearsi tre problemi economici. Nel mila 129 a Firenze grazie al suo cognato, conobbe letterati raccolti intorno alla rivista “Solaria”,presso la quale pubblicò la sua prima raccolta di versi. Nel 1942 pubblicò un’altra raccolta importante delle sue poesie antiche e recenti, intitolata ed è subito sera, che prende il titolo alla sua diga più conosciuta dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, si convinse che la poesia non doveva rivolgersi a una ristretta cerchia di pratica, ma coinvolgere un pubblico sempre più vasto, affrontando problematiche sociali e civili. Ricevette numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero nel 1959 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Morì a Napoli nel 1968.
Ed è subito sera
Isole attraverso il poeta che trasmette il senso di solitudine che sente incombere su di sé: il frastuono del mondo che lo circonda non vale a riscattarlo dal suo isolamento. E quando giunse la sera, egli avverte di non aver saputo cogliere il senso dell’esistenza. Da qui possiamo notare la solitudine dell’uomo e la velocità con cui trascorre la vita.
Alle fronde dei salici
Alle fronde dei salici, la diga con cui si apre la raccolta giorno dopo giorno, presenta una condizione di impotenza a cui fu ridotta la poesia alla seconda guerra mondiale: di fronte drammatici avvenimenti che colpirono l’Italia, alla voce dei poeti non poté esprimersi partecipare il tristissimo silenzio addolora la popolazione colpita. Larizza prende subito dal salmo 136 della Bibbia, livellamento di ebrei in esilio Babilonia. Qui possiamo notare il silenzio dalla poesia nell’orrore della guerra. La poesia si apre con un periodo lungo angoscioso una domanda retorica con la quale il poeta motiva l’assenza della poesia durante il periodo alla guerra l’uso della prima persona plurale coinvolge nel discorso tutti poeti, a conferma di una nuova concezione della poesia come atto di solidarietà collettiva. L’impossibilità del canto poetico giustificata dall’oppressione straniera sul suolo patrio, responsabile di strazio inimmaginabili.
Uomo del mio tempo
La poesia è l’ultima di giorno dopo giorno; ma per questa e si acquista un valore di sentenza morale con cui chiudere della raccolta. Quasimodo afferma qual è per lui il senso della poesia della storia, alla sua funzione dinanzi alla comunità umana: oggi, poi, dopo due guerre, l’impegno del poeta è ancora più grave, perché deve rifare l’uomo. Essi infatti è sofferto riconoscimento di quella condizione umana della poesia, agli occhi di Quasimodo, ha il compito di cambiare. Qui emerge l’identità di umanità e violenza, l’inutilità del progresso della scienza e la speranza nei giovani. Da lì che è costituita da una troppa, non è contraddistinta da un linguaggio alto; le uniche parole non comuni infatti, sono tratte dall’ambito militare tecnico: carlinga e meridiane. Anche la sintassi, prevalentemente paratattica, non impone al lettore particolari difficoltà di lettura. Anzitutto notiamo che il poeta si rivolge direttamente al suo interlocutore, con un’enfasi che domina l’intera poesia.
Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888. Frequentò la scuola superiore ad Alessandria, dove iniziò le prime letture poetiche si dedicò precocemente la scrittura alla produzione letteraria e divenne corrispondente dall’Egitto della rivista fiorentina “ la voce”. Nel 1212 venne in Italia dove conobbe vari intellettuali. Si trasferì a Parigi, dove seguì i corsi universitari al collège de France e alla Sorbona. Negli anni universitari approfondita conoscenza alla poesia decadente simbolista e conobbe i maggiori rappresentanti delle avanguardie europee. Allo scoppio della prima guerra mondiale, si trasferì a Milano è poco dopo sedurrò volontario come soldato semplice. Si convertì al cattolicesimo, si trasferì in Brasile, e la morte del fratello e figlioletto.
Le opere
• Prima fase, la sperimentazione: l’allegria, raccolta di poesie di contenuto autobiografico in cui Ungaretti rievoca la giovinezza trascorsa in Egitto dell’esperienza del fronte; sperimentalismo strutturale, lessicale, sintattico metrico.
