L'età Della Controriforma E Torquato Tasso

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Testo

L’ETÀ DELLA CONTRORIFORMA E TORQUATO TASSO

Martedì 8 marzo 2005

L’ETA’ DELLA CONTRORIFORMA.
• Inizio 1559- trattato di Cateau-Cambresis.
• Primo grande sconvolgimento: le grandi scoperte geografiche.
Secondo: non siamo al centro dell’Universo ma ruotiamo intorno al Sole.
• Per cercare la verità devo avanzare ipotesi da verificare, da cercare faticosamente.
• L’intellettuale sente già lo sconvolgimento, l’inquietudine, l’angoscia di secoli che verranno (analogie col Romanticismo).
• Età di perdita di certezze e squilibri- difficile recupero di una verità sfuggita per sempre.
o Non avremo più poeti della fiducia e speranza, ma angoscia e disagio.
o Dante non è angosciato ma arrabbiato perché vede le cose come dovrebbero andare (c’era un modello); ora il modello non c’è più.
o C’è angoscia e inquietudine.
o Forte senso di morte.
• A Firenze tornano definitivamente i Medici. A Milano e Napoli risiedono stabilmente gli Spagnoli; a Trento comincia il Concilio, che sancisce la frattura fra le 2 cristianità (mela spaccata): la concezione dell’Universo, la concezione della Terra limitata in Europa, la concezione della cristianità come unica.
• Ormai i grandi uomini del Rinascimento sono tutti morti: è ormai in atto la crisi che si è sviluppata con la scoperta dell’America.

La rottura dell’unità religiosa del mondo cristiano.
• Che cosa comporta? Prima essere cristiano voleva dire sentirsi parte di una comunità ferrea, che ti sentivi protetto e ti aiutava.
Ora affermare la propria fede non è più essere parte di una comunità forte e protettiva, ma è una scelta drammatica (rischiosa e pericolosa); prima se non palesavi la fede eri additato; ora se palesi una fede diversa puoi morire o essere perseguitato.
• I Protestanti fondano il loro pensiero sull’individualismo; i Cattolici fondano il pensiero su una comunità retta da un Papa, un capo.
Per i Protestanti ognuno cerca Dio da solo. Per i Cattolici il sentiero è già tracciato.
I Cattolici hanno la confessione: vengono rimessi i peccati e “possiamo farne altri”. I Protestanti non l’hanno: il peccato rimane sempre- visione più seria e tormentata.
o Cattolico: secondo il dritto, il giusto- definizione presuntuosa, che dà sicurezza, ma che ti taglia libertà.
Nei paesi Protestanti si hanno nuove scienze, nuove filosofie, nuove ricerche empiriche…
• Tolleranza delle idee altrui: in Italia non ci può essere- se c’è una verità, se la pensi diversamente sei un eretico.
• Chiusura a riccio del mondo Cattolico al termine del Concilio di Trento.
Strumenti di controllo: viene istituito il Tribunale del Sant’Uffizio e l’Indice dei Libri Proibiti (censurate opere come: Decameron, Macchiavelli, Erasmo, De Monarchia; pitture come Il Giudizio Universale…).
Conseguenza di questa chiusura e del Concilio: la moralizzazione.
Nascono gli ordini religiosi nuovi (soldati di Cristo che sentono con forza la loro missione), per la cura dei poveri: Gesuiti e Orsoline.
Gesuiti: Compagnia di Gesù- compito di interessarsi della cultura: si rivolgono agli strati emergenti del mondo nuovo (borghesia) e proletariato per gli Indigenti (lascia perdere l’aristocrazia).
• Creano la: Ratio Studiorum- testo per classi dirigenti ispirato a un Umanesimo filologico: si studiano i classici, ma nella loro lettera, svuotati del significato storico. I classici diventano un modello di “bello scrivere” e quindi validi indipendentemente dalla fede.
Il latino viene usato come modello formale.
Il classicismo continua come modello retorico, formale, ma non vengono più considerati i valori.
• È anche un’epoca di grandi santi mistici: Santa Teresa del Bambino Gesù d’Avila e San Giovanni della Croce (entrambi Spagnoli), fondatori dei Carmelitani Scalzi.
Il mistico ha un dialogo diretto, libero, totale con Dio. I mistici sono tollerati? No, danno serie preoccupazioni alla Chiesa perché parlano direttamente con Dio, sono liberi.

• In campo scientifico si viene a creare un conflitto molto forte tra fede e libertà di pensiero:
o Galileo deve abiurare.
o Cartesio è costretto al silenzio.
o Torquato accetta “Della dissimulazione onesta”- porto la maschera, ma per forza.
• Si diffonde la metafora del mondo come teatro, su cui ciascuno recita e porta una maschera.

• In campo letterario la situazione è più complicata: il conflitto è vissuto interiormente- da un lato di fronte al cambiamento sconvolgente si sente il bisogno di ancorarsi a verità assolute come le regole Cattoliche (Tasso) – ci si attacca in modo nevroticamente scrupoloso, ossessivo (la religione è un busto soffocante); dall’altro si sente il bisogno di fuggire da questa rigidità; vie di fuga:
o Follia (Tasso).
o Fisica- corpo (Tasso); il corpo viene vissuto in modo esasperato, come una via di fuga morbosa; si sente il senso del peccato; si scava sempre di più nell’inconscio e si arriva così inevitabilmente alla follia.

La difficile posizione sociale dell’intellettuale.
• L’industria libraria fuori da Venezia è fortemente sottoposta alla censura.
• La Chiesa nel proprio programma non ha l’istruzione delle classi inferiori (solo per l’aristocrazia e le classi dirigenti del futuro) per mancanza soldi; li si tiene a pancia piena (a pancia vuota è pericoloso; cervello vuoto= condizione migliore; cervello pieno= condizione pericolosa).
• Gli intellettuali si fanno mantenere dalla Chiesa. Chiesa e corte si stanno modernizzando: gli intellettuali devono specializzarsi; per la corte:
o Diplomatici
o Giuristi
o Esperti dell’arte della guerra
Per la Chiesa:
o Teologi
o Predicatori
o Propagandisti
Gli intellettuali andranno a coincidere con i nobili e gli uomini del clero.
Dopo Trento non si può più avere cariche ecclesiastiche per meriti letterari (come era accaduto per Bembo).
o Controllo morale e religioso del Cattolicesimo (sono i Gesuiti a farlo).
I Gesuiti si mostravano attenti ascoltatori, fautori delle punte più avanzate del pensiero laico (progressisti) della creazione artistica.
Totale disponibilità all’ascolto e al dialogo, celando la rigidezza morale, facendo capire il valore della religione.

