L'età postunitaria

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Testo

L’ETA’ POSTUNITARIA.

Dopo l’unificazione,l’Italia divenne una monarchia costituzionale regolata dallo Statuto Albertino. Il nuovo Stato venutosi a creare era accentratore e a tutto il territorio venne estesa la legislazione sabauda. Pochi avevano il diritto di voto. L’Italia era un Paese molto arretrato poiché ostile ad un processo d’industrializzazione. La Destra liberale curava gli interessi della borghesia agraria privilegiandola : bassi dazi doganali per l’esportazione di prodotti agricoli e per favorirne l’importazione. Nonostante fosse assente la mentalità imprenditoriale, era assai viva quella agricola, malgrado fosse presente anche in essa l’arretratezza. Con la Sinistra al potere si fanno gli interessi anche dei piccoli imprenditori industriali, e i prezzi dei dazi doganali salgono fortemente. Proprio da qui nasce l’impulso verso l’industrializzazione, partendo dall’industria siderurgica. Con l’avvio dell’industrializzazione, l’agricoltura entra in crisi e spinge la modernizzazione e la concentrazione capitalistica nelle campagne. Questo crea un ulteriore impoverimento del Mezzogiorno, che è costretto ad acquistare dal Nord a prezzi troppo alti. L’Italia resta uno Stato agricolo sino all’età giolittiana, e la classe dirigente è formata da possedenti agrari. Per sanare il deficit di bilancio lo Stato impone alle classi bassi, delle imposte indirette.
Gli scrittori di fronte alla modernizzazione economica e sociale assumevano diversi atteggiamenti,e uno di questi appartiene al Positivismo. I presupposti del Positivismo sono le scoperte scientifiche che si verificano in questo periodo la diffusione dell’istruzione. Lo scienziato è la figura mitica del Positivismo, poiché è visto come “maestro del sapere”, il metodo della scienza è l’unico ad essere valido, ed è estendibile a tutti i campi.
In campo politico, è il liberalismo seppur con orientamento fortemente laicizzante,l’ideologia predominante. Verso il 1870 si diffonde un’ideologia di tipo anarchico, che viene superata con lo sviluppo del socialismo.
Con l’unificazione il mercato dell’editoria assume dimensione nazionali e ciò favorisce la nascita dell’industria editoriale.
Nell’Italia postunitaria nasce l’obbligo dell’istruzione elementare, e ciò segno un forte progresso, diminuendo il tasso d analfabetismo nel Paese. Coloro che raggiungevano alla Laurea formavano la classe dirigente.
Alla fine del periodo Risorgimentale, cambia il comportamento degli intellettuali e nasce un confitto con la società. Il letterato che diviene produttore di merce del mercato, deve affrontare la concorrenza per raggiungere il successo ma si rende conto che è un mondo duro e spietato, quindi vi è una distinzione : vi sono letterati che si ritirano, altri invece che accettano. La maggior parte degli scrittori deve affiancare un altro lavoro a quello, di scrivere, a causa dell’arretratezza del territorio nazionale. Nasce poi la figura dell’intellettuale specialista soprattutto in campo scientifico,e tende a scomparire la figura dell’intellettuale eclettico.
Alto era il tasso dell’analfabetismo, e la lingua che si parlava non era quella nazionale, ma sopravvissero i dialetti, anche se un unificazione linguistica era necessaria. La diffusione dell’italiano fu un processo graduale, lento e difficile. Nonostante questo i dialetti rimasero e ci fu quindi una sorta di bilinguismo: nelle situazioni formali era l’italiano la lingua parlata, ma in quelle informali era il dialetto. Nella lingua letteraria si diffonde un modello di prosa molto agile e rapido, di più immediata comunicazione. Per la poesia si punta al recupero di una ricercatezza classica, ma in alcuni casi alla semplicità e all’umiltà seppur apparente.

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