I dolori del giovane Werther

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano
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Data:26.09.2005
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Testo

Orlandi Glenda
Classe V F
I dolori del giovane Werther
RIASSUNTO

Un giovane borghese di nome Werther trascorre un periodo di tempo lontano dalla famiglia e dagli amici. Durante il suo soggiorno, incontra una nobildonna, Lotte, e se ne innamora perdutamente e follemente. Ma poiché è promessa ad un altro, Werther inizia a sprofondare nel tunnel dell’oblio e del dolore, che lo conduce al suicidio.

STRUTTURA

La struttura del romanzo è parallela, poiché esistono due narratori posti sullo stesso grado: Werther, interno alla vicenda, e “l’editore”, che apre una breve parentesi tra i due capitoli del libro per esprimere in modo riassuntivo l’evoluzione del personaggio e fornire un punto di vista differente. Il romanzo è epistolare, poiché costituito da una serie di lettere ordinate cronologicamente, scritte dal protagonista della vicenda. Il tipo di focalizzazione presente è fondamentalmente interiore, ma il breve intermezzo in cui l’editore è il narratore la focalizzazione è zero, perché costui riesce a leggere nella mente di Werther e ad esprimere con chiarezza le sue emozioni e riflessioni. La tecnica narrativa utilizzata è un monologo interiore, molto simile ad un flusso di coscienza, poiché talvolta Werther scrive ciò che pensa senza logicità e consequenzialità. In brevi tratti è anche presente il discorso diretto, per fornire un ritmo più veloce alla narrazione e perché possano intervenire anche gli altri personaggi del romanzo.
Gli spazi descritti sono reali e hanno una collocazione precisa. Sono prevalentemente all’aperto. La presenza di luoghi esterni costituisce una sorta di simbolo: nella prima fase del romanzo, infatti, Werther è sereno e felicemente innamorato, trascorre molto tempo in compagnia di Lotte sui prati e i paesaggi sono luminosi e soleggiati. Nella seconda fase del romanzo, al contrario, il protagonista è tormentato, confuso, addolorato e sofferente, e per tale motivo i luoghi descritti sono bui, spenti e privi di vitalità. Con la natura non ha più contatto né armonia. È inoltre significativo che egli decida di suicidarsi nella sua stanza da letto durante la notte. Il luogo chiuso, in questo caso, rappresenta la solitudine di Werther e il suo stato mentale prima di morire. Solo e disperato, dietro una barriera che lo divide da un mondo che gli ha procurato solo sofferenza.

