Machiavelli: tema

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Testo

TEMA
I punti cardine che Machiavelli, considerato il fondatore della politica, sviluppa nel suo trattato, “il Principe”, sono la realtà effettuale, l’amoralità, il tema del consenso e la simulazione. Con l’utilizzo di questi topoi, l’autore spiega come i principati “si acquistono…si mantengono, perché si perdono”. Egli affronta nella forma più rapida ed efficace che si possa immaginare le leggi più riposte dell’umano operare, scruta a fondo in che modo si governi nel suo periodo storico e dice le cose con risoluta fermezza, affrontando la realtà in maniera oggettiva, guardando le cose in faccia così come sono, respingendo ogni tentazione a mistificare il vero.
Il concetto di “realtà effettuale” si estrinseca proprio esprimendo questo contrasto tra apparenza e verità e verificando che l’essere umano non vive in un mondo costruito o ispirato da nobili ideali, ma che la sua dimensione più vera è rappresentata dall’orizzonte dei fatti e delle situazioni che vanno al di là dei nostri principi astratti( “….mi è parso più conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa che alla immaginazione di essa…..”). Questo concreto realismo dà a Machiavelli la coscienza della profonda crisi e della rovina in cui si consuma l’Italia. Egli rifiuta, infatti, qualsiasi evasione dal reale, descrivendo il mondo come è, non come dovrebbe essere, opponendosi così all’utopismo politico dell’Umanesimo e del Rinascimento che, rifacendosi ai testi classici, greci e latini, delineava un Principe virtuoso, riferendolo, invece, come un uomo padrone di se stesso, capace di muovere la storia, di cogliere le occasioni e di volgerle a proprio vantaggio, in una parola, l’uomo della Rinascita. Ed è proprio il suo andar dietro alla verità effettuale delle cose, piuttosto che all’immaginazione di esse, che costituisce la vera e propria rivoluzione del Machiavelli. Inoltre, grazie all’utilizzo di questo tema egli fa trasparire il suo giudizio fortemente pessimista sulla natura umana, caratterizzata da violenza e malvagità.
L’autore, con una tecnica tipica degli scienziati, espone questi concetti in modo argomentativo, avvalendosi o del cosiddetto “modulo dilemmatico”, che consiste nel presentare tutte le alternative possibili, o di metafore e ipotetiche obiezioni, quali la continua ripetizione del concetto del “sarebbe bello ma”, che indica concretezza, non utopia e del paragone delle strutture statali a “barbe e corrispondentie”. Il trattato, tutto incentrato sulla realtà effettuale, mette a nudo nell’ultimo cap. la grande aspirazione del Machiavelli di liberare l’Italia, mettendo a nudo i suoi ideali patriottici mediante una contraddizione che lo trasforma da realista puro in un sognatore- poeta. La politica non appare più fredda scienza del vero, priva di ogni impeto passionale, dal momento che emerge una dimensione ideale che confuta il concetto di realtà effettuale. Egli si rivolge al Principe come se in esso potesse essere la virtù e l’eroismo dei liberatori dei popoli e, dimentico dello stato di abiezione della popolazione italiana, eleva il popolo, che per tutto il resto del libro viene considerato “volgo”, ad un ruolo “comprimario”, ritenendolo quasi migliore dello stesso principe e capace di essere protagonista. Secondo lo Chabod, invece, il cambiamento repentino è solo apparente in quanto troviamo un continuo giustapporsi di realtà effettuale ed utopistica anche nei capitoli centrali del trattato.
In questi, dove tratta delle virtù che un Principe deve possedere, è messo chiaramente in evidenza il concetto di amoralità che rappresenta un tipo di comportamento che contrappone la politica all’etica. Infatti, la “virtù” machiavelliana è intesa come nesso di “intelligenza” e “ardimento” e come capacità di resistere alla “fortuna”, per questo non deve essere condizionata dai principi tradizionali dell’etica cristiana o dai paradigmi di qualsiasi altra morale. Fra l’altro Machiavelli si mostra estremamente critico nei confronti della religione, accusando la chiesa di essere colpevole della rovina d’Italia. Distingue, infatti, fra morale politica e morale privata e le infrazioni alla morale corrente sono consigliate solo al politico e solo in quanto utili allo Stato. Infatti, comportamenti virtuosi per quest’ultima, potrebbero essere dannosi nella condotta politica e viceversa, atteggiamenti immorali nella vita privata potrebbero essere molto positivi per mantenere in vita lo Stato e la comunità. L’immagine della politica appare quindi come un’attività autonoma e le azioni del Principe sono sempre giustificate dai mezzi. Nella lotta continua, senza tregua e senza pietà, che si combatte ogni giorno per mantenere integra la comunità umana, non vi è posto per qualsiasi ragione di bene o di male che non si identifichi con l’utilità o la salvaguardia delle stesse istituzioni civili e di chi le guida.
Non si può quindi parlare di immoralità, ma semplicemente di a-moralità.
Il principe, per guadagnare la stima dei suoi sudditi ed ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica deve seguire la legge della necessità, per cui è per lui fondamentale applicare la politica del “consenso” tramite la “simulazione”. Anche qui troviamo il ribaltamento degli ideali classici, dove si esaltava l’essere , condannando l’apparire e la sofistica. Il consenso lo troviamo nella politica italiana fin dagli albori del regime signorile e consiste nel dover guadagnare o , se necessario estorcere, l’appoggio popolare per poter governare in maniera più tranquilla ed equilibrata. Di questo “topos” se ne tratta nei cap. XV, XVI, XVII in cui si sottolinea come il Principe debba fare attenzione alle ripercussioni che i suoi comportamenti potrebbero avere sul popolo.
Strettamente connessa a questo è indubbiamente la simulazione che consiste nella contrapposizione tra moralità codificata e virtù politica.
Non importa quindi come colui che governa sia in realtà, ma come si presenta e agisce. La simulazione viene addirittura innalzata a virtù e ben raccomandata.
Abbiamo, in questi capitoli, l’esplicito consiglio di sembrare piuttosto che essere: “….piena della soprascritte qualità…paia….opinione….pare….reputazione….mostrarsi amatore delle virtù….”.

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