La lirica volgare

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Testo

TOSCANIZZAZIONE E STORIA DELLA PRIMA POESIA LIRICA ITALIANA
La toscanizzazione è la traduzione dei testi siciliani in volgare toscano. I testi originali siciliani, però, sono stati persi e quindi noi li possiamo leggere solo in toscano. Dante ha una buona opinione della poesia siciliana, ma non sapeva di leggere poesie non originali quando leggeva gli autori siciliani.
Questo processo di toscanizzazione avviene nel ‘200.
I canzonieri sono delle raccolte di poesie compilate a partire dal tardo ‘200 fino al ‘400. Tra questi, ricordiamo la “raccolta aragonese”, redatta nel 1476 per volere di Lorenzo il Magnifico come dono per il re di Napoli.
Nel De vulgari eloquentia Dante racconta la storia della poesia lirica italiana e vuole fare del volgare una lingua letteraria degna. Per far questo si serve di prove: deve trovare dei precedenti e quindi determina tre fasi della storia poetica italiana.
1 scuola siciliana
si sviluppa nella magna curia di Federico II
Dante afferma che la lingua siciliana è una lingua letteraria e che si distingue nettamente dal dialetto, ma lui non leggeva opere in siciliano ma tradotte
2 Toscana
è la scuola di Guittone d’Arezzo e dei suoi seguaci
il giudizio di Dante su loro non è positivo perché dice che la loro lingua poetica non è illustre perché è contaminata da influenze municipali
3 Guido Guinizzelli e Dante
questa è la fase più matura della poesia: il dolce stilnovo
In questo periodo c’è un divorzio tra il testo e la musica: il testo delle poesie non è più accompagnato dalla musica e i poeti si dedicano esclusivamente al testo curandolo molto bene.
LA SCUOLA SICILIANA: DIFFERENZE E ANALOGIE RISPETTO AL MODELLO PROVENZALE
La scuola siciliana si sviluppa in Sicilia, a Palermo, presso la corte di Federico II, tra il 1230 e il 1266, cioè durante gli anni del governo di Federico II, che muore nel 1250.
Federico II lancia la poesia cortese in Sicilia, prendendo come modello quella provenzale.
Tuttavia questo modello viene semplificato: i poeti siciliani (che sono i funzionari della corte) trattano di un solo argomento (l’amore). Inoltre il modello provenzale viene stilizzato e astrattizzato: il modello viene accolto, ma vengono cancellati tutti i riferimenti a elementi concreti e quindi non si sa a chi si riferisce il poeta, il nome della donna amata non viene espresso perché il controllo dell’imperatore è maggiore. Infine la poesia viene vista come via di nobilitazione del poeta, come strumento con cui elevarsi spiritualmente e come via per raggiungere la fama, nell’eterno sogno della gloria letteraria.
CARATTERISTICHE DELL’AMORE DEI SICILIANI
• L’aspetto fondamentale è la figura della donna, che subisce un processo di angelizzazione; viene vista come sede e fonte do ogni virtù. Inoltre la donna amata dal poeta è superiore a tutte le altre, non c’è paragone tra lei e le altre.
• L’amore dà gioia ma anche sofferenza, che è dovuta al timore di rivelare il proprio amore.
• È presente il pericolo dei malparlieri.
• Il tema della visione della donna è sviluppato attraverso la produzione di immagini della donna. Per far ciò il poeta si serve di figure retoriche, come la metafora e la similitudine.
• Non c’è partecipazione emotiva del poeta: la poesia siciliana ha un carattere intellettualistico e freddo.
• È una poesia letteraria, cioè si avvale di un’altra poesia (il modello provenzale). Ri-usa e ri-funzionalizza i modelli della poesia provenzale: i modelli vengono riutilizzati, ma viene data loro una nuova funzione.
IACOPO DA LENTINI
Era chiamato “il notaro”.
Frequenta la corte di Federico II.
Gli viene attribuita la paternità del sonetto.
Sottolinea il tema della visione della donna: è la vista che fa nascere l’amore.
“l’amore è un desiderio che viene dal cuore
gli occhi generano amore e il cuore nutre il sentimento
una volta entrata nel cuore, la donna non se ne va più”
­ Il diamante, lo smeraldo, lo zaffiro, il topazio, il giacinto, il rubino, l’elitropia, l’ametista non hanno lo stesso potere di affascinare come la donna amata.
Topos: pietre preziose
­ La donna supera le altre in virtù, e somiglia a una stella, con la sua gentile e leggiadra capacità di far innamorare. È più bella della rosa e del fiore. Cristo le doni vita e allegria.
