Le paludi di Hesperia

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:14.11.2005
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Testo

SCHEDA LIBRO
“Le Paludi di Hesperia”
1. Scheda bibliografica
• Autore: Valerio Massimo Manfredi;
• Titolo: le paludi di Hesperia;
• Editore: OscarMondadori;
• Numero di pagine:333
• Anno di pubblicazione:1994
• Prezzo:8.40€
1. Biografia
Nato in provincia di Modena nel 1943, Valerio Massimo Manfredi si laurea in Lettere Classiche all'Università di Bologna e si specializza in Topografia del mondo antico all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha insegnato in autorevoli università in Italia e all'estero e ha preso parte a numerose spedizioni scientifiche e scavi archeologici in tutto il mondo.
Ha pubblicato molti articoli e saggi, scritto romanzi e opere di narrativa tradotte in tutto il mondo.
Autore di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, collabora come antichista a "Il Messaggero" e a "Panorama”, come giornalista per "Archeo", "Focus" ed altre riviste del settore.
2. Riassunto del libro
Questo libro racconta di un cantore che raccontava delle storie sugli Achei. Egli aveva assistito all’impresa più famosa che fosse stata portata a termine in quei giorni, la conquista della più forte città dell’Asia, ed aveva seguito in battaglia e poi in un’interminabile avventura uno degli uomini più forti della terra, un guerriero indomiti e generoso che aveva osato opporsi in duello agli stessi dei ferendo a una mano Afrodite e squarciando il ventre ad Ares, il nume della guerra, furia oscura e tremenda, che non rinuncia mai a vendicarsi. Comincio a narrare il suo racconto dalla notte della caduta della città di Priamo. Quel cantore prima di scomparire rivelo il segreto della vera causa per cui si combatte la guerra tra Achei e Troiani. Il racconto incomincia cosi :
Per sette notti e per sei giorni bruciò la città d’Ilio, brucio la rocca superba e bruciarono le cinquanta stanze della reggia mentre i suoi abitanti, quanti si erano salvati della strage, erano ammassati nel campo come pecore nell’ovile. La aspettavano di essere assegnati ai vincitori come preda di guerra. Le donne erano state ridotte in schiavitù e costrette a essere concubine dei vincitori .I bambini piangevano, sporchi e affamati, giacevano a terra dove il sonno li coglieva e si risvegliavano piangendo di nuovo. Tutti i capi si riunirono nella tenda di Agamennone e discussero se partire immediate o se prima offrire agli Dei sacrifici di espiazione per il molto sangue versato. Ulisse il vincitore che invento la macchina con cui inganno i difensori troiani. Accanto a lui c’era il seggio, vuoto, di Aiace Telamonio, Aiace gigante, dallo scudo settemplice, mole smisurata, baluardo del campo e delle navi, l’unico dei capi che non avesse mai ricevuto in battaglia l’aiuto di un dio. Poi Nestore, il re di Pilo, saggio consigliere dell’età avanzata ma a tutti sconosciuta, e poi Idomeneo, re di Creta, successore di Minosse, signore del labirinto. Menelao sedeva a fianco del fratello, spossati da una notte di sangue, di morte e di delirio. Aiace Oileo, Aiace minore, sedeva con la fronte grottata e le mani strette fra le cosce. Quella notte aveva stuprato la principessa Cassandra nel tempo di Atena, ed infine Diomede figlio di Tideo, Re di Argo colui che aveva conquistato Tebe dalle Sette Porte. I capi discussero a lungo ma non riuscirono a giungere a un accordo. Nestore, Diomede, Ulisse e Menelao decisore di partire, mentre Agamennone e gli altri restarono per offrire un sacrificio di espiazione per propiziarsi ritorno, pero il giorno Ulisse decise di tornare indietro perché riteneva giusto celebra anche lui un sacrificio per propiziarsi il viaggio nonostante tutti i compagni lo scongiurassero di non tornare indietro. La flotta itacese torno indietro