Illuminismo

Materie:Riassunto
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Testo

L’ Encyclopédie e il pensiero dell’Illuminismo in Francia: il sensismo di Condillac, il deismo e le posizioni materialistiche, la nuova storiografia di Voltarie, il Contratto sociale di Rousseau

L’Enciclopedia rappresenta il fatto culturale ed editoriale più importante del secolo, un tentativo grandioso di mutare il modo di pensare comune, Nonostante gli ostacoli che furono frapposti all’inizio essa ebbe un’influenza enorme.
L’opera fu il prodotto collettivo di due generazioni di intellettuali illuministi: fu una grande operazione che rivela la sensibilità non solo culturale ma editoriale di Diderot. Egli riuscì a trasformare una operazione commerciale in una operazione culturale tradotta in ogni paese europeo. Fu pubblicato a Lucca (1758) e a Livorno.
Il modello dell’enciclopedia era stato rinnovato dal filosofo inglese Bacone, ma l’esempio più prossimo è quello del Dizionario storico scritto da Bayle.
Gli enciclopedisti cercarono di unire la forma del Dizionario (Bayle) a quella più scientifica e più sistematica enciclopedia di Bacone.
Punti fondamentali del progetto intendono: 1) conciliare l’unità del sapere con la sua articolazione, rifiutando ogni visione sistematica. 2) prospettare un metodo di lavoro che si basi esclusivamente sulla ragione e sulla verifica sperimentale. 3) definire un bilancio della storia del pensiero. 4) delineare una mappa del sapere, dove al centro della ricerca non sta un piano divino, ma l’uomo, la sua ottica particolare e i suoi fini pratici.
La base gnoseologica (come l’uomo conosce?) degli enciclopedisti è il sensismo, una teoria della conoscenza derivata da Bacone e da Locke. Sostenuta anche da Condillac, il quale affermava che tutte le conoscenze derivano dall’esperienza e passano attraverso le sensazioni. Ciò determina non solo l’importanza dell’esperienza rispetto alla ragione, ma anche un’attenuazione alle capacità sensoriali e percettive che influenzerà profondamente anche la ricerca letteraria e artistica.
Si tratta di una impostazione materialistica, empiristica (basata sull’esperienza), ma che comunque non comporta una visione laica, anzi molti illuministi ammettevano l’esistenza di un Essere Supremo, professavano il deismo, religione naturale e razionale. Gli illuministi contestano gli aspetti irrazionali, soprannaturali, instaurando una lotta contro la superstizione. Vedono nella Chiesa una delle forze di maggiore opposizione del progresso, e si battono verso ogni forma di discriminazione, per sostenete l’uguaglianza di ogni cittadino, qualunque sia la loro fede.
Atei sono solo i materialisti, che ricorrono all’ipotesi della materia pensante, se la natura è materia vivente lo è anche il pensiero, se in natura tutto nasce e si distrugge così è anche lo spirito umano. Il maggiore di questi pensatori era il barone d’Holbach che vede la natura come un gran tutto, regolato da leggi deterministiche e composto da continue trasformazioni. L’uomo è il prodotto della natura e sottoposto alle sue leggi, non dispone di libero arbitrio in quanto il suo pensiero è determinato da cause materiali. Tuttavia una delle condizioni materiali che lo condizionano di più è l’esperienza che egli vive in campo sociale, e da cui apprende che la felicità individuale e il benessere collettivo sono una cosa sola. La necessità del bene e con essa la legge morale, nasce dall’esperienza sociale dell’uomo e non dalle norme religiose.
Questa idea illuministica è supportata da una serie di riflessioni politiche che riguardano lo sviluppo in senso borghese e capitalistico dell’economia e in particolare l’agricoltura, ma anche di tipo democratico, è l’esempio di Rousseau che definisce la storia della modernità come la storia dell’alienazione dell’uomo: il progresso è la causa dell’infelicità umana, e questa causa va cercata nell’ineguaglianza, prodotta dalla proprietà privata e dall’oppressione dei ricchi sui poveri. Le leggi della società distruggono la libertà naturale, la società viene insomma criticata partendo dall’ipotesi di uno stato di natura in cui gli uomini vivrebbero liberi e felici.
Rousseau è convinto che la natura, anche quella umana, sia essenzialmente benigna, ma per mantenere questa bontà occorre un contratto sociale, che istituisca un nuovo assetto sociale rispetto a quello in cui dominavano la violenza, lo sfruttamento economico. Il contratto sociale non può quindi portare alla rinuncia di una parte di libertà dei singoli per affidare tutto il potere ad un’altra autorità. Invece titolare della sovranità rimane tutto il popolo, l’esercizio del potere esecutivo da parte dei governanti legittimamente eletti non può avvenire per cessione da parte del popolo, bensì solo da una commissione provvisoria e revocabile. Rousseau pensa ad un modello di città-Stato governata con forme di democrazia diretta.
Il pensiero politico di Rousseau influenzò le correnti democratiche radicali presenti nella rivoluzione francese. Rappresenta l’altra faccia dell’Illuminismo, una tendenza volta a criticare le prospettive del progresso borghese che si andava avviando in quegli anni e salvaguardare una prospettiva utopica.
Rousseau può essere definito come un pre-romantico.

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