italiano a livello ortografico e grammaticale

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Testo

LIVELLO ORTOGRAFICO E GRAMMATICALE.
È opportuno rivedere alcuni dubbi ortografici e grammaticali.
1. Apostrofo e accento
Richiedono l’apostrofo (’) e non l’accento le seguenti parole (si tratta di parole che subiscono troncamento):
• po’ < poco (un po’)
• ca’ < casa (nei toponimi, ad es. Ca’ Foscari a Venezia)
• mo’ < modo (a mo’ d’esempio ecc.)
• da’ < dai! (imperativo di dare)
• di’ < dici! (imperativo di dire)
• fa’ < fai! (imperativo di fare)
• sta’ < stai! (imperativo di stare)
• va’ < vai! (imperativo di andare)
Richiede invece l’accento:
piè < piede
in uso per lo più nell’espressione nota a piè di pagina (espressione scorretta è invece nota a piè pagina).
Riguardo all’ACCENTO, esso è obbligatorio nelle parole tronche almeno bisillabe, ad es. civiltà, città, ragù, cantò ecc. Non è necessario invece segnare la sillaba tonica nelle parole piane, sdrucciole o bisdrucciole.
Un discorso a parte va fatto per i monosillabi, ad. es. ma, no, te, me, vi, ecc. Qui l’accento grafico non serve a dirimere dubbi di pronuncia, perché l’accento tonico non può cadere che su quell’unica sillaba.
L’accento serve invece come elemento di distinzione fra parole che hanno lo stesso suono. Avviene con le seguenti coppie:
• è (verbo) | e (congiunzione)
• tè (sostantivo) | te (pronome)
• sé (pronome) | se (congiunzione)
• dà (III sing. pres. di dare) | da (prep. semplice)
• né (congiunzione) | ne (pronome)
• sì (avverbio) | si (pronome)
• là (avverbio) | la (art.)
• lì (avverbio) | li (pronome)
Si badi invece che do (I sing. pres. di dare) è SENZA ACCENTO:
Ti do un libro.
I seguenti monosillabi vanno scritti, come di norma, senza accento, ma nei composti vanno accentati:
Blu
ma rossoblù, gialloblù
Fa
ma contraffà
Sta / Sto
ma sottostà, sottostò
Re
ma viceré
Su
ma quassù
Tre
ma trentatré, ventitré
Va
ma rivà
Il pronome riflessivo sé seguito da stesso e medesimo va scritto con l’accento (sé stesso, sé medesimo); la vecchia convenzione ortografica che prevedeva in questo caso la perdita dell’accento (se stesso, se medesimo) è ormai ritenuta un’inutile complicazione (ma è comunque sempre tollerata).
Esistono due tipi di accento:
` = GRAVE (suono aperto)
-à, -è, -ì, -ò, -ù