a forza di remi e con il vento al traverso fra onde nere e alte. Ulisse, ritto a poppa in un nembo di spruzzi, reggeva personalmente il timone della sua nave: da allora nessuno lo vide più. Il primo fra gli Achei a pagare gli eccessi compiuto nella notte maledetta della caduta di Troia fu Aiace Oileo, infatti, la sua nave fu presa da un fortunale, s’incaglio sulle rupi Ghirèe e si spacco in due, i suoi compagni furono sommersi dalle onde del mare mentre Aiace riuscì a salvarsi perché era una abile nuotatore e quindi riuscì ad aggrapparsi a uno scoglio, ed egli bestemmio gli dei che egli possedeva una forza invincibile e che nemmeno Poseidone poteva sconfiggerlo, allora il dio del mare sali dalle profondità dall’abisso impugnando il tridente. Con un colpo sbriciolo lo scoglio durissimo ed Aiace precipito fra i massi e fu maciullato come grano nella macina, invece gli altri capi riuscirono in qualche modo a sfuggire alla tempesta e, giunti a Lesso, tennero consiglio se navigare sopra Chio verso L’isola Pisiria tenendola a sinistra, o sotto Chio, doppiando il promontorio di Mimante. Alla fine decisero di tagliare a mezzo il mare in direzione dell’Eubea, per la via più breve. Menelao scomparve in una notte senza luna con tutte le sue navi. Nestore giunse salvo a pilo0 sabbioso con gli uomini le navi e il bottino dopo aver doppiato il capo di Malea. E infine Diomede trasse in secca le navi sulla spiaggia di Temenion mentre la notte era a mezzo del suo corso. Nessuno sapeva del suo ritorno infatti non si fece annunciare da un araldo prece temeva che qualcuno stava tramando contro di lui ma non era solo quello il motivo perché Ulisse gli diede un avvertimento di non fidarsi di nessuno neppure della regina. Infatti passo da un passaggio segreto che conosceva solo lui ed entro nella sua città dove scopri l’inganno che tramava la regina Egialea con il suo servo Egisto. Allora lui decise di partire per trovare una patria dove fondare il suo nuovo regno chiese ai suoi uomini di partire con lui ma molti stanca dalla guerra e voleva rivedere la loro patria e le loro mogli decisero, mentre molti giovani decisero di partire con lui. Stenelao il suo migliore amico e confidente. Decise di restare. Quest’ultimo divenne l’amante di Egialea, si pensa che questa notizia fu diffusa dalla regina per far ritornare Diomede. Il sole era tramontato quando la flotta di Agamennone getto l’ancora a Nupilio. Scese dalla nave e respiro l’odore della terra. Quel’odore gli fece ricordare sua figlia, Ifigenia, sacrificata sull’altare per propiziarsi la partenza, dieci anni prima, e si rese conto che tutta la gloria che aveva guadagnato, che il tesoro che riportava e per il quale, solo, aveva scatenato la guerra assieme al fratello Menelao, non valevano un respiro della figlia perduta. Ricordava lo sguardo della figlia che lo fissava smarrita, mentre la conducevano all’altare. Ricordava di avere bevuto una pozione che l’avrebbe addormentata e gli disserro che li sarebbe apparsa durante il sonno una dea che avrebbe detto a lei il motivo delle perché non manda venti favorevoli non li lascia partire, e in seguito, al risveglio lo rivelerà a loro, ma quando si addormento il sacerdote impugno il coltello di selce per aprirle la vena del collo. Dopodiché Agamennone fece sbarcare solo i prigionieri troiani e fra essi la figli di Priamo, Cassandra, lasciando il bottino a bordo nave. Si fece accompagnare dai suoi compagni più fedeli e dal suo auriga ed anche dai nobili che per tutta l a durata della guerra avevano combattuto al suo fianco, invece gli altri restarono sulla spiaggia a dormire e ad attendere che il giorno dopo, sparito il bottino, fosse loro consentito di raggiungere le loro famiglia. Quando Agamennone giunse in visita di Micene si accorse che la città lo attendeva infatti sugli spalti guardie