Italo Svevo

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Categoria:Italiano

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Testo

ITALO SVEVO

Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz ,nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una famiglia ebraica della borghesia mercantile. Allo scopo di proseguire l’attività commerciale del padre, Svevo studiò prima ala collegio di Segniz in Baveria e quindi all’ Istituto Superiore Commerciale di Trieste,nonostante avesse già manifestato il suo interesse per la letteratura. Per diciotto anni fece l’impiegato di banca,trascorrendo i momenti liberi nella biblioteca cittadina: questo periodo della propria esistenza venne in parte descritto da Svevo nel primo romanzo,Una vita (1892),in cui Alfonso Nitti è un impiegato di banca.
Il romanzo Una vita passò quasi completamente inosservato e la stessa sorte accompagnò l’uscita di Senilità,secondo romanzo apparso a puntate sul triestino .
Nel 1896,intanto,Svevo si era sposato con Livia Veneziani e, lasciato l’impiego in banca, nel 1889 entrò come dirigente nella ditta del suocero che commerciava vernici sottomarine.Nel mondo borghese degli affari aveva valore solo ciò che rendeva da un punto di vista economico,mentre la letteratura era vista come una cosa inutile e improduttiva.
Dopo l’uscita di Senilità,svevo non pubblicherà più niente per venticinque anni,fino al 1923,anno del suo terzo romanzo ,La Coscienza di Zeno.
I venticinque anni che separano la pubblicazione della Coscienza da quella di Senilità vengono generalmente definiti come >.Questa definizione non deve però far dimenticare l’importanza di questo lungo arco di tempo. Svevo infatti,pur non pubblicando niente,continuò a scrivere: componeva racconti,commedie,favole,saggi che generalmente rimanevano nei suoi cassetti. Annotava anche appunti e pagine di diario che dimostrano la volontà di indagare attraverso la scrittura la propria interiorità. Nei primi anni del Novecento,avvennero poi due incontri che si sarebbero rivelati fondamentali per l’autore della Coscienza di Zeno: quello con Joyce e quello con le opere di Freud e con la psicoanalisi.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale la fabbrica dei Veneziani venne chiusa: in un periodo di quiete e di libertà dagli affari imprenditoriali Svevo cominciò a scrivere la Coscienza, che venne pubblicata nel 1923. Poco dopo ,grazie soprattutto a Joyce, che fece conoscere i romanzi del triestino a due critici francesi , e a Montale, che nel 1925 pubblicò il suo Omaggio a Italo Svevo,lo scrittore incominciò a uscire dall’ombra che lo aveva circondato per anni. Sollecitato dai primi significativi riconoscimenti,Svevo negli ultimi anni della sua vita lavorò con intensità scrisse racconti e commedie e progettò un quarto romanzo ,il vegliardo o il secchione ,che si proponeva di essere la continuazione della Coscienza e che rimase incompiuto.
In seguito a un incidente automobilistico, Svevo morì all’ospedale di Motta di Livenza (Treviso) l’11 settembre del 1928.

TEMI SVEVIANI : inettitudine,malattia,vecchiaia

INETTITUDINE

L’elemento fondamentale che caratterizza sia Una vita sia Senilità e La coscienza di Zeno riguarda il carattere dei protagonisti dei romanzi di Svevo.L’impiegato di banca Alfonso Nitti protagonista di Una Vita , il giovane Emilio Brentani che si sente vecchio prima del tempo in Senilità e Zeno Cosini nella Coscienza appartengono alla stessa famiglia degli “inetti”.
Sono uomini incapaci di inserirsi nella realtà circostante,impacciati nei rapporti con gli altri,tagliati fuori dalla vita e troppo deboli per poter lottare con successo contro i propri simili; sono degli antieroi,privi di grandi ideali in cui credere e ai quali dedicare la propria esistenza.
E’ significativo ,da questo punto di vista, che svevo sottolinei maggiormente l’inettitudine dei suoi personaggi ponendo di fronte a loro degli antagonisti,degli uomini che appaiono l’opposto rispetto a loro.
D’altra parte i tre protagonisti,pur appartenendo alla stessa famiglia di inetti,reagiscono in modo diverso di fronte alla loro incapacità di affrontare la vita:Alfonso finisce per uccidersi;Zeno pur sapendo che le vicende esistenziali non seguono il percorso desiderato,guarda la realtà circostante e la propria inettitudine con ironia e sorride di fronte alle numerose avversità della vita.Tra i due si colloca Emilio,che non si scontra più in modo drammatico con la realtà ( come Alfonso ),ma che non ha ancora imparato a sorridere alla propria inettitudine ( come Zeno )

IL TEMA DELLA MALATTIA E DELLA VECCHIAIA

Il graduale passaggio da romanzo legato alla realtà a romanzo di analisi permette anche di comprendere l’evoluzione di un tema centrale in tutta la narrativa di Svevo: quello della malattia. In Una vita la malattia corrisponde ad un malessere fisico; Emilio , in Senilità, si sente vecchio anche se ha trentacinque anni : la sua “vecchiaia” (variante del tema la malattia ) è tutta mentale e psicologica. Con Zeno, infine, coerentemente con i principi della psicoanalisi elaborati da freud, la malattia non è più fisica ma psicosomatica; il disagio dell’inetto si manifesta attraverso un malessere fisico.

