Il vecchio e il mare di Hemingway

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:19.12.2005
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Testo

L’AUTORE
Ernest Miller Hemingway nacque a Oak Park, Illinois, nel 1899. Nel I9I7 si arruolò volontario sul fronte italiano e nel 1920 si stabilì a Chicago. Al primo libro Tre racconti e dieci poesie del 1923, ne seguirono altri finché, trasferitosi a Parigi, nel 1926 pubblicava Fiesta che gli diede subito vasta fama, nel 1929 Addio alle armi e nel 1932 Morte nel pomeriggio.
Nel 1936 partecipò alla guerra civile spagnola, concludendo poi il decennio più produttivo della saga letteraria con Quarantanove racconti (1938) e Per chi suona la campana (1940).
Dopo la seconda guerra mondiale si stabilì a Cuba dove scrisse Il vecchio e il mare per il quale gli fu assegnato nel 1953 il Premio Pulitzer, seguito l'anno dopo dal Nobel per la letteratura. . Ma Hemingway soffrì di grandi crisi d'identità e depressioni nervose. Tutto si aggravò quando nel 1960 divenne quasi cieco ma lavorò ancora intensamente sebbene faticando molto. Ma la fatica aumentò costantemente e dalla disperazione volle suicidarsi. Il medico che lo ebbe in cura disse che Hemingway, non riuscendo più a scrivere non ebbe più ragione di vivere. Sebbene fosse stato tenuto a bada con sedativi e con incoraggiamenti, il 2 luglio del 1961 riuscì a suicidarsi a Cuba
TRAMA
Un vecchio pescatore di Cuba di nome Santiago è colpito da una persistente sfortuna. Sono ormai ottantaquattro giorni che non pesca alcunché ed ora è ridotto quasi alla miseria. Ma tornando questa sera a casa accompagnato dal ragazzo, che era solito pescare con lui ma ora costretto dal padre ad andare con una barca più fortunata, sente che l'ottantacinquesimo giorno sarà fecondo. È settembre, il mese in cui arrivano i pesci grossi, e Santiago l'indomani vuole spingersi al largo per prenderne uno.
Salpato prima dell'aurora, remando spinge la sua piccola barca lontano dalla costa e verso l'alba dispone meticolosamente le lenze nell'acqua a profondità diverse. Pescherà solo un tuna prima di mezzogiorno quando il Pesce abbocca e, con l'amo in bocca, incomincia a tirare dietro di sé la barca del vecchio. Il vecchio non si accorge subito della grandezza del pesce, perché questo è in profondità, tenendo con entrambe le mani la lenza tagliente tirata da esso, crede che presto il pesce si stanchi di trainarlo e incominci a saltare. Ciò tuttavia non accade e di sera le cose non sono ancora cambiate. Il vecchio pensa a molte cose: vorrebbe il ragazzo con sé affinché lo aiuti, pensa che deve concentrasi sulla lenza, dandone di più al pesce se ne ha bisogno affinché l'eccessiva tensione non la rompa, che se il pesce non salta (facendo ciò si riempirebbe le branchie d'aria) potrebbe perire e affondare negli abissi. Mangiato un pesce crudo, la corsa del vecchio continua tutta la notte: gli viene un crampo alla mano sinistra, uno strattone del pesce fa sì che la lenza gli tagli le mani, la vecchia schiena gli duole ma il vecchio non molla.
Il giorno seguente, il vecchio si accorge, mettendo una mano nell'acqua, che verso sera il pesce ha rallentato la sua nuotata, segno che incomincia a stancarsi. Anche il vecchio è stanco ma, sebbene stimi la nobiltà del pesce - che continua a resistere -, lo deve catturare per farlo vedere al ragazzo e per venderlo all'Avana. Frattanto il vecchio riesce a pescare un delfino con due pesci volanti nello stomaco, che mangerà di notte, e riesce pure ad escogitare un sistema per cui si può addormentare senza il rischio di perdere la lenza.