armate reggevano torce accese e altre torce ardevano sugli stipiti della grande porta. L o stemma dei re micenei, due leoni con la testa d’oro affrontati a una colonna rossa su fondo azzurro, spiccava sull’immane architrave, sugli stipiti giganteschi, sulla nera apertura spalancata . I soldati dagli spalti batterono le lance sugli scudi per salutarlo mentre i suoi cavalli arrancavano per la rampa che portava al palazzo. Gli occhi di Cassandra, al suo fianco del carro, erano vuoti come il cerchio della luna nuova. Ma prima che egli scendesse davanti alla sua casa ella sembro riscuotersi, gli tocco un braccio e quando egli si fu girato verso di lei gli mormoro qualcosa all’orecchio. Il volto di Agamennone s’imbianco del pallore della morte: capi in quel momento che era stato ingannato ; capi che gli Achei avevano combattuto dieci anni invano e si rese anche conto della principessa gli offriva la possibilità di salvare almeno la vita. Ma era, la sua, una vita che non aveva più nessun valore. Entro nel palazzo e le ancelle s’inginocchiarono e gli baciarono le mani come se fosse rimasto assente solo pochi giorni, poi lo condussero alla stanza da bagno lo spogliarono e lo lavarono. Mori quella notte e dicono che l’amante della regina, Egisto, lo colpisse di sua mano durante il banchetto mentre mangiava, ma non mori subito infatti si strascino sul pavimento gridando e gettando sangue dalla ferita e intanto cerco di difendere Cassandra mentre la regina colpiva anche lei con il pugnale. Mori ai suoi piedi mentre dintorno risuonava delle grida dei compagni che cadevano uno a uno sotto i colpi degli assaltatori. In quella stessa notte altri armati uscirono coi carri da guerra e corsero al mare a Naupilo, dove era ancora la flotta. La regina Klitemnestra aveva ordinato di impadronirsi della nave del re ma il suo disegno non si compi. Prima di entrare in città Agamennone disse al suo scudiero che ha un presentimento quindi gli dice di salare sopra il colle e aspettare, che alla fine del banchetto e si spegneranno il lumi delle stanze se lui salirà sulla torre del baratro con una torcia allora poteva entrare e riposarsi, ma se non lo vedrà gli disse di accendere un fuoco sulla cima del colle che sarà visibile dal mare e che la giù avrebbero saputo cosa fare. Subito capirono cosa era successo ed diedero fuoco alla neve con i tesori mentre le altre salparono. Il giorno seguente arrivo un messaggero della regina Egialea il quale che Diomede era sfuggito a stento alla morte, invece la regina Klitemnestra fece riferire che Agamennone era morto e Menelao non era ancora tornato. Intanto Diomede aveva doppiato il capo Ténaro, mentre stava entrando nel regno di Nestore lui meditava se chiedergli ospitalità oppure proseguire, perché sapeva che se si sarebbe fermato gli avrebbe chiesto il motivo del suo viaggio e aiutato a riprendersi la città, ma lui avrebbe dovuto rifiutare perché ad argo non c’era più vita per lui e quindi preferii proseguire. Poi vide le isole di Ulisse prima Zacinto poi Dulichio e Same ed infine Itaca dove decise di prendere terra perché voleva avere notizie di Ulisse. Riprese il suo cammino e raggiunse il porto al calare del sole dove sa li a bordo della nave e fece mollare gli ormeggi. Navigarono per molti giorni e si fermarono ogni notte in terraferma dove a volte gettavano le reti e prendevano pesci o lungo la spiaggia e fra scogli raccoglievano granchi, conchiglie e altri frutti del mare. Un giorno i compagni gli chiesero di scendere a terra. Avevano visto la foce di un fiume e su quello una piccola città. Volevano predare cibo e donne prima di continuare il viaggio. Diomede acconsenti benché fosse contrario. Al calare dell’oscurità Mirsilo guido l’attacco ma Diomede non volle parteciparvi all’impresa. La loro resistenza non duro a lungo finche dalle montagne venne