Giuseppe Parini: appunto su vita, opere e poetica

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano
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Testo

Giuseppe Parini Vita Opere Poetica

Nato a Bosisio in Brianza nel 1729, studia a Milano. Nel 1752 pubblica Alcune poesie di Ripano Eupilinio, raccolta di 98 componimenti tendenti alla cultura classica e la tradizione lirica italiana, che piace all’Accademia dei Trasformati di Imbonati che decide di accoglierlo mettendolo a contatto con un ambiente nuovo e stimolante.
Nel 1754, ordinato sacerdote, lavora come istitutore presso i Serbelloni, aristocratici illuministi, e frequenta Verri, Soresi, Cicognini. Sollecitato dall’ambiente stimolante compone Discorso sopra la poesia in cui è espresso un sensismo moderato, le odi illuministiche caratterizzate dalla novità tematica - problematiche attuali - modelli etici reali come La vita rustica, La salubrità dell’aria, L’impostura, L’educazione, L’innesto del vaiuolo, Il bisogno, La musica scritte con un lessico realistico rivelatore del desiderio di concretezza dell’autore. Nel 1757 scrive il Dialogo sopra la nobiltà nel quale emerge la supremazia nobiliare in contrasto con l’egualitarismo. Nel 1762 si dimette dai Serbelloni e passa agli Imbonati. Dai rapporti con le famiglie aristocratiche milanesi, Parini trae ispirazione per la sua più grande opera: il Giorno poema satirico in endecasillabi sciolti descriveva, in toni pomposi ed eccessivi, la giornata tipo di un giovane aristocratico. Prima uscirono le prime 2 parti: Il Mattino (1763) Il Mezzogiorno (1765) in seguito Il Vespro (1801) e La Notte (1801) incompiuta a causa della perdita d’interesse verso la nobiltà considerata morta dall’autore. L’autore finge di aderire all’ottica del protagonista esagerando l’importanza delle situazioni più banali attraverso l’uso della pratica antifrastica. Nonostante lo sdegno per la classe nobiliare, la cura nella descrizione di dettagli rivela attrazione più che sdegno
Parini manifestò il suo impegno civile e pubblico nel ’69 quando diventa direttore della ‘Gazzetta di Milano’, in seguito fu nominato professore lettere a Brera e entrò nel periodo neoclassico comprendente le ULTIME ODI: La Laurea ricerca di equilibrio e compostezza attraverso il raffinamento stilistico, le ODI GALANTI in cui l’autore elogia la bellezza di alcune nobildonne colte: Il Pericolo, Il Dono, Il messaggio; e le ODI EDUCATIVE: ritorno alle tematiche educative e morali con La Caduta, A Silvia, Alla Musa. Collabora con i francesi di Napoleone alla nuova Municipalità. Muore nel 1799.

La colazione mattutina (Il Mattino)

Il protagonista è il Giovin Signore, muto e senza nome, che va contronatura compiendo gesti insulsi, ripetitivi, meccanici. Il poeta, inizialmente divertito di fronte al problema se scegliere cioccolata o caffè per la colazione del Giovin Signore, diventa sarcastico. Nel testo sono presenti meccanismi tipici della satira: l’amplificazione e l’antifrasi (uso di parole per esprimere il contrario del loro significato che rivelano l’aperta condanna da parte dell’autore). Una banale colazione diventa così un episodio epico e il protagonista si trasforma in un eroe.

La vergine cuccia (Il Mezzogiorno)

In questo passo Parini sottolinea la nobiltà come priva di ideali che conduce una vita oziosa, inutile e vana, sottolineando lo sdegno personale. Sono presenti stili propri dell’epica ispirati all’Iliade Omerica e l’Eneide Virgiliana. L’amplificazione ironica e l’aggettivazione antifrastica riguardano il contrasto fra la dama e i suoi sostenitori contro il comportamento sacrilego del servo. Il brano ha una tecnica più sicura e originalità espressiva causa dalla mancanza di una prima e seconda parte, fra ironia e sdegno, il punto di vista dell’autore emerge quasi naturalmente. La vergine cuccia si trasforma in divinità crudele.

La parata degli imbecilli (La Notte)

In questo passo si trattano gli ultimi due personaggi della parata: il primo coltiva la passione, tipicamente nobiliare, per i cavalli, l’ironia sta nell’accostamento dama-cavalli. Inizialmente sembrano alla pari, ma proseguendo si nota un maggior interesse dell’intenditore verso gli animali piuttosto che verso la dama, abbandonata in occasione di fiere lontane. Dopo il periodo di solitudine, la dama è gioiosa per il ritorno del cavaliere, occupato a raccontarle di cavalli.
La seconda parte, introdotta da una serie di parole, sembra celare una situazione più seria. Invece ci troviamo davanti ad un anti-lavoro un’attività che non crea ma distrugge che il poeta condanna indirettamente Lo sfilacciatore di drappi e tappeti: in questo arazzo che si disfa, nelle figure abilmente tessute che ritornano ad essere materia informe, Parini distingue la parte di mondo irrecuperabile

Esempio



  


  1. concetta

    analisi dei versi del testo la vita rustica di giuseppe parini

  2. concetta

    analisi dei versi del testo la vita rustica ho un esame di italiano domani