Intervistate almeno tre persone che provengono da altri paesi

Materie:Tema
Categoria:Italiano
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Testo

Intervistate almeno tre persone che provengono da altri paesi e si sono trasferiti in Italia utilizzando la seguente traccia di domande:
Quando sono venuti in Italia e per quali motivi ?
Cosa li ha spinti a lasciare il loro paese ?
Quali sono le caratteristiche della loro cultura d’origine ?
Quali differenze ci sono tra le loro tradizioni e culture e quelle dell’Italia ?
Cosa fanno, quale lavoro hanno in Italia?
Come si trovano nel nostro paese ?
Quali sono le reazioni e l’accoglienza della gente nei loro confronti ?

Numerosi articoli di cronaca riportati su tutti i maggiori quotidiani, durante l’estate che si sta lentamente spegnendo, mettono in risalto lo sbarco di clandestini nel nostro Paese con frequenza quasi quotidiana. Articoli di giornali che mettono in luce un’invasione quasi barbara di centinaia di disperati che cercano scampo e rifugio nel nostro paese. Naturalmente l’impatto di certi articoli sugli italiani presenta varie sfaccettature: chi reagisce in maniera rabbiosa chiedendo che i clandestini tornino da dove sono arrivati; chi invece si dimostra molto più disponibile a ragionare ed a trovare delle soluzioni per accogliere questa gente.
Queste notizie hanno fatto scattare in me la curiosità che anima ogni giornalista soprattutto volevo verificare l’impatto sugli italiani e le loro reazioni nei confronti di tutti questi extra-comunitari che chiedono aiuto e lavoro. Volevo verificare come reagiva un popolo che nella sua storia presentava lunghi anni di migrazioni verso altri Paesi in cerca di fortuna . Per soddisfare questa curiosità ho deciso di conoscere personalmente alcune di queste persone. Mi sono pertanto recato in un centro di accoglienza nel Sud del nostro Paese per poter parlare con alcuni di questi ospiti.
La mia scelta è caduta su un ragazzo di appena 17 anni SAID proveniente dalla Liberia. E’ giunto in Italia dopo un viaggio cosiddetto “della speranza” lungo e travagliato. La sua famiglia è rimasta nel suo Paese di origine ma tutti hanno contribuito a raccogliere i soldi necessari per pagargli il viaggio.
Il suo Paese purtroppo è dilaniato da anni di carestie e feroci guerre civili. Il suo sogno è di poter trovare un lavoro che gli permetta di risparmiare i soldi necessari a pagare il viaggio anche ai suoi famigliari; se non lo troverà in Italia è disposto ad andare in qualsiasi altro Paese che gli consenta di esaudire questo suo desiderio. Anche se è arrivato da soltanto 20 gg nel nostro Paese ha molta nostalgia di casa soprattutto di sua madre. Gli mancano i paesaggi sterminati, la sua vita all’aria aperta ed anche i suoi compagni di giochi.
Si ritiene in ogni modo molto fortunato siccome quando era più piccolo ha avuto la possibilità di frequentare una scuola cattolica dove le suore gli hanno insegnato l’inglese, lingua che in questo momento usa per farsi capire. Mi spiega che ha dovuto lasciare il suo Paese anche per la paura di essere costretto ad arruolarsi e combattere. Il breve lasso di tempo che ha trascorso in Italia non gli ha permesso ancora di conoscere usi e costumi del nostro Paese e confrontarli con il suo ma è giovane, pieno di buona volontà ed intenzionato ad adattarsi.
Il mio colloquio con SAID termina qui perché a questo punto voglio conoscere qualcuno che è in Italia da più tempo.
Decido allora di recarmi in un paesino del Nord Est dove incontro una famiglia composta da padre, madre e due bambini La giovane coppia proviene dal Senegal mentre i due bambini sono nati in Italia.
Sono venuti nel nostro Paese soprattutto attirati dall’opportunità di trovare lavoro, cosa estremamente difficile nel Senegal anche per persone con una certa cultura come sono questi due giovani. Hanno trovato quasi subito lavoro come operai in uno stabilimento del gruppo Benetton ed anche casa. Successivamente hanno avuto i due bambini che attualmente frequentano le scuole elementari e parlano benissimo l’italiano anche se capiscono e conoscono la lingua dei loro genitori.
Il primo periodo di permanenza in Italia è stato alquanto travagliato in quanto hanno dovuto affrontare numerose difficoltà quali trovarsi stranieri in un Paese sconosciuto; imparare la nostra lingua, vincere i pregiudizi degli abitanti della zona che vedevano in queste persone dei nemici che portavano via il lavoro oppure dei delinquenti comuni. Con grandi difficoltà hanno cercato di inserirsi in questo tessuto sociale non certamente facile ma ci sono riusciti ed oggi sono molto felici di essere qua. Riescono a risparmiare qualcosa per ritornare ogni due anni nel loro Paese natio a trovare le loro famiglie e far così conoscere le loro tradizioni ai loro bambini.