città, finì, cantò, più
´ = ACUTO (suono chiuso)
é
L’attenzione va posta all’accentazione della e; infatti le altre vocali hanno sempre l’accento grave: -à (città), -ì (finì), -ò (cantò), -ù (più)
La e può avere accento grave o acuto.
Vuole l’accento grave (è):
• è (voce del verbo essere)
• cioè (ciò + è)
• tè (la bevanda)
• caffè
• ohimè
Vuole invece l’accento acuto (é)
• perché (
• affinché ( composti di che congiunzione
• benché (
• sé
• ventitré (composti con -tré)
• poté, dové, combatté (verbi al passato remoto)
Attenzione alla forma iniziale maiuscola. La forma corretta è:
È
Giorgio è un amico. È proprio simpatico
La forma scorretta (perché munita non di accento ma di apostrofo) è:
E'
Giorgio è un amico. E' proprio simpatico
2. Alcuni casi di plurale.
La regola dice:
- cia, -gia
preceduti da consonante danno -ce, -ge
spiagGIA > spiagGE
cacCIA > cacCE
salsicCIA > salsicCE
- cia, -gia
preceduti da vocale danno -cie, -gie
acaCIA > acaCIE
ingordiGIA > ingordiGIE
Però si accettano anche, eccezione alla norma, le forme ciliege e valige.
A proposito del gruppo cie/ce, vogliono “cie” le seguenti parole (derivate dal latino):
efficiente
sufficiente
insufficiente
deficiente
Mentre vogliono “ce”:
facente
confacente
soddisfacente
A proposito del gruppo scie/sce, vogliono “scie”:
scienza
scienziato
onnisciente
coscienza
incoscienza
cosciente
coscienzioso
Tutte le altre parole vanno scritte con “sce”, ad es. conoscenza, riconoscenza ecc.
Sempre sulla formazione dei plurali, per i nomi che terminano in -co, -go, la regola dice:
• Se si ha PAROLA PIANA
-chi, -ghi
palco > palchi
rogo > roghi
• Se si ha PAROLA SDRUCCIOLA
-ci, -gi
sindaco > sindaci
asparago > asparagi
Però esistono alcune eccezioni:
sarcofago ha il doppio plurale: sarcofagi, sarcofaghi
Come anche fondaco (fondaci, fondachi), manico (manici, manichi), parroco (parroci, parrochi).
Per le parole che terminano in –io, la regola dice:
• i tonica
plurale in -ii
leggio > leggii
cigolio > cigolii
• i atona
plurali in -i
specchio > specchi
Le parole che terminano in - ie fanno al plurale -i
moglie > mogli
superficie > superfici
Ci sono due eccezioni, in cui la parole rimana invariata:
serie > serie
La serie televisiva
Le serie televisive
specie > specie
La specie animale
Le specie animali
Attenzione ai cosiddetti plurali sovrabbondanti (due forme di plurale con due significati distinti, mentre il singolare ha entrambi i significati)
braccio >
bracci (di un oggetto: i bracci di una croce ecc.)
braccia (di un essere umano)
ciglio >
cigli (i margini, ad es. i cigli di una strada)
ciglia (di un essere umano)
budello >
budelli (vicoli, stradine)
budella (l’intestino)
cervello >
cervelli (soprattutto in senso figurato come “intelligenza”, “ingegno”: la fuga dei cervelli)
cervella (la materia grigia)
corno >
corni (strumenti musicali; ma anche “estremità” in certi ambiti figurati: i corni della questione, del problema ecc.)
corna (di un animale)
filo>
fili (d’erba, di ferro ecc.)
fila (in senso figurato, elementi portanti: le fila di un discorso, le fila della trama ecc.)
fondamento >
fondamenti (principi, basi in senso astratto: i fondamenti della costituzione)
fondamenta (di un edificio)
grido >
gridi (di un animale)
grida (dell’essere umano)
labbro >
labbri (margini: i labbri di un vaso, di una ferita ecc.)
labbra (dell’essere umano)
membro >
membri (elementi formanti un gruppo: i membri della società ecc.)
membra (del corpo umano)
muro >
muri (di un edificio)
mura (della città)
osso >
ossi (di animali)
ossa (del corpo umano)
Plurale dei NOMI COMPOSTI
Di solito vanno trattati come normali sostantivi, per cui è la desinenza finale a cambiare:
arcobaleno (nome+nome) > arcobaleni
bassorilievo (aggettivo+nome) > bassorilievi
girasole (verbo+nome) > girasoli
sordomuto (aggettivo+aggettivo) > sordomuti
belvedere (aggettivo+verbo) > belvedere (ma anche belvederi)
Però se la composizione è NOME + AGGETTIVO, si fa il plurale di entrambi i componenti:
la cassaforte > le casseforti
Se è VERBO + VERBO rimane invariato (il verbo non ha plurale):
il saliscendi > i saliscendi
Stesso discorso nella composizione AVVERBIO + VERBO:
il benestare > i benestare
