D'Annunzio...Le opere

Materie:Appunti
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Testo

La sera fiesolana
Scritta e pubblicata nel 1899 prima nella Nuova Antologia e poi raccolta nel terzo libro delle Laudi nel 1904.
Parafrasi
Le mie parole fresche nella sera ti fanno come il fruscio che fanno le foglie del gelso nella mano di chi le coglie in silenzio e ancora si attarda il lento lavoro sulla scuola alta che diventa nera contro il fusto color argento con i suoi rami spogli mentre la luna è prossima ad uscire dalle soglie azzurre e sembra che davanti a sé distenda un velo dove il nostro sogno giace e sembra che la campana senta già sommersa nel gelo notturno e beva da lei la pace sperata senza vederla.
Tu sia lodata per il tuo viso di perla, o sera, e per i tuoi grandi occhi umidi dove si tace l'acqua del cielo!
Le mie parole dolci nella sera ti sentono come la pioggia che faceva rumore tiepida e sfuggente, pianto lacrimoso della primavera, sui gelsi e sugli olmi e sulle viti e sui novelli pini con le dita rosa che giocano con l'aria che si perde, e sopra il grano che non è ancora verde, e sopra il fieno che già tagliato sta ingiallendo, e sopra gli olivi, sopra i fratelli olivi che fanno di pallida santità i divi sorridenti.
Tu sia lodata per le tue vesti profumate, o sera, e per la cinta che ti cinge come il salice cinge il fieno che profuma!
lo ti dirò verso quali reami d'amore ci chiama il fiume, le cui fonti eterne all'ombra degli antichi rami l'arlano del mistero sacro dei monti, e ti dirò per quale mistero le colline sugli orizzonti limpidi s'incurvano come labbra che chiudono un divieto, e perché la volontà di dire, le faccia belle oltre ogni desiderio umano e nei silenzio loro sono sempre consolatrici novelle, così che sembra che ogni sera l'anima le possa amare di un amore più forte.
Tu sia lodata per la tua morte pura, o sera, e per l'attesa che fa palpitare in te le prime stelle.
Appunti
D’Annunzio si trovava vicino ad Assisi dove venne influenzato da San Francesco.
Il “ti” iniziale è riferito alla donna che ama.
L’ulivo è segno di santità e pace.
La sera è paragonata alla donna e la vegetazione al suo vestito.
vv. 35→Io ti dirò… Spiega alla donna il processo della vita e della morte paragonandolo al ciclo vitale della natura dove si trovano anche lui e la su amata quella sera.
Sinestesia (Scambio degli elementi sensoriali – dall’UDITO al TATTO):
– suono delle sue parole;
– rumore del contadino mentre coglie le foglie la sera.
Parallelismo (il poeta si paragona ad una divinità):
– Poeta→ Parole – fresche – donna;
– Luna→ Luce – gelo/pace – campagna.
Antropomorfizzazione (Umanizzazione degli elementi della natura):
– Viso di perla –Umanizzazione della sera-;
– La pioggia che bruiva (sussurrava) –Umanizzazione della pioggia-;
– Rosei diti che giocano –Umanizzazione delle pigne novelle che giocano col vento-;
– Le colline su i limpidi orizzonti s’incurvino come labbra –Umanizzazione delle colline che sembrano labbra-;
Commento
Il carattere mitico religioso del successivo sorgere della luna: è una teofania, cioè un’apparizione della divinità. La luna è sempre stata vista come una divinità nelle religioni primitive e in quelle antiche.
Se la luna che nasce ha qualcosa di divino, solo la parola del poeta può evocarla: le sue parole, che risuonano fresche nel silenzio della sera, sono come la formula magica-liturgica che propizia l’apparizione della divinità.
La pioggia nel pineto
Raccolta nel terzo libro delle Laudi (Alcyone).
Parafrasi
Taci. Entrando nel bosco non odo più suoni umani, ma odo suoni nuovi prodotti da foglie e gocce.
Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove sulle tamerici (arbusti sempre verdi) impregnate di salsedine ed arse dal sole, sui pini dalle scorze ruvide e dalle foglie aghiformi, sui mirti divini, sulle ginestre dai gialli fiori a grappolo e sui ginepri che sono pieni di bacche profumate, piove sui nostri volti divenuti tutt'uno con il bosco, piove su le nostre mani nude, e sui vestiti leggeri, estivi che, ormai bagnati, sono diventati aderenti ai nostri corpi. Piove anche sui freschi pensieri che sgorgano purificati, l’anima rinnovata dall’amore, che illudono di una piena felicità.
Senti? La pioggia che cade sulla vegetazione, con un incessante suono che continua e cambia nell’aria secondo la fortezza delle foglie.
Ascolta. Alla pioggia (pianto del cielo) risponde il canto della cicale le quali non si impauriscono ne con il pianto portato dal vento del sud ne dal cielo color cenere.
Il pino ha un suono, il mirto un altro e il ginepro un altro ancora, sono strumenti diversi suonati dalle dita della pioggia. Noi siamo immersi nella vita che anima la foresta, non più esseri umani ma vivi d'una vita vegetale. Il tuo volto inebriato e bagnato dalla pioggia come una foglia e i tuoi capelli profumano come le ginestre o creatura terrestre che ti chiami Ermione.
Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale va diminuendo ma in crescendo c'è quello più roco (della rana) che proviene dall'umida ombra remota. Solo una nota trema ancora, si spegne, risorge, trema e si spegne ancora. Regna per un attimo un apparente silenzio. Ora si sente ancora lo scroscio dei fili d’acqua che luccicano come argento, che purifica, il rumore che cambia secondo la fortezza delle foglie. Ascolta. La cicala è in silenzio, ma la figlia del fango, la rana canta nell’ombra più profonda, chissà dove, chissà dove! E piove sulle tue ciglia, Ermione.
Piove sulle tua ciglia nere e sembra che tu pianga di piacere, non bianca ma quasi verdeggiante sembri uscire dalla corteccia di un albero. In noi c’è tutta la vita, fresca e profumata, il cuore nel petto è come una pesca non ancora colta, tra le palpebre gli occhi come due fonti di acqua sorgiva (fresca, limpida, pura) tra l’erba e i denti come mandorle. Andando di cespuglio in cespuglio, ora vicini, ora lontani (la vegetazione fitta e tenace si intreccia con le caviglie e le ginocchia), senza meta. piove sui nostri volti divenuti tutt'uno con il bosco, piove su le nostre mani nude, e sui vestiti leggeri, estivi che, ormai bagnati, sono diventati aderenti ai nostri corpi. Piove anche sui freschi pensieri che sgorgano purificati, l’anima rinnovata dall’amore, che illudono di una piena felicità.
Appunti
Metamorfosi (Processo di cambiamento che porta l’uomo e la donna a sentirsi parte della natura) fusione con la natura.
I “mirti” sono detti "divini" da D'Annunzio perché nella mitologia classica erano sacri alla dea Venere.
vv. 20→ piove sui nostri volti silvani… inizia il processo della metamorfosi e della fusione PANICA con la natura.
La pioggia rinvigorisce l’amore come la campagna arida.
Paragona la natura ad un pianoforte; la pioggia corrisponde alle mani del pianista mentre la vegetazione alla tastiera che provoca il suono.
Questo viaggio, secondo D’Annunzio, non è per tutti ma soltanto per lui e la sua donna, visto che solo il poeta può guidare qualcuno (in questo caso la sua amata) in questo viaggio. Questo fa risaltare la visione superonistica di D’Annunzio che non riconosce l’uguaglianza degli esseri umani sul piano della coscienza.
In questa composizione, il poeta, dimentica di essere un essere umano, aiutando la sua donna a comprendere la natura e a comunicare con essa, attraverso l’intuizione e non attraverso la razionalità. Se cercasse di usare la sua razionalità non potrebbe fare questo viaggio con lui.
Differenze con “La pioggia nel pineto”:
Ne “La sera fiesolana” vi è un’antropomorfizzazione della natura mentre ne “La pioggia nel pineto” vi è una fusione con la natura.

