L'Agnese va a morire

Materie:Tesina
Categoria:Italiano
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Data:20.08.2007
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Testo

SCHEDA DEL LIBRO
AUTRICE: Renata Viganò
Notizie sull’autrice: Renata Viganò (Bologna 1900-1976), giornalista, narratrice e poetessa italiana. Collaboratrice di numerose riviste e quotidiani come Il ponte, Rinascita, l’Unità. Esordisce precocemente con le poesie di Ginestra in fiore (1912) e Piccola fiamma (1215); più avanti pubblica il racconto Il lume spento (1933). Scrive uno dei romanzi più belli sulla Resistenza italiana: L’Agnese va a morire (1949). Tra le sue altre opere narrative Arriva la cicogna (1954); tra i saggi Mondine (1952), Donne della Resistenza (1955), Matrimonio in brigata (1976).

Data 1° edizione: 1949 Genere Letterario: romanzo
CONTENUTO: Agnese è una lavandaia di mezz’età che si è sempre presa cura del suo malato marito, Palita. Gente umile ma generosa, ospitano per una notte un soldato disertore, in marcia verso casa. Una spiata fa giungere, il giorno seguente, i tedeschi che caricano Palita su un camion, destinazione: campo di lavoro in Germania. Palita morirà nel viaggio e questo segnerà una svolta nella vita della donna. Gli amici del marito cominciano a frequentare la casa di Agnese, sono uomini che lavorano per la Resistenza italiana e lei stessa comincerà a dare il suo contributo alla causa. Nel frattempo i vicini dell’Agnese hanno stretto rapporti confidenziali con dei tedeschi che frequentano la casa. Una sera, quasi per gioco, le ammazzano a mitragliate la sua gatta nera, uno degli ultimi ricordi del defunto marito. Rimane sconvolta, tanto da uccide un tedesco addormentato in casa sua ed è costretta a fuggire, rifugiandosi dai partigiani e cominciando a prendendosi cura di loro. La sua casa viene data alle fiamme e i suoi vicini brutalmente uccisi da quelli che pochi minuti prima erano gli “amici” tedeschi.
Varie volte Agnese dovrà cambiare abitazione seguendo gli spostamenti dei suoi partigiani, sempre in movimento nella lotta contro i nazi-fascisti. Dapprima si trova a vivere in delle capanne fatte di canne in un luogo perfetto per i partigiani, infatti il canneto li nasconde bene. Agnese fa da mamma a questi partigiani, cucina per loro, aspetta che arrivino dalle missioni. Ma l’ombra dei tedeschi arriva fino a loro, sono perciò costretti a cercare un altro posto. Nello spostamento la donna viene presa e rischia di essere fucilata, ma il suo aspetto pacifico e severo la salva, spesso, anche solo dai controlli dei tedeschi, che non sospettano affatto la sua vera forza. Trovano una sistemazione migliore: i partigiani in una cascina abbandonata e isolata, l’Agnese in una comoda casa con altri compagni. Ben presto la situazione peggiora: la bella casa viene distrutta da un bombardamento e, causa dei tedeschi che fan saltare le dighe per fermare l’avanzata anglo-americana, la cascina dei partigiani viene sommersa per metà, rimanendo in parte agibile nel e raggiungibile solo con le barche. L’Agnese va a stare prima in una baracca e poi in una casa ad abitare con il Comandante e un altro partigiano sotto copertura, mentre gli altri uomini rimangono nella parte emersa della cascina: una prigione d’acqua che nuocerà alla salute fisica e soprattutto mentale dei suoi abitanti, uno di loro si toglierà la vita. La donna deve affrontare molte prove, soffre spesso per la vecchiaia e per i suoi ragazzi oltre alle difficoltà che il tempo meteorologico porta.
I partigiani soffrono nella cascina, così il Comandante di brigata decide di fare un tentativo per passare la frontiera, unendosi alle forze alleate. Ma il tentativo si conclude tragicamente: la “guida” perde la strada e poi la vita, i ragazzi tentano ugualmente di passare, ma cadono in un’imboscata tedesca, solo tre riescono a raggiungere gli alleati, quattro fuggono e si rifugiano dall’Agnese, gli atri muoiono sotto i colpi nazisti. La donna nasconde i fuggiaschi bene, ma a casa sua, un posto pericoloso attorniato da tedeschi. Verrà rimproverata dal Comandante.
