Guicciardini - vita e opere -

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Testo

GUICCIARDINI
Vita:
F.Guicciardini visse tra il 1483 e il 1540,nello stesso periodo e ambiente in cui visse Machiavelli. Nacque a Firenze da una famiglia di ceto alto,aristocratico,economicamente molto ricca. Si sposò con Maria Salviati,appartenente ad una famiglia politicamente esposta,in quanto si opponeva a Pier Soderini,gonfaloniere della città,e da questo matrimonio la sua carriera politica accelerò notevolmente:si impegnò notevolmente sia all’interno di Firenze,sia all’estero tant’è che venne nominato nel 1512 ambasciatore della repubblica fiorentina presso Ferdinando di Spagna:da questa sua esperienza nacque infatti la Relazione di Spagna,un’analisi delle condizioni socio-politiche che regnavano nella regione. Nel 1513 tornò a Firenze ed entrò al servizio dei papi medicei,i quali lo elessero avvocato del concistoro e in seguito governatore di Modena,Reggio,Parma e della Romagna.
Nel 1521 poi fu nominato generale degli eserciti pontifici da Leone X e fu lui uno dei principali artefici della Lega di Cognac,un accordo tra gli Stati italiani e la Francia formato per contrastare lo strapotere di Carlo V. Fu tutto inutile,poiché nel 1527 lo stesso Carlo V invase l’Italia,portando la caduta dei Medici a Firenze e il sacco di Roma,la distruzione e il saccheggio della città. Per il papa la responsabilità di quello che era accaduto era di Guicciardini,che secondo lui,non seppe tener testa ai barbari,mentre a Firenze fu accusato di aver sottratto denari dalle casse della città,e fu costretto a ritirarsi nella sua villa ad Arcetri.
In seguito Clemente VIII lo richiamò per tentare di ricucire lo strappo con Carlo V,ma ai fiorentini questo sembrò un tramare contro la repubblica e perciò gli furono confiscati tutti i beni,dopo una condanna in contumacia. Con il ritorno dei Medici a Firenze poi poté tornare nella sua città,ma tentò di limitarne lo strapotere. Alessandro de Medici se ne accorse e lo allontanò da Firenze. Nel 1534 ci riprovò,ma ormai c’era Cosimo I e non ci riuscì.
Tornato alla sua villa di Arcetri si dedicò completamente all’attività letteraria,scrivendo la Storia d’Italia.
Morì nel 1540.
Opere:
1) Storie fiorentine (1508-09)
2) Il discorso di Logrogno (1512)
3) Il dialogo del reggimento di Firenze (1521-26)
4) Le Considerazioni intorno ai Discorsi di Machiavelli (1528)
5) I Ricordi (1512-30)
6) la Storia D’Italia (1537-1540)
Nessuna di queste opere furono pubblicate mentre lui era in vita perché egli seguiva la tradizione aristocratica,in quanto l’uso dei testi doveva essere esclusivamente privato;molte furono pubblicate nell’800.
Nel periodo del regime signorile c’era la figura dell’intellettuale funzionario,un tecnico dello stato che ne garantiva la sua funzionalità. Questo era Guicciardini,un esperto di ingegneria costituzionale che si occupava delle competenze delle istituzioni e del loro equilibrio.
Egli era pervaso da una grande vocazione empiristica,ossia valutava volta per volta la situazione concreta,non credendo negli ideali e nei principi generali.
Il suo progetto politico era fondamentalmente quello di conciliare le esigenze democratiche con l’aristocrazia.
De Sanctis,un critico della letteratura italiana,da una valutazione terribile di Guicciardini,considerandolo freddo e calcolatore e preferiva Machiavelli,che nei suoi ragionamenti e riflessioni,vedeva più passione e partecipazione. Egli lo chiamò il “teorico del particulare” ,in quanto secondo lui pensava solamente agli interessi personali,ai propri tornaconto.
Ma quest’affermazione non è accettabile in quanto ci sono pervenuti molti Ricordi nei quali accusa chi mette al primo posto gli interessi personali anziché l’essere onesti.( La sua visione della realtà,senza immagini utopiche e irrealizzabili,lo portano ad elogiare il “particulare”,il bene personale come unico scopo da raggiungere per un uomo saggio,ma la ricerca del bene comune per Guicciardini è più importante.)
Il “particulare”di Guicciardini è la ricerca di uno spazio nel quale l’individuo è in grado di realizzare i propri progetti e aspirazioni,anche nelle situazioni più aspre e difficili.
1) Le Storie fiorentine trattano il periodo storico che va dal 1378,dalla rivolta dei Ciompi,fino al 1509,ossia la battaglia della Ghiara d’Adda. In quest’opera tenta di analizzare le cause principali che hanno determinato questi eventi,studiando le personalità più importanti come Lorenzo de Medici e soprattutto Girolamo Savonarola.
2) Nel Discorso di Logrogno,scritto durante l’incarico di ambasciatore in Spagna,evidenzia i modi con cui era possibile gestire un governo popolare.