• Seconda fase, il recupero della tradizione: sentimento del tempo: raccolta di poesie in quei termini si ricollegano alla conversione del poeta cattolicesimo; recupero alle forme tradizionali a livello strutturale, sintattico, lessicale metrico; complessità formale e tematica.
• Terza fase, le ultime raccolte: il dolore, la raccolta di significativa e il cui titolo allude al tema centrale: il dolore privato con la morte del figlio, il dolore collettivo dell’atrocità del secondo conflitto mondiale; grande compostezza formale nell’uso delle forme tradizionali.
Lo stile
L’uso dell’analogia per esprimere associazioni basate sull’intuizione immediata; le innovazioni formali stilistiche e la dissoluzione del verso nell’allegria; e ritorno all’ordine e il barocco Ungaretti hanno in sentimento del tempo; recupero della regione classica l’impiego di nuovi ritmi nel dolore; una rete di precursore dell’ermetismo.
L’allegria ( 1931 )
L’allegria è il titolo definitivo alla raccolta di liriche che Giuseppe Ungaretti aveva pubblicato nel 1916-1919 con il titolo allegria di naufragi e che già comprendeva la sezione il porto sepolto. Si tratta della sua prima raccolta poetica, quelle in cui compaiono le liriche più nuove e originali; suddivisi in varie sezioni prime, porto sepolto, naufragi, girovago, ultime.
Veglia
Questa lirica fu scritta alla fine del 1115, è spirato all’esempio vissuto da una rete durante la guerra: allora soldato poeta trascorrere una notte accanto al cadavere del compagno rimasto ucciso durante i combattimenti. Il contratto così avvicinato a molte prove che lui l’elezione di grande desiderio di vita di vita. Così egli stesso scrisse, commentando questa poesia: nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà di espressione, c’è esaltazione, con l’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, l’appetito di vivere, che moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione con la morte.
Il porto sepolto
La lite una meditazione sul ponte della poesia dell’atto poetico stesso: il porto sepolto, infatti, rappresenta l’uomo misterioso profondo da cui il poeta trae origine. Il poeta deve immergersi in un abisso per arrivare a conquistarne l’essenza è poi risalire, tornare alla luce per diffondere i suoi canti. La discesa della risalita sono state interpretate come una sorta di rito di iniziazione, non battesimo di purificazione al quale segue una gioiosa rinascita, che porta con sé la preziosa esperienza della poesia. Ma il porto sepolto era anche un luogo simbolico, che custodiva ciò che è di salvezza rimane in noi indecifrabile.
Sono una creatura
È una poesia desolata come il paesaggio carsico, crivellato di buchi, arido, freddo. Troppo sofferto il poeta, e ancora brucia la sua anima, ma gli occhi non hanno più lacrime: il suo dolore freddo, duro, aspro come quella pietra così prosciugate senza vita. Vivere e soffrire, e le sofferenze a termine solo con la morte. Qui emerge il dolore che pietrifica l’animo in un pianto interiore, invisibile.
I fiumi
Durante la prima guerra mondiale, il fiume esoso è stato tetro di ben 11 e sanguinose battaglie che hanno sconvolto il paesaggio. In quel fiume il poeta soldato un giorno s’immerge per trovare un po’ di ristoro. Grazie questo semplice gesto, affiorano la sua nostalgia e ricordi del passato, resi più acuti nella notte che l’avvolge lo protegge dalle insidie della guerra come la corolla protegge la parte interna del fiore. È una poesia che riflette la voce dell’anima, un esame interiore il matto ed elaborato fino a ottenere una grande semplicità. Qui emergono i torti del passato all’armonia interiore viene ritrovata grazie alla natura.
San Martino dal carso
Anche qui sono parole essenziali, scarne, per esprimere, con ritmo spezzato, il senso tragico della distruzione di un paese e dell’animo del poeta, il paese più straziato. Un paesino del Carso, San Martino, viene distrutto dalla furia selvaggia della battaglia. Le case sono ridotte a qualche brandello di muro e di tanti cari amici sono stati uccisi dalle cannonate ma tutti sono presenti vivi nel cuore del poeta straziato dai ricordi brucianti di quei giorni di morte e di rovina.
