"Il misantropo" di Menandro

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:10.02.2010
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Testo

Relazione sulla commedia “Il misantropo” di Menandro
Trama:
La commedia ha inizio quando entra in scena Pan, una divinità, che s’immagina di essere a File, in Attica, e descrive per sommi capi la vita e la situazione familiare di Cnemone (il misantropo); detto ciò, egli ci informa di aver fatto innamorare un giovane nobile, Sostrato, della figlia di Cnemone.
Il misantropo vive proprio con la figlia e una serva, Simiche, poiché la moglie l’ha abbandonato per andare a vivere con il primo figlio del marito, Gorgia.
Sostrato, accecato dall’amore per la figlia di Cnemone, chiede aiuto al suo amico Cherea e insieme decidono di mandare Pirria, il servo del giovane, a scoprire informazioni sulla ragazza. Sfortunatamente, questo tentativo fallisce perché Cnemone si arrabbia e minaccia il povero servo, ma Sostrato con suo grande stupore riesce ad incontrare la figlia del misantropo e la aiuta a riempire un’anfora di acqua calda. Questo incontro, però, viene visto da Davo, il servo di Gorgia, che va a riferire tutto al padrone, rendendolo alquanto sospettoso. Così Davo e Gorgia vanno incontro a Sostrato e, vedendo che il giovane nobile è disposto a rinunciare anche alla sua ricchezza per la ragazza, si scusano per aver pensato male e diventano subito buoni amici. Perciò i due danno un suggerimento al giovane innamorato: gli dicono di zappare la terra cosicché Cnemone non pensi che egli sia il solito ricco sfaticato. Intanto la madre di Sostrato, Geta (il servo del padre di Sostrato) e il cuoco Sicone allestiscono un sacrificio in onore di Pan e, avendo la folla provocato un gran frastuono, si accende l’ira di Cnemone che, amareggiato, si rifiuta di prestare prima a Geta poi a Sicone il lebete di cui avevano bisogno per l’offerta. Dopo questo, entra in scena Sostrato che abbandona la terra poiché né Cnemone né sua figlia erano venuti quel giorno al campo e decide di invitare Gorgia e Davo al banchetto del sacrificio. Durante questo, improvvisamente giunge Simiche tutta spaventata, poiché il suo padrone è caduto nel pozzo nel tentativo di recuperare la zappa. E chi poteva andare a salvarlo, se non Sostrato e Gorgia! I due, collaborando, riescono a tirare fuori il misantropo ed egli, per gratitudine, affida tutti i suoi beni e la sua stessa figlia a Gorgia, pretendendo però di lasciarlo libero di vivere la sua vecchiaia in tranquillità. Così il buon figlio di Cnemone decide di dare sua sorella in sposa a Sostrato e, dopo che Calippide (il padre di Sostrato) acconsente al matrimonio del figlio e anche di far maritare la figlia con Gorgia, si celebrano felicemente i due matrimoni. Alla cerimonia, Sostato invita anche Cnemone, che, come al solito, rifiuta; tuttavia, Geta e Sicone decidono di recarsi da lui per vendicarsi della storia del lebete e, dopo averlo fatto arrabbiare, lo conducono al banchetto, celebrando la loro vittoria personale sul misantropo.
Analisi:
Il misantropo è una delle commedie più famose di Menandro, anche per la sua struttura molto classica, in cui c’è una situazione iniziale che ad un certo punto viene sconvolta dall’intervento della divinità, che in questo caso fa innamorare Sostrato della figlia di Cnemone. Il finale è caratterizzato dallo scioglimento delle difficoltà della vicenda, in cui viene premiata la tenacia e la virtù e viene corretto il cattivo vizio. Tuttavia, “Il misantropo” è stato scritto in un’epoca in cui Menandro era ancora molto giovane e “alle prime armi”, di conseguenza egli non è riuscito completamente a fondere gli aspetti comici con il vero significato della commedia. Infatti, per esempio, il fatto che il ravvedimento di Cnemone avvenga per una causa così banale, cioè la caduta nel pozzo da parte del protagonista, svaluta notevolmente questo importante aspetto della storia, che è rovinato anche dalla scena finale in cui il vecchio è vittima delle beffe vendicative di Geta e Sicone. C’è da dire che comunque i protagonisti, Cnemone e Sostrato, spiccano in tutta la vicenda per la finezza con la quale l’autore riesce a descriverli, mettendo in luce l’amore del giovane, disposto a qualunque cosa pur di conquistare la sua amata, e il triste isolamento in cui il vecchio vive, infastidito dall’avidità e l’egoismo della gente che lo circondava, in particolare i ricchi. Tuttavia, Cnemone si rende conto verso la fine della vicenda che la solitudine è un errore e l’unica salvezza sta nel fidarsi reciprocamente in modo da poter aiutare ed essere aiutati nel momento del bisogno.

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