Il Profumo di Suskind

Materie:Altro
Categoria:Italiano
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Data:02.09.2005
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Testo

Il profumo di Suskind
Puzze, profumi, odori più o meno gradevoli (o sgradevoli),fanno parte della nostra quotidianità; ci abituiamo ad essi e talvolta non riusciamo nemmeno più a coglierne le sfumature, ad apprezzarne la varietà. L’importanza del nostro olfatto viene quasi trascurata, ma appena si leggono le prime pagine di questo romanzo ci si ritrova immersi nell’odore rancido e pungente del quotidiano sopravvivere parigino nel ‘700.
Questo particolare e insolito vivere il romanzo ci è facilitato dall’incredibile olfatto del protagonista, un bastardo abbandonato al suo destino, fortunato nella disgrazia per essere riuscito a trovare una casa, che inoltre possiede una caratteristica particolare e agghiacciante: il non emanare odore.
Con il tempo, crescendo, inizia ad acquisire una padronanza sempre maggiore delle sue capacità, tanto da riuscire a farsi assumere come garzone in una delle più grandi botteghe profumiere di Parigi.
“…gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Perché il profumo è il fratello del respiro. Con esso penetrava negli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore, e là distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini.”
Il suo fine ultimo era quello di riuscire ad estrarre l’essenza di ciascun oggetto e poterla conservare sottoforma di preziosi oli, dall’essenza di un sasso a quella di una fanciulla, per poi riuscire a creare un profumo talmente perfetto da rendere gli individui ciechi di amore e di passione per il suo possessore.
Il dominio del genere umano era però dettato da un profondo odio che il protagonista nutriva per le persone, non si sentiva parte di loro, non li percepiva come simili; si allontanò da loro, ma si rese conto che anche quando “…era immerso nella propria esistenza…” aveva bisogno di loro, anzi, del loro profumo.
Nelle folle come nelle botteghe però non viene considerato poiché la sua mancanza di odore lo rende difficilmente individuabile e ciò provoca sgomento nell’animo di chi ha contatti con lui. Questa mancanza di calore umano, questo soffrire atrocemente l’amore mai ricevuto lo spingono sempre più verso il raggiungimento del suo scopo, ma lo condanneranno anche ad un’orrenda morte.
Decisamente geniale. Non solo l’originale idea di base, ma soprattutto il riuscire a legare il lettore alla storia, spronarlo nel continuare senza mai stancarlo nonostante le precise ed accurate descrizioni che immergono in una particolare atmosfera di attesa e bramosia nonostante ci siano tratti durante i quali si crea dello squilibrio tra ambiente reale e fantasia. Il ritmo è assicurato dà una caratterizzazione macabra della vicenda dettata sia dal timore che riesce ad incutere nel lettore sia dagli innumerevoli,forse troppi, delitti definibili “seriali”, compiuti per raggiungere il proprio scopo.
Interessante anche il senso di ciclicità della vita simboleggiato a mio parere dallo stesso luogo di nascita come di morte; solo la natura ha potere su tutto ,che questa sia identificabile con un Dio non ci è dato saperlo, ma il suo compito è proprio quello di in qualche modo riequilibrare le situazioni. Il finale inoltre è da leggersi come un ammonimento: la bramosia di potere e il cercare di essere un’altra cosa porta inesorabilmente ad una morte tragica.

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