Maccaronì - Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano
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Testo

MACCARONI’
Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli
Un romanzo giallo, ambientato nell’Appennino Tosco-Emiliano, in un villaggio circondato la monti che impediscono al sole di penetrare. Per questo l’inveno è molto rigido. Una volta all’anno passava il Toscanino con una specie di bancarella.

1884-1896: la storia di Ciarein
Ciarein, un giovane del paese, ammirava molto il Toscanino perché raccontava sempre storie meravigliose, allora decide di nascondersi nel suo carretto alla sua partenza. Quando lo trova il toscanino lo ammira per il coraggio e decide di aiutarlo imbarcandolo clandestinamente per la Francia. Arrivato a destinazione inizia a lavorare in vetreria. Purtroppo i francesi pensavano che gli italiani sottopagati gli rubino il lavoro e Ciarein è spesso soggetto ad atti razzisti. Lavorava molto ed era costretto a mangiare sempre e solo maccheroni. Spesso Ciarein pensava a Spirito, suo padre, e questo pensiero lo rallegrava e rattristava nello stesso momento perché lo amava molto ma era morto. Ciarein lavorava affianco al francese, che era l’unico che lo aiutava, ma un giorno questo morì in fabbrica. Spesso lui e i suoi amici italiani venivano picchiati senza motivo e venivano chiamati in modo dispregiativo Maccaronis. Ciarein cambia lavoro grazie a Toni di Lovorno che lo manda prima in una fabbrica di sapone, e poi come scaricatore di porto. Qui conosce il Napoletano che lo chiama per lavori illegali di prostituzione. Purtroppo qualcosa andò male e Ciarein deve fuggire dal Napoletano infuriato con lui, e va a Marsiglia. Qui trova da lavorare alle saline ma dovette scappare più a Nord, dove lavora in miniera a far scoppiare le mine. Il suo capo conosceva il padre, che era malfamato, e quando in miniera trovano il corpo di una donna Ciarein viene subito incolpato. Poco dopo la miniera esplose e lui ne approfittò per tornare in paese

1938-1940: la storia del villaggio
Questo villaggio anche se con pochi abitanti è oggetto di diversi omicidi. Un giorno a casa della Contessa, che abita con le sue due abitanti a Mezzacosta, viene trovato il cadavere del Francese, morto per un colpo alla testa. Il maresciallo chiama gli abitati del paese per interrogarli, assieme al suo appuntato. Cercano aiuto da Don Enrico il Priore che pur sapendo qualcosa deve rispettare il segreto professionale. I sospetti cadono sull’Anarchico che non si presenta all’interrogatorio, perché aveva lasciato la città dopo che era morta sua moglie a Mezzacosta, e poi anche sulla Contessa, che era invidiosa della storia che era nata fra il Francese e la sua aiutante. Una volta interrogata, il maresciallo, non risolve nulla, perché lei non risponde, ma cercando trova delle pratiche appartenenti a Don Quinto, che era stato ritrovato morto nel fiume tempo prima, nella stanza del padre della Contessa (Bartolomeo). Questo viene subito arrestato. Poco dopo Bartolomeo svela che quello che credono il cadavere del Francese era Ciarein, tornato per vendicarsi su Bergellaux, morto per un colpo di fucile e quindi lo liberano. Don Merigo fa un lungo discorso ai fedeli e ricorda quando Ciarein ha visto uccidere il padre. Un giorno al maresciallo vengono recapitate due lettere che sarebbero dovute arrivare a Bergellaux. Era Lucienne che voleva saperne di più sul Francese, così il maresciallo scopre che questo era realmente morto ma in Francia e che lì aveva lavorato con Ciarein.
Nonostante nessuno vuole collaborare il paese si sente più tranquillo in presenza del maresciallo. La Contessa viene più volte interrogata ma il risultato è sempre lo stesso. Un giorno, dopo una delle sue frequenti visite all’Osteria, il maresciallo viene chiamato da Ble Ble, suo compagno di gioco, che confessa di aver incaricato l’Anarchico di uccidere il Francese a Mezzacosta, ma compiuto il delitto e pentito, l’Anarchico voleva confessare e quindi Ble Ble lo ha ucciso. Preso dal rimorso cerca la pistola del Maresciallo per suicidarsi, ma non la trova. Ble Ble finisce in prigione

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