PERSONAGGI

Werther
Werther è il protagonista della vicenda. È uno dei personaggi più rappresentativi dell’età adolescenziale dell’intera narrativa mondiale, perché perennemente confuso, ribelle e soprattutto, follemente innamorato. Proviene da una famiglia di media borghesia, è colto, bello, sano e di sani principi. Nel corso della narrazione, tale personaggio subisce una profonda, radicale e distruttiva evoluzione. Inizialmente è un ragazzo colto dal dubbio, ma con precise certezze, e avvolto da una grande sete di sapere che alimenta il suo cuore e il suo animo e che occupa tutti i suoi pensieri. Pertanto decide di partire per un viaggio ad un solo scopo: migliorare se stesso, ma non solo: godersi il presente, vivere alla giornata, e dimenticare il passato da cui proviene. Vuole cambiare, respirare aria nuova, visitare altri luoghi, conoscere un altro piccolo pezzo di mondo, svuotare la propria mente e partire da solo per cercare qualcosa di cui potersi riempire, e non essere più guidato e spronato. In una delle sue prime lettere Werther definisce la propria solitudine un “balsamo prezioso”, perché per mezzo del suo isolamento sviluppa la propria profondità e matura. Il paesaggio che descrive è paradisiaco, ma afferma che morirà di queste visioni: qui l’autore scrive una sorta di anticipazione: Werther si suiciderà proprio a causa di qualcosa di divino, la donna che ama.
Egli ha un carattere molto volubile: spesso si vede passare dal dolore alla sfrenatezza, da una dolce malinconia a una passione distruttrice, come qualsiasi adolescente. E allo stesso modo di un adolescente, crede di essere diverso, e di non essere un uomo. Definisce il genere umano una “cosa monotona”, perché i più impiegano la maggior parte del loro tempo per vivere, e quel poco di libertà che rimane loro li spaventa a tal punto da indurli a cercare tutti i mezzi per sbarazzarsene. Da qui si evince che Werther è spaventato dal diventare adulto, perché teme di non riuscire a realizzare i suoi obiettivi, a completarsi e a non riconoscere la propria libertà, ma allo stesso tempo non vede l’ora di crescere, perché vuole dimostrare a tutti, e soprattutto a se stesso, che sarà diverso da tutti gli altri, e diventerà qualcuno. A tale scopo indaga nel suo cuore e dice di trovarvi un mondo, ma fatto più da presentimento e desiderio oscuro che di oggettività ed energia vivente. È profondo, ma cupo, si sente incompleto, e stanco di vivere. Stanco perché ha paura. E a volte desidererebbe tornare un fanciullo, la cui esistenza è spensierata, e felice.
A tal punto avviene l’incontro con Lotte. Werther è estasiato dalla sua bellezza, e la descrive come una creatura perfetta, un angelo. Egli già sapeva che era promessa ad un altro, ma nel ricordarlo, la notizia gli giunge totalmente nuova, avverte un dolore grande al cuore, un dolore che si espande e che fa sempre più male. Si sente sempre più suo, più prigioniero di quella creatura, tanto da affermare che lei può fare di lui ciò che vuole. Werther è avvolto da una passione totale, travolgente, distruttiva, maniacale. Non può fare a meno di non vederla, di non pensarla, di non toccarla. È più forte di lui, è sempre più vinto dal desiderio di averla, il suo amore di cui non potrebbe privarsi rappresenta anche la causa del suo dolore. Tutto ciò che aveva senso, ha perso valore e significato. Non ha più alcun obiettivo, né una meta. Lotte è la sua droga. Non può far altro che pensare al modo di come procurarsela. Werther scopre un altro se stesso, un qualcuno che non è nessuno ma che allo stesso tempo è tutto. Ogni sapere infatti non vale niente, e il fatto che egli ne sia ormai privo, lo porta a osservare (e non giudicare) il mondo da un’altra prospettiva. Una prospettiva che nessuno ha il coraggio di considerare. Capisce che ciò che sa, chiunque può saperlo, mentre il suo cuore, è solo suo. L’amore lo ha sopraffatto a tal punto che occupa ogni campo della sua vita. Ogni cosa, ogni pensiero, ha obbligatoriamente un collegamento con il più nobile dei sentimenti. Egli stesso afferma che un uomo travolto dalle proprie passioni perde ogni consapevolezza morale. E lui spesso brama di uccidere il compagno di Lotte per poterla abbracciare e amare come desidera. Werther raggiunge un tale livello di disperazione e di dolore interiore che non sa più se è al mondo. Il suo sentimento lo corrode lentamente, in fin dei conti lui è già morto. Non vive, non esiste, non capisce, non distingue, non ragiona, non pensa, è privo di ogni logica e razionalità. Non gli importa più di nulla, niente lo consola, nemmeno la natura che prima era la fonte della sua felicità e della sua serenità. Werther è ora nemico del mondo e odia tutto ciò che ne fa parte. E per tale motivo, un’idea dal buio sorge: quale soluzione, se non la tomba? E questo dubbio lo tormenta, perché in cuor suo spera ancora che il miracolo possa accadere. Ma ben presto, anche la speranza muore. Nel suo ultimo giorno di vita, Werther riesce a strappare un bacio a Lotte. Ma il suo successivo rifiuto lo porta alla sua più importante ed unica decisione. E così il giovane si toglie la vita.
Chiamarla vita forse è troppo.
Werther era una luce destinata a spegnersi.
O forse solo così la sua anima potrà volare, ancora.
È la dimostrazione che non è vero che ognuno è padrone di se stesso.
È un Ulisse mancato.

Lotte
Lotte è la donna che il protagonista ama.
Contrariamente a Werther, viene connotata in modo ampio sia fisicamente (dalla bella figura, di media statura, con lineamenti pieni di grazia, scura di capelli e di occhi), sia intimamente come una ragazza ingenua, ferma, serena, attiva.
Werther vede per la prima volta Lotte a una festa. Lo colpisce subito per la sua bellezza, per il modo in cui parla, esponendo le sue preferenze di lettura, e il suo innato amore per il ballo. È intelligente e anticonformista, qualità che il giovane apprezza più di ogni altra. E coraggiosa, matura e responsabile, poiché ha cresciuto i suoi fratelli come figli, dopo che la madre è morta, tant’è vero che Werther è particolarmente affezionato ai fanciulli di Lotte, poiché li considera parte integrante del suo unico ed eterno amore.
Lotte lo ama, ma è dominata dal dovere, e dalla confusione. È una ragazza con dei bambini da accudire, che vuole vivere serenamente. Sa che con Werther non potrebbe realizzare questa aspettativa. Nonostante la sua anima sia in armonia e in perfetta sintonia con la sua, sceglie di reprimere i propri sentimenti, di allontanarsi dall’amato. L’amore che lei prova per Werther però è diverso: lui è dominato dalla passione, idealizza a tal punto Lotte che è ossessionato, completamente accecato dal desiderio di averla per sé; al contrario l’amore della giovane donna è razionale, poiché è disposta ad allontanarsi da lui per non farlo soffrire, e più “platonico”: se non si fosse suicidato, avrebbe continuato ad amarlo attraverso sguardi fugaci e gesti semplici, ma allo stesso tempo avrebbe cercato di frequentarlo sempre meno, per reprimere lentamente e dolorosamente il proprio amore. Lotte probabilmente rinuncia ai suoi sentimenti perché teme che sia soltanto l’impossibilità di averla a rendere così seducente il desiderio di Werther. Quindi, non avendo alcuna certezza, preferisce non rischiare e lasciarsi travolgere dalla routine di tutti i giorni. Quando scopre che Werther si è suicidato, sviene. La sua reazione è simbolica: si sente priva di forze, vuota, morta, come il suo amato. Non è in grado di parlare, di reagire. Anche Lotte si spegne, e muore.

