Analisi del personaggio dell'innominato

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Testo

PROMESSI SPOSI CAPP. XX-XXI
AIUTO ALL'ANALISI
L’INNOMINATO: DESCRIZIONE
"Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima vista, gli si sarebbe dato più de' sessant'anni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risentita de' lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavano una forza di corpo e d'animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine".

Fin dalla sua prima presentazione, l'Innominato appare subito come una figura misteriosa.
Temperamento volitivo fin dall'adolescenza, con l'ansia di esser superiore a tutti d'ardire e di costanza, le parole e le frasi che ne ritraggono l'esistenza hanno tutte una forza e un colorito fantastico particolare.
Nel momento in cui fa rapire Lucia, egli attraversa una profonda crisi interiore. Disgustato dai passati delitti, incerto del futuro, comincia a porsi delle domande sul giudizio divino.
Al vedere la carrozza che trasporta la ragazza rapita mentre sale verso il castello, avverte un oscuro presentimento, quasi una premonizione. Il suo bravo più spietato poi, gli rivela di aver avuto compassione della rapita, ed il fatto gli pare strano, incredibile.
Ma l'Innominato è curioso di vedere la giovane in grado di suscitare tali sentimenti.
Le parole sulla misericordia divina che la prigioniera gli dice rimangono impresse nella sua memoria. Trascorre la notte nel tormento, angosciato dal male fatto, dall'idea del suicidio, dal timore di essere giudicato da Dio, poi l'alba lo trova affacciato alla finestra, a guardare il risvegliarsi della gente...
Egli scende in paese solo e disarmato e si reca alla canonica, dove è ricevuto con timore e titubanza, poi avviene l'incontro memorabile che vede la conversione del potente signore.
Sono queste le pagine del romanzo in cui la poesia dell'anima, segnata in tutte le sue sfumature, raggiunge l'espressione più alta. E' il motivo della voce del bene che parla nel cuore dell'uomo.
L'Innominato sarà forte e determinato nella sua vita di benefattore come lo è stato nei suoi trascorsi di criminale.

1. Il rapporto uomo-natura: la presentazione dell’innominato
La funzione del paesaggio
Fra la fine del capitolo precedente e l'inizo di nuove peripezie, lo scrittore colloca la descrizione di uno spazio da cui è assente ogni vicenda ed ogni personaggio, anticipando, attraverso questo 'vuoto', il tema dell'isolamento, della totale solitudine, che sarà la caratteristica costante del pesonaggio dell’innominato.
Nella descrizione del paesaggio il narratore si sofferma su quei particolari che contribuiscono alla figura dell’innominato; la natura aspra e selvaggia del luogo -il cui nome rimane sconosciuto come quello del signore che lo abita- non è legata solo alla funzione strategica del castello, riparo di un bandito, che vuole assicurarsi contro la società che ha rifiutato, ma rimanda anche al temperamento, alle scelte del personaggio che vi abita. Due caratteri essenziali emergono dalla rappresentazione: l'altezza e la solennità selvaggia: sul profilo delle montagne piene di dirupi, si stacca alta e isolata la cima sulla quale si erge il castello, al disotto del quale ci sono schegge e macigni, al di sopra il vuoto del cielo.
Il ritratto in analogia con il paesaggio
A questo paesaggio si collega la figura dell'uomo che ha scelto questi luoghi come sua dimora. Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi e non vedeva mai nessuno né nulla al di sopra di sé, né più in alto. Come sopra di lui si apre un cielo vuoto di Dio, al di sotto l'umanità è costituita solo da inferiori: servi, 'satelliti', nemici. Caratteristica principale del personaggio è la solitudine, unita ad un'impressione di fosca grandezza, sottolineata dal volto segnato dagli anni, ma anche dalle esperienze negative della sua vita.
Dagli accenni alla sua fama e dalla storia della sua vita nei capitoli precedenti emergeva una potenza senza incrinature, che ne faceva un personaggio leggendario, oggetto di racconti popolari, avvolti nel mistero; nel cap.XX la sua figura appare turbata dal peso del suo passato; il pensiero della morte proietta un senso di desolazione sul suo futuro, che gli fa sentire l'isolamento, prima percepito come un senso di superiorità, come una solitudine tremenda.
In lui si sta preparando una crisi, che ancora non riesce a conrollare, una crisi non solo di origine morale, ma religiosa: quel Dio che aveva sempre tenuto lontano dalla propria coscienza, in certi momenti… gli pareva sentirlo gridar dentro di sé: Io sono però.
CORRISPONDENZE PERSONAGGIO-NATURA
CASTELLO
CARATTERISTICHE
INNOMINATO
sulla cima di un poggio
il pendio è erto
a prati in alto
come erte ripide
Dall'alto… di lassù


ALTEZZA


Era grande, bruno, calvo
dalle finestre, dalle feritoie poteva …contare…i passi e spianargli l'arme contro
non che lassù, ma neppure nella valle… non ardiva metter piede nessuno