Il piacere
La composizione
Il romanzo fu scritto fra il luglio e il dicembre 1888 in un convento a Francavilla a Mare dove Gabriele D’Annunzio era ospite dell'amico Francesco Paolo Michetti, e pubblicato nel 1889.
La sintesi
Il romanzo è ambientato nella Roma aristocratica negli anni 1885-86, al tempo del governo Depretis. Il protagonista del romanzo è il conte Andrea Serelli Fieschi d'Ugenta, l'ultimo discendente di una antica nobile famiglia romana.
Egli è un raffinato aristocratico, cultore delle diverse arti e prezioso poeta.
Fu dal padre che Andrea “ebbe il gusto delle cose d’arte, il culto passionato della bellezza, il paradossale disprezzo dei pregiudizi, l'avidità di piacere”. L'espressione di questa “forza sensitiva” distruggeva in lui la "forza morale": “a poco a poco, in Andrea, la menzogna non tanto verso gli altri quanto verso se stesso divenne un abito cosi aderente alla coscienza ch’egli giunse a non poter mai essere interamente sincero e a non poter mai riprendere su se stesso il libero dominio”.
Dopo alcune esperienze d'amore, Andrea incontra ad un pranzo in casa della cugina d' Ateleta, Elena Muti e se ne innamora.
Dopo vari incontri ad un’asta di oggetti preziosi e al ballo presso l’ambasciata di Francia, nasce tra i due un 'intensa passione amorosa, che viene bruscamente interrotta da Elena. La donna, infatti, lasciava Roma perché aveva deciso di sposarsi, per interesse, con lord Heathfield.
Andrea, dopo un momento di incredulità e di sconforto, si getta di nuovo nel bel mondo romano a caccia di esperienze e sensazioni nuove. Durante una corsa Cavalli, Andrea si invaghisce di donna Ippolito Albonico. Ciò suscita la gelosia di Giannetto Rutelo, l’amante della donna. La contesa finisce con un duello, dove per poco Andrea non perde la vita.
Durante Il periodo di convalescenza trascorso nella villa di Schifanosa sul mare della cugina d'Ateleta, Andrea sembra ritornare alla vita e all'amore per l'arte. Ma tale momento di purificazione e di rinascimento morale e intellettuale non trova modo di esplicarsi e di gettare solide radici, anche perché Andrea si ilmamora di Maria Ferres moglie di Don Manuel Ferres console del Guatemala ospite nella villa della cugina.
Durante una cavalcata, Andrea confessa il proprio amore a Maria, la quale, pur sentendosi attratta dal giovane, decide di partire assieme alla figlia Delfina. Poco dopo, anche Andrea riparte per Roma, dove viene ripreso nel gran cerchio moderno.
Rivede Elena ed ha con lei un incontro (è l'inizio de romanzo) durante il quale la donna confessa l'impossibilità di far rivivere l'antico rapporto.
A Roma, Andrea ritrova Maria Ferres e si accende per lei di una nuova passione amorosa dissimulata sotto una veste platonica.
Intanto, la miseria morale di Andrea è giunta a tal punto che non gli è più possibile “separare nell’idea di voluttà, le due donne”.
La situazione precipita: don Manuel, il marito di Maria, viene sorpreso a barare nel gioco.
È la rovina economica della famiglia. Alla fine, Maria cede all’amore di Andrea, ma questi tradisce la propria ambiguità pronunciando il nome di Elena. Maria, che ha finalmente scoperto l'inganno, fugge inorridita. Il romanzo si chiude con le tristi scene dell'asta di casa Ferres, simbolo della rovina economica di questa famiglia e della rovina morale e intellettuale di Andrea.
Analisi
La componente storico-sociale:
C'è nel romanzo la descrizione della Roma aristocratica di fine ‘800, elegante, raffinata, corrotta che passa la propria esistenza tra concerti, balli, aste, pranzi, corse di cavalli.
La componente autobiografica:
Si ritrovano nel romanzo la permanenza a Roma di D’Annunzio, le sue esperienze letterarie e mondane, il suo matrimonio con Maria duchessina di Gallese, la separazione dopo due anni, la passione d'amore per Barbara Leoni.
L 'estetismo e il rifiuto della mediocrità borghese:
Di fronte alla chiusa grettezza della mentalità borghese, l'artista si sente sradicato, straniero e cerca di realizzare sé stesso evadendo in un altro mondo, quello della BELLEZZA.
Conta solo l’arte, e allora la vita non è che una forma d’arte e l'arte è tutto. La vita è concepibile solo se si realizza in forma estetica, in culto della bellezza. L'esteta vuole un mondo dominato dal “bello” (raffinato, insolito, prezioso) anziché come quello borghese dall’“utile” (attività, produzione, profitto).
Andrea Sperelli incorna questo ideale che trova larga circolazione nella cultura europea, basti pensare ai romanzi "A ritroso" di Huysmans e “Il ritratto di Dorian Gray” O. Wilde.
La componente politica
