Il piacere di D'Annunzio

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Testo

Grezzani Giada VS Bolzano, 24/11/2005
GABRIELE D’ANNUNZIO:
IL PIACERE
1. Racconta la trama del romanzo: che succede, chi sono i protagonisti e dove si svolge la vicenda.
Libro primo
(cap. I) Andrea Sperelli, giovane aristocratico, alla fine di dicembre del I886 aspetta con ansia la sua ex amante, Elena, nella sua casa romana a palazzo Zuccari. Ricorda nel frattempo la scena dell'abbandono, in una carrozza sulla Via Nomentana, quando Elena lo ha lasciato, quasi due anni prima, nel marzo del 1885. Elena entra, nell'incontro fra i due si alternano ricordo, ardore e di nuovo allontanamento e dolore.
(cap. II) Si ripercorre la storia della casata aristocratica degli Sperelli, gli insegnamenti del padre e l'arrivo del giovane a Roma. La rievocazione prosegue con il primo incontro tra Andrea ed Elena, ad una cena a casa di una cugina del protagonista. Subito egli inizia un serrato corteggiamento.
(cap. III) Il giorno dopo, i due si rincontrano ad un'asta di oggetti antichi in Via Sistina.
(cap. IV) Andrea viene a sapere che Elena è malata e chiede di essere ricevuto da lei; l'incontro con l'amata, che giace a letto, è erotico-mistico. Comincia quindi la narrazione dell'idillio che nei mesi successivi unisce Andrea ad Elena, sullo sfondo della Roma rinascimentale, e dei loro amplessi tra gli oggetti d'arte di Palazzo Zuccari, dove il corpo di Elena nutre l'immaginazione estetica di Sperelli. Una sera, tornando a cavallo dall'Aventino, la donna gli annuncia che sta per partire, lasciandolo.
(cap. V) Dopo l'abbandono Sperelli si immerge in un gioco di continue seduzioni, conquistando una dopo l'altra sette nobildonne; si incapriccia infine di Ippolita Albònico. In una giornata di corse di cavalli, Andrea la corteggia ostentatamente suscitando la gelosia dell'amante di lei, Giannetto Rutolo, da cui viene provocato a duello. Nonostante la sua maggiore abilità nella scherma, Andrea subisce una grave ferita.
Libro secondo
(cap. I) Ospitato dalla cugina nella villa di Schifanoja, sul mare, Sperelli esce da una lunga agonia e inizia la convalescenza, in un'unione mistica con la natura e l'arte.
(cap. II) Il 15 settembre del 1886 arriva, ospite a Schifanoja, Maria Ferres con il marito (che riparte subito) e la figlia Delfina.
(cap. III) Dieci giorni dopo, il 25 settembre, Andrea è sedotto dalla donna «spirituale ed eletta»; la loro amicizia aumenta ogni giorno, finché il poeta non dichiara il suo amore a Maria, che non risponde, facendosi schermo della presenza della figlia.
(cap. IV) Maria Ferres tiene un diario di quei giorni, dove sono annotati i suoi sentimenti, le sue riflessioni, i turbamenti d'amore per Andrea, da cui non vuol lasciarsi vincere. Dal 26 settembre in poi, attraverso il diario, si ha notizia del corteggiamento sempre più serrato, che ottiene infine una risposta, durante una cavalcata nella pineta di Vicomile, il 4 ottobre. Tornato il marito, avviene la separazione tra i due amanti.
Libro terzo
(cap. I) Sperelli, tornato a Roma si rituffa nella vita precedente la convalescenza, tra donne e amici indifferenti e superficiali.
(cap. II) Irrequieto e pieno di amarezza, Andrea rincontra Elena. Ora l'attrazione per Elena, nella sua nuova veste provocatrice e schiva, e per Maria, nella sua ingenua purezza e fragilità, si intreccia nel suo spirito e nella sua esistenza, facendolo passare ininterrottamente dall'una all'altra. Tenta così di incontrare Elena nella casa di cui ha ripreso possesso, a palazzo Barberini, ma la presenza del marito lo fa fuggire.
(Cap. III) Poco dopo, a casa di Maria, Andrea la assedia, e la sera dopo i due si rincontrano a un concerto alla sala dei Filarmonici, dove arriva anche Elena; partita Maria, Elena invita Andrea ad accompagnarla in carrozza; prima di lasciare l'ex-amante, Elena lo bacia intensamente. Sperelli dunque riflette su se stesso e si giudica «camaleontico, chimerico, incoerente, inconsistente». Ma ormai è deciso a dare caccia senza tregua a Maria, che lo ama. (cap. IV) Maria cede sempre più all'amore; a villa Medici, in una delle passeggiate con il giovane tra le bellezze della città Andrea e Maria si baciano.