Sabato 12 marzo 2005
• Di fronte a questi vertiginosi cambiamenti in campo letterario e filosofico si sente il bisogno di ancorarsi a verità assolute (Tasso).
• In campo religioso sono offerte dall’obbedienza a regole Cattoliche.
o Nelle piccole corti italiane (Ferrara- Tasso- Alfonso II, l’ultimo duca)- il Papa si riprende la corte.
• La corte prima di ritornare alla Chiesa vive un periodo di splendore, per poi diventare una città-morta, città del silenzio (D’Annunzio).
• La realtà della corte si sta esaurendo, meschinità quotidiane; non c’è più bisogno di un Cortegiano, ma di un segretario.
• I valori delle corti saranno ora la prudenza e l’accortezza.

Giovedì 17 marzo 2005
TASSO.
• Turbinio romantico di viaggi attraverso varie corti. Ma la sua inquietudine lo seguirà, nonostante continuasse a spostarsi.
• Peccante d’amor malinconico- non deriva da un “difetto fisico”, ma dato dall’inevitabile conseguenza di fronte al modo di proporsi alla vita: è la descrizione dell’uomo contemporaneo.
È completamente calato nella sua tragedia personale.
Vive le angosce, le inquietudini, il bisogno di essere amati: non c’è più amore reciproco nel Mondo- viene respinto sempre.
Non avrà mai un affetto costante, né una donna.
Per di più si trova a vivere in un’epoca che esalta l’obbedienza alle regole: risultato devastante.
• Tasso è incapace di adeguarsi alle regole. Ma è possibile? Che rapporto c’è tra natura e regole? La natura porta verso il selvaggio (realizzare il proprio piacere). Crescere è però adeguarsi a una serie di “non si fa”.
• In Tasso è fortissimo l’istinto (l’es); ma si rende conto che il rifiuto delle regole significherebbe emarginazione, etichetta di ribelle.
Contraddizione interna: vivere naturalmente le proprie sensazioni e al contempo stare alle regole (morali, religiose e letterarie).
o Dobbiamo ogni mattina vestire una maschera.
L’arte decorosa, morale e didascalica: sarà questa l’esterno della “Gerusalemme Liberata”- si vede quindi un adeguamento.
Lo sforzo continuo di adeguamento, la consapevolezza dell’impostura (è vivere 2 vite!) lo logorarono, logorarono la psiche fino alla consunzione.
• Altro tema Romantico: aspirazione al nido; continua delusione e tradimenti- esilio fisico e spirituale (a Sant’Anna alla fine scriverà lettere su lettere ad Alfonso, a principi, ai Gesuiti dell’Inquisizione e rime d’amore).
• La corte è una grande rappresentazione; lui è un impostore (finge di essere quello che non è)- lui si fa schifo.
La colpa profonda che sente è la finzione.
Tutto il mondo è un’unica, immensa farsa di impostori che recitano un dramma in cui non credono.
o Tasso è innamorato dell’amore (non della donna), della natura, della vita nei campi; ma questa bellezza è fuori dalle regole.

La GERUSALEMME LIBERATA.
• È l’opera della contraddizione.
• Tema centrale: il dinamico interagire fra illusione e disincanto, fra l’ansia impaziente (adolescenziale) di realizzazione del proprio desiderio e la disperazione quando il disinganno, operato dal confronto col reale, obbliga il poeta, ma anche gli eroi, a riconoscere la vanità delle proprie aspirazioni.
o Tancredi ed Erminia: hanno l’illusione dell’amore.
o Rinaldo: troverà la vanità della gloria.
o Solimano: non c’è giudizio negativo sui musulmani. Il suo desiderio è la vendetta.
La Gerusalemme è un poema gerarchizzato.
o Con la Controriforma cambia la moda (è quella della corte Spagnola): perenne costante lutto con gorgiera bianca in pizzo sotto al collo.
I pagani non credono, ma hanno la libertà naturale; i cristiani sono il mondo delle regole.
La città, a livello spaziale, è il mondo delle regole. Le libertà saranno rappresentate dalle delizie (le ville, i parchi, i boschi) al di fuori del castello.
o Goffredo ha lottato per tutto il poema per il proprio compito: conquistare il tempio. Ma alla fine entra nel tempio ma è “avvolto in un sanguigno manto”: vanità dell’uomo; dobbiamo invece costruire qualcosa che rimanga.
Per ottenere Gerusalemme deve attraversare una valle piena di strage.
Il potere si ottiene col sangue, coi cadaveri, con la strage.
• La disillusione è sulla storia: è impossibile fare qualcosa se non uccidendo.
• Diventare uomini, conquistare la propria Gerusalemme personale significa attraversare il bosco dell’illusione, del desiderio e riconoscerne la vanità.
• Il mondo è lordo del nostro stesso sangue: il nemico vive dentro di noi e ci spinge a sperare, ad agire, a fare. Un nemico che abbiamo dovuto uccidere: la giovinezza.
o Don Quixotte ha una sua illusione: ripristinare, ricreare una società (valori di onestà, cortesia e cultura), ma non si accorge che la realtà è lurida, meschina e ignorante. Anche lui entrerà a Gerusalemme: rinnegherà la propria inchiesta, riprenderà il suo nome, i suoi libri saranno bruciati.

