Epicuro

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Testo

Epicureo
Epicuro (Samo, 341 a.C. - Atene, 271/270 a.C.), filosofo greco fondatore di una delle maggiori scuole filosofiche dell'età ellenistica e romana.
Il pensiero
Epicuro riprende la teoria atomica di Democrito introducendo una deviazione casuale, del moto degli atomi che determina scontri dai quali si originano i corpi. Attribuisce quindi anche all'anima una causa materiale, grazie a questa concezione egli libera l'uomo dalla paura della morte poiché quando questa si verifica il corpo, e con esso l'anima, ha già cessato di esistere e quindi cessa anche di provare sensazioni. Per questo motivo sarebbe stolto temere la morte come causa di sofferenza in quanto la morte è privazione di sensazioni.
Inoltre egli affronta anche la questione degli dei che, secondo Epicuro, non si occupano dell'uomo in quanto vivono negli intermundia e non hanno esperienza dell'uomo. Affronta quindi la questione del male rispetto agli dei e procede per gradi:
• Dio non vuole il male ma non può evitarlo (Dio risulterebbe buono ma impotente, non è possibile).
• Dio può evitare il male ma non vuole (Dio risulterebbe cattivo, non è possibile).
• Dio non può e non vuole evitare il male (Dio sarebbe cattivo e impotente, non è possibile).
• Dio può e vuole; ma poiché il male esiste allora Dio esiste ma non si interessa dell'uomo (verità).
Questo poiché egli ritiene che la felicità coincida con l'assenza di paure e timori che condizionano l'esistenza in modo negativo. Ritiene inoltre che il male derivi dai desideri che, se non appagati, generano insoddisfazione e quindi dolore. Questi possono essere artificiali o naturali (necessari e non necessari).
È inoltre doveroso aggiungere che il motivo per cui Epicuro afferma che gli dei si disinteressino dell'uomo è che essi, nella loro beatitudine e perfezione, non hanno bisogno di occuparsi degli uomini. Affermare che per gli dei sia necessario occuparsi di qualcosa, in questo caso degli uomini, significherebbe dare un limite al potere immenso degli dei, che, invece, non hanno bisogno di interessarsi della vita terrena.
Epicureismo
La dottrina filosofica è detta anche filosofia del "giardino" ovvero il luogo, fuori da Atene, dove Epicuro impartiva lezioni ai suoi discepoli. La sua filosofia si basa sull'atomismo pur discostandosi da Democrito. Egli utilizza la teoria degli atomi per liberare l'uomo da alcune delle sue paure primordiali, come quella della morte. Ritiene che il criterio della verità sia la conoscenza sensibile, ovvero solo i sensi sono veri ed infallibili. Grazie alle impronte che le cose sensibili lasciano nell'anima l'uomo è in grado di formulare dei pregiudizi che però non sempre corrispondono alla verità.
Tetrafarmaco
Epicuro vede nella filosofia il mezzo per raggiungere la felicità liberandosi da ogni passione irrequieta."Se non fossimo turbati dal pensiero delle cose celesti e della morte e dal non conoscere i limiti dei dolori e dei desideri, non avremmo bisogno della scienza della natura".
Propone quindi un "tetrafarmaco":
Mali
Terapia
Paura degli dei e della vita dopo la morte
Gli dei non si interessano degli uomini
Paura della morte
Quando noi ci siamo ella non c'è, quando lei c'è noi non ci siamo
Mancanza del piacere
Esso è facilmente raggiungibile
Dolore fisico
Se è acuto è momentaneo o morirai, se è leggero è sopportabile
Epicuro ritiene che il sommo bene sia il piacere (edonè). È necessario comprendere a fondo questo termine; Epicuro distingue due fondamentali tipologie di piacere:
• Il piacere catastematico
• Il piacere cinetico.
Per piacere cinetico si intende il piacere transeunte, che dura per un istante e lascia poi l'uomo più insoddisfatto di prima. Sono piaceri cinetici quelli legati al corpo, alla soddisfazione dei sensi.
Il piacere catastematico è invece durevole, e consta della capacità di sapersi accontentare della propria vita, di godersi ogni momento come se fosse l'ultimo, senza preoccupazioni per l'avvenire. La condotta, quindi, deve essere improntata verso una grande moderazione: meno si possiede, meno si teme di perdere. Epicuro paragona la vita ad un banchetto, dal quale si può essere scacciati all'improvviso. Il convitato saggio non si abbuffa, non attende le portate più raffinate, ma sa accontentarsi di quello che ha avuto ed è pronto ad andarsene appena sarà il momento, senza alcun rimorso. Il piacere catastematico è profondamente legato ai concetti di atarassia e aponia.

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