Mattina
La lirica è nota per essere più breve tra quelli italiani, composta da due suoi versi: un’immagine splendente, come il lampo di una fusione istantanea con la natura. Qui emerge la fusione tra natura d’animo del poeta, il rapporto fra il tempo d’eternità e la sua speranza.
Soldati
Composta nel 1218 nel bosco di Courton, sul fronte italo-francese, questa breve lirica era presente un esempio magistrale dell’essenzialità con cui Ungaretti e si rende l’atmosfera di incertezza e di amarezza in cui vivevano lui i suoi compagni soldati. Ma il titolo generico, senza alcun accenno al colore di una divisa, allude alla condivisione di un comune destino da parte di tutti coloro che combattono, da qualsiasi parte del fronte e si trovino. Qui cometa è il principale abbiamo la guerra, la precarietà della vita, la fratellanza tra gli uomini.
Fratelli
In questa lirica al poeta cerca di esprimere il sentimento della fragilità della vita sconvolta dalla follia della guerra. È notte. L’aria squarciata da lampi di battaglia. Due le parti combattenti si incontrano sulla linea del fronte. Mentre si salutano si scambiano notizie, ecco nel buio risuonare la parola che il mondo impazzito sembra aver dimenticato: i fratelli! È come un grido di rivolta contro l’errore della guerra. Fratelli!, ecco la parola chiave che apre e chiude alla poesia. Qui come tema principale abbiamo l’atrocità della guerra e fa riscoprire la fratellanza.
Il dolore
Non gridate più
Scritta all’indomani del conflitto, lirica contiene un invito ai superstiti a fare tesoro del passato non ripetere gli stessi errori. Solo dalla presa di coscienza delle barbarie della guerra della denuncia dell’odio, possono scaturire valori rispetto e della sua solidarietà, su cui costruire una serena convivenza tra popoli. Qui come temi e mezzo rispetto per i morti il valore della pace
Eugenio Montale
Nato a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante, Eugenio montale con di studi irregolari a causa della cattiva salute, dedicandosi però con passione allo studio della musica. Nel 1917 prestò servizio di leva che si concluse con la partenza volontaria per il fronte, prima in Trentino, poi nella zona di Rovereto. L’esperienza di soldato della prima guerra mondiale, la scelta dell’estraneità alla politica, l’interesse per la poetica di Eliot, le conseguenze psicologiche della seconda guerra mondiale, le nozze con Drusilla Tanzi, e la morte della moglie caratterizzarono la sua vita.
Il pensiero alla poetica
I temi centrali della poetica del pensiero di montare furono l’influsso di una poetica pascoliane e crepuscolare delle piccole cose, la poetica del correlativo oggettivo, l’essenza metafisica della poesia, la ricerca del parco e il pessimismo montaliano, il silenzio poetico e la polemica contro la società dei consumi, espressa con un linguaggio dalla musicalità dissonante, le figure femminili come Arletta, Clizia, Volpe e Mosca.
Le raccolte poetiche
• Ossi di seppia:la concezione pessimistica dell’esistenza, linguaggio anche letterario; il significato del titolo, la funzione del poeta e della poesia; il confronto tra Leopardi e Montale. Perché questo titolo? Perché ne si era chiuso tutto programma poetico di montare: come il mare liscio leviga con le sue onde gli ossi di seppia, così il poeta leviga Lima le sue visite fino a ridurre all’osso, l’essenziale; sono, infatti, poesie scarne, costruite con un linguaggio semplice, comune;
• Le occasioni: la poetica degli oggetti, il pessimismo storico; la poesia della memoria, alla continua ricerca del varco, la struttura della raccolta, il confronto tra ossi di seppia nelle occasioni;
• La bufera e altro: l’identità a bufera-guerra, la struttura della raccolta, la funzione salvifica di Clizia;
• Satura: la struttura dell’opera, la rievocazione della figura della moglie morta come confronto della solitudine, la mescolanza degli stili;
• Le ultime raccolte: di aria del 71 e dei 72, quaderno di quattro anni e altri versi; carattere di diaristico e prosastico, temi legati ad eventi quotidiani ho fatti dell’attualità.