Avviene l’ultimo spostamento per l’Agnese, va a stare a casa di un altro compagno sempre per aiutare la Resistenza facendo la staffetta per trasportare materiale vario. Un giorno come tanti viene incaricata di portare una notizia ad una persona, ma incappa in un rastrellamento per il furto di un camion tedesco. La donna viene portata con altra gente a lei sconosciuta in una stalla. Qui ha modo di sentire vari discorsi e capire l’ignoranza della gente che non comprende la sofferenza dei partigiani, ma soprattutto l’utilità delle loro azioni, definendoli semplicemente ribelli. Il camion viene ritrovato e i rastrellati liberati. Al momento del rilascio, l’Agnese, viene riconosciuta per l’omicidio del tedesco e ammazzata brutalmente.
L’Agnese, all’inizio del libro, è un’umile lavandaia che si prende cura del marito. È una donna semplice e ignorante, non abituata a pensare. Il marito Palita, sebbene fosse malato, si occupa di politica. La morte di costui segna la svolta per una nuova vita: comincia anche lei a far parte della Resistenza grazie agli amici di Palita. L’impiego delle donne nella resistenza costituisce un punto di forza e di continuità, infatti i tedeschi le credono innocue e si dimostrarono meno attenti nel perquisirle. L’Agnese è l’esempio calzante, con il suo aspetto di donna semplice, robusta, avanti con l’età, dai lineamenti severi e pacifici non attira su di se l’attenzione. La protagonista attua un forte cambiamento: da ingenua lavandaia diventa l’organizzatrice dei movimenti clandestini per la Resistenza. Diventa una donna coraggiosa, non ha paura di morire perché non ha nulla da perdere, la sua preoccupazione è per i compagni, non vuole che finiscano nei guai per lei e combatte per il loro futuro, un futuro di libertà.
Sarà lei a prendersi cura dei partigiani quasi come una madre, una sorella, facendo ciò che può, come preparare il pranzo o rattoppare le calze; sarà ancora lei, inizialmente, a ospitare in casa propria le riunioni di preparazione per le missioni e diventando la staffetta per il trasporto di materiale esplosivo o importanti notizie. Ancora lei riuscirà a nascondere i quattro superstiti del tentativo di passare la frontiera, nascondendoli e salvandoli da un rastrellamento tedesco, se pur con molta fortuna. Perderà poi la vita proprio quando meno se l’aspetta, in un modo cruento e barbaro.
L’Agnese cambia, ma sembra sempre subordinata sotto gli ordini di qualche uomo.
Non ha paura per se stessa ma non vuole creare problemi ai partigiani e ai compagni. Nonostante questa forza di coraggio cerca sempre il consenso dagli uomini e trae forza dal marito morto che la rassicura visitandola nei suoi sogni. L’Agnese svolge azioni importanti per la Resistenza ma non è una mente totalmente autonoma, solo quando nasconde i quattro fuggiaschi è lei che prende l’iniziativa. La soluzione che trova è però rischiosa sia per lei che per i quattro partigiani e verrà, infatti, rimproverata duramente dal Comandante di brigata, un uomo.
L’Agnese non è una donna che ha compreso la sua vera forza, è ancora molto legata alle decisioni maschili e dipendente dal loro giudizio; non è pienamente cosciente del grande aiuto che dà, vorrebbe far meglio, non si sente all’altezza ma solo lentamente comincerà a comprendere il mondo che la circonda. Questa è la protagonista del libro che, sebbene scritto da una donna, riserva molta attenzione alle azioni maschili più che a quelle femminili, non altrettanto eroiche ma molto più importanti.
Le donne nella Resistenza hanno avuto un ruolo decisivo, ma taciuto per anni nonostante molti sono coloro che affermano che la Resistenza stessa non avrebbe avuto luogo senza il prezioso aiuto delle partigiane.
Solo alla fine del libro l’Agnese mostra un comportamento ardito per difendere l’immagine dei partigiani che vengono visti come delinquenti, come ribelli, agli occhi ottusi e ignoranti di chi non capisce l’importanza di lottare per la libertà. La sua ira si scatena contro una donna e verrà domata da un uomo, un compagno mai visto, al quale è comunque legata. Nuovamente l’Agnese si dimostra imprudente e nuovamente un uomo la riporta sulla retta via.

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