Giovanni Pascoli

Materie:Riassunto
Categoria:Italiano

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Testo

GIOVANNI PASCOLI
VITA E SCRITTI

1855
Nasce a San Mauro di Romagna (Forlì), quarto figlio, da Ruggero e da Caterina Allocatelli Vincenzi.
61–71
Studia nel collegio dei padri scolopi ad Urbino.
10 agosto 1867
Il padre viene assassinato mentre torna a casa a colpi di fucile, forse per rivalità legate al suo lavoro.
a
Catastrofe familiare, una ferita mai rimarginata.
1868
Muore la madre e la sorella maggiore Margherita.
71–73
Frequenta il liceo a Rimini.
1872
Muore il prediletto fratello Luigi.
1873
Vince una borsa di studio – lo esamina Carducci – e può così iscriversi alla facoltà di lettere dell'Università di Bologna. Segue con acceso interesse il corso di letteratura italiana tenuto da Carducci.
1876
Muore di tifo il fratello Giacomo.
76-77
Anni di miseria perché ha perso la borsa di studio; trascura gli studi, frequenta l'anarchico Andrea Costa, si impegna in riunioni e attività politiche. Si iscrive all'Internazionale Socialista di Bologna.
1879
Nel settembre viene arrestato per aver partecipato ad una dimostrazione di anarchici ma viene prosciolto in dicembre.
1882
Si laurea in greco e con l'interessamento di Carducci ottiene un posto al liceo di Matera.
1884
È trasferito al liceo di Massa, dove qualche anno dopo chiama a vivere presso di sé le sorelle Ida e Maria, ricostruendo così il “nido” familiare, o quello che ne restava.
,
Regressione all’infanzia: tutto ciò che è al di fuori del “nido” lo impaurisce, è inaccettabile.
1891
Prima edizione di Myricæ .
1892
Vince la prima medaglia d'oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam.
1895
Il matrimonio della sorella Ida lo sconvolge. Egli vive questo fatto come un tradimento (è lui stesso a scriverlo alla sorella Maria), come una rinnovata lacerazione del tessuto familiare ricreato con tanta fatica e sofferenza. Rifiuta quindi di assistere al matrimonio (il mondo esterno assedia il “nido”).