TEMI E COMMENTO
I temi fondamentali di questo romanzo sono l’amore, la vita e il dolore.
La tragedia amorosa di Werther è la tragica esplosione di tutte le passioni che di solito si presentano nella vita divise, isolate, astratte; qui però sono fuse. Vive quindi un amore totale e irrazionale. Lotte può fare ciò che vuole di lui. E ne è consapevole. È disposto a rinunciare a tutto, ad uccidere, a qualsiasi cosa, pur di averla. Persino a togliersi la vita per non tormentare più la sua, solo per amore. L’amore…chi sa dire cos’è l’amore? Come si può essere così presuntuosi da definire a parole qualcosa che non si può esprimere totalmente? Come si può dire che l’amore sia in grado di rendere felici, come? Quando in realtà, si muore, per amore… che sentimento contraddittorio: è allo stesso tempo la nostra più grande forza e la nostra massima debolezza. Perché amare non basta. Non basta a renderti felice, non basta a farti credere che la vita sia bella. Basta solo a distruggerti dentro. Werther infatti non è morto per Lotte ma è stato ucciso dal troppo amore che aveva dentro, che non avrebbe mai potuto liberare e che si era trasformato in una tortura per lui. L’amore infatti penetra nel tuo cuore e inizia a mangiare la tua carne e a succhiare il tuo sangue, è una droga che non si può sconfiggere. Lo si può curare solo quando il corpo avverte una voce che dice: “ti amo”. Solo allora l’amore ti completa, ti istruisce, ti dice chi sei e per quale motivo esisti, ti risponde e ti protegge. Se il tuo amore non è corrisposto, sei condannato a morire. E allora per quale oscuro motivo dovresti continuare a sopportare un dolore più grande della tua anima? Per gli altri? Per non farli soffrire? Dovresti esistere per loro? Per non creare disordine nel loro piccolo mondo? Vivere per chi non ti ama, questo mai. Se qualcuno, persino uno sconosciuto, potesse avvertire il tuo dolore, anche solo percepirlo, ti augurerebbe di fuggire da questo mondo per cui hai vissuto tanto, ma non ti ha dato niente.
D’altra parte, nessun uomo può fare a meno di amare. Perché se l’amore non esistesse, la vita non avrebbe alcun senso. L’amore è un sentimento che non può avere equilibrio, nemmeno utopicamente. O ti rovina, o ti permette di vivere. Forse, sarebbe meglio non amare mai. Chi ha la forza di sopportare un dolore atroce? Solo chi non prova dolore. E chi non prova dolore? Chi non ha mai sentito una voce urlargli dentro e dirgli: “abbandona questo mondo”? Il dolore procura ferite che non si cicatrizzano mai. Non lo si può alleviare, solo evitare, con l’aiuto di chi ti è sempre accanto. SE hai qualcuno accanto…
Quindi sapendo che tutti gli uomini hanno desiderato morire almeno una volta nel corso della propria vita, mi domando perché la morte sembri qualcosa di così terribile. Perché ci scandalizziamo tanto se una persona decide di togliersi la vita? È sciocco giudicare gli altri in base a se stessi. Il problema è che siamo talmente vittime del nostro dolore che non siamo in grado di concepire il fatto che altre persone soffrano, quanto e più di noi. Pensiamo che nessuno possa provare ciò che noi proviamo, quindi non ci preoccupiamo di coloro che ci circondano. In realtà la sostanza è che tutti gli uomini amano, vivono e sono consumati dallo stesso dolore, che si limita solo ad assumere forme diverse. E allora perché fingiamo che non sia così? Per vergogna? Per paura? Sì, per vergogna e paura di dire a tutti “è vero, io sono soltanto un viandante, un pellegrino su questa terra. Voi siete forse qualcosa di più? Dove abbiamo intenzione di andare?(Werther)”.
È nostro dovere scegliere. Non si può trovare un equilibrio.
Io voglio amare?
Io voglio vivere?
Risponderò solo quando mi renderò conto di cosa sto dicendo.
Posso dire solo una cosa: a volte vorrei non aver amato mai, perché ho perso il controllo e la capacità di pensare.
Invano la mattina ti tendo le braccia svolgendomi dai gravi sogni, invano la notte ti cerco nel letto quando un innocente sogno infelice mi illude di esserti accanto sul prato e di tenerti la mano e di coprirtela di mille baci.
Se allora, immerso ancora a metà nelle vertigini del sonno, ti cerco tentoni e mi desto... un torrente di lacrime mi sgorga dal cuore oppresso, e sconsolato piango un cupo avvenire.

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