Oppure VERBO + AVVERBIO (anche l’avverbio non ha plurale):
il buttafuori > i buttafuori
Nel caso di parole composte da CAPO + NOME, se capo significa "capo di", si fa il plurale solo di capo e il secondo elemento resta invariato:
capostazione > capistazione
caposquadra > capisquadra
capofila > capifila
Altrimenti si comporta come un normale sostantivo:
• capolavoro > capolavori
• capostipite > capostipiti
Si segnalano alcune eccezioni:
• caporedattore > capiredattori (capo- non significa “capo di” ma “maggiore”: redattore principale)
• caposaldo > capisaldi
Da segnalare anche:
capomacchinista> capomacchinisti
caporedattrice> caporedattrici
capotreno> capotreni / capitreno
Altri dubbi...
I composti con prefissi e prefissoidi latini e greci (extra-, super-, pre-, ante-, iper-, micro- ecc.) vanno scritti uniti:
è corretta, perciò, la forma “extracontrattuale”
è scorretto “extra-contrattuale”
così, ad es., “presalario” e non “pre-salario”; “superbollo” e non “super-bollo”.
Mentre con ex si hanno due possibilità:
o due parole staccate: ex sindaco, ex amministratore
o il trattino fra le due parole: ex-sindaco, ex-amministratore.
Mentre è scorretto unirli: exsindaco, examministratore.
3. Maschile/femminile
A volte il genere grammaticale non coincide col genere naturale; la concordanza, ovviamente, avviene col genere grammaticale:
• Il soprano è stato applaudito a lungo [indica una cantante donna, ma la concordanza è al maschile]
• Le reclute si sono allineate in cortile [indica persone di sesso maschile, ma la concordanza è al femminile]
• La sentinella è stata ferita [indica persona di sesso maschile, ma la concordanza è al femminile]
• La guardia era qui poco fa [indica persona di sesso maschile, ma la concordanza è al femminile]
Talora il maschile plurale indica delle categorie indipendenti dal sesso:
• I miei amici mi sono stati vicini [comprende amici e amiche]
• Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge [comprende uomini e donne]
Il maschile si può usare anche per categorie comprendenti entrambi i sessi:
• Il cane è il migliore amico dell'uomo
• Il bambino nei primi mesi di vita si nutre di latte
Il problema si pone per i nomi di professioni, cariche, titoli, mestieri fino a pochi decenni fa svolti quasi esclusivamente da uomini, come:
senatore
direttore
deputato
prefetto
giudice
notaio
In casi del genere vi sono varie soluzioni.
a) Vengono trattati come femminili
• senatrice, direttrice (sul modello di pittore > pittrice)
• deputatessa, prefettessa, giudicessa (sul modello di professore > professoressa)
• notaia (sul modello di lattaio > lattaia)
b) Art. femm. + titolo invariato
• la deputato Paola Rossi
• la giudice Paola Rossi
• la notaio Paola Rossi
c) Titolo invariato + donna
• il giudice donna
Ma qual è la formula più conveniente?
Per iniziare alcuni consigli:
• Quando ci si rivolge a una collettività, usare nomi "non marcati".
E quindi PERSONE e non UOMINI
LAVORATORI E LAVORATRICI anziché solo LAVORATORI
LETTORI E LETTRICI anziché solo LETTORI
• Si ricorra al corrispondente femminile quando è di uso comune:
la deputata
la giornalista
la senatrice
la direttrice
È comunque da EVITARE LA FORMA IN –ESSA, percepita come dispregiativa o sarcastica.
Se la forma femminile non è di uso comune, si adotti il masch.:
il ministro Paola Rossi
il presidente Paola Rossi
il prefetto Paola Rossi
il giudice Paola Rossi
il medico Paola Rossi
l'avvocato Paola Rossi
Chiaramente tali espressioni vanno concordate al masch.:
il ministro Paola Rossi è stato operato
Egregio Sig. Ministro Paola Rossi
L’importante è l'uniformità. Quindi una soluzione come la seguente:
Do ora la parola al nostro sindaco Paola Rossi
[...]
Ringrazio a nome di tutti la sindaca per il suo intervento
è errata perché si passa dall’uso maschile della prima frase all’uso femminile dell’ultimo periodo. Perciò: se si decide di usare la forma maschile, la si deve usare per tutto il corso del testo; viceversa, se si opta per la forma femminile, va utilizzata per tutto il testo.
Da evitare il cosiddetto uso non simmetrico (per cui si caratterizza solo il femminile):
• la signora Rossi e Bianchi
• Bianchi e la Rossi
Corrette le forme seguenti:
• la signora Rossi e il signor Bianchi
• Rossi e Bianchi
• la Rossi e il Bianchi
4. Posizione dell'aggettivo
Si vedano i due esempi:
1. Abbiamo un bravo professore
2. Abbiamo un professore bravo
In 1. l’aggettivo indica una qualifica consueta, risaputa, quasi ovvia; infatti l’aggettivo quando precede il sostantivo ha valore attributivo.
In 2. l’aggettivo sottolinea, evidenzia, specifica la qualità: l’aggettivo posposto ha maggiore incisività, di solito ha una funzione di restrizione o specificazione.
Quindi, riassumendo:
• Preposti gli agg. qualificativi
lunghe attese, ottimi voti
• Posposti gli agg. che restringono/specificano l'insieme indicato dal nome
lingua italiana, teatro inglese
Tali valori risultano chiari nei seguenti esempi, dove l’aggettivo, a seconda della posizione, assume diverso significato:
Un vecchio amico [di lunga data] / Un amico vecchio [anziano]
Un'unica maestra [la sola che c’è] / Una maestra unica [speciale, eccezionale]
Una semplice domanda [una sola] / una domanda semplice [elementare]
5. Numeri
Quando scrivere il numerale in cifra e quando in numero?
Per i cardinali la norma generale dice:
• in lettera se è in un testo letterario o in un’espressione proverbiale:
• Eravamo quattro gatti
• i dodici apostoli
• i miei venticinque lettori
• Cento colpi di spazzola
• in cifre se rappresenta dati matematici o tecnici:
• Ho speso 1000 euro
• Sulla terra ci sono 6 miliardi di abitanti
• Il 56% dei dipendenti
• il Boeing 747
• la Fiat 600
Attenzione alle forme corrette!
☺ Ventuno/trentuno/ventotto/centouno ecc.
☹ Vent'uno/trent'uno/vent'otto/cent'uno ecc.
I numerali cardinali composti vanno scritti sempre uniti
ottantaquattro
centodieci
duecentoventi
milleduecento
tremila
tremiladuecentocinquanta
Riguardo gli ordinali la norma generale dice:
• in lettera i numeri fino a 10:
sono arrivato quinto
• in cifra (con il circoletto alto ° / a) i numeri superiori a 10:
sono arrivato 15°
sono arrivata 15a
Si usa la forma romana per indicare re, regine, papi: Carlo V. Il numero romano va scritto maiuscolo e non minuscolo:
☺Benedetto XVI
☹Benedetto xvi
Le date vanno scritte sempre in cifra:
sono nato nel 1973
il 1450 è stato un anno fondamentale
il mio compleanno è il 12 maggio
Invece il secolo pieno si scrive preferibilmente in lettera:
Il Quattrocento è stato un grande secolo
Soluzioni alternative sono:
Il quindicesimo secolo è stato un grande secolo
Il XV secolo è stato un grande secolo
Si sconsiglia la seguente forma (ordinale in cifre):
Dante visse a cavallo fra il 13° e il 14° secolo
Assolutamente scorretta una forma come
Il XX° secolo
perché il numero romano non richiede il circoletto dell’ordinale in cifre.
6. Accordi soggetto+verbo
Un sostantivo singolare che indica collettività (decina, dozzina ecc.) va concordato al singolare, secondo la norma grammaticale.
Quindi è sbagliata la frase (dove la concordanza avviene “a senso”):
• Un milione di uomini sono stati ammazzati.
Da correggere così (essendo il soggetto “un milione” e non “uomini”):
• Un milione di uomini è stato ammazzato.
• È stato ammazzato un milione di uomini.
Ecco altri esempi. È scorretta la seguente frase:
• Sono passati una decina di giorni.
Da correggere così:
• È passata una decina di giorni.
• Sono passati circa dieci giorni.
Scorretto il seguente periodo:
• Una dozzina di persone sono state ricoverate.
Da correggere così:
• Una dozzina di persone è stata ricoverata.
Si tratta di errori piuttosto frequenti; il seguente esempio è tratto da un manuale di bibliografia (!):
Questo tipo di schede sono destinate a uso strettamente personale.
La frase corretta sarà:
Questo tipo di schede è destinato a uso strettamente personale.
Oppure, se si vuole mantenere come soggetto “schede”, si può impostare la frase così:
Queste schede sono destinate a uso strettamente personale.
Un altro caso di concordanza “a senso” riguarda il genere (maschile-femminile). La frase seguente è scorretta:
• Il 30% della produzione è stata distrutta.
Essa è scorretta perché il soggetto è il “30%” di genere maschile. Quindi saranno corretti i seguenti periodi:
• Il 30% della produzione è stato distrutto.
• La produzione è stata distrutta per il 30%.