Giovedì 31 marzo 2005
• La malattia di Tasso è “moderna”, paragonabile alla malattia di Don Quixotte.
Tasso si rende conto della realtà e vuole fuggire; ma c’è una Gerusalemme da trovare, che è la fine della quete.
Finire la quete significa rinunciarci, ammettere che non esiste, che tutto è stato vano.
• Tasso – Don Quixotte – Emma:
o Tasso è eroe della cristianità, della disperazione, con valori comuni e le stesse angosce.
o Don Quixotte è eroe della civiltà, della cultura. È l’intellettuale moderno che non vede realizzati nel mondo le cose che legge nei libri. È un solitario.
o Emma non è un eroe: rappresenta la piccola borghesia vittima delle proprie piccole illusioni.
Malattia di desiderio e di frustrazione.
Tasso è il primo ad esprimere questa malattia: la vanità dell’oggetto del desiderio e la vanità del cercare: non siamo più liberi (profonda differenza con Ariosto).
• Conquista del dominio di se, realizzando il proprio dovere sociale.
• Il proprio nemico personale è la natura; dobbiamo rinunciare all’irrazionale, che altrimenti ci porta alla rovina.
• L’eroe tassiano passa attraverso la scelta della natura e dell’irrazionale, passando per il senso del dovere.
• Tasso verrà sentito dai Romantici (forte senso all’irrazionale) come il loro predecessore.
L’eroe tassiano però, a differenza dei Romantici, rinuncia all’irrazionale anche con la morte; i Romantici invece ci naufragano dentro.
• La Gerusalemme per questo è un poema allegorico. La città, il dovere da conquistare, è posta in alto, al centro del mondo e dell’azione: è lo spazio utopico cui tende l’azione degli eroi; in basso vi è invece la selva, lo spazio anti-utopico, che rappresenta tutti gli ostacoli che la natura individuale (i sensi) oppone al coronamento delle imprese.
Al centro di Gerusalemme, infine, c’è il tempio, di pietra.
o Al centro del poema dantesco c’era la luce, l’energia.
• Il Dio che lui cerca, il Dio dantesco, non esiste più da tempo; è un’ancora di salvezza, un simulacro e ormai non ha più nulla di religioso.
• La selva è un intrico di vegetazione; la vegetazione è animata, multiforme, che attrae ed impaurisce. Non pensa; cresce e basta (vita allo stadio più elementare).
• L’opposizione tra natura (potenza ribelle e del divenire: è vitale, può cambiare, a differenza della città) e città (fissa, compatta, limitata), tra Gerusalemme e la selva si riproduce nelle vicende dei singoli personaggi:
o Rinaldo: chiuso nel labirinto (giardino di Armida).
Lusinga di vivere interamente e piacevolmente dei nostri sensi.
o Erminia (donna dolce, tenera, delicata: già Romantica): chiusa in un bosco quieto e protettivo, una sorta di chiostro naturale.
Lusinga della rinuncia egoistica al dolore, alle passioni.
Sia Rinaldo che Erminia escono da questi spazi (lusinga dei senti e chiusura solitaria) e riprendono entrambi il proprio itinerario: Vivere è Rischiare.
Affrontare la possibilità quotidiana dell’errore, dello smarrimento, della sconfitta: continua a cercare anche se non ha più niente.
• Gerusalemme è spazio simbolico, polo di onore e dovere, della sublimazione collettiva dell’individuo, delle passioni individuali, contrapposto a quello dell’amore, del desiderio, come evasione anarchica, felicità che ignora la storia e il tempo inteso come progetto sul futuro.
La vita è quindi un equilibrio instabile fra due poli antitetici.
A manifestare questa concezione dicotomica del reale sono i vari chiaroscuri (oscillazioni) delle rappresentazioni:
o Oscillazione temporale (giorno e notte)
o Fortune alterne (vittorie e sconfitte)
• Dall’opposizione dei due principi non deriva però nella realtà quotidiana separazione totale.
• I due mondi si contaminano reciprocamente e costantemente:
o Razionalità vs irrazionalità
o Ordine/leggi vs passione/desiderio/pulsioni dell’inconscio
Entrambi si ritrovano nei sentimenti della caducità della natura umana e della visione del mondo.
• Perché il poema epico?
o Perché è oggettivo – visione collettiva, contrapposto al romanzo
o Esprime una vittoria
o Implica: fatto e vittoria in una forma espressiva fuori modo, strana.
Perché lo sceglie? Perché consente di restaurare una simbolica autorità politica, religiosa, letteraria, morale come punto di riferimento stabile, fonte di sicurezza, attutendo la sua crisi interiore. Tasso sente il bisogno di dare ordine, una struttura al disordine generale.
• Poema della contraddizione, cui corrispondono 2 codici narrativi antagonisti:
o Epico – riferito agli eroi cristiani.
Valori:
• Regolarità a livello politico
• Autorità
• Socialità
• Religione
• Unità
• Dovere
• Uniformità
o Romanzesco – riferito ai pagani.
Temi:
• Libertà
• Individualismo
• Meraviglioso
• Multiforme
• Amore.

Sabato 2 aprile 2005
AMINTA.
• L’Aminta fu considerata un capolavoro nel ‘600.
• Tasso finora ci è parso una vittima. Vediamo anche quanto vittimismo c’è, a causa della iper-sensibilità.
o Sconvolgimento dovuto sia al carattere sia alla situazione storica.

“La canzone al Metauro” (incompiuta).
• Tasso ha numerosi tormenti.
o Soluzioni che anticipano il Novecento e il Romanticismo.
• Tasso è anche anticipatore nelle soluzioni letterarie; soluzioni che saranno poi causa di ulteriore angoscia.
Poeta della contemporaneità.

• Nasce a Sorrento, muore a Roma, dopo un peregrinare continuo attraverso l’Italia. La biografia di Tasso è l’inquietudine, l’esilio in patria, il continuo cercare nuove sedi, un domicilio che non trova, perché lo cerca in spazi fisici; l’unico domicilio “sicuro” è teorico: la poesia.

• Altro aspetto della contemporaneità: forte attenzione e concentrazione sull’io, un super-io fragile, attaccato da un mondo aggressivo.
Un io enorme e fragilissimo contemporaneamente.
• Rapporto artista/committenza: lui come artista ha bisogno della corte.
Tasso non si sente superiore come Ariosto.
Si sente fortemente superiore poeticamente parlando, ma inferiore nei confronti della corte.
• Inoltre Tasso non crede più nella possibilità di insegnare alla corte (come invece Ariosto), ma ne ha bisogno – nasce il sentimento di odio.
Il senso di inferiorità è generato dal fatto che la corte lo paga e lo mantiene.
Ciò che ne consegue è un atteggiamento di superiorità per la poesia e di inferiorità nei confronti dei nobili raffinati.

• Il contenuto dell’Aminta: dimentichiamo la volgarità per vedere la raffinatezza e l’eleganza.

• Tasso non si sente nobile, e si sente invece inferiore.

• Altro tema dell’Aminta è l’amore.
• Non si è mai sposato perché innamorato di donne sempre sposate, accasate o promesse spose e che quindi gli venivano negate; ma era continuamente innamorato.
• Inferiorità nei confronti della donna, che è inarrivabile, che gli viene negata.

• Complesso di superiorità – “Io sono poeta, sono immensamente superiore, io so scrivere, i miei versi sono eterni; di me si ricorderanno tutti; di voi no”.
• Il complesso di inferiorità alimenta quello di superiorità e scatta la nevrosi, il super-io fragile e sconvolto.
Solo la poesia ci farà superare la tensione.

