"la mia sera" pascoli

Materie:Appunti
Categoria:Italiano
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Testo

La mia sera
La poesia La mia sera é stata scritta nel 1903 da Giovanni Pascoli ed é tratta dalla raccolta “Canti di Castelvecchio”.

PARAFRASI
Durante il giorno ci furono molti lampi ma ora verranno le stelle, le silenziose stelle. Nei campi c’è un breve gre gre prodotto dalle rane. Una brezza leggera fa tremare, come un brivido di gioia, le foglie dei pioppi. Nel giorno, che lampi! Che scoppi! (Invece) che pace la sera!
Devono sbocciare le stelle nel cielo così tenero e dolce. Là, vicino alle allegre rane, un ruscello scorre producendo un gorgoglio simile ad un singhiozzare sempre uguale. Di tutto quel rumore violento ,di tutta quell'impetuosa bufera, non resta che un dolce singhiozzo nella sera umida. Quella tempesta che sembrava non finire mai, è terminata in un ruscello che ora produce un suono melodioso. Al posto dei fulmini restano delicate nuvolette colorate di porpora e d'oro. O dolore stanco , placati! La nuvola che durante il giorno appare più carica di tempesta è la stessa che vedo più rosa quando la sera sta per finire. Che bello ammirare il volo delle rondini intorno! Che bello udire i rumori nell'aria serena! La fame patita durante il temporale rende la cena più lunga e festosa. La loro porzione di cibo,nonostante fosse così piccola, i rondinotti durante il giorno non l'ebbero per intero. Nemmeno io... e dopo le ansie e i dolori ,mia limpida sera! Don... Don... Le campane mi dicono, Dormi! Mi cantano, Dormi! Sussurrano, Dormi! Bisbigliano, Dormi!Là le voci del buio azzurro della notte... Mi sembrano canti di culla, che mi riportano all'infanzia... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.

COMMENTO
Questa poesia é suddivisa in 5 strofe di 8 versi ciascuna. I versi sono tutti novenari tranne gli ultimi di ogni strofa che cono senari e sono chiusi sempre dalla parola sera. La rima é alternata e segue principalmente lo schema ABABCDCD; però non tutte le strofe (es: 3°strofa) seguono questo schema.
Nel 3 verso c’è una sinestesia “tacite stelle” perché le stelle non possono essere silenziose e il poeta con questa espressione vuole indicare la tranquillità di quando in cielo ci sono le stelle ossia durante la sera. Nel verso 4 c’è un onomatopea “breve gre gre di ranelle”, con questa espressione il poeta crea molta musicalità e inoltre con l’allitterazione della lettera r rende il suono più cupo, più dolce e più acuto. Nel verso 19 c’è un onomatopea “don….don” che riproduce il suono delle campane. Nel verso 29 c’è una sineddoche “i nidi” perché con l’espressione nidi lui si riferisce ai rondinotti che stanno dentro i nidi.
L’autore immagina una sera estiva dopo un temporale e descrive le silenziose stelle e i campi, nei quali si sentono le rane, mentre arriva la quiete della sera . Con questa poesia l’autore vuole fare un paragone tra il temporale e la pace della sera, cioè paragona il temporale alla vita travagliata (perdita del padre e della madre) e la sera ad un momento di pace della sua vita.

Esempio