SUPERIORITA' ECCEZIONALE


non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto

un andirivieni di corridoi bui…varie sale tappezzate di moschetti


SOLITUDINE SELVAGGIA
il selvaggio signore
il contegno, le mosse, la durezza risentita de' lineamenti
il lampeggiar sinistro ma vivo degli occhi
Dall'alto del castellaccio come l'aquila dal suo nido insanguinato;
il terribile domicilio…
massi, dirupi, ciottoloni, torrentaccio


SOLITUDINE DISPERATA

L'essere innanzi a tutti, gli dava talvolta il sentimento d'una solitudine tremenda


2. Contrasto fra male e bene: antitesi e simmetrie
La religione dell'interiorità
Si arriva ad una trasformazione nella sorte dei due personaggi: Lucia, che ha rischiato di essere sopraffatta dalla violenza, contribuisce alla salvezza del suo oppressore. L'innominato che si è impegnato come complice di don Rodrigo, diviene il salvatore di quella che doveva essere la sua vittima. L'antitesi tra il bene e il male si dissolve attraverso il sofferto impegno di due volontà e l'azione misteriosa della Grazia divina. E' la Grazia che, fortificando la volontà dell'uomo, lo aiuta a scegliere il bene, quella Grazia che anche dal male può far derivare il bene.
In questo itinerario di sofferenza e purificazione spirituale dell'innominato si può avvertire il richiamo a quel Dio che opera nell'abisso inconoscibile dell'animo umano, nonché alla religione dell'interiorità, che Manzoni aveva ben presente.
La conversione dell'innominato non si compie però in questa notte; perché diventi consapevole ed operante, occorre il suo colloquio con il cardinale Federigo Borromeo (nel cap.XXIII), la figura che nell'ambito di tutto il romanzo rappresenta la forza spirituale della Chiesa e dei suoi sacramenti.
LUCIA E L'INNOMINATO: DUE DRAMMATICI DESTINI A CONFRONTO
Il dialogo
Nel dialogo il rapporto che si stabilisce fra l'oppressore e la vittima, viene posto in luce attraverso la tecnica dei punti di vista, per cui le parole assumono un senso per il personaggio che le pronuncia e provocano un'eco diversa in chi le ascolta.
Processo di trasformazione nel comportamento
LUCIA: VITTIMA
INNOMINATO: OPPRESSORE
vittima di una violenza terribile e per lei misteriosa, è in preda all'agoscia e allo spavento
prigioniero del suo ruolo di prepotente, lotta tra l'orgoglio e un'inquieta volontà di bene
tremante, ma progressivamente rinvigorita
imperioso, ma progressivamente esitante, aperto a compassione
dal tremito passa a una certa sicurezza, all'implorazione
alterna tonalità iraconde a una dolcezza per lui inconsueta
LUCIA: OPPRESSORE
INNOMINATO: VITTIMA

Processo di trasformazione della coscienza operato dalla parola
LUCIA








esprimendo terrore
chiedendo giustizia in nome di Dio
implorando misericordia e promettendo perdono
richiamando l'idea della morte, offrendo misericordia


provoca orrore a far soffrire una creatura indifesa
suscita oscuro timore per quel Dio che comincia a inquietarlo
apre prospettive nuove
risveglia il ricordo delle sue angosce segrete e risveglia sentimenti di pietà
INNOMINATO


La notte - i soliloqui
Nella rappresentazione della notte trascorsa da Lucia e dall'innominato in luoghi separati del castello, affiora un rapporto tra i due personaggi, reso dallo scrittore attraverso la simmetria di tre successivi momenti: la convergenza della loro, pur diversa, desolazione, la divergenza fra la speranza di Lucia e l'angoscia dell'innominato e, infine, una nuova convergenza determinata dal contemporaneo conforto che ciascuno trova nell'immagine dell'altro.

1° momento: convergenza di sentimenti
LUCIA E L'INNOMINATO vegliano
cadono in preda di angosce spaventose
provano un senso di postrazione


entrambi desiderano morire

2° momento: divergenza di sentimenti
LUCIA
attraverso la sua fede ritrova la coerenza con se stessa,
dà un senso alla propria sofferenza,
la offre a Dio
L'INNOMINATO
percepisce il tempo come vuoto e orribile, la sua vita incoerente

trova pace
lotta perché deve trasformare se stesso


3° momento: convergenza di sentimenti
LUCIA
ricorda la promessa di liberazione dell'innominato
L'INNOMINATO
ricorda le parole di Lucia e la vede come chi dispensa grazie e consolazioni



sperano nell'aiuto reciproco

Conclusioni
I destini dei due personaggi si sono, quindi, incrociati e rovesciati:
• Lucia, che ha rischiato di essere schiacciata dalla violenza del suo oppressore, ha contribuito alla salvezza di lui
• L'innominato, che si è impegnato come complice di don Rodrigo, è diventato il salvatore della sua vittima

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