LA COSCIENZA DI ZENO
Pubblicato nel ‘23, è molto diverso dai precedenti, nella composizione e nella struttura interna. Nei primi due c’è un narratore esterno, che focalizza la sua attenzione su un personaggio e di volta in volta assume il suo punto di vista.
Nella "Coscienza di Zeno" il narratore è il protagonista stesso (Romanzo interiore) che lascia fluire le sue emozioni e i suoi pensieri senza seguire un filo narrativo rigoroso, ma occupandosi del suo inconscio lasciato libero di emergere; è una tecnica nuova, usata in tutta la narrativa del "900 e comune a Joyce lo “stream of consciousness", il flusso di consapevolezza per cui l’attenzione non è più posta sull’intreccio degli eventi, ma sull’interiorità del personaggio. La struttura narrativa non rispetta le regole del romanzo dell’800, che ha una sua coerenza, ad esempio di carattere cronologico; qui infatti c’è una rottura di questa costante ottocentesca.
La struttura è aperta e la storia si svolge attraverso nuclei tematici, legati ai diversi momenti della vita dei protagonista, Zeno Cosini, ritenuti significativi (la morte dei padre, il vizio dei fumo, il rapporto con la moglie, quello con I"amante, la società commerciale che apre con il cognato Guido, e la sua rivalità con questo; ad ogni momento è dedicato un capitolo (struttura frantumata).
Dal romanzo si nota la forte influenza che Svevo aveva ricevuto dallo studio della Psicoanalisi; Svevo, infatti, fu l’unico grande romanziere del primo novecento italiano a ricevere e assimilare le correnti filosofiche provenienti dall’Europa centrale subendone il fascino; per questo Svevo è riconosciuto come il più "europeo" tra i grandi letterati italiani d'inizio secolo.
Nel romanzo, Svevo, parte proprio dalla psicanalisi di Freud, pensando però che ci sia una spaccatura: da una parte capisce la portata di queste nuove teorie, ma ritiene la
psicanalisi solo utile a definire delle categorie di personaggi letterari, non la ritiene una terapia utile.
Zeno Cosini, un maturo e agiato commerciante Triestino, ha scritto la storia della sua vita su consiglio dei dottor S. lo psicoanalista che lo ha in cura, ma a un certo punto ha interrotto la terapia; allora il dottor S., per vendetta, ha deciso di pubblicare i ricordi dei suo ex paziente. E" quanto il lettore apprende da una brevissima prefazione che si finge scritta dallo psicoanalista; il resto del romanzo è costituito dalla autobiografia di Zeno, divisa in capitoli che non seguono, come già detto, un preciso ordine cronologico, ma raccolgono momenti, fatti, situazioni della vita dei protagonista attorno ad alcuni temi fondamentali..
.A un breve preambolo, in cui compare una prima autopresentazione seguono: "il fumo", incentrato sugli innumerevole e vani tentativi di Zeno di smettere di fumare; "La morte di mio padre" dove Zeno, partendo dal dolore per la morte del genitore , ripercorre il suo ambivalente rapporto con lui; "la storia dei mio matrimonio" dedicata agli strani percorsi attraverso i quali, Zeno, invece di sposare la ragazza che ama, ne sposa la sorella brutta e strabica, approdando insperatamente a un matrimonio felice; "la moglie e l’amante", in cui Zeno tradisce la moglie pur continuando ad amarla; "storia di un’ associazione commerciale," dove si narrano le numerose avventure commerciali di Zeno. L'ultimo capitolo, "la psicoanalisi", si finge scritto un anno dopo, durante la guerra. Grazie a spregiudicate speculazioni finanziarie Zeno ha riportato diversi successi, si sente pienamente guarito e ripudia la psicoanalisi.
Dall’ultimo capitolo in particolare emerge il pensiero di Svevo che non riteneva la psicoanalisi un valido metodo dì cura dalle nevrosi, ma ne subisce comunque il grande fascino. La visione pessimistica che emergeva sia da "Una vita" che da "Senilità" viene ripresa nell’ultimo capitolo dei romanzo e viene enunciata dallo stesso Zeno Cosini in questo modo: "la malattia è una condizione comune a tutti gli uomini; forse il cosmo recupererà la salute quando un uomo un po’ più ammalato degli altri, con un esplosivo incomparabile, farà esplodere la terra, che ritornerà alla forma di nebulosa, errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie".
LE IDEE E LE TEMATICHE

L’originalità dell’arte di Svevo, che pure affonda le sue radici nel Realismo di fine Ottocento, consiste nel dare un rilievo maggiore allo studio dei personaggi piuttosto che alla descrizione oggettiva di fatti e di ambienti. La sua opera risente della dimestichezza dello scrittore con la filosofia di Nietzsche e soprattutto con le opere e le teorie di Freud.
I personaggi sveviani si dibattono in un continuo travaglio interiore che l’autore cerca di portare a galla attraverso una accurata indagine psicologica. Essi sono infelici e inetti, incapaci di affrontare la realtà che li circonda, ma pronti a scovare mille pretesti per giustificare i loro comportamenti. Svevo studia i contraddittori moti della coscienza individuale, ma con benevolenza, amaramente consapevole che essi sono il riflesso diretto della crisi di certezze che è propria di tutta la società.
Una società, quella dei suoi romanzi, formata di ceti piccolo borghesi e popolari, che evoca per lo più la Trieste impiegatizia e commerciale o plebea. Anche la lingua di Svevo è singolare perché intessuta su diverse stratificazioni linguistiche (la lingua italiana, quella tedesca, il dialetto triestino), e può essere considerata poco “letteraria”, ma risponde bene all’intimità delle riflessioni dei personaggi, oltre che al tono dimesso della loro stessa natura. Anche in questo, Svevo rompe la tradizione di dualismo fra lingua parlata e lingua scritta, additando una forma narrativa di maggiore disinvoltura al romanzo moderno. Mentre Svevo, svolgeva in pieno la sua attività letteraria, ci fu un avvenimento che segnò la storia del mondo.

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