"Il giorno della civetta": scheda libro

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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1.3 (4)
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Data:11.11.2005
Numero di pagine:12
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Testo

Commento il giorno della civetta
Riassunto breve
In Sicilia, in un paese non precisato, intorno agli anni Cinquanta, viene assassinato Colasberna, il presidente di una piccola cooperativa edilizia, mentre sta per prendere, come al solito, l’autobus. L'indagine,che subito incontra ingenti difficoltà dovuta all’omerta(intesa come il rifiuto di collaborare)dei cittadini(infatti il controllore e l’autista dell’autobus affermano di non aver sentito e udito nullo e,inoltre, tutti i testimoni, hanno gia abbandonato il luogo del delitto) viene affidata al capitano dei carabinieri Bellodi, emiliano ed ex partigiano, un uomo che crede nei valori di una società democratica e moderna, contro l’immobilità di un mondo di vecchi interessi costituiti. A questo punto vengono interrogati il fratello di colasberna e i soci del morto che, contrariamente alle loro convinzioni, si trovano di fronte ad un commissario molto intelligente, già penetrato fino in fondo ai segreti della Sicilia, capace di ricostruire con chiarezza e lucidità il meccanismo del delitto e le sue motivazioni. In questa ricostruzione Sciascia descrive attraverso Bellodi gli interessi della Mafia in ambito edilizio ed i meccanismi con cui esercitava e manteneva il potere La narrazione si muove su due piani: quello dell’inchiesta che l’ufficiale conduce su una catena di delitti di mafia; e quello delle complicità(di uomini politici molto importanti, strettemente legati con la mafia), più o meno potenti, più o meno segrete, che scattano a fermarla e ad annientare i risultati positivi.
In seguito compare un nuovo personaggio, un confidente, che darà la possibilità al capitano di provare giuridicamente le sue supposizioni. Parrinieddu, questo il soprannome del confidente, è il personaggio più ambiguo del romanzo: egli vive assediato dalla paura: egli é costretto dalle circostanze a convivere con la Mafia e con lo Stato, cercando di cavarsela tra queste due realtà inevitabili; tuttavia il confidente nel momento in cui incontra il capitano Bellodi capisce che la sua speranza di trarre profitto dalla sua posizione di informatere é conclusa e che é destinato a rimanere schiacciato dalla mafia. Un altro personaggio chiave della vicenda è il contadino Paolo Nicolosi scomparso dalla mattina del delitto, secondo la dichiarazione della moglie. Il capitano Bellodi intuisce che tra i due fatti c'é una relazione. Conduce così un interrogatorio complesso con grande rispetto per la donna, moglie di Nicolosi, che finalmente confessa l'ingiuria , cioè il soprannome con cui è conosciuto in paese l'uomo che suo marito ha incontrato pochi istanti dopo il delitto divenendone uno scomodo testimone :Zecchinetta. Dunque Zicchinetta - Diego Marchica - viene arrestato e subito il confidente capisce di essere un uomo morto. Spedisce, prima di essere ucciso, Bellodi una lettera, con due nomi(Pizzuco e Don Mariano Arena, il mandante dei delitti) che permette al Bellodi di arrestare i due personaggi.
Lo stratagemma dei carabinieri, proposto dal Belladi che e riuscito a ricostruire la vicenda, di usare una falsa deposizione per far confessare prima Diego Marchica e poi Pizzuco, porta le forze dell’ordine a Don Mariano Arena, capomafia e reale mandante dell’omicidio, che quando capisce di non poter far nulla e di essere ormai in trappola, decide di confessare.
Quando ormai si crede che i veri colpevoli siano ormai stati catturati, accade ciò che porta poi allo scioglimento finale: un capomafia ancor più potente di Don Mariano, il cui nome non è citato nel testo, ordina di far costruire dei falsi alibi per i tre detenuti, in modo che le confessioni sembrino venute fuori solamente dalle “torture psicologiche“ cui li avevano sottoposti i carabinieri durante l’interrogatorio. Questa scelta si deve al fatto che molte volte i rapporti tra i mafiosi sono come una catena, e la persona in questione sa che percorrendola anello per anello i carabinieri potrebbero alla fine arrivare anche a lui. dopo la loro scarcerazione le indagini proseguiranno ma su altre strade. Il capitano Bellodi saprà che la vedova Nicolosi e il suo amante sono fortemente sospettati per quei delitti: si preferisce orientare le indagini verso il motivo passionale, più facile e tranquillizzante per tutti. Il capitano Bellodi è stato sconfitto, il maresciallo Ferlisi trasferito.
Nelle ultime pagine del libro lo scenario cambia, siamo a Parma dove Bellodi incontrandosi con i suoi vecchi amici discute della Sicilia. La conversazione prosegue, tutti commentano, citano, rabbrividiscono; poi Bellodi,sconfitto dalla Mafia, umiliato dai superiori, confuso, tornando a casa lucidamente si rende conto di amare la Sicilia e di volervi tornare.
Rapporto fabula-intreccio
L’ autore ha deciso di far coincidere il rapporto fabula-intreccio, infatti l’ ordine è cronologico, tuttavia in alcune parte della vicenda sono presenti quegli elementi tipici dell’intreccio come i flashback, ovvero eventi che sono accaduti nel passato.