Attenzione anche alle concordanze tra persona e verbo. La frase che segue è scorretta perché il soggetto di I pers. sing. è concordato alla III sing.
Io sottoscritta Paola Rossi chiede di essere presa in considerazione per un'eventuale assunzione.
Discorso analogo per il seguente passo:
La sottoscritta Paola Rossi chiede di essere ammessa al colloquio. [...] Allo scopo allego il mio curriculum vitae.
7. Maiuscole e minuscole
Richiedono l’uso della MAIUSCOLA:
• nomi propri di persona, aziende, enti, musei, città, nazioni, regioni, opere d'arte o letterarie
• Nomi di cariche quando non sono seguite da nome proprio
Il Papa si è recato in visita
Il Presidente ha inaugurato la mostra
• Dio
ma non con le divinità pagane
il dio Giove, il dio Saturno
• Chiesa / Stato come istituzione
L'operato della Chiesa
L'impegno dello Stato
Ma:
Ho visitato la chiesa di san Francesco
• Nomi di feste
Natale, Pasqua
• Nomi che indicano decenni, secoli, millenni
gli anni Settanta
l'anno Mille
Vogliono le MINUSCOLE:
• Nomi di mesi e giorni della settimana
L'incidente è successo il 15 maggio
Domani è giovedì
• I punti cardinali
Mi trovo a nord di Milano
• "santo", "san"
Il miracolo è stato attribuito a san Giuseppe
• Nomi di cariche seguiti dal nome proprio
Il presidente Ciampi
Hanno beatificato papa Pio IX
• Nomi propri usati come nomi comuni
Il motore diesel
8. Pronome di terza persona soggetto
“Egli” è formale; “lui” è di un registro tendenzialmente più informale, più colloquiale.
Egli legge.
Lui legge.
Lui è obbligatorio in certi casi:
• è stato lui a farmelo capire (quando cioè è posposto al verbo)
• Renato è migliore di lui (quando è termine di paragone)
• Ne so quanto lui (quando è preceduto da “quanto”)
• Vorrei essere bravo come lui (quando è preceduto da “come”)
• «Chi ha preso la penna?» «Lui» (quando sintetizza una frase)
• Se io fossi lui, agirei diversamente (quando ha funzione appositiva)
“Lui” si usa sempre quando non è soggetto:
Vado da lui
Al posto di “egli”/”lui” si può usare nel registro formale il pronome “questi”:
Ha raccolto molti consensi l'intervento del delegato Bianchi: questi ha sostenuto la mozione A
Per indicare animali, cose si usa ESSO.
Al femminile si usa LEI o ESSA, mentre ELLA è ormai in disuso.
Per il pronome di III pers. plurale con valore di dativo sono accettate tutte le 4 forme seguenti:
• I piemontesi erano molto bravi e il vino piaceva loro
• I piemontesi erano molto bravi e il vino piaceva a loro.
• I piemontesi erano molto bravi e gli piaceva il vino.
• I piemontesi erano molto bravi e a loro piaceva il vino.
9. Evitare i pleonasmi
Attenzione a usare forme in più, in eccesso, cioè pleonastiche.
La seguente frase è scorretta:
Di questo problema ne ho parlato con tutti.
Essa è scorretta perché il pronome “ne”, che vale “di ciò” (riferito dunque a “questo problema”), non è necessario, è una ripetizione. Sarà da correggere così:
a) Di questo problema ho parlato con tutti.
b) Ho parlato con tutti di questo problema.
Analogo caso è la frase che segue:
Vado dal mio amico Andrea, di cui te ne ho tanto parlato
Anche qua il pronome “ne” è in eccesso. Sarà da correggere così:
Vado dal mio amico Andrea, di cui ti ho tanto parlato
Un altro caso, piuttosto frequente nel parlato, ma da evitare assolutamente nello scritto, è l’uso di “ma però”, scorretto perché è sufficiente una sola congiunzione avversativa. Dunque la frase seguente è scorretta:
Io non sono d'accordo, ma però ho firmato lo stesso.
E andrà corretta così:
a) Io non sono d'accordo, ma ho firmato lo stesso.
b) Io non sono d'accordo, però ho firmato lo stesso.
Attenzione anche a certi usi indebiti, nati dalla fusione di più espressioni. Ad es., l’espressione “A eccezion fatta” è scorretta:
NO ( A eccezion fatta per il testamento olografo, la scrittura privata non è vincolata all'uso di una terminologia particolare