I limoni
In tono discorsiva confidenziale Montale si rivolge al lettore affinché ascolti sul programma di poetica: egli ama la realtà modesta, comune, familiare, le cose umili. Nella lirica domina l’immagine emblematica dei limoni e, quando nel cielo si spengono le gazzarre degli uccelli, il poeta, in quel divino silenzio della sera, si sente trasformato dal loro profumo tenue. Queste la vita che gli piace, questo suo ambiente familiare, questa la realtà semplice a lui cara. In questa pace le cose se non rivelare il loro segreto essenziale offrire un varco che rompa la catena di necessità, del mistero.
Meriggiare pallido e assorto
L’ora che incombe e quella muraglia suscitano nel poeta pensieri d’angoscia riguardanti la triste condizione dell’uomo, irrimediabilmente chiuso nel cerchio della sua solitudine e dell’incomunicabilità. Il discorso poetico è costruito sulla numerazione di oggetti concreti costituiscono il correlativo oggettivo di una condizione esistenziale tragica. Ha una concezione pessimistica della vita: questa la nota emblematica di tutta la poesia non italiana è questo il tema della lirica.
Spesso il male di vivere incontrato
Il testo costruito sull’opposizione tra male e bene, individuabile però solo in uno stato di distacco, con la non casuale personificazione dell’indifferenza, elevata al rango di vere e proprie divinità. Da struttura del componente simmetrica: i due Stati dell’esistenza umana sono rappresentati ciascuno da tre emblemi, che raffigura un’affermazione del male di vivere nella limitata condizione del bene. Nella vita, dice il poeta, domina il dolore. Intorno all’uomo a sofferenza: sofferenza delle cose, negli animali, nelle persone. È il male di vivere,1 concezione pessimistica dell’esistenza che avvicina Montale a Leopardi. L’unico rimedio al male di vivere è l’indifferenza, che è divina perché ci consente di restare sereni impassibili come idee al mondo antico.
Cigola carrucola del pozzo
in questo componimento simbolo immagine si fondono mirabilmente: il secchio che porta sull’acqua del pozzo è come l’amore che fa affiorare ricordi lontani e deformati e subito svaniscono. Come tema principale abbiamo l’impossibilità del ricordo di avere ciò che si è perduto.
Non chiederci la parola
L’obiettivo polemico di Montale in questo componimento alla figura del poeta-vate ottocentesco, che si credeva capace d’interpretare un’epoca e si poneva come punto di riferimento per tutti gli uomini. Montale sente di vivere in un’epoca di crisi, in cui ogni certezza è caduta, quindi anche la parola poetica lo strumento di conoscenza sufficiente raccogliersi qualsiasi verità.
Non recidere, forbice, quel volto
È un mottetto, composto nel 1987, incentrato sul tema del tempo che cancella tutti ricordi, anche quelli più belli. Il poeta, amareggiato, vorrebbe che almeno quel volto caro rimanesse vivo nella memoria che già si è svuotata di tanti ricordi le persone conosciute. Ma come la vetta dell’acacia precisa getta nel primo fango di novembre il guscio vuoto della città alla, così il poeta teme che anche quel volto possa sparire dalla sua mente annebbiata dagli anni.
La casa dei doganieri
La casa dei doganieri sulla balza rocciosa a picco sul mare l’occasione, il tema attorno al quale il poeta intese della trama fonica di questa lirica composta da almeno 230. Il rilievo che un attimo di felicità della sua giovinezza, il ricordo di un amore lontano. Ma questo ricordo, anziché gioia, vi suscita un senso di smarrimento profondo e, insieme, la consapevolezza dello scorrere inesorabile del tempo e distrugge il passato e della triste solitudine che l’origine del mondo. La donna a cui montale si rivolge è Annetta o Arletta, una giovane villeggiante da lui conosciuta Monte Rosso, ispiratrice di altre liriche nelle quali presentata quasi sempre con una fanciulla morta in giovane età. Anche qui notiamo che come te ne abbiamo l’impossibilità del recupero del passato, la solitudine, l’illusione della speranza.
