Approfondimento: "Il nome della rosa"

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:15.06.2005
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Testo

IL nome della rosa
Matteo De Filippis III B
Lettura Strutturale
1. Coordinate spaziali e temporali
A- Dove è ambientato il racconto?
Il racconto si svolge in un’ abbazia benedettina dell’ Italia settentrionale, più precisamente sulla dorsale appenninica vicino al mare.
B- Quando si svolge?
I fatti narrati iniziano in una mattina di fine novembre del 1327 e hanno una durata di sette giorni, ciascuno dei quali suddiviso secondo le ore liturgiche benedettine.
C- Tempo e luogo sono espliciti o devono essere dedotti dal lettore?
Il tempo è precisato dal vecchio Adso nel prologo e nelle prime pagine – “al finire dell’ anno del Signore 1327” “era una bella mattina di fine novembre”- ma per quanto riguarda il luogo ci fornisce poche indicazioni – “eravamo diretti verso settentrione”- e non è possibile dedurre l’ esatta collocazione del monastero dal testo.
D- Ci sono molte descrizioni dell’ ambiente?
Ogni luogo dell’ abbazia è descritto dettagliatamente, in base ai ricordi e alle sensazioni del narratore,ovvero Adso – “Vidi un trono posto nel cielo e un assiso sul trono.Il volto dell’ assiso era severo e impassibile, gli occhi spalancati e dardeggianti…” “l’ abbondanza di finestre faceva si che la sala fosse allietata da una luce continua e diffusa anche se si era in un pomeriggio d’ inverno”.
2. Personaggi
A- Costruisci il sistema dei personaggisecondo le seguenti indicazioni (proff): Protagonista\i, Antagonista\i, Aiutanti, Oggetto del desiderio.
I protagonisti sono Guglielmo da Baskerville e il suo discepolo Adso da Melk, i loro aiutanti sono Nicola da Morimondo, maestro vetraio e l’erborista Severino. Antagonista della vicenda è il vecchio Jorge da Burgos, aiutato da Malachia, Remigio, Bencio, l’ abate Abbone e l’ inquisitore Bernardo Gui non sono veri e propri antagonisti ma personaggi comunque negativi.
B- I personaggi vengono rappresentati direttamente (tramite descrizioni fatte dal narratore) o indirettamente (tramite il loro comportamento) o per mezzo di una combinazione tra le succitate tecniche?
I personaggi vengono tutti introdotti da una descrizione che ricalca tutti gli aspetti fisici, morali e della vita passata, sono quindi rappresentati direttamente; unica eccezione è data da Adso che, essendo il narratore, non si descrive, ma è possibile ricavarne un profilo indirettamente dalle reazioni e dai discorsi che egli ha nell’ iter della vicenda narrata.
C- Descrivi i personaggi secondo i seguenti fasci di caratterizzazione (ove sono presenti): Fisionomica, Sociale, Culturale, Psicologica, Religiosa, Simbolica.
Il protagonista della vicenda è Adso da Melk che è anche il narratore. All’epoca dei fatti è un giovane novizio benedettino, non abbiamo molte informazioni sul suo aspetto fisico ma sappiamo solamente che è molto giovane - “la mano …. Aveva sfiorato la mia gota allora del tutto imberbe” – e viene definito bello da Salvatore – “il cellario o io, perché eravamo l’uno potente l’altro giovane e bello” – considerato bello da Salvatore e dalla fanciulla – “e mi pareva dicesse qualcosa come: tu sei giovane tu sei bello” -. E’ un ragazzo molto curioso - “ero bruciato dalla curiosità” “curioso com’ero mi acquattai dietro la porta della sala” -. Durante la permanenza nell’abbazia Adso cade nel peccato carnale, il ricordo di questa debolezza lo perseguiterà tutta la vita impedendogli di essere sereno anche nella vecchiaia.
