"Nell'imminenza dei quarant'anni" e "A che pagina della storia"

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

NELL’IMMINENZA DEI QUARANT’ANNI (Mario Luzi)
Il pensiero m’insegue in questo borgo
cupo ove corre un vento d’altipiano
e il tuffo del rondone taglia il filo
sottile in lontananza dei monti.
Sono tra poco quarant’anni d’ansia,
d’uggia, d’ilarità improvvise, rapide
com’è rapida a marzo la ventata
che sparge luce e pioggia, son gli indugi,
lo strappo a mani tese dai miei cari,
dai miei luoghi, abitudini di anni
rotte a un tratto che devo ora comprendere.
L’albero di dolore scuote i rami…
Si sollevano gli anni alle mie spalle
a sciami. Non fu vano, è questa l’opera
che si compie ciascuno e tutti insieme
i vivi i morti, penetrare il mondo
opaco lungo vie chiare e cunicoli
fitti d’incontri effimeri e di perdite
o d’amore in amore o in uno solo
di padre in figlio fino a che sia limpido.
E detto questo posso incamminarmi
spedito tra l’eterna compresenza
del tutto nella vita nella morte,
sparire nella polvere o nel fuoco
se il fuoco oltre la fiamma dura ancora.
SINTESI:
Questo testo è un esempio evidente di poetica ermetica. Nella prima strofa il paesaggio è rappresentato con caratteri indefiniti. L’uso di immagini materiali con valore di metafore rappresenta la problematica esistenziale.
Nella descrizione del paesaggio c’è la volontà di alludere, attraverso un’apparente esattezza realistica e l’uso di riferimenti concreti, a un paesaggio interiore, cioè a una condizione psichica del soggetto e metafisica. Questa tendenza è rappresentata da due elementi: gli oggetti evocati sono al singolare; gli elementi vengono accostati in modo da creare un effetto di incoerenza.
Il poeta scrisse questa poesia, come dice il titolo, nell’imminenza dei suoi quarant’anni e quindi ripensa a tutta la sua vita e alle sue esperienze. Si sente quindi immerso in una crisi esistenziale. Egli soprattutto sente la necessità di capire il senso del dolore e della morte. Con la fede in Dio e nella Provvidenza egli può riconoscere un valore che investe non solo la vita ma anche la morte: tutto è finalizzato alla realizzazione del progetto divino, al compimento della Rivelazione cristiana.

A CHE PAGINA DELLA STORIA (Mario Luzi)
A che pagina della storia, a che limite della sofferenza –
mi chiedo bruscamente, mi chiedo
di quel suo “ancora un poco
e di nuovo mi vedrete” detto mite, detto terribilmente
e lui forse è là, fermonel nocciolo dei tempi,
là nel suo esercito di poveri
acquartierato nel protervo campo
in variabili uniformi: uno e incalcolabile
come il numero delle cellule. Delle cellule delle rondini.
SINTESI:
La fede religiosa di Luzi, non si soddisfa qui e nell’esistenza di Dio, ma ne ricerca i segni nella storia. Anche la risposta ipotizzata della seconda strofa presuppone la storicità e la materialità dell’esistenza divina, benché individuando un livello profondo delle cose e degli avvenimenti che rimanda alla fede come presupposto metafisico.
Le immagini evocano un’idea di forza e di scontro, perché sono riprese dal lessico militare (esercito, acquartierato, campo, uniformi).
Qui non è presente un’idea di rassegnazione ma piuttosto allude al valore rivoluzionario dell’insegnamento cristiano. L’immagine conclusiva, però, rimanda a una grazia e a un’armonia della quale l’unica garanzia è la presenza di Cristo tra i sofferenti e oppressi che senza di lui non sarebbe possibile. L’armonia è dunque fondata sulla fede più che sulla visione materiale del mondo.

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