La bufera
La bufera in senso letterale indica lo scatenarsi degli elementi atmosferici, ma qui a valore figurato: allude alla violenza della seconda guerra mondiale, causato dall’egoismo umano,1 tragedia generale individuale che assunse proporzioni mai viste prima. Sono speranza e, per il poeta, donna amata, Clizia, la quale potrà forse liberarlo dall’angoscia dell’esistenza indica il varco della salvezza. Questa lirica, composto nel 1941, fu pubblicata per la prima volta nel 1943 a Lugano.
Caro piccolo insetto
In questa poesia, composta tra il 1964 e il 1966, il poeta si rivolge alla moglie da poco scomparsa, con l’appellativo di piccolo insetto; la donna li è ricomparsa accanto mentre egli leggeva la Bibbia. Mai due non si possono riconoscere: lei ritiene, senza occhiali, non si vede; lui perché, senza luccichio delle lenti, non riesce a scorgerla nell’ombra fosca della memoria.
Ho sceso dandoti il braccio
Montare ricorda nei loro aspetti più umili quotidiani, alcuni momenti della sua vita: le coincidenze, le prenotazioni, i milioni di scale scese assieme alla moglie, che si reggeva al suo braccio perché era molto miope e vedeva male gradini. Il poeta prende spunto dai fatti così minuti, e quasi insignificanti, per annunciare uno dei grandi temi della sua poesia. Lui è la moglie scendevano le scale insieme perché solo lei, pur così miope, era capace di vedere…
Umberto Saba
Umberto Saba l’acqua Trieste nel 1883 da madre ebrea, abbandonata dal marito prima ancora che il figlio nascesse. Per queste ragazze, affezionatissimo alla madre, appena adulto, rinunciò al cognome paterno poli per chiamarsi Saba, in ebraico significa pane, in omaggio alla madre alla nutrice slovena Peppa Sabaz, alla quale fu molto legato. Frequentò gli studi dati all’aiuto economico di una ditta di via ma più tardi fu costretto dalle tristezze finanziarie a interromperli lavorare in una ditta commerciale di Trieste. Nel 1903 pubblicò a sue spese il primo libro di poesie. Nel 1908 fece il servizio militare a Salerno e a Firenze, venendo così a contatto con il vivace ambiente letterario fiorentino. L’anno successivo sposò Carolina Wolfler, la Lina del canzoniere,1’indimenticabile popolana che sarà la sua musa ispiratrice e l’aiuterà a trovare senso religioso nella vita. In quegli anni pubblicò le sue prime importanti raccolte: poesie, qui negli occhi, Trieste e una donna. Convinto e irredentista, se non alla prima guerra mondiale ma ritenuto in abile le fatiche, non fu mai inviato a fronte. Finita la guerra si stabilì a Trieste e per vivere,aprire una libreria antiquaria. Nel 1928 del 19290 la critica cominciò a parlare lui: l’arrivista sonare le dedicò un intero numero. Ma in seguito ho alla promulgazione delle leggi razziali antiebraiche nel 1938 ebbe difficoltà a pubblicare le sue opere e fu costretto a vivere nascosto con una povera bestia inseguita morte a Parigi, Roma e Firenze, protetto da amici, tra cui anche il poeta Montale. Finita la guerra, dal 1945 in poi, fu di nuovo alla società afflitta da crisi nervose che divennero sempre più frequenti. Nel 1956, in gravi condizioni salute, fu ritirato in una clinica di Gorizia dove la notizia della morte di Carolina lo prostrò ulteriormente. Morì nell’agosto del 1957.