• Poesia encomiastica, di lode all’amico Della Rovere.
• Passa poi al motivo autocelebrativo e vittimistico.
• Inizia “volendo fare il bravo”, adempiendo alle regole.
o Lui è sempre stato orfano: di madre, di padre, della corte, del mondo.
• Il bambino esule e orfano ha bisogno di sicurezza.

• La poesia tassiana è sempre increspata, animata da movimenti tellurici sotterranei angosciosi.
• Molto più moderno e contemporaneo dato dall’angoscia individuale.
o Nella selva bisogna rinchiudersi come un nido che ti protegge e nasconde.
• La dea è la sfortuna.
In Ariosto ancora la fortuna agiva da stimolo, da motore pur essendo sfuggente; qui la fortuna è cieca.
o Solingo colle: solo et pensoso.
Non si può fare letteratura che non sia rivisitazione delle letterature precedenti.
Nella Aminta ci sarà questo.
• Andremo ad attingere da Petrarca.
o Lumi aperti: da Lucrezio.
• Il mondo è in decomposizione e dal marciume del mondo nasce la poesia tassiana. Il mondo è un letamaio.
È finito anche il connettivo cantato da Dante: l’amore libero.
• Il mondo ha perso il suo filo rosso: si cercano falsi nidi e valori.
• Il fiore della poesia è limitato, breve.
La poesia parla di amore come rimpianto, nostalgia, tristezza, frustrazione e della bellezza consapevolmente fragile.
• Amore e poesia seguiranno il trascorrere del tempo.

• In ogni donna lui cercava la madre perduta e abbandonata per seguire il padre.

o Non riesce a parlare di sé se non riesce a parlare di Virgilio (Ascanio e Camilla).
• Il fiore nasce dalle radice della letteratura – è già stato detto.
Questa concezione è motivata per trovare sicurezza (poesia del passato).
o Le parole di Dante e Boccaccio sono bellissime perché dette per la prima volta.
• Nella vita quotidiana per vivere si deve adeguare alle buone maniere.

AMINTA.
• Testo drammatico pastorale – favola (testo drammatico per il teatro).
• Genere misto: partecipa della poesia (endecasillabi e settenari) e della musica (verrà cantata): qui sta l’anticipazione del melodramma seicentesco.
• Genere poetico – teatrale – musicale.
Testo drammatico (favola), riferimento alla poesia bucolica (pastorale).
o Per la rappresentazione la corte si trasferisce su un’isola.
• La corte vede la rappresentazione della corte e dei suoi intrighi; è la corte, ma non è la corte, i rapporti sono più liberi e sinceri.
Profonda ambiguità.
• È possibile ritrovare la sincerità, la genuinità, la spontaneità dei rapporti o è solo un riprodurre, un fingere la sincerità che non esiste? È un recitare per un attimo la parte del liberato; poi torna tutto come prima.
È fingere la verità… è terribile.
• Però per una volta ci siamo fatti baciare dai raggi del sole, dalla natura libera e selvaggia; espressione dello stesso amore libero e sensuale che vorremmo (l’amore in gabbia che amore è? Non è amore!).
o Ma è possibile l’amore in gabbia? No.
• Commedia o tragedia? Non è né l’una né l’altra.
Non è commedia perché non ha situazioni comiche. La commedia era di ambiente cittadino, contemporaneo e con situazioni realistiche: qui è tutto il contrario.
Non è una tragedia perché non c’è il tono sublime; qui il tono è medio e si conclude bene.
I temi sono seri, sentimentali, patetici, ma si concludono bene.
• Motivo centrale è l’amore in tutte le sue forme.
o Il matrimonio è l’ingabbiamento dell’amore, è rinunciare alla propria libertà (ipocrisia).
• L’età moderna è quella in cui “sol vince e regna l’oro”: non è più l’età dell’oro, ma l’età dell’amore.

“O bella età dell’oro”
• La prima strofa descrive il topos in negativo dell’età dell’oro, codificato dalla tradizione.
Tasso ricostruisce il quadro dell’età dell’oro per negarlo; viene ridisegnato alla luce di nuovi principi di valutazione.

• Nella seconda strofa ci dirà perché davvero quella primitiva era età dell’oro: perché c’era equivalenza fra legge di natura e legge morale, fra piacere ed etica.
Il momento vero di felicità era quando piacere ed etica erano la stessa cosa.
o Onore: rispetto delle convenzioni; si comporta bene.
È “vano nome”, “idolo di inganno”.

Martedì 12 aprile 2005
Continuo AMINTA – “O bella età dell’oro”.
• La seconda strofa esprime la vera età dell’oro, l’equivalenza legge etica e naturale.

• Angelica era piacevole, bella e motore immobile (anche se è follia seguirla).
Qui invece è pazzo non seguire un idolo positivo, bello; la bellezza è finita; gli uomini seguono l’onore, la legge etica – rispetto delle convenzioni, la pura facciata.
• L’etica è passata da valore interiore a valore esteriore.
Il valore etico prosciugato dei principi metafisici e morali è diventato un tiranno (prima era un “amoroso gregge” – il gregge non ha un capo, è libero).
o Passaggio dalla libertà dell’amore alle restrizioni delle dure leggi sociali.
• Se non seguissimo le convenzioni saremmo: lieti, dolci, gregge, libertà, amore.
• Nel tempo ciò che era permesso era molto poco (non licet): le cose che non si possono fare ci rendono infelici.
o Felice: lice.
• Dura legge: la società, le convenzioni sociali e la Chiesa “strumentalizzata”.
• Legge aurea: la legge naturale, degli istinti.

• La terza strofa dà un quadro positivo, dinamico della realtà, osservata attraverso la lente ideologica, elaborata nella strofa precedente (attraverso elementi naturali).
o Confronto rilevato dall’anafora tra “allor” e “or” ben più triste, per contrapporre in contrasto l’età dell’oro e l’età moderna.
• L’amore appartiene a tutti gli uomini, l’abbiamo dentro, è una qualità naturale, quindi non c’è bisogno di archi per innamorarci.

• Il velo di Tasso è il simbolo del pudore e quindi è senso del peccato: è parola-chiave.
• Senso del pudore genera senso del peccato: è devastante, crea complessi e sensi di colpa.
o Adamo ed Eva scoprono che sono nudi quando hanno già peccato.
• “Poma del seno acerbe e crude”: immagine sensuale ma già nostalgica.
La sensualità in questa parte non è più dolore, ma già nostalgia; non è più libero (privo di senso di colpa) perché ora la poesia non può che esprimere senso di colpa e nostalgia.