a un tratto un suono acuto e in quel momento una moltitudine di uomini si affaccio al passo che scendeva verso valle e il mare. Diomede dalla sua nave vide e compresse subito che i suoi compagni erano in pericoli allora chiamo il suo servo hittita di nome Télefo che gli comando di suonare il segnale di ritirata. Diomede indosso l’armatura e ordino di spegnere a remi le navi verso la costa contro il guerriero sceso dalla montagne era un gigante ispido. Quest’ultimo scaglio per primo la lancia che colpi il centro dello scudo di Diomede allora il guerriero getto lo scudo che non poteva più reggere e sguaino la spada di consegue li re sguaino la sua ma con un colpo si ruppe come legno, infine Diomede oppose lo scudo ai suoi colpi finche non riprese la lancia e gli tiro facendo stramazzare a terra. Diomede ordino ai compagni di correre verso le navi quando riuscirono le navi salparono per i nemici si erano attaccati alla gomena che un bipenne la taglio e riuscirono a scappare quando erano lontani il re rese onore ai compagni caduti. A quell’ora la regina Klitemnestra giaceva nel talamo accanto a Egisto non riuscendo a dormire si alzo, raggiunse la sala del trono si sedette fino a quando non giunse un messaggero la regina lo vide r lo chiamo e lui gli diede notizie di sua cugina poi l’uomo se ne andò e la regina usci sul ballatoio della torre del baratro e vide Elettra che piangeva sulla tomba del padre. Intanto Diomede avanzava nella luce dell’alba quando scese in una terra che esplorarono e caciare , ma ad un tratto lo straniero si accorso che non erano soli in quella terra infatti un compagno cadde a terra ferita allora Diomede ordino ai suoi uomini di ritrarsi perché non potevano opporre resistenza ai nemici che avevano occupato tutte le vie di fuga alloro il servo consiglio di salire la montagna e di appiccare il fuoco e cosi fecero poi si rimisero in cammino con L’animo oppresso per uscire al più presto da quella terra che poteva ingoiare un fiume al più presto da quella terra. Raggiunsero la spiaggia e videro le navi tutti si sentirono sollevati. Alzarono un tumulto sulla riva del mare e celebrarono le esequie
Dei compagni caduti perché potessero avere pace nell’Ade. Telefo e il Chan accesero un fuoco e arrostirono il cervo mentre il re fece portare il vino dalla nave. Poi si rimisero in viaggio ma furono colpiti da una tempesta e furono costretti a fermarsi. Poi si rimisero di nuovo in viaggio non posarono molto tempo che videro un gruppo di isole poi scesero a terra e Diomede mando alcuni degli uomini a cacca con l’arco e gli arpioni poi chiamo Mirsilo e gli affido un gruppo di guerrieri armati e gli ordino di inoltrarsi nell’interno per vedere chi abitasse quella terra e se era possibile fermarsi. Il chan gli disse di lasciare le armi li perché se vedevano le armi c’era rischio di una nuova battaglia, pero Mirsilo era riluttante a d abbandonare le armature ma ricordando come il Chan gli avesse salvati. Camminarono a lungo finché videro un filo di fumo levarsi a una certa distanza. Era piccola città fatta di capanne di legno intonacate di fango e con il tetto di erba secca. Lui e Mirsilo cenarono nella casa del capo, l’unico che aveva potuto acquistare ornamenti per sé, per la moglie e la maggiore delle figlie. Il Chan continuo a parlare per tutto il tempo in cui duro la cena ed era evidente che con il passare del tempo riusciva sempre meglio a capire e affarsi capire e a farsi capire. A un certo momento si udirono fuori dalla porta rumori sommessi, la porta si apri e un uomo entrò per parlare con il capo. Il Chan usci dietro al capo e vide un gruppo di uomini era giunto dal campo vicino lui chiese a Mirsilo chi erano e Mirsilo gli rispose Troiani. La