Libro quarto
(Capp. I & II) Respinto con durezza da Elena, Sperelli viene a sapere dagli amici della rovina del marito di Maria, sorpreso a barare al gioco. Maria si mostra più forte di lui di fronte al dolore di dover partire e separarsi, rimanendogli totalmente fedele. Andrea, al contrario, riesce a nascondere con sempre maggior difficoltà il suo "doppio gioco". Dopo aver visto Elena uscire di casa per andare dal nuovo amante, Andrea torna nel rifugio di palazzo Zuccari, dove, durante l'ultima notte d'amore con Maria, pronuncia inconsciamente il nome di Elena. Maria, con orrore, lo lascia.
(Cap. III) Il 20 giugno all'asta dei mobili appartenuti ai Ferres, Sperelli vive con ribrezzo e nausea il senso del «dissolvimento del suo cuore». Fugge alla vista di Elena e degli amici, e verso sera rientra nelle stanze dove Maria aveva vissuto, ora vuote e percorse dai facchini; la vicenda si conclude, per Andrea, amaramente, dietro il trasporto dell'armadio che ha comprato all'asta.
2. Qual è la concezione della bellezza di Andrea Sperelli e che uso intende farne? Che cosa intende col termine “estetismo”?
Il vocabolo “estetismo” tradotto dal greco significa sentire, percepire, quindi, indica la teoria della conoscenza sensibile. Vivere in bellezza è l’utopia del protagonista del libro “Il Piacere”.
Andrea Sperelli è l’alter ego narcisista dell’autore ed esponente dell’estetismo: per lui, infatti, l’arte è il valore assoluto, tant’è che la vita stessa viene percepita come arte.
Lui appartiene ad una famiglia nobile, che gli ha tramandato la cultura, l’eleganza, l’arte e la predilezione per gli studi insoliti, accanto alla curiosità estetica. Andrea è stato fortemente plasmato dall’educazione esteta impartitegli dal padre volto a comunicargli il culto spassionato della bellezza. I viaggi e le letture, lontano dalla severità e dalla rigidità delle regole scolastiche, sono stati gli strumenti di questa educazione libera e cosmopolita. Da ciò deriva l’annullamento della forza morale e della volontà.
In base all’educazione ricevuta, Andrea vuole, quindi, vivere una vita inimitabile, fatta come un’opera d’arte: identificare arte e vita significa possedere senza mai essere posseduto, senza mai darsi interamente a qualcuno o a qualcosa, ricercando in ogni situazione la raffinatezza e la bellezza, che hanno lo scopo di affinare il gusto e le sensazioni e di elevare la figura del protagonista al di sopra di tutta la collettività aristocratica.
Andrea ha, inoltre, un rapporto ambiguo e distaccato, di tipo teatrale, con le donne e gli ambienti che frequenta, dovuto alla passione dell’artificio e della finzione.
Anche il luogo, in cui si svolge la narrazione del libro, incrementa la ricerca dello stile di vita secondo parametri estetici: il protagonista vive, infatti, nella Roma barocca dei papi e della nobiltà, caratterizzata dal piacere di vivere e dalla corruzione spirituale, che è il teatro della propria affermazione sociale.
Anche lo stile narrativo di D’Annunzio rispecchia il proposito ideologico dell’estetismo, attraverso una prosa levigata e preziosa, con un’ostinata ricerca di parole rare, nomi esotici o sonori.
Il culto dell’eleganza in D’Annunzio deriva dal concetto di dandismo di Baudlaire, che lo definisce una vera e propria istituzione intellettuale e umana, di cui fanno parte solo gli eletti chiamati al culto esclusivo dell’eleganza. Il dandy, inoltre rifiuta il denaro, in quanto vuole essere libero dal pensiero di esso, dalla preoccupazione di procurarselo, di accrescerlo, di perderlo. Per quanto riguarda l’amore, l’esteta, come i dandies, ha un’unica preoccupazione, ossia quella della ricerca della felicità, ma in quella ricerca si mantiene scettico e freddo, quasi cinico ma evitando di sembrare comune, banale e volgare.