Alterna produzione lirica, saggistica e prosastica. Pubblica opere di carattere scolastico che sono antologie latine o italiane.
_Lyra romana: antologia della poesia lirica latina.
97-03
Insegna letteratura latina all'Università di Messina, dove vive, ma ritorna spesso a Castelvecchio, presso Barga, dove ha affittato una casa di campagna che nel 1902 compra col ricavato dalla vendita di cinque medaglie d'oro conquistate al concorso di Amsterdam.
1898
Pubblica Minerva oscura, primo studio di esegesi dantesca.
1899
Pubblica l’antologia scolastica Sul limitare, con testi letterari di ogni tempo.
1902
Pubblica La mirabile visione, con interessi di carattere filologico che si estendono alla letteratura classica latina e italiana (FILOLOGO).
1903
_Pubblica I canti di castelvecchio, la cui ultima edizione uscirà postuma a cura della sorella Maria (1912).
_Pubblica Miei pensieri di varia umanità, raccolta di saggi critici.
1904
Pubblica la prima edizione dei Poemi conviviali e l'edizione definitiva dei Primi poemetti.
1905
Succede a Carducci nella cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna.
1906
Pubblica Odi ed Inni.
1909
Pubblica i Nuovi poemetti e le Canzoni di Re Enzio.
1910
Inizia i poemi del risorgimento, con cui celebra il periodo risorgimentale (rimasti incompiuti).
1911
_Pubblica i Poemi italici, sempre appartenenti al filone della poesia civile.
_La grande proletaria si è mossa, discorso in onore delle vittime italiane in Libia, e si schiera a favore della politica coloniale italiana.
1912
Muore di cancro a Castelvecchio il 6 aprile
1914
Pubblicate postume Carmina, a cura di Maria, raccolta di poesie latine.
LA POETICA
_SCOPO POESIA: decifrare l’oscura rete di corrispondenze che si creano tra le cose.
_POETA: non è un retore, ma è umile e semplice.
_CLASSICI: ripropone semplicità e autenticità dei sentimenti e affetti all’interno del gruppo familiare. Conosce molto bene, poi, la letteratura greca e latina (Poemetti latini).
_SCELTA: di semplicità e apparente unicità, ma il LINGUGGIO non è povero, bensì accuratamente selezionato → PRECISIONE LESSICALE: conoscenza termini scientifici, che sottintende una conoscenza anche dei fatti specifici (per es. anche nelle botanica).
_INTERESSE: evoca atmosfere indeterminate (ciò deriva dai simbolisti).
IL FANCIULLINO
1897_ viene pubblicato sulla rivista Il Marzocco.
1903_ ripubblicato in una stesura parzialmente diversa e, in una porzione più completa e definitiva, nel volume Miei pensieri di varia umanità.
Il saggio consta di venti capitoli in cui Pascoli spiega la propria idea di poesia + suggestioni filosofiche e leopardiane.
POESIA pascaliana:
• Infanzia: vagheggiamento dell’infanzia come momento intatto, non toccato dal male e dalla sofferenza, età della perfetta innocenza, cui si ritorna nella memoria come un paradiso perduto.
Il FANCIULLINO si muove, apparentemente, in una dimensione più familiare e domestica ==> ripudio della logica concettuale e rifiuto di ogni rappresentazione meramente realistica.
POETA = FANCIULLO che è in ognuno di noi.
Solo che, mentre noi cresciamo, il poeta resta piccolo → _infanzia: la voce tenera del poeta si confondeva con la nostra altrettanto tenera;
_maturità: la voce infantile è sovrastata dalla nostra, e noi non lo ascoltiamo più.
:
*Il poeta è, per Pascoli, colui che è capace di ascoltare e dar voce alla sensibilità infantile che ognuno continua a portare dentro di sé pur diventando adulto.
*Carattere alogico della poesia: meraviglie, stupori, paure, del fanciullino, il suo parlare alle bestie, agli alberi, ai sassi…rimane segreto nella poesia, la sua interna tensione verso la creazione dei miti.
• La scoperta degli oggetti: POETA = Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e che sente.
Il fanciullino scopre delle corrispondenze, delle relazioni metaforiche tra le cose.
POESIA = non si inventa, ma si scopre, la scopre il fanciullino nel suo vagabondare, nel suo ciarlare.
La poesia scopre nelle cose rapporti che non sono quelli logici della razionalità e attribuisce ad ogni cosa il suo nome. Essa, senza proporsi direttamente scopi umanitari e morali, porta ad abolire l'odio, a sentirsi tutti fratelli e a contentarsi di poco, come avviene nei fanciulli.
m
Allargamento del poetabile: i protagonisti pascoliani sono la campagna con tutte le sue umili fatiche, le figure dimesse, gli attrezzi…
La poesia comprende ora anche gli OGGETTI.
• La negazione della retorica: la poetica pascoliana ripudia la tradizionale alleanza con la retorica, da poco restaurata da Carducci ed esasperata da d’Annunzio.
POETA ≠ SUPERUMO, MA è umile, modesto, capace comunque dire ciò che tutti hanno nel cuore e in cui tutti si riconoscono.
• La poetica impressionistica:
1896_ saggio dedicato al sabato del villaggio di leopardi, in cui lo accusa di scarsa verosimiglianza, di indeterminatezza, di aver privilegiato la letteratura nella tipica antitesi romantica natura-cultura/letteratura.
Imprecisione botanica di Leopardi: pone nello stesso mazzolino della “donzelletta”, le “viole”, che fioriscono a marzo e le “rose” che fioriscono a maggio.
VS
VEDERE E UDIRE: il poeta-fanciullo, portatore di poesia alogica, intuitiva, antiretorica, si limita a registrare le impressioni visive e uditive che la natura suscita nella sua sensibilità, percependo la realtà proprio attraverso si esse.