Notte che Menelao era scomparsa moli si chiesero come fosse potuto accadere. Alcuni affermavano che un vento improvviso lo aveva spinto verso meridione trascinandolo per giorni e giorni fino alle spiagge d’Egitto e alle bocche del Nilo. Quelli erano anni maledetti. Solo il mare sembrava immune dal disastro infatti per questo molti popoli si affidarono al mare preferendo affrontare l’ignoto che attendere nelle loro terre d’origine, cosi si formo una sorta di coalizione di cui fecero parte i Peleset e i Sheqelesh, i Lukka e i Tresh, gli Sharadana e i Derden e molti altri popoli. Erano pronti a tutto, decisero di tentare la sorte contro il paese più prospero, ricco e potente del mondo: l’Egitto. A questa coalizione di popoli si dice che si unisse un gruppo di Achei. La notte in cui scomparvero alla vista, le navi di Menelao fecero rotta in direzione di Delo. La flotta attraverso il mare navigando con il vento favorevole per otto giorni e otto notti finche giunsero in vista della costa, presso la foce occidentale del Nilo. I Popoli del Mare: i Pelaste e i Lukka, i Derden e i Tresh, i Sheqelesh e gli Sharadana Attaccarono L’Egitto, ma il Faraone Ramses decise di contrattaccare. In quell’istante Menelao si trovava li, pero riuscii a scappare, mentre la coalizione continuo a combattere e fu sconfitta. Menelao al calare della notte scese un a spiaggia dove trovo rifugio fecce trainare in secca dali uomini le navi per l’inverno e in questi mise si adoperarono attorno alle navi per riparale e rimmeterle in condizione di riprendere il mare appenna fosse tornata la primavera ma si illudevano infatti furono costretti a rimmanere i quel luogo per lungo tempo a causa dell’epidemia e del clima. Alla terza primavera Menelao parti con la sua nave per raggiungere la localita dove si poteva consultare L’Oracolo del Vecchio del mare. Quando sbarco lascio gli uomini presso la nave, depose la spada entro solo nell’antro dove incontro l’oracolo che gli fece vedere che c’era un impostore seduto sul trono accanto alla regina impugnare lo scettro degli Atridi ed inoltre vide la maschera funebre del fratello Agamennone. Dopodiché il re si Sparta torno indietro e usci dal cunicolo. Mirsilo torno con i compagni al campo dove si presento subito al re e gli racconto tutto ciò che aveva visto. Dopo di che Diomede diede l'ordine di salpare. Si scontrato con una flotta dei pelset che pesarono intanto mirsilo racconta dell’incontro con i troiani. Successivamente approda su una isola dove riesce con una stratagemma a salvare lamo che racconta dei pelset ed racconto di un vecchio che narro di una cosa terribile che ha sterminato gli abitanti che vivevano nella pianura, un villaggio dopo l’altro e che le causa si tutto questo fu la caduta del carro del sole. l’indomani ripresero il viaggio ad un tratto arrivarono alle foci di Eridano e decisero di risalire il fiume attraversando foreste ed boschi ad un certo punto Diomede decise di fermarsi. lui scese e si armo prese con se un piccolo gruppo di guerrieri, avanzarono fino alla riva degli stagni ed fecce cenno di fermarsi agli uomini, mentre lui prosegui Diomede in quello stagno riuscii a distinguere una forma come una ruota. Diomede rimando gli uomini al campo mentre lui rimase li per vedere cosa accadeva infatti trascorse del tempo ma ad un certo punto vide un lampo di luce ed inoltre vide la guerra dei sette contro Tebe e suo padre Tideo. Si incammino verso il campo. Quando Anchialo aveva invertito la rotta e raggiunse un isola dove getto l’ancora finche il vento non avesse cambiato direzione, poi quando fu calmo incomincio il suo viaggio quando si scontro con gli sheqelsh dove quest’ultimi abbordarono la nave e ci fu un combattimento, il pilota vide che anchialio era circondato da un gruppo di nemici, lui lo prese e lo scaravento dalla nave in modo che continuasse la missione che gli aveva affidato il re. Anchialo nuoto fino ad un isolotto dove trovo un ricovero