Nel romanzo fa capolino anche il disprezzo nei confronti della democrazia che tutto livella e del popolo analizzato nelle sue componenti di rozzezza e di brutalità.
La componente psicologica
Nel romanzo, ad un intreccio di fatti oggettivi ed esteriori, si sostituisce sempre più l’INTERIORITÀ del personaggio: la vicenda si svolge quasi tutta entro la sua psiche (Focalizzazione interna sul personaggio).
La sconfitta di un uomo e di una classe
In Andrea, la vocazione dello spirito e dell'arte (l'amore spirituale per Maria Ferus) è vinta dell'erotismo (l'amore passionale e sessuale per Elena Muti) e la classe aristocratica rivela, allora, le crepe che ormai la feriscono a fondo, dal momento che essa è ormai intenta ai piaceri dei sensi e non è più in grado di servire bellezza e all'arte.
L 'ambiguità di fondo
Nella rappresentazione di Andrea Sperelli c’è da parte del NARRATORE una certa ambiguità. Nel romanzo sono sicuramente presenti giudizi negativi sul protagonista e sull'ambiente da lui frequentato.
Tuttavia, l’angolazione con cui D’Annunzio rappresenta il personaggio e il suo ambiente è di complicità e di immedesimazione.
Lo stile
Nello stile, si ricorre spesso al termine desueto o arcaico. Inoltre, per quanto concerne le tecniche narrative nel romanzo coesistono il ricorso al narratore esterno e quello al narratore interno.
La prima scelta ricorre nella rappresentazione di Andrea Sperelli e ciò pemette a D'Annunzio un relativo distacco dal suo personaggio; la seconda scelta ricorre nella rappresentazione di Maria Ferres che si avvale del diario intimo che essa tiene.
Le vergini delle rocce
Scritto e pubblicato nel 1896.
Il protagonista è Claudio Cantelmo, discendente di una illustre famiglia resasi gloriosa nel Rinascimento.
Deluso dalla politica dello Stato liberal-democratico e dalla speculazione edilizia che deturpa la bellezza di Roma, si allontana dalla capitale e ritorna alla propria terra (valle di Comino) al confine tra Lazio e Abruzzo.
Claudio è portatore di un disegno politico imperniato su tre elementi:
1. critica della società borghese nei suoi aspetti economici (spirito affaristico e speculativo) e politici (democrazia ed eguaglianza);
2. nascita di una nuova società: gerarchica (supremazia dell'aristocrazia dotata di forza feroce e gusto estetico); autoritaria (trasformazione della plebe in schiavi); aggressiva (culto della forza verso l'esterno e nuovo dominio di Roma);
3. compito sugli intellettuali (né rimpiangere il passato, né piegarsi a servire il nuovo dominio borghese ma agire in difesa della bellezza contro la meschinità del mondo borghese) –CRITICA AL MONDO BORGHESE–.
All'interno di questo disegno, Claudio si assegna tre compiti: portare a perfezione nella sua persona i caratteri della stirpe latina; incarnare la sua visione del mondo in una perfetta opera d'arte; trasmettere la ricchezza della stirpe ad un figlio, destinato a diventare il futuro re di Roma.
Claudio vorrebbe questo figlio da una delle tre vergini, Massimilla, Anatolia e Violante, discendenti da una famiglia di antichissima nobiltà borbonica antimonarchica (famiglia di Capace Minutolo), residente nella stessa valle.
C'è in questa scelta di una famiglia borbonica una forte polemica nei confronti del Risorgimento e della dinastia sabauda.
Ma la famiglia Capace Minutolo è minata dalla MALATTIA e dalla DECADENZA tipiche di tutta la classe aristocratica.
Infatti, la madre è pazza, il padre è vecchio e stanco, le figlie, sensibili e spirituali, in preda a nevrosi e inquietudini e amanti della pace e del silenzio. Massimilla è destinata al convento, ma anche Violante e Anatolia hanno in sé il destino del distacco dalla vita.
Claudio parte senza scegliere nessuna delle tre "Vergini". La rinuncia e la partenza segnano ancora una volta la sconfitta del protagonista.
Proprio il contrario del progetto di rivincita e di conquista che appartiene al superuomo.
Va sottolineato che questo nuovo personaggio del superuomo non nega la precedente immagine dell' esteta, ma la ingloba in sé.
Infatti, il culto della bellezza è essenziale nel processo di elevazione della stirpe nelle persone di pochi eletti.
C'è però una differenza: mentre l'ESTETA ricerca un isolamento sdegnoso dalla società e dalla realtà, il SUPERUOMO (Claudio Cantelmo) vuole esercitare una volontà di dominio e di cambiamento sulla realtà.
La figura del superuomo, inoltre, offre soluzioni che possono accordarsi con le tendenze profonde dell'età dell’imperialismo, del militarismo aggressivo, e del colonialismo.

Esempio



  


  1. sara

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