Cercano di trasmettere ai loro figli gli stessi insegnamenti e tradizioni che a loro volta hanno ricevuto dai loro genitori anche se non sempre è semplice in quanto i bambini stanno crescendo a contatto con i bambini italiani che a loro volta trasmettono consuetudini del nostro Paese e della nostra cultura.
Bene, questo incontro si stava concludendo, ero molto orgoglioso del risultato ma volevo sentire ancora qualche opinione.
Decisi pertanto di contattare una associazione religiosa che mi mise in contatto con un sacerdote dedito ad aiutare giovani donne extracomunitarie nell’inserimento nella nostra società.
Molte di loro purtroppo uscivano anche da esperienze terribili e mortificanti.
Mi recai pertanto in una località vicino a Rimini dove il Prete mi ha fatto incontrare VANJA una ragazza albanese di appena 22 anni.
E’ nata in un paesino vicino a Tirana ed è la sesta di otto figli. Suo padre cercava di mantenere a stento tutta la numerosa famiglia gestendo un piccolo bar La sua infanzia era stata povera ma serena. Malauguratamente un giorno mentre si recava nel bar di suo padre era stata abbordata da due uomini al volante di una scassatissima automobile che facendo finta di avere bisogno di indicazioni ed offrendosi di farle risparmiare un pezzo di strada l’invitarono a salire in macchina .
Da allora la sua vita è cambiata. Questi due loschi figuri l’hanno venduta ad una banda che traffica nel mondo della prostituzione e l’hanno trasferita in Italia facendola viaggiare su un gommone assieme ad altri 20 disgraziati come lei che non vedevano alcuna via d’uscita. Con botte quasi giornaliere, minacce e mille altre violenze e crudeltà l’hanno spinta sulla via della prostituzione.
La sua vita aveva preso una china quasi irreversibile fatta di violenze, umiliazioni e situazioni quanto mai degradanti. Pur trovandosi nel nostro Paese da qualche anno non aveva avuto modo di conoscere alcuna realtà al di fuori della sua triste vita e delle storie di altre disgraziate come lei che vivevano in quella triste situazione.
Toccò quasi il fondo quando incominciò anche a trovare nella droga una scappatoia da questo suo infelice mondo. Trascorreva le sue giornate persa nel vuoto ed aspettando quasi la morte come una liberazione da questa prigione. Un triste giorno decise di porre fine a questa sua tormentata vita ma fortunatamente il suo piano non andò a buon fine, fu salvata in extremis e durante la sua degenza in ospedale fu avvicinata da un Prete che cercava di confortare ragazze nella sua stessa condizione.
Trovò dentro di lei la forza di confidarsi e di farsi aiutare da questo sacerdote che si prodigò in tutte le maniere possibili ed immaginabili per aiutarla a risalire dalla china dov’era discesa.
Dopo qualche tempo perfettamente ristabilita ha deciso di trasferirsi ed andare ad abitare in un'altra città dove seppur affrontando mille difficoltà ogni giorno sta riuscendo a ricostruirsi la vita. E’ riuscita a trovare un lavoro come collaboratrice domestica e cerca di risparmiare ogni mese qualche soldo che spedisce alla sua famiglia rimasta in Albania. Questa triste vicenda non l’ha fatta odiare il paese che l’ha ospitata ma l’ha resa più sensibile e più disponibile nell’aiutare chi si trova in difficoltà.
Avevo raccolto diverso materiale per poter farmi una idea sull’impatto che hanno queste pacifiche invasioni nel nostro Paese e nonostante ciò ritengo che le idee siano ancora confuse e quanto mai diverse. Come in tutte le situazioni chi lascia il proprio paese lo fa generalmente o perché è costretto da situazioni insostenibili quali la miseria e la guerra oppure perché viene allettato da facili guadagni con poco dispendio di energia. Alla base di tutto ciò purtroppo c’è ancora tanta ignoranza e probabilmente una cattiva distribuzione delle risorse economiche. Talvolta prima di giudicare dovremmo provare ad indossare i panni di questi sfortunati per vedere noi nella stessa situazione come ci comporteremo.
Tuttavia l’assenza di rispetto delle regole del Paese in cui questi poveracci chiedono aiuto può scatenare nei loro confronti atti di razzismo ed intolleranza davvero spiacevoli.

Esempio



  


  1. giuliana

    tema semplice sul razzismo