Finalmente, attorno mezzogiorno del terzo giorno, dopo due notti e due giorni che si è portato dietro il vecchio con la barca, il pesce si stanca e incomincia a girare attorno alla barca. Allora il vecchio a ogni giro riesce a guadagnare un po' di lenza finché, avvicinato il pesce, lo trafigge con una fiocina. Il vecchio lega con delle corde il maestoso pescespada, assai più grosso della barca - mezzo metro più lungo - al fianco della barca, issa la vela e incomincia il viaggio di ritorno. Una lunga scia di sangue proveniente dal pesce si rovescia dietro la barchetta... subito dopo un pescecane attacca il pesce! Anche se il vecchio riesce a fiocinarlo in capo, il pescecane gli ha portato via venti chili di pesce con un solo morso. Ma seguono altri due che il vecchio riesce a scacciare usando un coltello legato al remo. Ma arriva la notte e gli attacchi da parte dei pescecani continuano. Il vecchio, ormai non avendo più la forza di uccidere un pescecane a mazzate come da giovane e non vedendo l'insidia, è impotente agli attacchi.
Quella notte il vecchio arriva nella sua capanna stremato, con le mani sanguinanti. Si copre di giornale e subito cade in un sonno profondo, sognando di quando era giovane; del pesce non ne rimane che la lisca con la testa e la coda che tutti di giorno guardano, avendo compassione per il povero vecchio.
PERSONAGGI
Santiago: questo era il nome dell’anziano. Persona magra e scarna, il cui viso era segnato con rughe profonde. Sulle guance aveva le chiazze del cancro alla pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le mani avevano cicatrici profonde che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Tutti segnali di una vita dura e piena di sacrifici. Era vecchio e sciupato, ma i suoi occhi avevano ancora la vitalità di un ragazzo.
La sua lotta con il pesce, anche se non si concluderà a buon fine, affermerà il suo orgoglio e coraggio d’uomo, che sembrava già morto, e la sua notevole forza, che dimostrerà combattendo quasi a mani nude con i pescecani.
Il fatto che della sua preda rimanga solo lo scheletro, è solo una sconfitta sul piano economico, ma non su quello morale.
Il pesce: era enorme e con strisce viola che lo cingevano; accanto a lui nuotavano due remore grigie che mai si allontanavano. Nei suoi movimenti era calmo, dava l'impressione al vecchio, di avere una certa esperienza. Anche se non è una figura umana è il vero antagonista perché ingaggia un durissimo duello con Santiago che porta anche il protagonista a pensare di morire per riuscire a sconfiggerlo. E’ testardo perché sta per più di due giorni e tre notti con l’esca in bocca, trascinando con se tutti sia la barca che Santiago.
Da come lo descrive l'autore, sembra quasi che il pesce avesse gia combattuto altre volte e che sempre ne fosse uscito vincente.
Manolin :è il ragazzo che ha imparato dal vecchio come pescare all'età di cinque anni e che ha diviso con lui i suoi migliori momenti, ma che ora è obbligato dal padre ad andare a pescare su un'altra barca vista la sfortuna persistente che affligge il vecchio. Tuttavia egli gli è sempre vicino e lo accudisce. Al suo ritorno dall'ottantaquattresimo giorno lo aiuta a portare tutto il materiale fuori dalla barca e gli offre una birra alla Terrazza.
L'affetto che c'è tra i due è dunque evidente. Il vecchio quando è in mare da solo non riesce a smettere di pensare di volere il ragazzo accanto a lui per farsi aiutare. E forse è proprio il desiderio di far vedere il pesce al ragazzo che gli dà la forza di continuare. Al suo ritorno il ragazzo è il primo che gli fa visita e che gli porta dei giornali e qualcosa di caldo da bere.