Maestro di Adso è l’inglese Guglielmo di Baskerville un dotto francescano inviato all’abbazia dall’imperatore per mediare tra i benedettini e i francescani. La sua descrizione fisionomica ci viene data da Adso che nel prologo lo presenta come un uomo la cui apparenza fisica era – “tale da attirare l’attenzione dell’osservatore più distratto” – il narratore afferma che quest’uomo gli ricorda la figura paterna. – “la sua statura superava quella di un uomo normale ed era tanto magro che sembrava più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, il naso affilato e un po’ adunco conferiva al suo volto l’espressione di uno che vigila” “la cosa che di lui subito mi aveva colpito erano certi ciuffi di peli giallastri che gli uscivano dalle orecchie e le sopracciglia folte e bionde. Poteva egli avere cinquanta primavere ed era dunque già molto vecchio, ma muoveva il suo corpo instancabile con una agilità che a me sovente faceva difetto” -. Dal punto di vista culturale Guglielmo possiede un sapere molto vasto, enciclopedico, che gli conferisce grande rispetto da parte di tutti e che gli permette di affrontare qualsiasi situazione con sicurezza e prontezza nell’agire – “….. e mi stupii con lui della sua sapienza” -. Oltre a essere un uomo saggio è un uomo in continua ricerca intento a scoprire cose nuove.
Jorge da Burgos è l’uomo più vecchio di tutta l’abbazia dopo Alinardo. – “era un monaco curvo per il peso degli anni, bianco come la neve, non dico solo di pelo, ma pure il viso e le pupille. Mi avvidi che era cieco.La voce era ancora maestosa e le membra possenti anche se il corpo era rattrappito dal peso dell’età” -.Jorge è un uomo molto saggio, molto silenzioso, riflessivo e stimato da tutti.E’ contrario al riso poiché pensa che chiunque rida si prenda beffe delle cose divine allontanandosi dalla realtà, per questo motivo è arrivato ad uccidere chiunque avesse letto il secondo libro di Aristotele scritto per lodare il riso. Jorge è considerato una sorta di Anticristo – “in quel volto devastato dall’odio per la filosofia, ho visto il ritratto dell’Anticristo” -.
Dell’aspetto fisico di Abbone, l’abate dell’abbazia, abbiamo poche informazioni. Sappiamo che è basso di statura e che è molto legato all’abbazia infatti è abate da circa trenta anni, è orgoglioso dei tesori che questa contiene. Abbone non è ben visto dagli altri monaci che lo credono un “raccomandato”. Nella notte del settimo giorno rimane intrappolato in un cunicolo della biblioteca dove muore soffocato.
Remigio da Varagine ha cinquantadue anni, ha passato la gioventù nella banda eretica di fra Dolcino e per questo è stato condannato per l’uccisione dei monaci, fisicamente è robusto, piccolo di statura ma veloce, di aspetto volgare ma gioviale. Non è il tipico monaco eccede spesso alle tentazioni della carne.
Salvatore è una figura molto particolare principalmente per il modo in cui si esprime, infatti non conosce il latino ma parla una lingua tutta sua composita di più dialetti conosciuti nella turbolenta gioventù. La stranezza di Salvatore si estende anche nel fisico – “…. La tonaca sudicia e lacera lo faceva assomigliare piuttosto a un vagabondo, e il suo volto non era dissimile da quello dei mostri che avevo appena visto sui capitelli” -. Ha la testa rasata a causa di un eczema, sopracciglia dense e folte, occhi rotondi con le pupille piccole e mobilissime, uno sguardo al tempo stesso innocente e maligno col naso stranamente piccolo e una bocca ampia e malformata. In gioventù era stato compagno di Remigio e anche lui quindi, viene condannato al rogo per eresia.