La capra
Saba s’interessa degli aspetti più dimessi e prosaici della realtà e si lega questi riuniti in un rapporto che diventa espressione di sincera poesia. Quella capra è il soggetto della riflessione del poeta: egli osserva l’aspetto e ne sente il belato e nell’uno o nell’altro trova rispondenze umane. Nel volto semita riconosce il millennio di sofferenza di una stirpe, quell’ebraica; nel belato vede la manifestazione di millenni di dolore di tutte le creature della terra. Da queste analogie nasce una sorta di fratellanza tra la vita degli uomini e degli animali che si incontrano e si identificano.
A mia moglie
Il poeta paragona la moglie ad alcuni esemplari femmina di animali: una pollastra,1 giovinetta,1 cagna,1 conchiglia,1 rondine… La lirica è innovativa quanto ardita dichiarazione d’amore: se il poeta vede la moglie in tutte le femmine del mondo animale, non può però ravvisarla in nessun’altra donna.
Luigi Pirandello
Luigi Pirandello nacque 28 giugno 1867 ad Agrigento. L’opera complessiva di Pirandello è estremamente vasta. Come abbiamo visto dal percorso antologico l’autore siciliano si è prodotto si è romanzi e novelle s’inganni teatrali. Dopo l’esordio che pare prendere spunti dalla corrente del verismo, Pierre Pirandello ce ne distacca completamente si pone come interprete protagonista assoluto di un’ovazione drammaturgica che segnerà tutto secolo. Sensi, infatti, vuole annegare minimizzare la sua importanza come autore di novelle e romanzi, dell’evoluzione che saprà portare in campo teatrale è senz’altro ciò che maggiormente lo caratterizzano rappresenta. La poetica di Pirandello si snoda attorno ad alcuni temi principali:
• Il contrasto tra individuo e società
• La lotta contro l’ipocrisia
• L’impossibilità di essere liberi
• La maschera e l’autenticità
• Il contrasto tra arte e vita
• Il relativismo conoscitivo
Per perché non venne ognuno indossa una maschera, regge un ruolo nella commedia della vita e, se tenta di non recitare più il suo copione, non ritrovò più il suo posto sul palcoscenico, come accade da protagonista dal fumo che pascal. Più specificatamente teatrali, anche se sempre legati alle costrizioni imposte dalla società, sui temi che riguardano il labile confine che separa la persona del personaggio viceversa.
Il sentimento del contrario
Il brano è tratto dalla seconda parte del saggio ed è senz’altro la pagina più famosa dell’umorismo: prima abbiamo la distinzione tra l’opera d’arte in generale e l’opera umoristica, poi la celebre definizione dell’umorismo come sentimento del contrario. Si determina quando il nostro atteggiamento è meno frettoloso e nasce in noi una riflessione che si chiarisce le radici dolorose di ciò che c’è fatto ridere.
La patente
Pubblicata per la prima volta sul Corriere della Sera nel 1911, in questa novella di Pirandello affronta il tema della superstizione e, in particolare, nella credenza popolare secondo cui esisterebbero gli iettatori, persone in grado di esercitare un influsso negativo sulla vita altrui. La novella è ambientata in un piccolo paese in cui tutti si conoscono e in cui, per l’appunto, vive Chiarchiaro, e sospetto iettatore, il quale denunciato per diffamazione due giovani che, al suo passaggio, hanno fatto segni di scongiuro. Il giudice D’Andrea, che non crede le superstizioni, prova pietà per lui e per la sua infelice situazione. Ma l’udienza del giudice, Chiarchiaro si presenta con la grottesca richiesta della patente di iettatore. Ha capito il meccanismo dei rapporti sociali: e dunque la legge sancisca come realtà alle apparenze. Chiarchiaro, osteggiato da tutti, denuncia per diffamazione due giovani che, suo passaggio, hanno fatto gesti scaramantici, ma, al contrario di ciò che il giudice da Andrea immagine, il suo scopo non è cuore di vincere la causa e ottenere un risarcimento per essere stato indirettamente calunniato, bensì quello di perdere la causa di mostrare a tutti che egli è realmente uno iettatore, con tanto di patente: in questo modo, sostando davanti alle case da gioco, ai negozi, alle varie divinità, potrà ottenere denaro in cambio del suo scomparire e allontanare la sfortuna. Questo, ormai, è l’unico modo in cui può sperare di sopravvivere.