Il poeta coglie anche il particolare, non della cosa in quanto tale, ma il particolare autenticamente rivelatore, in cui egli vede racchiusa la poeticità della scena.
• La poetica simbolista: Anche se il tema del simbolo non è esplicitamente affrontato nel fanciullino, appare evidente la fitta rete simbolica di cui è tramata l’intera sua opera. SIMBOLI E ALLEGORIE.
Stupore del fanciullino che scopre le cose per la prima volta. Coglie ciò che per i simbolisti era riconoscibile nella realtà. Ad una mente ordinaria potrebbe sfuggire.
MYRICAE
1891_ prima edizione. E’ una raccolta di liriche di argomento semplice e modesto, come dice lo stesso Pascoli, ispiratosi per lo più a temi familiari e campestri.
Insieme con i Canti di Castelvecchio sono opere che la critica ha definito "del Pascoli migliore", poeta dell’impressionismo e del frammento
TITOLO: è dato dal nome latino delle tamerici, umili pianticelle che sono prese a simbolo di una poesia senza pretese, legata alle piccole cose quotidiane e agli affetti più intimi.
Il titolo è allusivo ad una poesia dimessa, diversa da quella del Carducci e anche da quella ardua e aristocratica di D’Annunzio.
E' dunque una poesia fatta di piccole cose, inerenti per lo più alla vita della campagna, di quadretti rapidissimi, conclusi nel giro di pochi versi "impressionistici", dove le "cose" sono definite con esattezza, col loro nome proprio (per esempio prunalbo per biancospino).
MOTIVI:
o Poesia di lutto: la tomba del padre assassinato, il camposanto…
o Poesia di dolore;
o Poesia di memoria;
o Poesia della campagna, delle voci segrete, dei suoni…
o NATURA: assimilata a una dolce figura materna, dolce e protettiva, calunniata dall’uomo che la incolpa del male che c’è sulla terra.
o Rievoca il “nido familiare”, prima che fosse distrutto dalla malvagità e dalla violenza umane. Rimpianto dell’infanzia inconsapevole del male.
In X Agosto, Nebbia, La mia sera, la famiglia non è quella che ci si forma dopo il matrimonio, ma è il nucleo originario.
,
Rifiuto della realtà modera, vuole fuggire dalla moderne metropoli per rifugiarsi in campagna = eden in cui è intatta l’innocenza del sentire. Da qui l’insistenza sulle singole figure campestri (uomini e oggetti)
o Ingannevole semplicità: veste modesta circoscritta alla quotidianità, delle piccole cose cantate col linguaggio di tutti i giorni. Tuttavia l’impressione di semplicità è solo apparente, perché in realtà Myricae, richiede un’opera di decodificazione su più piani, un lavoro di scavo critico per accedere alla non lineare psicologia di Pascoli, alla sua ideologia, alla sua visione del mondo.
o Natura non verista: la descrizione della natura non è autonoma, né ha intenti di denuncia sociale come per i Naturalisti o i Veristi. Essa è lo scenario dove il poeta ambienta la proprie angosce i propri fantasmi, ricordi e paure.

I dati realistici colti nella loro nitida determinatezza, si caricano di significati simbolici.
o Crisi della fiducia positivista: L'altro elemento che influenzò il pensiero di Pascoli, fu la crisi che si verificò verso la fine dell'Ottocento e travolse i suoi miti più celebrati, a cominciare dalla scienza liberatrice e dal mito del progresso. Pascoli, nonostante fosse un seguace delle dottrine positivistiche, non solo riconobbe l'impotenza della scienza nella risoluzione dei problemi umani e sociali, ma l'accusò anche di aver reso più infelice l'uomo, distruggendogli la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima, che erano stati per secoli il suo conforto

nuova rappresentazione della realtà che ha perduto
Luminosi valori di riferimento dell’ certezze razionali e fiducia nell’età
età romantica (amore, eroismo). del Positivismo.
Pertanto, perduta la fede nella forza liberatrice della scienza, Pascoli fa oggetto della sua mediazione proprio ciò che il positivismo aveva rifiutato di indagare, il mondo che sta al di là della realtà fenomenica, il mondo dell'ignoto e dell'infinito, il problema dell'angoscia dell'uomo, del significato e del fine della vita.
Egli però conclude che tutto il mistero nell'universo è che gli uomini sono creature fragili ed effimere, soggette al dolore e alla morte, vittime di un destino oscuro ed imperscrutabile. Pertanto esorta gli uomini a bandire, nei loro rapporti, l'egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi e ad amarsi come fratelli nell'ambito della famiglia, della nazione e dell'umanità. Soltanto con la solidarietà e la comprensione reciproca gli uomini possono vincere il male e il destino di dolore che incombe su di essi.
Pur muovendo da forme poetiche tradizionali e rispettandole formalmente, Pascoli le disintegra, le capovolge, le svuota dall’interno ==> accordo eretico con la tradizione, un rapporto dialettico insieme di accordo e opposizione rispetto alle forme poetiche precedenti.

ELEMENTI DELLO STILE
➢ Il linguaggio: Pascoli usa un linguaggio poetico lirico, con echi e risonanze melodiche ottenute talvolta con ripetizioni di parole e di espressioni cantilenanti, arricchite di rapide note impressionistiche e di frasi spesso ridotte all’essenziale. In questo egli prelude ai poeti del novecento.
➢ Il lessico: è nuovo, con mescolanze di parole dotte e comuni ma sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli (cince, pettirossi, fringuelli, assiuoli...) o piante (viburni o biancospini, timo, gelsomini, tamerici...).
➢ Realtà e simbolismo: egli ricerca " nelle cose il loro sorriso", la loro anima, il loro significato nascosto e simbolico. Ecco perché la sua poesia è sempre ricca di allusioni e di analogie simboliche.
➢ La sintassi: preferisce periodi semplici, composti di una sola frase, o strutture paratattiche con frasi accostate mediante virgole o congiunzioni.
Componimenti brevi e brevissimi ==> poesia che, abbandonato ogni intento di esortare, dimostrare, raccontare, ha come intento quello dell’illuminazione, colta nell’istante, come “epifania”.
➢ Aspetto metrico e fonico: partendo dalla metrica classica e tradizionale vi innesta forme e metri nuovi, adatti ad esprimere timbri e toni nascosti, assonanze e allusioni. Cura in particolare la magia dei suoni, la trama sonora, gli effetti musicali di onomatopee espressive e di pause improvvise
➢ Accorgimenti stilistici: molto curate le scelte espressive. Per rendere le immagini più vive e sintetiche, Pascoli ama talvolta eliminare congiunzioni e verbi (ellissi) o fare accostamenti nuovi trasformando aggettivi e verbi in sostantivi (un nero di nubi... il cullare del mare...). Ne risulta uno stile impressionistico e nuovo.