Essa nasce infatti dall’unione di due espressioni: “eccezion fatta” e “a eccezione di”. Dunque si dovrà scrivere:
a) Eccezion fatta per il testamento olografo, la scrittura privata non è vincolata all'uso di una terminologia particolare
b) A eccezione del testamento olografo, la scrittura privata non è vincolata all'uso di una terminologia particolare
10. Pronome relativo
Da evitare le sfilze di tre o più pronomi relativi di seguito:
Credo che lo stesso Giorgio, che era un uomo leale, avrebbe preferito che io andassi da lui.
Vi sono più soluzioni:
Credo che lo stesso Giorgio, il quale era un uomo leale, avrebbe preferito che io andassi da lui.
Secondo me lo stesso Giorgio, il quale era un uomo leale, avrebbe preferito che io andassi da lui
Si veda il seguente esempio con le relative soluzioni.
Quello che salta subito all'occhio è il legame che stringe assieme questi elementi, che costituiscono l'insieme del tutto
Così la frase ha troppi “che”
Si potrà fare nei seguenti modi:
Salta subito all'occhio il legame che stringe assieme questi elementi, che costituiscono l'insieme del tutto
Salta subito all'occhio il legame fra questi elementi, che costituiscono l'insieme del tutto
Salta subito all'occhio che questi elementi, che costituiscono l'insieme del tutto, sono stretti da un forte legame
11. Congiuntivo
A differenza dell’indicativo, che è tipico della realtà e della certezza, il congiuntivo esprime la possibilità, l’opinione, il dubbio, la speranza, il timore. Quindi se si dirà correttamente:
Loro sanno che io non ho problemi.
essendo un dato certo, si dirà invece, essendo una supposizione:
• Loro credono che io non abbia problemi.
Richiedono dunque il congiuntivo i verbi di:
• opinione:
credere, pensare, ritenere, supporre
• volontà (ordine o preghiera):
comandare, ordinare, chiedere, permettere, pretendere
• attesa (speranza, desiderio, timore):
sperare, aspettare, attendere, temere, desiderare, augurare
• dopo sembrare, parere
Inoltre nelle proposizioni subordinate introdotte da:
• affinché, perché
• benché, sebbene, malgrado, per quanto, quantunque
Mentre “anche se” vuole l’indicativo:
Anche se era un bravo giovane, pochi gli volevano bene
• ammesso che, concesso che, a patto che
• purché, sempreché
• prima che
• senza che
• salvo che, eccetto che, a meno che
Si noti l’uso nelle seguente proposizioni relative:
1. Metterò il vestito che ha il colletto bianco.
2. Voglio mettere un vestito che abbia il colletto bianco.
In 1. si usa l’indicativo perché il dato è certo, il vestito col colletto bianco esiste davvero. In 2., invece, il vestito col colletto bianco è dato come ideale, virtuale, possibile, per cui si usa il congiutivo.
Il congiuntivo si usa anche nelle frasi introdotte da:
L'unico che, il solo che, nessuno che, il primo che, l'ultimo che
In classe non c'è nessuno che capisca la matematica.
Si usa il congiuntivo anche nelle proposizioni con superlativo relativo:
È la più bella ragazza che io conosca.
Attenzione alla congiunzione “se”: essa non porta automaticamente il congiuntivo. Si vedano i seguenti usi di “se” interrogativo:
1. Raffaella non sapeva se Carla fosse partita.
2. Raffaella non sapeva se Carla sarebbe partita.
In 1. il congiuntivo si riferisce a un’azione venuta nel tempo passato rispetto a “non sapeva”. In 2. invece il condizionale passato ha valore di “futuro nel passato”: si riferisce infatti a un’azione che è nel futuro rispetto a “non sapeva”.
La situazione è evidente se si trasformano le interrogative indirette in interrogative dirette:
1. Raffaella chiese: «Carla è partita?»
2. Raffaella chiese: «Carla partirà?»
Si noti che “sperare” ai tempi passati vuole sia il congiuntivo passato sia il condizionale passato.
Speravo che Valerio mi telefonasse
Speravo che Valerio mi avrebbe telefonato
Ecco comunque una tabella riassuntiva delle reggenze temporali.
TEMPO PRESENTE
Obiettività
(Indicativo)
Reggente Subordinata