per animali dove rifugiarsi. Il giorno dopo, mentre usciva dal suo riparo vide una donna che gli offri cibo e riparo per tutto l’invero. Una mattina primaverile lui parti. Diomede lascio le foce del fiume Eridano e navigo ancora sul fiume per un giorno poi tiro in secca le navi sulla riva del meridione in un’ansa del grande fiume. Il giorno decise di addentrassi finche arrivo a un villaggio diomede fece cenno di fermersarsi mentre lu e tre uomini ando avanti,chiamo non si udi nessunno a parte l’abbiare di un cane continurano esplorsre quel vilaggio deserto pieno di scheletri.diomede vide il terrore nei loro occhi e acconsenti a riportarli all’accampamento, mangiarono qualcosa e poi smisero in viaggio. Quando arrivarono alla accampamento videro un bagliore capirono che erano stati attaccati corsero e difesero l’accampamento ma alla contrattacco i pelset fuggirono e gli achei si ritrovarono senza più navi cosi furono costretti a caricare i cavali con tutto le loro cose finche non arrivarono in un altro villaggio quadrato dove a causa della pioggia si stabilirono. Un giorno mentre portava a pascolare i suoi cavalli vide un corteo e li segui per i boschi. Lui usci allo scoperto proprio mentre il carro si fermava e si arrivo alla porta nella palizzata per accogliere i nuovi venuti si vicino e vide una donna bellissima che poteva essere la regina del suo nuovo regno. torno al suo villaggio seguendo a ritroso le orme del cavallo e quella stessa sera convoco i guerrieri. disse loro che voleva attaccare quella città e prendersi la donna .quindi tacco mentre nemro e lei celebravano il matrimonio riuscii a predella con se per tre giorno la donna non mangio e non si riposo finche un giorno il re non andò da lei egli disse che non le avrebe fato del male lei si avvicino a lui e si riposo e mangio dalle sue mani. Intanto gli uomini di nemro si coalizzarono con le tribù vicine. Continuarono il viaggio alla ricerca del posto dove fondare il suo regno ma un giorno si scontro con nemro a duello dove vinse Diomede. Il re riprese la marcia verso i monti azzurri. La regina Klitemnestra seppe che Elena era tornata a Sparta e voleva riabbracciare la sorella che non vedeva da tanto tempo, intanto a Sparta tornarono i guerriere le madri e i padri che cercavano di rivedere tra la sfilata dei guerrieri i lori figli e si facevano tanto ipotesi sulla loro sorte. Poi Menelao pronuncio i nomi dei caduti e i genitori lo accusano e lui si difese pronuncio il nome di lemo mentre il padre moriva. Ci fu incontro segreto tra le regina che congiurarono contro Menelao e gli altri re sopravvissuti. Anchialo si ferma in un villaggio dove viene ridotto in schiavitù ma poi riesce a fuggire ed arrivo ai margini della terra degli achei chiese di parlare con il re ma gli dissero che era partito quindi si fece prestare un a flotta e si diresse verso la direzione del re. Intanto, nella terra di Hesperia Diomede aveva attraversato i monti Azzurri coperti andò verso la pianura dei lats che gli disserro dove erano stanziati i troiani mando un messaggio di sfida ad Enea che acconsnti ci fu battaglia tra i due m doopo i giavellotti e le lanci decisero di finrla li.infine diomede fu inghiottitta nel buio.lo straniero termino cosi il suo racconto poi il giorno seguente riparti e dului non si seppe piu nulla

CONCLUSIONI
Un meraviglioso scenario storico, il ripetersi della bravura e della capacità di V. M. Manfredi di raccontare, in maniera unica, quello che solo sognando è possibile immaginare. Le molteplici facce ed i risvolti che nascono da una guerra interminabile e sanguinosa come lo è stata quella di Ilio. La rivolta delle regine, il ritorno ai primordi, la nascita di una nuova era.

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Esempio



  


  1. serena

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