• La quarta strofa richiama la seconda. All’inizio abbiamo l’apostrofe, il discorso ridetto all’onore.
o Sotto il velo ci sono i vermi delle convenzioni.
L’amorosa sete è qualcosa di naturale. Ora non ci si può più nemmeno guardare in faccia perché è già peccato.
L’onore ci fa sentire tutto come una vergogna, una colpa.
o Camminare, parlare, tutto è sottoposto alle convenzioni.
L’uomo moderno è diventato come un robot, non libero di camminare, parlare, guardare…
Fare l’amore è diventato un furto, non se ne parla più perché è un senso di colpa; chi ne parla lo fa solo per vantarsi di andare contro la legge.
o Questa mentalità fa nascere la pornografia.

• Nella quinta strofa continua l’apostrofe all’onore della stanza precedente, ma in un tono diverso, ironico.
• Il chiostro è il tempio della natura.
o L’onore è diventato signore, padrone di amore e natura.
o In Dante, Dio è amore.
• Abbiamo un’invocazione rovesciata: non ad una divinità, ma ad un essere osceno (Amore e Onore)
o Amore e Onore
o Aperto e chiuso, cupo

• Tasso da una parte ha bisogno della corte, ma allo stesso tempo la schiaffeggia. La sua è un’ironia più forte.
o Le classi sociali più basse sono quelle più libere; i potenti sono quelli più rigidi e preoccupati dall’onore (questo già in Ruzzante).
Morbida, profonda malinconia senza speranza.

• Tema centrale: la scomparsa dell’età dell’oro (ne parlano i poeti classici: Virgilio e Orazio).
Gli aspetti dei poeti classici dell’età dell’oro vengono messi in secondo piano e negati (prima strofa); l’età dell’oro è la libera affermazione dell’istinto erotico, il trionfo dei sensi.
Già Boccaccio aveva espresso questo pensiero: lì il personaggio era sempre ottimistico; in Tasso c’è la chiara dolente consapevolezza di recuperare l’innocenza: non siamo più mundi, niente è più mundus – siamo usciti dall’Eden – la realtà è dominata da regole che inibiscono la gioia; le leggi non sono religiose ma sociali (non c’è polemica religiosa): allo stesso tempo non si può neanche andare contro la Chiesa, la madre.
• Onore è l’insieme di norme, convenzioni (cose stabilite) che presiedono la vita associata degli uomini, consentendo alcuni comportamenti e vietandone altri.
L’onore ha fatto perdere agli uomini la loro innocenza (e si vergognarono del loro corpo).
• Alla spontaneità è subentrato l’artificio.
• L’amore da dono libero è diventato furto, atto colpevole, da compiere di nascosto, infrangendo il divieto.
• L’onore ha una posizione sociale precisa: la corte, dove vivono i potenti.
o La libera brigata di Boccaccio è la corte libera (senza genitori, cioè le regole).
Questa si è ora trasformata in corte sottoposta al rispetto di rigide convenzioni sociali, etiche e religiose.

Giovedì 14 aprile 2005
Finale del coro “O bella età dell’oro” – AMINTA.
• L’aspetto negativo analizzato è il grande conflitto tra natura e società.
• Aspetto positivo: l’invito all’edonismo; impulso di evasione verso una vita diversa.
Tasso è il primo ad aspirare alla dimensione di libertà e allo stesso tempo la vive con grandi contraddizioni.
• Aspetto formale: in che rapporto si pone con la produzione letteraria precedente? Tasso è fortemente debitore rispetto a tutto il panorama letterario precedente.
o Catullo: poeta della classicità che amava la libertà.
• Salteremo invece i grandi poeti cristiani (troppo austeri).
• Salteremo Dante – la regola è necessaria, ma è esterna.
o Poliziano: senso della caducità della bellezza (del suo fuggire), malinconia per la caducità della vita (altro importante tema tassiano – l’aspetto negativo del vivere sensuale).
o Petrarca (“idolo vano”, “nome senza soggetto”).
Fedele ai temi di libertà, sincerità e amore.
o È morto giovane, ma è sempre rimasto giovane.
• Quello che Tasso fa è un vero e proprio saccheggio: non inventa, ma reimpiega composizioni già presenti.
Perché fa questo? È una letteratura che si nutre di altra letteratura; è ricombinazione di materiale depositato nella tradizione.
Il suo mondo spirituale si concretizza solo con forme concrete ma già dette, forme consacrate da modelli illustri.
Se uno scrive deve riutilizzare ciò che è già stato scritto dai grandi precedenti.
Questo riprende il principio di imitazione del ‘500; però questo è un possessivo reimpiego.
• C’è una motivazione psicologica? Il futuro è vuoto, è la morte, è la scomparsa della bellezza, è il vuoto delle ideologie, della fede.
o Chi porta un messaggio riempie il vuoto (il Papa).
Come riempire il vuoto e uscire dal senso di insicurezza che ne deriva? Tasso ha bisogno di certezze. Per questo si rifà agli autori precedenti.
o È visibile il vuoto del mondo contemporaneo.
Prima come adesso: ritorno forte alla fede perché manca tutto; ci aggrappiamo alla fede, alla Madonna per riempire il vuoto dell’anima.
• Tasso è il primo che sente questo vuoto, segnando la crisi.
o Quando una società si rifà a valori troppo rigidi è perché sta per morire.
Perciò ripropone ostinatamente forme tradizionali e consacrate dalla tradizione: è una sorta di esorcismo nei confronti del vuoto.
o Laddove non ci sono valori collettivi emerge l’individualismo.

