La passione di Artemisia

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

La passione di Artemisia

AUTORE: Susan Vreeland
CASA EDITRICE: Neri Pozza
DATA EDIZIONE: 2005
PREZZO: 15,50
N°PAGINE: 320

Artemisia Gentileschi:
la sua avventura di donna e di artista in un « Romanzo che è un’opera d’arte».
Un romanzo storico che narra della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell’arte; racconta di una donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì ad imporre la sua arte e a difendere la sua visione del mondo e della vita.
L’opera si presenta come un dramma dell’amore, di un odio irrefrenabile, della passione; ma in realtà oltre che la biografia di una donna che infranse tutte le regole del tempo per difendere la sua libertà, il romanzo va interpretato come un’esplorazione del XVII secolo e del potere dell’arte.

Il romanzo di Susan Vreeland inizia nel 1612: il pittore Orazio Gentileschi ha citato al tribunale dell’inquisizione di Roma l’amico Agostino Tassi per aver violentato ripetutamente sua figlia, la diciottenne Artemisia. In realtà il motivo della denuncia era un torto subito da parte di Tassi riguardo ad un quadro, cos’ Orazio costrinse la figlia a subire la vergogna di un processo-farsa, di cui a pagarne le spese non poteva essere che Artemisia: l’umiliazione dell’interrogatorio che mise in dubbio l’integrità e la sincerità della ragazza, la visita medica sotto lo sguardo di tutti, il tradimento del padre che pensa solo alla sua pittura; e infine…La giovane viene sottoposta alla “sibilla”, uno strumento di tortura che, progettato per i pittori”non può farti del male se dici la verità”.
Sarà questo episodio a segnare le dita e la vita della ragazza: un marchio che si portò addosso per sempre, anche quando tornò a Roma a distanza di anni, la gente la riconosceva come la “puttana”di Agostino.
Per sfuggire la vergogna di una Roma puritana e maschilista, Artemisia fu costretta a sposare uno sconosciuto; un uomo che aveva i suoi buoni motivi per accettare un matrimonio in questa circostanza; che la condusse in un’ altra città: Firenze.
Pierantonio Stiattesi, anch’ egli pittore e per fortuna di Artemisia anche un uomo giovane e di bell’ aspetto; fece nascere nel cuore della giovane moglie la speranza che un giorno avrebbe potuto anche esserci vero amore tra loro; quell’ amore di cui Suor Graziella le aveva tanto parlato.
Nonostante qualche momento di tenerezza e la nascita di una bambina, Palmira, il rapporto tra i due non fu mai facile, soprattutto perché per Pietro era difficile accettare che la moglie si rivelasse più brava di lui, e che avanti a lui fosse accettata alla prestigiosa Accademia del Disegno a Firenze come prima donna in assoluto nella storia.
Per sua fortuna uno dei suoi primi Mecenati fu Cosimo de Medici, uomo aperto e innovativo, che non solo la protesse e la tutelò, ma la introdusse nell’ ambiente artistico.
A lui seguì Cesare Gentile, altro nobile Mecenate che le commissionò alcuni dei suoi quadri più famosi, quando si trasferì a Genova costretta a scegliere fra un amore comunque a senso unico, visti i ripetuti tradimenti del marito,e la pittura.
Ma ci fu solo un uomo che capì appieno la forza rivoluzionaria della pittrice: Galileo Galilei, il grande ribelle che nessuno può mettere a tacere. Con lui si trovò vincolata da un sottilissimo ma robustissimo legame, quello che tiene insieme due persone così apparentemente diverse- un artista e uno scienziato –ma unite da una stessa esigenza di rompere gli schemi, di affermare; anche se a duro prezzo; le proprie idee.

Ciò che palpita e che sta alla base delle righe di questo romanzo è la passione,sia quella che la portò a rivendicare il proprio ruolo di madre, di artista, di donna, difendendo coi denti le proprie scelte;
sia quella per la pittura.
Dipinge da quando era bambina, dipingere è,per lei, una maniera di vivere, è sentire la vita con maggiore intensità degli altri, è essere più vivi degli altri.
Artemisia osserva, riflette, guarda le cose da un’ altra prospettiva. Ogni quadro da lei dipinto fu il frutto di una ricerca interiore combattuta e sofferta, dove le caratteristiche delle donne da lei rappresentate portano in volto e nei gesti la sofferenza dell’ oppressione e il desiderio di insorgere alle costrizioni e alle convenzioni alle quali lei stessa voleva ribellarsi
La pittrice diventa Giuditta che uccide Oloferne (non avrebbe ucciso volentieri Agostino?) .
Artemisia è Susanna guardata con morbosità dai secchioni; Artemisia è, contro la sua volontà, Lucrezia che si uccide per la vergogna dello stupro. Ma il personaggio del quadro è colta in un momento di dubbio- chi guarderà il quadro dovrà sentirsi a disagio di fronte a questa donna che è stata spinta al suicidio dall’ ignoranza.
Perché Artemisia crede che l’ arte possa cambiare il mondo, l’ arte fa pensare, fa vivere una vita ricca di spiritualità.

Come le figure femminili dei quadri di Artemisia escono fuori dalla tela prendendo vita sotto il pennello della pittrice, così anche il personaggio di Susan Vreeland esce dalla penna vivo e passionale per farci riconsiderare la storia sotto una luce diversa: questo sì è il libro da cui esce la voce di Artemisia, ma anche quella di tutte le donne che hanno taciuto per secoli.
È anche un romanzo “visivamente” magnifico per la capacità che ha l’ autrice di farci vedere non solo le varie sfumature dei colori che Artemisia stende sulla tela, ma anche uomini e paesaggi attraverso gli occhi di una donna che diceva: “ è meglio essere assetati di bellezza e comprenderla, che essere belli e basta”.

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