Maggio joe: (San Francisco 1914 – Hollywood, Florida 1999), è un giocatore statunitense di baseball, tra i più grande di tutti i tempi. Dopo aver giocato alcuni anni a San Francisco in una delle leghe minori, nel 1936 passò agli Yankees di New York, squadra con la quale restò sino alla fine della carriera giocando come esterno centro. Con gli Yankees, Di Maggio vinse nove campionati (1936-1939, 1941, 1947, 1949-1951) e venne nominato miglior giocatore dell'American Baseball League nel 1939, 1941 e 1947.
Amatissimo dagli americani, che in occasione del suo compleanno celebravano il "Joe Di Maggio's day", divenne una celebrità mondiale
ANALISI DEL TESTO
In questo libro non ci sono molte descrizioni, ma quelle presenti sono narrate in modo straordinario in ordine cronologico, , con qualche flash-back da parte del vecchio nel ripensare alle sue avventure passate.
Si possono notare vari discorsi tra i personaggi: ci sono discorsi diretti e soprattutto discorsi indiretti (quando il vecchio Santiago è in barca da solo che pensa). Il narratore è esterno: non interviene con commenti e soprattutto il suo scopo è quello di riferire realisticamente i fatti.
Il romanzo si articola su due grandi macro sequenze: la prima narra le vicende di terra , la storia del protagonista e del suo aiutante, mentre la seconda narra il racconto del duello che si è avuto in mare con anche delle brevi sequenze descrittive dello spazio fisico cioè il Mar del golfo di Cuba.
COMMENTO
Il “ vecchio e il mare” rientra tra i grandi classici di Hemingway. E’ una storia che, nonostante sia incentrata su un'unica vicenda, coinvolge il lettore in modo appassionato. Anche chi, come me, non è interessato al mondo della pesca, apprezza questa storia, perché ricca di spunti e di riflessioni che interessano altri ambiti.
Ad esempio la sfida crudele, ma fondata sulla lealtà e sul rispetto, tra il vecchio e il pesce. Apprezzare un pescatore esperto e voglioso di arrivare ad una preda che da ottantaquattro giorni gli sfugge e vederlo amare e ammirare il suo “ nemico “.
Oppure vedere come anche un anziano immerso nella sua realtà, possa sognare i leoni , immaginare di vivere nella savana e avere idoli sportivi capaci di dargli la carica per continuare a combattere nelle proprie avversità. La storia viene ripresa da l’ esempio epico del Moby Dick di Herman Melville ma Il vecchio e il mare non è tuttavia una storia di morte e di sconfitta. Il tema di fondo del libro è la profonda unità tra l’uomo e la natura. Il protagonista si sente fortemente connesso con l’ambiente, la preda stessa non è un nemico da distruggere, ma un compagno, al quale, durante il lungo inseguimento, il vecchio pescatore si rivolge con rispetto e simpatia. Santiago sa cogliere l’apparente contraddizione della natura, allo stesso tempo meravigliosa e crudele, e, considerando se stesso come parte di essa, riesce ad accettare con uguale serenità la sfortuna e il successo. Il pescatore incarna l’ideale eroico di Hemingway: un uomo che non soccombe di fronte alle avversità, ma viceversa è capace di affrontarle con dignità .Inoltre la storia che Heminguay ci racconta in modo molto semplice e immediato è significativamente a paragonabile quello che proviamo noi durante la vita: il desiderio, l’attesa di qualcosa che deve accadere e poi magari tutto passa velocemente, ma noi siamo ugualmente felici di aver provato queste emozioni. Inoltre si può capire l’importanza dei ricordi perché sono i ricordi dei bei tempi che ci aiutano ad andare avanti nei momenti peggiori; in generale il libro m’è piaciuto per questo e anche per il modo semplice con cui scrive l’autore, ma soprattutto per i personaggi: il pescatore Santiago che incarna il coraggio e la nobiltà del lottatore umano e il gigantesco pesce spada simbolo della fierezza e della libertà della natura.

Fabio Bassanin

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