Il “Proemio“ de LA GERUSALEMME LIBERATA.
• Esordio epico:
o Protasi (1° strofa)
o Invocazione alla Musa (2° e 3° strofa)
o Dedica (4° e 5° strofa).
• Il Proemio espone l’argomento, la tematica, la struttura ideologica del poema.
• Nella prima ottava vi è scritta tutta la tematica che verrà sviluppata nel corso del poema, e vediamo già il grande tema di tutto il poema: la contraddittorietà.
• Compare il tema del conflitto, articolato in 3 livelli:
o Cielo e Inferno (Dio e Satana)
o Crociati (Armi Pietose) e Popol Misto
o Capitano (super-io) e Compagni Erranti
Vive nella contraddizione ma gli piace, così come è l’uomo moderno.
Vorrebbe essere un’anima mista, ma in realtà è più pagano, misto, moderno, contraddittorio (per questo voleva l’assoluzione dall’Inquisizione).
La guerra delle contraddizioni si combatte dentro di lui: la Gerusalemme è lui (per questo aveva timore a pubblicarla).
• Il capitano è la figura, l’eroe centrale; ma non rappresenta Tasso, gli è lontano (è la sofferenza che conquista, lui no).
• Tasso si contrappone continuamente ad Ariosto (i compagni erranti sono i cavalieri ariosteschi cui si contrappone l’unità, il capitano, Goffredo).
• Comincia un senso profondo di relativismo.
o Chi grida troppo in realtà non ci crede veramente.
È sconvolgente, e Tasso lo sente.
• I cavalieri erranti esprimono le forze centrifughe, che corrono dietro ai non-valori (onore, gloria, valore, amore).
Ci dice già il grande tema dell’amore (si erra per amore).
• Ariosto: “Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori…”
o Il tema principale è l’amore (che racchiude, abbraccia l’altro tema), una bella follia.
o I cavalieri sono tanti, ci fanno paura. Ma a trarre le fila è l’autore.
o Le armi non hanno aggettivi.
• Tasso: “Canto l’arme pietose e il capitano… compagni erranti”
o Non viene detto, ma sappiamo che i compagni sono erranti per amore. E’ il tema principale.
o Le armi sono “pietose”, come lo era Enea.
• Amore è sofferenza.
• Sono le armi pietose della sofferenza.
• Il capitano “molto soffrì”.
• La sofferenza nella lotta eroica di tutti gli uomini contro il male fuori e dentro di noi.
• Unica via di salvezza è la fede, perché concede la forza per affrontare il dolore della storia.

Giovedì 21 aprile 2005
Continuo PROEMIO.
• Prima strofa: ricordo dell’epica virgiliana; ormai però epoca non più classica.
Viene negata la Musa tradizionale.
L’epica cristiana non farà più riferimento al mondo classico se non esteriormente (forma).
• Da analizzare è anche il rapporto con l’epica cavalleresca (Ariosto): totale lontananza.
Il modello classico è sicuramente presente (a livello formale), mentre quello ariostesco/cavalleresco è lontano.
• Rispetto ad Ariosto ha eliminato l’aspetto erotico, le donne; questo però solo programmaticamente; in realtà sarà il tema sempre presente e principale.

• Goffredo – capitano – posizione focale.
È il rappresentante dell’ordine morale; ha abbracciato la croce: è la sofferenza cristiana.
Tasso canta Goffredo, ma non è lui.
• Capitano – eroe cristiano – eroe della croce.
Eroe della sofferenza (vv. 4): la sofferenza acquista.
• Il cristiano trasforma il male in sofferenza che acquista.

• Vv. 4: glorioso acquisto.
Gloria: acquisto della vita eterna.
• La sofferenza è acquisto di redenzione, di gloria.

• Ci si salva con le azioni (vv. 3) – siamo all’interno della piena ortodossia.
Chi opera in pensieri e azioni acquista la redenzione.

• L’autore canta il capitano; ma il capitano non è l’autore.

• L’inizio è subito fortemente centrato sull’io (“canto”).
o Dante aveva detto che il cantare i propri sentimenti andava lasciato.
• Vorrebbe essere un poema cristiano, ma non ci riuscirà (e lo fa capire subito).
La mia natura/poesia è lirica, dei sentimenti, personale (prevale l’io).

• Goffredo rappresenta la ricerca di unità.
• Grande metafora: senso di un’unità perduta e mondo della pluralità, della diversità.

• A cosa porta il canto soggettivo? A porre al centro l’io e le sue voglie (prima come ora).

• Nonostante il desiderio di credere, Tasso non crede; perché la sua fede non è autentica, ma è una fede-cerotto che impedisce al mondo di spaccarsi.
Allo stesso tempo non riesce a farne a meno: è uomo di poesia.

• Vv. 7: rappresentazione quasi teatrale – Dio non ha più niente di interiore.
• In un mondo che non ha più un centro (Dio) proliferano le contraddizioni:
o Arme pietose vs Popol Misto
o Inferno vs Cielo
o Capitano vs Compagni Erranti

• Le due ottave seguenti (intonazione alla Musa) contengono delle indicazioni di poetica. Il modello antico va ossequiato ma il riferimento è l’osservazione religiosa: la verità.
• La verità è però spiacevole; ciò che è vero è spiacevole.
o Dante aveva detto che la cosa vera è salvezza.
o Verità = amore (che non può essere mai spiacevole).
Per dire la verità (“succhi amari”) devi ingannare (a fin di bene) – contraddizione profonda di Tasso e dell’uomo moderno.
• Ma dove finisce la verità? La subordinazione del diletto alla verità; la gradevolezza poetica diventa veicolo di insegnamento edificante.
o Per Dante ciò che è vero è dilettevole, e ciò che è dilettevole è vero.
Qui si è creato uno scollamento (o/o); chi tenta di riunire si perde in una ricerca, in un’impresa infinita e irrisolta.
• L’arte del Rinascimento è piacevolezza… non è verità.
L’arte è armonia, da cui deriva che per Tasso il piacere risponde a regole intrinseche.
Ma nell’epoca della Controriforma si deve tornare a verità profonde.
Quindi si trova schiacciato tra due proposte.
o Dante ha scelto la verità.
• Soavi licori: il mondo ubriaco dei piaceri.
o Il Barocco invece si è ubriacato perché ha scelto la forma, che cresce su se stessa, ma senza verità (come la selva).
Tasso tenta di unire l’amore della verità con il liquore inebriante della piacere.
Ma è impossibile: fin dall’inizio, consapevolmente, Tasso vive nella contraddizione.
• La Gerusalemme è lui, è l’opposizione che dilania la carne dell’uomo moderno, dilaniato da forze contrarie, in tutti i campi.

• Le ultime strofe: aspetto encomiastico ad Alfonso.
• Il motivo encomiastico è vissuto con serietà, forza.
• C’è però contrapposizione tra:
o Poeta
o Corte
Il poeta Ariosto riuscirà ancora a staccarsi dalla corte grazie alla poesia.
Tasso è invece “peregrino errante” (facendo riferimento al mondo dantesco).
La corte tassiana è centripeta, mentre lui è centrifugo: non riesce a stare nella corte – follia, malinconia, solitudine.
Vorrebbe vivere nella corte, vorrebbe anche la verità, ma non ci riesce.