DAI POEMETTI AI POEMI CONVIVIALI
1. 1897_ prima edizione dei Poemetti.
In epigrafe, pascoli pone il motto latino “Paulo maiora” (cose un po’ grandi), tratto dallo stesso verso di Virgilio che aveva già fornito il titolo a Myricae.
METRO NARRATIVO: terzina dantesca a rima incatenata o terza rima.
TEMI:
_Campagna, vita agreste (temi centrali);
_paesaggio di Garfagnana (invece di quello della Romagna come in Myricae)
STILE: come in Myricae.
LINGUAGGIO: diverso da Myricae, perché c’è una ricerca mirata a creare un impasto complesso, con elementi più raffinati e preziosi.

L’INTENTO del poeta è quello di nobilitare attività e personaggi dall’umile realtà campestre trasferendoli in una dimensione epica che in qualche modo li trasfigura.
Vi sono citazioni delle formule di Omero, Virgilio ed Esiodo.
Non mancano Poemetti che esulano dal mondo campestre per affrontare in una trama fitta i temi più inquietanti cari alla sensibilità pascaliana:
_senso di mistero e di smarrimento del cosmo;
_presagi di morte;
_vagheggiamento dell’infanzia.
2. 1903_ I Canti di Castelvecchio. Il titolo sembra riallacciarsi a quello dei Canti di Leopardi, sottintendendo forse un’ambizione di poesia più complessa.
Nella raccolta sono compresi e approfonditi i temi di Myricæ, ma ha particolare incidenza il tema del nido familiare e delle memorie autobiografiche e compaiono parecchi componimenti di impianto narrativo.
Finito il vagabondaggio per la campagna di Myricæ se ne inizia uno nuovo: ma ora è un viaggio attorno al suo giardino, entro i cancelli e entro il suo orto. C’è quindi una sorta di continuità tra le due raccolte.
Il senso del mistero, connesso al dolore della vita e all’angoscia della morte, si traduce ora in una sorta di allucinazioni, nel ricordo dei morti. Si può dire che nei Canti sta il punto del massimo compenetrarsi tra i due aspetti della poesia pascoliana: il simbolo e la realtà.
SIMBOLO di Myricæ ==> FONOSIMBOLISMO de I Canti di Castelvecchio
3. 1904_ Poemi conviviali. Quasi sempre endecasillabi sciolti di argomento classico e mitologico.
Il loro titolo è tratto dalla rivista "Convito" di Alfredo De Bosis, improntata all’estetismo dannunziano, ma allude anche ai canti degli aedi ai conviti (Triste il convito senza canto).
La sensibilità decadente di Pascoli stravolge questi miti, fino a farne simboli della infelicità e del mistero, annullando -secondo un procedimento tipico che sottintende la fuga dalla realtà– i confini della storia, per assorbirla in una visione esistenziale: così Alessandro Magno, arrivato ai confini della terra, piange, perché non può più "guardare oltre, sognare" (Piange dall’occhio nero come morte / piange dall’occhio azzurro come il cielo, Alèxandros); così l’etera non è più la creatura splendente di bellezza e di vita della tradizione classica, ma è la donna affannata che, nell’Erebo, è circondata dalle larve dei figli non nati; e "l’odissea" di Ulisse conduce l’eroe non verso le fascinose plaghe del mito (Polifemo e le sirene sono illusorie costruzioni della fantasia), ma verso l’orrenda morte.
Il mito antico viene rivisitato con spirito moderno: quello di un uomo ormai entrato nel ‘900, che si serve del passato più lontano, da Odisseo a Calipso, da Alessandro ad Achille, per parlare di sé e del proprio rapporto critico e conflittuale con la realtà del proprio tempo.
ODI ED INNI
Contengono componimenti scritti a partire dal 1903.
Pascoli qui assume il ruolo di poeta–vate e celebra gli eroi nazionali, le realizzazioni del lavoro e della tecnica, le grandi esplorazioni.
_Carmina: è la raccolta delle poesie latine di Pascoli pubblicate dalla sorella Maria;
_Il fanciullino;
_La grande proletaria .

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