Malachia da Hildesheim è il bibliotecario, definito “uomo dalla singolare fisionomia”, è molto alto e magro, ma sgraziato. Apparentemente è severo e inquietante – “mestizia e severità predominavano le linee del suo volto e i suoi occhi erano così intensi che a un solo sguardo potevano penetrare il cuore di chi gli parlava” – ma successivamente si scopre che è molto insicuro, è un burattino nelle mani degli altri.
Nicola da Morimondo è il maestro vetraio dell’abbazia. E’ uno dei pochi personaggi di cui non abbiamo descrizioni fisiche ma possiamo facilmente dedurre che è un lavoratore operoso e desideroso di poter approfondire le proprie conoscenze scientifiche.
Severino da Sant’Emmerano è l’erborista dell’abbazia. Coetaneo di Guglielmo, fornisce un aiuto prezioso ai protagonisti. Di lui sappiamo che è un grande esperto di erbe e di veleni, che ha una buona memoria e che è sempre disponibile al dialogo e a collaborare alle indagini.
Ubertino da Casale è un grandissimo amico di Guglielmo. Il narratore descrive così questo personaggio: “era un vegliardo, col volto glabro, il cranio senza capelli, i grandi occhi celesti, una bocca sottile e rossa, la pelle candida, il teschio ossuto a cui la pelle aderiva come fosse una mummia conservata nel latte. Le mani erano bianche, dalle dita lunghe e sottili. Sembrava una fanciulla avvizzita da morte precoce.”
Venanzio da Salvemec è uno dei copisti dell’abbazia. Essendo la seconda vittima non sappiamo molto del suo aspetto fisico, solamente che è giovane. E’ in contrasto con Jorge per quanto riguarda il suo pensiero sul riso.
Bencio da Usala è uno studioso di retorica. Ha un particolare difetto che Guglielmo definisce “lussuria del sapere” che lo porta a compiere azioni scellerate pur di arrivare al bramato libro.
Beringario da Arundel è un giovane monaco lussurioso, di aspetto e di carattere simile ad una donna – “Berengario…. Era di natura molto sensibile, talora una contrarietà o un’emozione gli provocavano tremori, sudori freddi, sbarrava gli occhi e cadeva per terra sputando una bava biancastra” -. Guglielmo lo definisce sciocco, infido e lascivo.
Bernardo Gui è un inquisitore papale. “era un domenicano di circa settant’ anni, esile ma diritto nella figura, i suoi occhi sono particolari, grigi, freddi, capaci di fissare senza espressione, abile sia nel celare pensieri e passioni che nell’esprimerli a bella posta”. Dal suo comportamento emerge il suo desiderio di trovare un capro espiatorio per rafforzare la potenza della sua carica.
Alinardo da Grottaferrata è il monaco più vecchio dell’abbazia, quasi centenario. Viene presentato esclusivamente come fragile e assente di spirito. Ha vissuto tutta la sua vita nell’abbazia e ne ricorda ottant’ anni di storia,ma l’unico che gli dà ascolto è Guglielmo, perché gli altri lo considerano demente.
D- I personaggi sono statici o dinamici?
La maggior parte dei personaggi non muta nel corso della narrazione, chi muta subisce un processo profondo e ne esce totalmente cambiato, come Adso che matura o come Bencio che, inizialmente bramoso di sapere, si ritrova a difendere i libri da coloro che come lui li desideravano.
3. Il narratore e il narratario
A- Il narratore è interno o esterno alla storia?
Il narratore è autodiegetico in quanto è uno dei protagonisti, ovvero Adso da Melk ottantenne, che racconta una settimana della sua giovinezza.
B- C’è un solo narratore?
Adso è l’unico narratore e i fatti vengono posti nella visuale del giovane Adso, solo a volte interviene l’ Adso anziano per spiegare alcune situazioni.
C- Il narratorio è interno o esterno alla storia?
Il narratario è esterno alla storia, infatti Adso afferma nel prologo di voler lasciare i suoi scritti alle generazioni future – “lascio questi fogli a quelli che verranno”-
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D- Il narratore è onnisciente?