• L’ironia ariostesca è sicuramente da dimenticare.
o Anche Dante era ironico quando poteva, senza però esagerare.
• Perché non è ironico? Perché è già lui troppo tirato, spezzato.

“Il primo incontro tra Tancredi e Clorinda”.
• Tancredi – è Tasso: infelicemente innamorato; innamorato di una donna che non può essere sua.
Perché? Clorinda non è cristiana.
• Nasconde la sua femminilità (la nega) – metafora.
La femminilità vera è quella che si fa percepire senza andare nei due sensi (troppo-ora o negare-prima).
• Clorinda rifiuta ogni dolcezza d’amore, reprime gli istinti suoi e degli altri.
o Tasso vede il corpo femminile negatogli.
• Clorinda è rivestita dalla corazza – corazza ideologica, morale controriformistica.
o Clorinda è abbastanza lineare.
• Il rapporto è invece ambiguo, ambivalente, malato.
Vi si mescolano infatti sentimenti molto contrastanti: il liquore e l’amaro.
o La desidera, ma c’è violenza, desiderio di morte.
o Si arriverà al duello mortale.
o Invece di scambiarsi baci si scambiano colpi di spada.
• Quello di Tancredi non è amore che dà gioia (Beatrice), ma morte; perché è desiderio di possesso, di distruzione e morte.
• Il carattere di Tancredi rispecchia la complessità di Tasso.
Tancredi dovrebbe essere il più forte cavaliere cristiano, ma di fronte a Clorinda perde la forza.
Questo perché in lui c’è innanzitutto il conflitto di base fra natura e società e poi:
o Dovere vs piacere
o Volontà vs forza
o Dovere vs amore (conflitto irrisolto).
Vorrebbe essere eroe ma invece è “eroe degli inetti” (vittoria sul proprio io); le aspirazioni sono sempre frustrate e nel momento che pensa di aver sconfitto il suo peggior nemico scopre essere invece la donna che ama.
• Realizzazione di quello che vogliamo;
• Realizzazione del proprio io;
• Non è quello che vogliamo.
• Possedere una cosa: trasformarla in se stesso, negandole vita propria.
È profondamente diverso da amore; è amore infecondo.
o Si fa l’amore per avere figli;
o Non usare precauzioni;
o È questo il ragionamento che sta dietro.
Possedere è solo sesso.

Sabato 23 aprile 2005
“Il giardino di Armida”.
• Tasso negando, canta.
• Tasso prende di mira la lusinga dell’amore individuale.
• Tema centrale è il labirinto – tema che si trova anche nell’elaborazione paesaggistica del momento.
È il tema dell’impossibilità di uscire dal labirinto inestricabile del proprio io.
o Benedetto l’io e le sue voglie.
E anche quando apparentemente si volge verso le sue voglie, è solo apparentemente relazione; in realtà è solo amore per se stesso, raddoppiato.
o È il tema dello specchio.
• Amiamo l’immagine di noi rispecchiata nell’altro: raddoppiamento dell’egoismo.
Non è vero amore; infatti si spezza immediatamente.
Il rapporto finisce, dopo poco tempo – non è un rapporto, ma una forma di egoismo.
• Rinaldo è stato rapito da una falsa concezione d’amore:
o Individualistico
o Si rispecchia nell’altro
Si spezza.
Tema dell’alienazione di se a causa dell’egoismo.
• Il labirinto è labirinto dell’eros malinteso e dell’egoismo, dell’amore intenso in senso egoistico.
• Lo specchio: continua riflessione di immagini negli specchi e degli occhi (ottava 20): duplicazione dell’io.
• L’egoismo è statico, circolare, chiuso in se stesso, tortuoso, labirintico.
o Tutto non esplicitamente condannato – affascinato dalla bellezza.

Martedì 26 aprile 2005
Continuo “Il giardino di Armida”.
• Questo canto fu scritto nel periodo di composizione del coro dell’Aminta: stesso clima, stesse temi ed espressioni.
Ma si nota anche una profonda differenza: il coro dell’Aminta vede nell’Arcadia un luogo positivo o da cui fuggire? È un luogo positivo nel quale esiste la legge naturale in concordia con la legge morale, dal quale siamo stati cacciati e che purtroppo non esiste più.
Diverso è il giardino di Armida: è il progetto della finalità, ci costa progettarla, ma ci arriviamo.
o La Gerusalemme ha una finalità – didattica edificante.
Rappresenta un mondo diabolico (separa) che è il contrario di simbolico (lanciare dall’altra parte per unire).
o Dià-bolico: mondo che divide, separa.
È il mondo di incanto, e allo stesso tempo di allontanamento dalla ricerca di verità e salvezza:
o Mondo separato
o Chiuso in se stesso
In tre bolle concentriche di illusione.

Ottava 16:
“Tondo è il ricco edificio, e nel più chiuso E
grembo di lui, ch’è quasi centro al giro,
un giardin v’ha c’adorno è sovra l’uso
di quanti più famosi unqua fioriro.
D’intorno inosservabile e confuso
Ordin di loggie i demoni fabri ordiro,
e tra le oblique vie di quel fallace E
ravvolgimento impenetrabil giace.”

o Tondo: la circolarità labirintica.
o Calli: da Dante (là era un moto di discesa e ascensione per il “duro calle”; qua è una vite senza fine in un “calle avviluppato”).
o Visione continuamente raddoppiata (“fronde e fronde”).
o “Torta confusione”: elemento di contorsione.
o “Grembo”: è metafora della donna, della maga; ma non è fonte di vita, ma invece di morte perché è chiuso.
• Il giardino di Armida è fuori dalle Colonne d’Ercole (il “folle volo”); il palazzo si trova su un’isola: è diabolico; “folle volo” verso il piacere personale (non ha compagni) – è solo anche quando ama. Al centro dell’isola c’è la selva intricata, il labirinto (bosco labirintico); al centro del giardino c’è il palazzo (hortus conclusus).
• È un giardino tutto artificiale, creato dalla maga: in realtà è un deserto (grande anticipazione sull’uomo moderno).
• L’Aminta era un paradiso vero.
• I paradisi artificiali sono fin troppo ricchi, eccessivamente; vanno a provocare sentimenti di solitudine come se fossero deserti (deserti esteriori e ben peggio deserti interiori).
È l’illusione dell’uomo di oggi che pensa di poter vivere pago di se stesso.
• Il giardino è chiuso da logge, portici: è un carcere!
o È inosservabile: non ce ne rendiamo neanche conto.
o È stato ordito dai demoni fabri: il progresso, un falso progresso.
• Il giardino è circolare, chiuso, tondo, confuso, ingannatore (“fallace”), obliquo, ravvolto su se stesso, inosservabile, impenetrabile.
• Chi rinuncia ad essere eroe (Rinaldo) perde la capacità di vedere – inosservabile.
Il mondo ci diventa quindi impenetrabile.
Il risultato finale (“giace”) è la staticità.
• L’artificio fa sì che questa prigione sia desiderabile, con continui allettamenti (è come un supermercato).