Cambia treno
La svolta all’esistenza di Mattia è impressa da due avvenimenti: prima la visita ai casinò di Montecarlo, poi la notizia della sua morte del suicidio, letta su un giornale comprato alla prima stazione italiana. Mattia è in un primo momento sente dentro di sé l’urgenza di smentire la notizia con un telegramma alla famiglia, poi intravide quale possibilità di una nuova vita di sera nella fortuna, tanto che comincia temere che qualcuno si accorge dell’errore lo rettifichi inoltre, chi è quell’annegato che sua moglie s’è portata scambiare per lui? Mattia riesce a vincere duramente riflettendo che è una fortuna anche dalla famiglia davvero morto non sapere la verità è poter illudersi che proprio parente un giorno possa ritornare. Libero e ricco, senza parenti, senza passato, Mattia pascal è convinto di poter costruirsi una nuova identità e un nuovo destino.
Io e l’ombra mia
Mattia pascal, dopo aver letto su un giornale la notizia della sua morte, si illude, col nome di Adriano Meis, di rifarsi una vita, di stabilire nuovi legami, direttore di rifarsi una famiglia. Purtroppo le circostanze reali lo riconducono sempre alla sua condizione anormale d’individuo senza una personalità giuridica: come Mattia pascal è morto e come Adriano non può comprovare la sua esistenza. Sente il peso di questa situazione assurda ed ecco uno dei molti casi in cui è costretto alle sue amare riflessioni: è stato vittima di un furto, sa che io lo ha derubato, ma non può presentarsi a far denuncia perché non è… nessuno. Per farlo, dovrebbe dimostrare di esistere dare tante spiegazioni. Angosciato per se stesso e anche per le persone di buona fede, come Adriana, che si trovano coinvolte nella sua esistenza paradossale, Mattia comincia a sentirsi oppresso della sua ombra.
Filo d’aria
Vitangelo Moscarda, è riuscita a mandare la moglie a far visita a un’amica, si accinge controllare indisturbato la sua figura dello specchio, sforzandosi non di vedersi, ma di vedere l’altro. È però difficile staccare da sé la propria immagine: egli si accorge di esserci riuscito quando vede nello specchio l’effetto di uno starnuto (si scompone, aleggia il naso, rovescia indietro gli occhi). Qui emerge tentativo di conoscere se stessi come oggetto di soluzione che porta la disgregazione dell’io.
Come parla la verità
I tre a chi, di cui è composta, propongo non crescendo di tensione, dovuta all’inchiesta che i notabili del paese conducono per stabilire l’identità della misteriosa signora Ponza, ma l’autore lascia il mistero irrisolto: il dramma, con questa non conclusione, vuole dimostrare che l’eredità in assoluto non esiste, esiste la pluralità dei punti di vista. La vicenda si svolge nel salotto e nell’attiguo studio del consigliere Agazzi,dove un gruppo di amici di alta collocazione sociale e intenta rete borghese della conversazione. Quando si viene parlare dei nuovi piegato della prefettura e del suo misterioso ménage familiare, il tono della conversazione si accende, alla curiosità delle donne diventa irrefrenabile. Perché il signor Ponza ha affittato due case non permette la signora Frola, sua suocera, di vedere sua figlia? A presentarsi alla signora Frola e successivamente il signor Ponza, il salotto diventa un tribunale la conversazione diventò processo.
La condizione dei personaggi
Presentiamo l’inizio del dramma: mentre una compagnia di attore, con le loro capocomico, sta affrontando l’allestimento di una nuova opera, il gioco delle parti di Pirandello, irrompono in teatro sei personaggi che cercano un autore che sappia realizzare, in forma d’arte, la loro storia,1 vicenda che essi intendono far vivere davanti a lui. Il brano che riportiamo qui di seguito si apre con la descrizione dei sei personaggi, l’autore inserisce subito dopo l’irruzione di questi sulla scena. Essi non appartengono al mondo degli attori, né a quello degli spettatori: sono simili a spettri o fantasmi, anche se l’autore li chiama realtà create, cioè scaturito dalla fantasia di un odore che mi ha evocati da una misteriosa dimensione, rifiutando poi di scrivere la loro storia. Ma essi sono ben vivi: vivi in quanto pensanti.