3) Il dialogo del reggimento di Firenze,diviso in 2 libri,fu scritto tra il 1521 e il 1526. In quest’opera l’autore immagina una discussione svoltasi tra il padre,Piero,Paolantonio Soderini e Pier Capponi,tutti repubblicani,contrapposti a Bernardo del Nero,appartenente al partito mediceo. Quest’ultimo,attraverso delle testimonianze reali,afferma che il governo repubblicano è più soggetto a difetti che non quello monarchico,però capisce anche la difficoltà di restauro del governo dei medici. In quel periodo le circostanze politiche a Firenze era molto instabili,caotiche, e si pensò di creare un governo misto, con un gonfalonierato a vita,in modo da ristabilire la calma nella città. Guicciardini,con il personaggio di del Nero,studiò la situazione e intervenì,proponendo una terza istituzione,che facesse da collegamento tra il consiglio grande e il gonfalone appunto:la individuò nel senato formato da savi (i saggi),appartenenti alla classe degli ottimati. Al di sopra di tutto però dominava la legge,nella quale l’autore riponeva molta fiducia. Già da qui si intravede in Guicciardini la volontà di non dare,né in politica,né in morale,regole assolute,valide in ogni caso.
4) Le Considerazioni intorno ai Discorsi di Machiavelli sono un’opera in 38 capitoli nella quale Guicciardini analizza l’opera di Mach. e ne testimonia l’arbitrarietà di alcune affermazioni:per esempio,secondo Machiavelli la lotta tra patrizi e plebei è utile alla ricostruzione della grandezza di Roma,mentre Guicciardini lascia intravedere un giudizio opposto;si capisce che in lui cade quel principio di imitazione del modello classico tipico del segretario fiorentino;questo sarà il cardine del suo pensiero. Per Guicciardini la storia romana non ha nessun valore poiché non ci sono modelli assoluti che permettano di capire la realtà.
Inoltre nell’opera si capisce che Guicciardini non condivideva l’idea di Mach. secondo cui la chiesa fosse la “ruina d’Italia”,in quanto era contro l’unità nazionale;per lui la chiesa non era la “ruina d’Italia” poiché era un bene che l’Italia non si fosse unita,altrimenti ci sarebbe stata una città che avrebbe prevalso sulle altre e le avrebbe schiacciate ,impedendo lo sviluppo artistico.
5) I Ricordi,scritti tra il 1512 e il 1530,sono 221 pensieri,motti,massime,aforismi,giudizi personali,riflessioni. Guicciardini li sottopose continuamente a revisioni,limature,rielaborazioni trasformandoli,raggruppandone alcuni in un solo corpo e separandone altri lasciandoli singoli. Quest’opera rappresenta un “retrobottega”,ossia uno spazio interiore di meditazione che l’autore si riserva anche nei momenti più difficili. I Ricordi si vanno ad inserire nella produzione moralistica dell’autore,conferendo dignità a questo genere letterario,e trattando di suoi pensieri o riflessioni,ci danno un’immagine chiara e netta dell’autore.
Nell’opera Guicciardini valuta negativamente la visione immaginaria della realtà,dicendo che non si fa storia con la visione di una patria felice e libera. Egli però non svaluta questi ideali,si limita a considerarli come un qualcosa che non si realizzerà mai in pratica.
Guarda alla fede con distacco,disinteresse,considerandola portatrice di errori e guastatrice del mondo. In altri ricordi si possono trovare richiami all’essenza del messaggio religioso,ma comunque si può considerare l’atteggiamento dell’autore come di completa non curanza rispetto all’argomento. Appunto la mancanza totale di fede in Guicciardini lo porta a valutare delle occasioni nelle quali l’uomo è impotente e a nulla serve la dottrina religiosa,incapace di capire la realtà che è in continuo cambiamento. Perciò usa il metodo della “discrezione”,cioè l’analisi particolare di ogni elemento,di ogni situazione volta per volta.
I Ricordi sono un’opera frammentaria pervasa da un tono di grande pessimismo.
6) La Storia d’Italia è un’opera in 20 libri incompleta che affronta le vicende italiane dal 1492,l’anno della morte di Lorenzo il Magnifico,al 1534,l’anno della morte di Clemente VII.
L’impostazione data all’opera è di tipo annalistico,sul modello di Tacito,ma nonostante questo non perde la sua unità e compattezza. La novità di quest’opera è il fatto che lo scrittore segue in modo analitico le vicende e cerca di trovarvi per ognuna la causa scatenante. In quest’opera ricorre a 2 topoi della storiografia di Sallustio,cioè i discorsi e i ritratti,tra cui ricordiamo quello di papa Alessandro VI.
Lo stile di Guicciradini è fluido,avvolgente,caratterizzato da un reticolo di proposizioni. Tendeva ad evitare i latinismi e le forme popolaresche,ma risulta uno stile non coinvolgente,piatto,troppo tutto uguale. Machiavelli aveva uno stile più deciso.

Differenze con Machiavelli:
Guicciardini Machiavelli
-Rifiuto dei modelli classici. Ogni situazione - Crede nei modelli classici. Per lui la storia
va analizzata da sola. La storia del passato è inutile è magistra vitae e ci può aiutare a capire il
al fine di capire il presente. presente.
- Si occupa in politica della teorizzazione di uno - Si occupa in politica della formazione di
stato. uno stato.
- La critica alla chiesa di Guicciardini è morale. - La critica alla chiesa di Machiavelli è
politica.
- Per Guicciardini l’uomo è fragile e quindi - Per Machiavelli l’uomo è malvagio di influenzabile. natura.

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