• Ottava 8: i due liberatori portano a Rinaldo uno specchio per fargli vedere ciò che realmente è.
o Parole chiave: meandro, oblique, incerte, dubbio, indistricabili…

• Ottava 9: la prigione è splendida, animata dal principio della varietà – per Tasso questo principio è negativo: è simbolo della forza disgregatrice del mondo pagano.
• I pagani sono quelli che non hanno la luce dello spirito, quelli che vivono solo di materia e di piaceri.
È un’apparente libertà dei sensi… ma è illusoria (grande anticipazione quella di Tasso).
• Il mondo pagano offre apparente libertà e felicità.
o Consumare vuol dire distruggere; siamo delle macchine di morte.

• La figura di Rinaldo anticipa l’uomo moderno (sceglie definitivamente il giardino, assorbito al mondo “pagano”): è alienato – ha perduto l’identità.
o Anticipa gli autori dell’800 e ‘900 e l’uomo moderno.
Rinaldo diventa del tutto simile a una donna (specchio, profumato, effeminato): ha perso la sua virtù, caduto in un sonno.
o Illuministi: “Il sonno della ragione genera mostri” ma anche…
o Tasso: “Il sonno dello spirito genera morti”.
o Pascal, i due eccessi: la ragione che funziona da sola (porta alla realizzazione del proprio profitto) e lo spirito che funziona da solo.

• L’eroe tassiano è di vari tipi:
o Goffredo – è l’eroe (polo positivo).
o Cavalieri pagani (polo negativo).
In mezzo stanno vari tipi di eroi ed eroine.
La personalità della donna viene ora considerata in tutti gli aspetti:
• Donna che affascina e travia
• Ma anche donna superiore in virtù, capacità di redenzione (Clorinda).
Ancora in Ariosto la donna era una figura estremamente marginale.
o Tancredi – la figura più debole e inetta: è l’esito dell’eroe ariostesco.
• Non riesce ad uscire dall’alienazione.
o Rinaldo – il migliore: maggiori tentativi di traviamento , cui segue una grande capacità di purgazione.
• C’è un tempo in cui cede completamente alle lusinghe.

• Valori del mondo “pagano”:
o Abbandono agli istinti
o Impulso del desiderio
o Ricerca del piacere dei sensi
o Materialismo
o Ricerca della gloria individuale
o Egoismo.
• Il giardino di Armida è l’Inferno della Gerusalemme (situazione rovesciata rispetto a Dante).
• Questo passo consta di tre parti:
o Descrizione del giardino incantato
o Scena d’amore tra Rinaldo e Armida con la canzone del pappagallo.
o Rinaldo liberato.
• Prima parte: il giardino è caratterizzato dalla varietà, dalla labirinticità, dalla tortuosità, dalla atemporalità (ottava 10):
Il giardino è tutto artificiale, non c’è niente di vero.
o Non è il vero giardino quello che ci siamo costruiti: è un’illusione, un paradiso artificiale – è l’Inferno.
Confondiamo e diciamo di volerci adeguare alla natura, quando questa non ha più niente di naturale.
o Il mito che si cantava nell’Aminta era vero, la natura era vera.
Qui siamo totalmente traviati perché per costruire l’innocenza dobbiamo usare l’arte – dobbiamo artificialmente ricostruire la nostra innocenza.
o C’è anche il rapporto con l’arte – il mondo moderno è ormai tutto artificiale, finzione; l’arte che è artificio (finzione di finzione) che funzione ha?
• Rinaldo continua a specchiarsi su se stesso.
Puoi conoscerti altro da te quando ti specchi con qualcun altro da te: non ti puoi specchiare con un altro uomo – non serve a niente (prima come ora) e ci stufiamo.
Una faccia si specchia nell’altra e cerchiamo come mezzo di confronto solo noi stessi.
Dobbiamo uscire da questo circolo; solo quando scegliamo di confrontarci con qualcosa esterno a noi stessi: le verità che valgono al di là della materia.
• Seconda parte: scena d’amore e canzone del pappagallo – che è espressione del vero significato del giardino; con il solito artificio, inoltre, il canto del pappagallo provoca il riemergere di temi inquietanti.
o Il pappagallo ripete – l’arte ripete a pappagallo.
o Il pappagallo è l’artista.
o Pappagallo: inganno della policromia.
Ottava molto elaborata dal punto di vista formale (enjambements) e numerose figure retoriche come:
o Il raddoppiamento,
o La ripetizione,
o Le simmetrie,
o Le conversioni simmetriche,
Che rimandano al gioco di specchi.
La sintassi sarà paratattica, e asseconda l’architettura compositiva, che allinea orizzontalmente, senza vincoli gerarchici.
o Per Dante la visione del mondo è invece gerarchizzata.
Il multiforme è la connotazione essenziale del campo pagano e allude alla dispersione di forze scatenate dagli impulsi del desiderio non controllato da un’istanza superiore e unificatrice.
Il desiderio scatena la molteplicità illusoria; questa molteplicità dispersiva informa la costruzione stessa della descrizione del giardino perché significa modo di capire/vedere, che procede per accumulo successivo (allineamento successivo degli oggetti) senza alcun ordinamento gerarchico.
o Gli alberi si succedono per pura addizione.
Gli corrisponderà una sintassi paratattica, priva di subordinazione.
• Questo stesso modo di accostarsi alla realtà sarà proprio di Montale.

• Il giardino sarà infinitamente vario, ma immobile (moderno) – è la noia.
Il mondo è estraneo allo scorrere del tempo vero – il tempo dello spirito; immobilità che non dà, ma toglie.
• Il giardino: circolare, statico, immobile, tortuoso, labirintico, vario…
o La varietà era creata da Dio; qui è invece segno di dispersione.
• Ottava 19: l’amore per il proprio piacere consuma.

• Alla fine dobbiamo uscire dal labirinto, dall’inganno per tornare alla parola iniziale: il Vangelo è il VERO specchio che fa uscire Rinaldo da se stesso e dall’incantesimo; solo con il confronto con i valori eterni riesce ad uscire.

Esempio