3. Che cos’ha in comune questo personaggio con Dorian Gray(protagonista del romanzo di O.Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”) e con Huysmans (protagonista del romanzo di Des Esseintes “Controcorrente”)?
Dorian Gray è un giovane di affascinante bellezza, dal viso angelico ma con abitudini sgradevoli. Un amico riceve l’incarico di dipingerne il ritratto, invecchiandolo. Ormai anziano Dorian uccide il pittore, che si è permesso di rimproverargli il degrado con cui conduce la sua esistenza. Orripilato da ciò che legge nei ritratti del viso dipinto, tuttavia, distrugge il ritratto con una coltellata: sarà lui a morire, mentre il volto sulla tela tornerà ad acquistare i tratti del giovane innocente di un tempo.
Huysmans, invece, è l’ultimo discendente di una famiglia di antica nobiltà, annoiato e saziato della vita seria e corrotta condotta fino ad allora a Parigi, decide di allontanarsi dalla città e di cercare di costruire un’esistenza diversa: esclude ogni essere umano, nonché ogni contatto con la società borghese, che è massificata e volgare. Ma l’esperimento del protagonista, ossia di migliorare la sua esistenza attraverso la continua ricerca della raffinatezza, si conclude con una sconfitta: la sua inquietante nevrosi.
Dopo questi brevi riassunti dei romanzi “Il ritratto di Dorian Gray” di O.Wilde e “Controcorrente” di Des Esseintes si può capire cosa accomunano questi due personaggi con la figura di Andrea Sperelli: la ricerca della perfezione e della raffinatezza in qualsiasi situazione e ambiente. In tutti e tre i casi, i protagonisti hanno conseguenze negative dalla loro assiduità di tale ricerca. Loro pensano, infatti, che l’artefatto, il ricercato e il bello in generale, possano diversificarli dalla società di cui fanno parte, addirittura Huysmans si isola dal mondo.
4. Che ruolo hanno gli oggetti e in generale l’arredamento nella vita di Andrea Sperelli, quale funzione svolgono?
Andrea Sperelli vive nel Palazzo Zuccari a Trinità dei Monti; la sua casa è colma di opere d’arte, di oggetti raffinati, descritti con la precisione dell’antiquario. Durante la narrazione vengono spesso elencati oggetti artistici veri o fittizi che creano una sorta di museo del decadentismo europeo, dominato dall’esagerazione e dal kitsch(oggetti di cattivo gusto, copiati). Queste descrizioni di oggetti sono presenti soprattutto nell’ultimo capitolo del libro per sottolineare il fallimento del progetto di Andrea.
Nel primo libro, nel primo capitolo, D’Annunzio descrive in maniera minuziosa il palazzo in cui vive il protagonista, partendo dall’esterno per finire all’interno, attraverso sensazioni visive e acustiche.
La sua casa non è una semplice dimora ma un tempio. L’arredamento è descritto in modo molto dettagliato, facendo capire che nulla è collocato a caso: proprio come la sua casa è studiata in tutti i particolari, anche il carattere di Andrea è costruito per non sembrare banale.
Così, per esempio: “le coppe di cristallo in cui sono poste le rose hanno la forma inconsueta di gigli che si ergono su steli dorati(…); non una legna comune arde nel caminetto, ma legno di ginepro che diffonde nell’aria un profumo acuto e inebriante; preziose maioliche effigiate con scene mitologiche e con versi ovidiani adornano la tavola da the, mentre cortine di broccato, pizzi, tappeti schermano o assorbono la luce ricavandone figurazioni e arabeschi.”.
Ovviamente dietro a questa elegante scenografia si riconosce l’educazione esteta di Andrea.
5. Quale corrispondenza c’è all’interno del romanzo tra il paesaggio e lo stato d’animo, e quale uso fa D’Annunzio della pittura e di alcuni famosi dipinti?
La struttura del romanzo risente ancora della tradizione del Naturalismo, soprattutto nelle descrizioni degli ambienti o per la psicologia dei personaggi, ma sottostà principalmente ai nuovi canoni del Decadentismo.
Un esempio di simbolismo lirico ed evocativo, che costituisce un collegamento tra oggetti e stati d’animo, potrebbe essere quando viene descritta l’attesa di Elena e si parla della complessità dei nervi di Andrea e del fluire del sangue dal cuore al cervello.
I dipinti citati per descrivere personaggi o situazioni secondo la tecnica del paesaggio stato d’animo sono numerosissimi; troviamo passi in cui le similitudini vengono costruite facendo riferimento a dipinti di Correggio, di Bernini, di Dosso Dossi, del Ghirlandaio, di Rubens, di Raffaello, di Rembrant e del Botticelli.
Per dare di Elena il ritratto di femme fatal D’Annunzio ricorre alla pittura di Leonardo, in particolare al quadro della Gioconda, descrivendone il carattere peculiare della bellezza emblematica. La sua bellezza, che è un sunto di quella di tutte le epoche, è di quelle che fanno affiorare dalla più profonda interiorità i pensieri, le passioni e le divagazioni raffinate e fantastiche; essa corrisponde a tutto ciò che gli uomini possono desiderare.

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  1. Giada Grezzani

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