contemporaneità: pres. indic.
che egli mente

So anteriorità: tempo pass. indic.
Saprò che egli mentiva, ha mentito
Sappi!
posteriorità: futuro
che egli mentirà
Soggettività
(Congiuntivo)
Reggente Subordinata

contemporaneità: pres. cong.
che egli menta

Penso anteriorità: tempo pass. cong.
Penserò che egli mentisse, abbia mentito
Pensa
posteriorità: pres. cong., futuro
che egli mentirà
TEMPI PASSATI

Obiettività
(Indicativo)
Reggente Subordinata

contemporaneità: imperf. indic.
che egli mentiva

Sapevo anteriorità: trapassato indic.
Seppi che egli aveva mentito
Ho saputo
Avevo saputo posteriorità: cond. passato
che egli avrebbe mentito
Soggettività
(Congiuntivo)
Reggente Subordinata

contemporaneità: imperf. cong.
che egli mentisse

Pensavo anteriorità: trapassato cong.
Pensai che egli avesse mentito
Ho pensato
Avevo pensato posteriorità: cond. passato
che egli avrebbe mentito
12. Le parole straniere
Si legga questo testo tratto da un depliant dell’Alitalia:
Buon appetito!
Degno di nota il nuovo servizio di bordo: breakfast, lunch, dinner o snack che prevedono la possibilità di scelta tra due pasti, l'offerta di un drink di benvenuto e di salviette calde.
Il tutto servito con tutto il calore e l'attenzione ai particolari che hanno reso l'ospitalità italiana famosa in tutto il mondo.
Le parole sottolineate sono i termini stranieri non necessari, usati più che altro per dare un alone di maggior importanza o di “internazionalità” al tutto, quando i termini equivalenti italiani sarebbero andati benissimo: colazione, pranzo, cena, spuntino, bevanda.
Come regola di massima vale la seguente:

Se l'italiano dispone di un termine che corrisponda bene alla parola straniera, è da scegliere l'italiano.
Altri esempi di anglismi inutili, perché il corrispondente italiano c’è e va bene:
Partnership > associazione/società/soci
Planning > piano
Meeting > riunione/incontro/convegno
Si ricordi che i termini stranieri vanno declinati seguendo le regole della grammatica italiana e non quelle della lingua di appartenenza, per cui al plurale resteranno invariati, senza l’aggiunta, ad es., della –s finale.
Perciò si scriverà:
☺ I bar
E non:
☹ I bars
Si scriverà:
☺ I film
E non:
☹ I films
Si scriverà:
☺ I computer
E non:
☹ I computers
La regola vale per tutte le lingue; per cui si scriverà (è francese):
☺ Gli chalet
E non:
☹ Gli chalets
Il discorso vale anche per il latino, per cui rimarranno invariate al plurale espressioni come:
☺ I curriculum vitae
☺ I referendum
☺ Gli iter burocratici
13. Uso di tondo e corsivo
Il CORSIVO si usa per:
• Parole straniere non di uso comune (che i dizionari, quindi, non registrano)
Ha dichiarato che il labour day è una buona proposta

• Termini scientifici (in partic. latini)
Felis catus è il nome scientifico del gatto domestico.
• Per evidenziare un concetto
Si ricorda a tutti i partecipanti di saldare la quota quanto prima.
• Per i titoli di libri, opere d'arte ecc.
Il codice da Vinci non mi è piaciuto
Ho visto L'ultima cena di Leonardo
14. Punteggiatura
Il punto fermo . indica una pausa forte. Se il concetto prosegue non si va a capo:
Interviene l'ing. Ventura. Svolge alcune considerazioni.
Se invece si cambia argomento è necessario andare a capo:
Interviene l'ing. Ventura.
Prende poi la parola il prof. Rossi.
I due punti : servono a