Il narratore può essere definito onnisciente in quanto narra di eventi che ha gia vissuto, si può trovare, però, uno sdoppiamento tra l’ Adso giovane che non comprende determinate code e l’ Adso vecchio che invece le comprende a fondo.
E- Il narratore conosce (fatti, pensieri, sentimenti) quanto gli altri personaggi? Più degli altri personaggi? Meno degli altri personaggi?
Il narratore conosce i fatti e i sentimenti più degli altri personaggi perché ha già visto la fine della vicenda ma invece non conosce i pensieri degli altri personaggi in quanto quelli non sono mai stati espressi dagli stessi nel corso della vicenda.
F- Quali delle seguenti tecniche narrative sono utilizzate? Discorso raccontato, discorso indiretto, discorso indiretto libero, discorso diretto, soliloquio, monologo. Quali sono prevalenti?
La narrazione è piena di monologhi, poiché il narratore è uno dei personaggi; molti sono inoltre i discorsi diretti quando il narratore decide di riportare i discorsi così come sono stati pronunciati, quando invece è più importante la totalità del discorso vengono usati discorsi indiretti e raccontati, questi usati anche per le descrizioni abbondanti presenti nel testo. Complessivamente sono i discorsi diretti e raccontati a prevalere.
4. Catena cronologica
A- Gli avvenimenti sono narrati nell’ orine fabula?
Gli avvenimenti non sono narrati nell’ ordine fabula perché l’ intero romanzo è un flash back di Adso, inoltre durante la narrazione ci sono dei flash back per spiegare varie situazioni.
B- Ci sono flash back?
Essendo tutto il romanzo presentato come un ricordo di un vecchio monaco possiamo affermare che il testo contiene dei flash back, inoltre questi sono presenti per raccontare la vita di alcuni personaggi. Ci sono anche molte anticipazioni – “il giorno dopo le preoccupazioni dell’ abate avrebbero dovuto aumentare, perché i delitti sarebbero stati tre” – “avrei dovuto restare ancora di guardia, e avremmo risparmiato tante altre sventure”.
C- Considerati l’ inizio e la fine della narrazione qual è il punto culminante?
La storia presenta un continuo cambio di tensione, come in un climax ascendente, fino al raggiungimento del punto culminante con la penetrazione di Guglielmo e del suo protetto nel Finis Africae.
D- Dividi il racconto secondo il seguente schema: Situazione iniziale, Evento Complicante, Sviluppo dell’ azione, Conclusione.
Situazione iniziale: Guglielmo ed Adso giungono all’ abbazia mandati dall’ imperatore per presiedere ad un’ assemblea tra papato e francescani. Qui l’ abate Abbone incarica Guglielmo di indagare sulla misteriosa morte di un monaco benedettino di nome Adelmo.
Evento complicante: Venanzio, Berengario, Severino e Malachia, sempre monaci benedettini, vengono rinvenuti morti in circostanze misteriose e tra i monaci si diffonde la paura che il maligno si sia impossessato del monastero. L’ inquisitore Bernardo Gui, giunto con la delegazione papale, istruisce un processo sommario accusando il cellario Remigio da Varagine e dimostrandone la colpevolezza. Abbone, quindi, solleva Guglielmo da l’ incarico attribuitogli.
Sviluppo dell’ azione: Guglielmo indaga sulle misteriose morti dei monaci anche dopo che era stato sollevato dall’ incarico, accedendo clandestinamente alla biblioteca, luogo ritenuto la chiave del mistero.
Conclusione : Guglielmo ed il suo aiutante penetrano nel Finis Africae, un luogo segreto della biblioteca, dove trovano il monaco Jorge. Questi tenta di distruggere il libro inquisito, in quanto le sue pagine essendo avvelenate avevano provocato la morte degli altri monaci, ma dalla colluttazione che ne risulta scaturisce un incendio che divampa in tutta l’ abbazia, distruggendola malgrado gli sforzi di tutti per domarlo.