Italo Svevo
Nato nel 1861 a Trieste, città di confine vivace e cosmopolita, Italo Svevo ebbe una formazione culturale ampia e variegata, per tariffe europee. Vissuto sempre in ambiente borghese, nei suoi romanzi riflette la mentalità, i vizi e, soprattutto, la nevrosi della borghesia cittadina. Fin dalle sue prime prove, Svevo pone al centro della vicenda figura di inetti, uomini insoddisfatti di sé e della propria vita che, per un difetto di volontà, tuttavia, non riescono a cambiare concretamente le proprie condizioni e si rifugiano nel mondo illusorio della fantasia e dell’auto inganno. Nell’impostazione strutturale, le prime domande restano legati ai modelli di matrice realista e naturalista; l’ambiente in cui operano i personaggi indagato con precisione e realismo. L’inchiesta sociale riveste un ruolo predominante di una vita, dove si avverte l’influsso del socialismo della teoria darwiniana sull’evoluzione della specie; senilità si concentra invece principalmente sullo scavo della psiche, condotto soprattutto alla luce della filosofia di Schopenauer, introduce, accanto al protagonista, tre coprotagonisti, se con una struttura che tornerà nella coscienza del bene. Per quanto riguarda le tecniche narrative, in entrambi romanzi di racconto si svolge in terza persona della struttura è costruita tradizionalmente secondo l’ordine cronologico degli eventi. Dopo lungo silenzio, durante il quale si avvicinò alle teorie psicanalitiche di Freud, volta l’indagine dell’inconscio, superbo tornò alla letteratura con il suo romanzo più innovativo, la coscienza di Zeno.
L’insoddisfazione di Alfonso
Trasferitosi da poco in città, Alfonso scrive alla madre una lettera accorata, in cui dichiara la propria insoddisfazione per il nuovo tipo di vita che sta conducendo e la sostanziale incapacità di adattarvisi. La lunga lettera al romanzo con studiata simmetria: sarà, infatti,1’altra lettera concluderlo, anche se di segno ben diverso, poiché si tratta del freddo dispaccio con cui Maller comunicherà la morte di un suo impiegato ( Alfonso che si è suicidato). La personalità del protagonista si rivela già, in queste poche righe, in alcuni dei suoi tratti fondamentali. Il piccolo borghese trasferitosi dalla campagna in città, Alfonso scontento dell’ambiente in cui vive. Il lavoro impiegatizio non lo paga i colleghi sembrano persone frivole e vuote, dalla cui superbia e gli si difende accampando una presunta superiorità culturale. L’ambiente della città, il salubre e cupo, lo porta a idealizzare la campagna da cui proviene e a vagheggiare un ritorno, illudendosi di là, nella piccolezza della sua stanza, potrebbe trovare quanto basta a renderlo felice.
Amalia muore
Amalia muore poiché debilitata dalla droga in cui aveva trovato rifugio dal suo disperato amore per Stefano. Il personaggio così delineato è certo, la più patetica figura femminile di Svevo. L’amica è candida riservatezza di Amalia, in effetti, ingentilisce il grigiore della sua persona e degli ambienti stessi in cui si muove riscatta l’impressione di squallore delle sue povere cose, tenute tutte con ordine meticoloso e sempre mosse con gesti e rassegnati d’amore tra episodi del ora trattenuto.
L’ultima sigaretta
Qui egli ricorda svariati propositi di liberarsi dal vizio del fumo, ma i reiterati tentativi falliscono tutti miglioramenti a causa della sua inguaribile inettitudine. L’ossessione del fumo accompagnato Zeno per tutta la vita, piena di pane propositi di smettere di fumare preceduti da una specie di compenso: l’ultima sigaretta. Liberarsi dal fumo significa per Zeno passare dalla malattia alla salute, dall’immaturità alla vita autonoma, adulta, costruttiva.
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