• introdurre un elenco
• introdurre una spiegazione / una conclusione / un chiarimento
Ho studiato tutta la notte: pensavo mi scoppiasse la testa.
La virgola , serve a
• separare elementi di un elenco, proposizioni subordinate, incisi
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Se pensi che questo lavoro sia faticoso, non sai cosa ti aspetta
Ho cercato e ricercato, ma non ho trovato nulla
Si badi che se la proposizione subordinata precede, è opportuno separarla con la virgola:
Per essere sicuro dell'orario, chiama l'ufficio
Se invece la proposizione subordinata segue, non ci vuole virgola:
Chiama l'ufficio per essere sicuro dell'orario
La virgola segnala una pausa debole, per cui non va messa tra soggetto e verbo:
☹☹☹
Tutta questa storia, è tremenda
Né va messa tra verbo e complemento oggetto
☹☹☹
Ho mangiato, un uovo
Né tra sostantivo e aggettivo:
☹☹☹
Ha delle belle, scarpe
Gli incisi vanno messi tra due virgole. Gli incisi sono quegli elementi marginali, secondari, che non incidono sul senso principale della frase, come certe congiunzioni (infatti, dunque, quindi, insomma), proposizioni relative attributive (che aggiungono cioè dati secondari).
☺ Marta, che è brava, non piange più
☺ Marta, infatti, non piange più
Importante è mettere dunque la virgola PRIMA e DOPO l’inciso.
Sono scorrette invece le frasi che hanno una sola virgola prima dell’inciso:
☹ Marta, che è brava non piange più
☹ Marta, infatti non piange più
Oppure una virgola soltanto dopo l’inciso:
☹ Marta che è brava, non piange più
☹ Marta infatti, non piange più
Particolare attenzione merita la virgola che precede o meno una proposizione relativa. Se la precede infatti val dire che la proposizione relativa è semplicemente attributiva; se non la precede, invece, vuol dire cha la proposizione relativa ha valore restrittivo o limitativo, e quindi è un elemento fondamentale per il senso complessivo del periodo (tanto che si può trasformare in aggettivo: e abbiamo visto che tra sostantivo e aggettivo non va messa la virgola)
Ecco i primi due esempi:
1. Bisogna aiutare gli anziani che sono in difficoltà
2. Bisogna aiutare gli anziani, che sono in difficoltà
In 1. la relativa ha funzione restrittiva: il significato della frase è che è opportuno aiutare, fra tutti gli anziani, solo quelli con difficoltà. Si può infatti trasformare così: Bisogna aiutare gli anziani in difficoltà.
In 2. la relativa ha valore semplicemente attributivo: bisogna aiutare tutti gli anziani, i quali sono in difficoltà (il concetto fondamentale è la necessità di aiutare gli anziani, cui si aggiunge come frase incidentale, di commento secondario, che gli anziani sono in difficoltà).
Altro esempio:
1. Penso ai miei amici che stanno facendo l'esame
2. Penso ai miei amici, che stanno facendo l’esame
In 1. il pensiero è rivolto a quegli amici impegnati nell’esame, non a tutti gli amici in generale. In 2. la relativa è un inciso, vuol segnalare che il mio pensiero è rivolto a tutti i miei amici, i quali – annotazione aggiuntiva – fanno l’esame.
Altra coppia di esempi:
a) I gruppi musicali, che si esibiranno domani all'Arena, sono i migliori della scena nazionale
b) I gruppi musicali che si esibiranno domani all'Arena sono i migliori della scena nazionale
Il significato delle due frasi è diverso.
In a) il concetto fondamentale è che i gruppi musicali di cui si sta parlando sono i migliori in Italia. A questo concetto, che è la nozione principale, si aggiunge, come inciso, un’informazione in più: questi gruppi suoneranno domani all’Arena.
In b) il concetto fondamentale è che i gruppi migliori in Italia sono quelli che suoneranno domani all’Arena.
Consiglio generale: non abusate delle virgole, per evitare di frammentare troppo il discorso
NO ( La nostra impresa si occupa, da diversi anni, di marketing
SÌ ( La nostra impresa si occupa da diversi anni di marketing
Il punto e virgola ; è una pausa intermedia: serve a coordinare concetti analoghi, o a collegare parti che fanno capo a un unico concetto:
• Gli ostacoli sono molti, ma due sono particolarmente ardui: uno, di carattere teorico, è costituito dalla velocità della luce; l'altro, eminentemente pratico, dall'enorme quantità di energia.
• La progettazione del film conosce varie fasi:
a. il soggetto;
b. la scaletta;
c. la sceneggiatura
• Le richieste di consultazione vanno fatte sugli stessi moduli e con le stesse modalità; il prestito è concesso solo nel caso di guasto.
Vi sono vari tipi di virgolette:
• alte o inglesi " "
• basse o francesi o caporali « »
• apici ' '
Servono a riportare i discorsi altrui (nei dialoghi ecc.):
Mi ha detto "Scemo"
Mi ha detto «Scemo»
Oppure servono a evidenziare una parola:
Il termine "illuminismo"
Pertanto si sconsiglia l’uso delle virgolette alte per le opere letterarie, musicali, d’arte in genere: il corrente uso editoriale richiede il corsivo.
NO ( "La divina commedia" di Dante
SÌ ( La divina commedia di Dante
La parentesi tonda ( ) isola un inciso, magari grammaticalmente autonomo:
la diffusione dei videoregistratori e il commercio o noleggio dei film in cassetta (fenomeni in notevole espansione anche da noi ma non ancora nella misura raggiunta in altri paesi) correggono alcune distorsioni del consumo televisivo
Le quadre con tre puntini interni [...] indicano l’omissione di una parte di testo:
Do ora la parola al nostro sindaco Paolo Rossi
[...]
Ringrazio a nome di tutti il sindaco per il suo intervento

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Esempio



  


  1. marina

    tabella delle congiunzioni

  2. giorgia

    trasformare frate al femminile