Topoi: donna superiore alle altre
stelle
fiori
­ La donna ha virtù e valore più di ogni gemma preziosa. La sua visione mi toglie il cuore. La sua bellezza ha più splendore di ogni altra cosa, compreso il sole. È fiore e sovrana di tutte le altre donne, nessuna si ritiene come lei. Non le manca nulla. Non c’è donna pari a lei, e se Dio la creasse non riuscirebbe a ottenere un risultato pari a questa donna.
Topoi: pietre preziose
visione della donna
fiori
paragone con le altre donne
ALTRI ESPONENTI DELLA POESIA SICILIANA
­ Federico II
­ Enzo (figlio di Federico II)
­ Pier delle Vigne → collaboratore dell’imperatore
­ Guido delle Colonne
­ Stefano Protonotaro
­ Rinaldo d’Aquino → forse fratello di S. Tommaso
­ Giacomino Pugliese
TRAPIANTO DELLA SCUOLA SICILIANA IN TOSCANA
Nel 1266 finisce il potere degli Svevi, e con quello finisce anche la scuola siciliana. A questo punto la poesia cortese si trasferisce in Toscana (nel periodo tra il 1250 e il 1266). Questo trasferimento è avvenuto grazie ai rapporti politici e culturali tra i ghibellini toscani e i funzionari della corte sveva.
In Toscana l’ambiente politico e sociale è diverso da quello della Sicilia: la Toscana è una realtà comunale e il pubblico non è più formato dai cortigiani di Federico II ma dagli aristocratici e dai funzionari amministrativi.
La poesia siculo – toscana non è solo amorosa ma tratta anche di temi politici ed etici.
Il linguaggio della poesia si arricchisce di altre influenze: ci sono gli influssi del toscano, del latino e anche del provenzale.
GUITTONE D’AREZZO(1235 ca – 1294)
È figlio di Michele del Viva, tesoriere del comune di Arezzo. La sua è una famiglia guelfa di media ricchezza.
Nel 1257 Guittone va in volontario esilio e trascorre alcuni anni nel nord Italia.
Il 1265 segna l’ingresso nell’ordine dei frati gaudenti (milites virginis beatae Mariae). È un ordine francescano che segue il culto di Maria, ma che non disdegna di vivere nel mondo e di apprezzare i beni materiali.
Compone 251 sonetti e 50 canzoni. Tra le sue rime sono presenti sia poesie amorose sia componimenti di argomento etico e civile.
Guittone diventa un punto di riferimento per i poeti siculo – toscani e gli viene attribuita la funzione di caposcuola.
Tematica amorosa
Le poesie amorose vengono scritte prima dell’ingresso nell’ordine dei frati gaudenti.
Condivide alcune caratteristiche di tutta la poesia amorosa:
- gioia
- sofferenza amorosa
- esaltazione della donna
- donna fonte di ogni virtù
Ci sono, però, delle novità e degli elementi introdotti da lui:
- sono presenti dei sonetti in cui il tema amoroso è espresso in termini libertini → si ispira a Cappellano
- assenza di immagini con cui ritrarre la donna
- fa discorsi razionali sull’amore
- stile artificioso e arzigogolato (si ispira al trobar clus di Arnaut Daniel)
Tematica civile e politica
Con questo tema viene dimostrata l’appartenenza dell’autore al mondo comunale e municipale, è molto informato sui fatti del suo tempo e dimostra interesse per essi.
Vuole farsi il portavoce dell’ideologia comunale: divulga i valori comunali dell’onore e della dignità sociale, che riguardano la sfera politica e non quella individuale.
Presenta se stesso come guida della cultura comunale.
Lettere
Scrive delle lettere a scopo morale ed edificante.
In queste lettere, Guittone espone il punto di vista religioso, perché vuole indirizzare il lettore sulla strada che porta a Dio.
I SEGUACI DI GUITTONE
I poeti guittoniani sono i poeti che si rifanno a Guittone come modello e punto di riferimento.
La poesia di Guittone e dei suoi seguaci è una poesia di transizione, cioè è un ponte tra la scuola siciliana e il dolce stilnovo.
+ Bonagiunta Orbicciani → notaio e poeta
+ Meo Abbracciavacca
+ Monte Andrea
+ Compiuta Donzella
+ Chiaro Davanzati
IL DOLCE STILNOVO
Le ragioni della formula “dolce stilnovo”
Il dolce stilnovo nasce a Bologna attorno al 1280 e si sviluppa a Firenze da quegli anni fino al 1310.
Il primo esponente è Guido Guinizzelli, seguono i fiorentini Guido Cavalcanti e lo stesso Dante.
Il dolce stilnovo è un movimento poetico innovativo, ma non viene chiamato da subito con questo nome. Infatti questo termine è stato coniato da Dante attorno al 1320.