D- Il tempo della storia e il tempo del racconto coincidono? Ci sono ellissi? Pause? Scene? Sommari?
Il tempo della storia e quello del racconto spesso coincidono, quindi ci sono molte scene, però si possono trovare alcune pause in cui Adso ottantenne si sofferma a spiegare certi aspetti della vicenda, come la descrizione della lotta tra spirituali e papato.
5. Stile
A- Quale variante di linguaggio è usata? (formale, informale, parlato familiare o dialettale o standard, gergale, sperimentale, aulico, denotativo, lirico, ecc.)
Il linguaggio dell’ intera opera è formale, ma nei discorsi diretti cambia a seconda della cultura dei personaggi toccando il colto di Abbone e lo sperimentale di Salvatore.
B- Il suono è importante nella scelta delle parole (allitterazioni, anastrofi, ripetizioni, ecc)?
Il suono assume importanza nella scelta delle parole soprattutto in presenza di descrizioni, i suoni, infatti, aiutano a comprendere meglio l’ atmosfera suscitata dai vari luoghi.
C- Quale tipo di lessico è usato (neologismi, arcaismi, parole insolite, abbondante aggettivazione, parole o espressioni-chiave ricorrenti, ecc)?
Nel testo sono presenti arcaismi, temi insoliti, frasi in latino o in altre lingue. C’ è un’ abbondante aggettivazione e sono presenti alcune parole chiave ricorrenti nel testo, come, Finis Africae, riso, libro e bibliotecha.
D- Viene usato il linguaggio figurato (similitudini, metafore, metonimie, ecc)?
Nel testo è presente un linguaggio figurato nelle descrizioni in cui viene evidenziato il significato allegorico di ogni cosa, come in tutte le cose medioevali che avevano diversi significati.
E- Qual è il tono predominante (ironico, sarcastico, drammatico, lirico, comico, poetico, parodico, fantastico, ecc)?
Il tono predominante è quello drammatico-referenziale.
Lettura Sociologica
1. Il tema o i temi
A- Qual è il tema centrale?
Il tema centrale è costituito dalla ricerca da parte di Guglielmo dell’ assassino; questa ricerca è paragonabile alla filosofia che cerca la verità assoluta tramite il ragionamento.
B- Ci sono temi minori?
Nel romanzo sono presenti temi minori introdotti da pause o dai discorsi tra i personaggi che in ogni colloquio aprono delle parentesi su dei temi importanti.
C- Sono dichiarati esplicitamente dall’ autore (in altri scritti esplicativi) o dai personaggi della storia?
I temi sono dichiarati esplicitamente dai personaggi o dal narratore, i quali, spesso, esprimono le loro opinioni su quelli.
D- Quando è stata scritta l’ opera?
L’ opera è stata scritta tra il 1978 e il 1980.
E- Per chi è stata scritta?
Il testo può attrarre diverse categorie tra le quali chi è attratto dal giallo della trama, chi dall’ ambientazione medievale e chi dagli argomenti eruditi e filosofici trattati dai vari personaggi.
F- Per quale scopo?
Nelle postille, l’ autore, afferma che ha scritto il libro solo per gusto dello scrivere e perché ne aveva voglia, ha voluto solamente raccontare il medioevo per mezzo di un cronista del tempo e perché aveva voglia di avvelenare un monaco; aggiunge inoltre che è consolazione di uno scrittore il fatto che si possa scrivere per puro amore della scrittura.

G- Come fu accolta dai lettori del tempo?
Il libro ha avuto un grandissimo successo mondiale, è stato tradotto in molte lingue, è stato ristampato per 44 edizioni ed è rimasto a lungo in testa alle classifiche di vendita italiane. Nel 1986 ne è stato tratto un omonimo film di grande successo.
Matteo De Filippis III B
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