La chimera

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:12.02.2007
Numero di pagine:4
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Testo

Scheda libro: “La chimera”
autore:Sebastiano Vassalli
genere:romanzo storico
intreccio: Fabula ed intreccio si sviluppano quasi parallelamente; a volte però l’autore anticipa ciò che deve accadere, oppure racconta la storia passata della bassa tornando indietro di molti anni.
voce narrante:il narratore è onnisciente ed esterno alla vicenda.
spazio:Zardino, la bassa, Novara(il convento, il tribunale e la prigione)
tempo: L’azione comprende un arco di tempo di vent’anni (1590-1610 d.C.), mentre la narrazione è molto più breve. Il romanzo descrive però più minuziosamente gli ultimi due anni della vita di Antonia. Inoltre ci sono molti riassunti anche di intere stagioni.
personaggi: Antonia, la protagonista; i coniugi Nidasio; le comari; il Vescovo Bascapè; don Teresio; don Michele; l’inquisitore Manini; il boia Bernardo Sasso; Biagio lo scemo; Gasparo, il camminante. Tutti i personaggi, compresa la protagonista, sono però in secondo piano rispetto alla vicenda, che non è particolarmente romanzata: in tal modo l’autore riesce a creare un quadro della situazione nel ‘600.
temi: le condizioni di vita nel ‘600, la corruzione e le attività della Chiesa che opprimeva i fedeli e le condanne ingiuste che molte volte venivano emesse.
stile: La sintassi è articolata: ci sono periodi molto lunghi. Il lessico è molto vario: si trovano espressioni dialettali e tracce di documenti in latino o in volgare.
riassunto: Antonia, orfanella abbandonata nei pressi del convento di S. Michele a Novara, crebbe tra le suore, le loro numerose funzioni religiose, la rigida disciplina del convento e la dottrina cattolica. Come tutte le "esposte" (abbandonate) del convento, era destinata ad essere "adottata" da un visitatore qualsiasi; all’età di dieci anni, Antonia venne infatti presa in custodia dai due coniugi Nidasio, provenienti dalla "bassa" novarese, e precisamente da Zardino. Il suo arrivo al paese fu fonte di voci e pettegolezzi delle comari, che si scandalizzarono per la diversità della bambina e per la sua inutilità nella campagna. In realtà Antonia crebbe molto bella ed intelligente, suscitando l’invidia di buona parte del paese. Nel frattempo la città di Novara era segnata da avvenimenti importanti: tra questi spicca l’arrivo del nuovo vescovo: Carlo Bascapè, uomo dai grandi ideali, che si inimicò il papa e venne confinato a Novara; nella sua nuova diocesi cambiò radicalmente la vita dei fedeli, costringendoli ad una fede più sincera, meno scaramantica ed esteriore. Inoltre fece sostituire i molti preti e parroci corrotti (o quistoni), che si occupavano di usura, attività illecite, medicina e allevamento di animali ma trascurando le funzioni religiose. Le sue riforme raggiunsero anche Zardino: il vecchio parroco Don Michele venne infatti sostituito dal giovane ambizioso Don Teresio, che tra i bisbigli di disapprovazione degli abitanti aumentò le cerimonie e le offerte in denaro. Antonia venne presto cacciata dall’ambiente della chiesa per aver ballato con un soldato luterano. Da quel momento tenne spesso in pubblico discorsi sull’inutilità dei preti e delle loro favole su paradiso ed inferno, atte solo a "spillare quattrini alla povera gente". Inoltre rifiutò proposte di matrimonio di nobili ricchi, ricoprendosi dell’accusa di "superbia" da parte del paese. Quest’accusa venne resa più forte quando Antonia venne ritratta da un pittore nelle vesti della Madonna del Soccorso. All’età di diciannove anni la ragazza si innamorò di un "camminante" (anarchico vagabondo della bassa) di nome Gasparo. Egli riuniva squadre di "risaroli" (miseri lavoratori delle piantagioni di riso) da portare a Zardino. I due si incontravano di notte di nascosto nei pressi del "dosso dell’albera" (collina con un castagno dove si pensava che le streghe si incontrassero col diavolo), e lui la ingannava con grandi promesse. Antonia venne sorpresa più volte dai "Fratelli Cristiani" (uomini adibiti a sorvegliare Zardino durante la notte e che impedivano la fughe dei risaroli), che la riportavano a casa con la forza. Tutti questi comportamenti misteriosi della giovane alimentarono le voci che ella fosse una strega e che di notte partecipasse ai "sabba"(incontri col diavolo). Antonia si vide così dapprima evitata dalla gente, poi isolata, poi ancora offesa. Infine Don Teresio la denunciò al Tribunale ecclesiastico di Novara, presieduto dall’inquisitore Manini che si interessò con grande fervore al caso per ridare l’indipendenza e l’importanza perduta al Tribunale, approfittando dell’assenza di Bascapè che si era recato a Roma per la santificazione del suo maestro. Vennero interrogati molti testimoni, che confermano la colpevolezza della "strega"; gli unici a raccontare la storia d’amore tra Antonia e il camminante furono l’amica Teresina, i genitori adottivi e il camparo Pietro Maffiolo. Questa storia, giudicata troppo semplice ed evidente, venne però scartata. L’imputata venne così arrestata e torturata brutalmente perché confessasse le sue colpe: stremata dal dolore finì con l’affermare che di notte si incontrava con qualcuno che poteva anche essere un diavolo; Antonia venne quindi imprigionata nello scantinato del Tribunale infestato dai topi, poi rinchiusa in una torre dove ritrovò un’esposta che aveva conosciuto da bambina e dedita alla prostituzione. Infine, dopo aver bevuto un liquido datogli dal boia che serviva a stordirla e a farle percepire di meno il dolore, venne bruciata viva sopra al dosso dell’albera con il legno proveniente dall’albera stessa.

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