Nel XXIV canto del Purgatorio, Dante incontra Bonagiunta Orbicciani e gli dice che lui è uno di quei poeti che quando sono innamorati mettono per iscritto i sentimenti e esprimono le parole nel modo in cui Amore le detta loro.
Questa poesia di Dante è una poesia fortemente ispirata, elegante e raffinata.
A questo Bonagiunta risponde che solo ora vede l’ostacolo che ha trattenuto Iacopo da Lentini, Guittone d’Arezzo ed egli stesso al di qua del dolce stilnovo di cui sente parlare da Dante.
Questa affermazione mette in luce la differenza principale tra i guittoniani e gli stilnovisti: questi ultimi sono ispirati da Amore, mentre i guittoniani no.
Nel XXVI canto del Purgatorio viene ricordato l’episodio di Pasife, che si era unita con un toro, e il mito di Isifide, che viene condannata a morte da Licurgo perché, dopo aver ricevuto in custodia il figlio, questo viene ucciso dal morso di un serpente e così lei viene condannata a morte.
Dante incontra Guido Guinizzelli, che viene identificato come capofila del movimento. Egli dice che gli stilnovisti furono i primi a usar “rime dolci e leggiadre”.
Poi racconta di Arnaut Daniel, che viene considerato “il miglior fabbro del parlar materno” e che superò tutti nei romanzi e nelle poesie d’amore.
Dante sferra un attacco a Guittone, che secondo lui è troppo legato alla realtà comunale. Inoltre afferma che gli stolti credono di più alle dicerie che alla verità e formano la loro opinione senza fare un giudizio critico.
Nel XI canto del Purgatorio incontra Oderisi da Gubbio, un pittore, e gli chiede “non sei tu l’onore di Gubbio e di quell’arte che è chiamata miniare?”. Oderisi gli risponde che le tele dipinte da Franco di Bologna sorridono di più e che l’onore spetta a lui. Afferma che non sarebbe stato gentile a causa del desiderio di primeggiare e che sta pagando il giusto castigo per la sua superbia e si è salvato perché si è rivolto a Dio.
Poi fa un paragone tra Cimabue e Giotto: il primo credeva di primeggiare nella pittura, ma la fama è di Giotto. E così, allo stesso modo, Guido Cavalcanti ha tolto la fama a Guido Guinizzelli, e forse è nato chi primeggerà su i due (autocelebrazione di Dante).
Infine paragona la fama a un soffio di vento: la gloria è meno duratura nella terra di quanto un battito di ciglia lo sia nel cielo delle stelle fisse.
La poesia d’amore e la donna angelicata

Con Dante la strada della passione amorosa verrà portata alle estreme conclusioni: l’amore passione, quello per la donna, verrà soppresso, e resterà solo l’amore virtù, che è l’amore per Dio.
La poesia stilnovistica ha un carattere esclusivo ed elitario: i poeti non hanno una base sociale in cui riconoscersi, a differenza dei provenzali, dei siciliani (la cui base sociale era la corte) e dei guittoniani (il comune), e quindi si rivolgono principalmente a chi ha sensibilità d’animo e, siccome agli occhi dei poeti il popolo è villano, il loro pubblico è costituito dai poeti stessi.
Nella poesia stilnovistica la donna ricopre il posto centrale e fondamentale.
La donna è irraggiungibile ed evanescente (non si sanno le sue caratteristiche), e l’incontro con essa avviene nei luoghi pubblici come la piazza o le vie, quando le è consentito uscire, cioè in occasione delle feste.
Il saluto è fondamentale per la nascita dell’amore e nobilita tutti coloro che lo possono vedere. Inoltre il saluto è fonte di salvezza; con questo, però, la donna entra in conflitto con Dio, che è la visione tradizionale della salvezza.
Nella poesia stilnovistica è presente la dottrina degli spiriti, che spiega l’innamoramento ed era ritenuta una teoria scientifica.
Secondo questa dottrina, gli spiriti sono i responsabili dell’innamoramento e dell’alimentazione dell’amore, sono sostanze aeree, incorporee e mobili e seguono l’amata anche quando l’innamorato non la può vedere, il che alimenta l’amore.
Nel dolce stilnovo non c’è mai contatto fisico tra uomo e donna, mentre nella poesia provenzale c’erano dei riferimenti all’atto.
L’amore è la tensione alla donna, ma non conduce mai a lei.
La donna viene angelicata, diventa la donna – angelo.
La donna suscita nobiltà, generosità, raffinatezza e gentilezza: questo è un’enfasi del fin’amor provenzale.
La poesia stilnovistica presenta un importante nesso tra l’amore e la poesia: non c’è poesia se non c’è amore e la poesia non può trattare d’altro che d’amore.
Nel far poesia ci vuole “altezza d’ingegno” (Inferno, X, verso 57), cioè ci vogliono competenza linguistica e retorica.

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