Gli stili del racconto
Nel romanzo di Italo Svevo è possibile individuare cinque fasi canoniche( equilibrio iniziale, azione complicante,peripezie, spannung e stadio conclusivo). Al termine del romanzo pero la storia si conclude con la vittoria della mafia che, attraverso l’amicizia con alcuni politici, riesce a far scagionare i tre accusati; si percepisce quindi la catastrofe.
L’equilibrio iniziale, che è breve, e il momento antecedente all’uccisione di senilità dove la mafia si trova in un stato di tranquillità perché nessuno l’ha ancora accusato. L’elemento dell’azione complicante che farà uscire allo scoperto la mafia e l’uccisione di Colasberna. Infatti, dopo il delitto, la polizia, grazie anche all’aiuto del capitano dei carabinieri Belladi, comincerà a indagare su questa potente organizzazione. Le peripezie sono quegli eventi che porteranno Belladi, ,attraverso gli interrogatori e le confessioni di tre personaggi legati a questa organizzazione, ad avvicinarsi al mondo della mafia. Secondo il momento di massima tensione( lo spannung del racconto) è la confessione di Arena ,che dichiarerà di essere il mandante del delitto, perché in questo momento la mafia è uscita allo scoperto e rischia di essere scoperta e sconfitta dalla polizia.
La fase finale, che ,come ho gia detto prima,è una catastrofe, la vittoria della mafia che riesce a scagionare i due accusati e a sconfiggere il capitano Bellodi e il maresciallo Ferlisi
La focalizzazzione e il narratore
In questo racconto il narratore è interno poiché è sempre uno dei protagonisti della vicenda che racconta il fatto attraverso la sua ottica. La focalizzazzione, ovvero il punto da cui parte la visione, è anche esso interno. In questo modo il lettore è informato solo degli eventi che conosce il personaggio e attraverso l’interpretazione che questo ne fornisce.
Il sistema dei personaggi
In questo racconto la caratterizzazione dei personaggi, ovvero quell’insieme di elementi che delineano il loro aspetto fisico e psicologico, è descritta mediante le loro caratteristiche esteriori, per il loro ruolo nel romanzo e per la loro psicologia,per le loro idee che vengono fuori poco a poco, con il susseguirsi di avvenimenti e di dialoghi. Queste descrizioni,inoltre seguono uno schema preciso: prima l’autore narra i fatti più indicativi della loro vita, poi si passa ad un’analisi della personalità del soggetto che non sempre è presente per tutti i personaggi del racconto.
In questo racconto possiamo individuare diversi ruoli: l’eroe( il capitano Bellodi) la cui missione è quella di scoprire l’assassino di Colasberna e provare l’esistenza della mafia smentita dal governo siciliano, alcuni aiutanti(Nicolosi, la cui scomparsa metterà sulla giusta strada delle indagini il capitano Bellodi,Dibella, la vedova di Nicolosi, il maresciallo ma anche Pizzuco e Zecchinetta perché anche loro, pur facendo parte della mafia, aiuteranno, dopo che saranno stati incastrati, il capitano nella sua indagine attraverso le loro confessioni che, però, in seguito saranno smentite) e naturalmente anche gli antagonisti(Don Mariano Arena, la mafia, l’omertà dei cittadini, i politici) che, a conclusione del romanzo, riusciranno a vincere e a faranno fallire l’impresa del capitano
Capitano Bellodi
Il capitano Bellodi è il protagonista del romanzo “il giorno della civetta” che, durante il corso della vicenda, si occupa del l’omicidio di Colasberna, un delitto che, come emergerà dalle indagini dell’capitano, era stato ordito dalla mafia. E’ un uomo giovane, alto, con i capelli biondi, in gioventù era un partigiano e ,conclusa la guerra, ha intrapreso la carriera militare che non ha più abbandonato; proviene da Parma e per questo motivo ha una mentalità diversa da quella dei suoi concittadini, che la definiscono continentale, e che lo spingerà a indagare a fondo su questo delitto pur sapendo dei rischi che potrebbe incontrare. Dal suo primo interrogatorio, si può capire che è un uomo molto intelligente già penetrato fino in fondo nei segreti della Sicilia, capace di ricostruire con chiarezza e lucidità il meccanismo del delitto e le sue motivazioni; una mentalità diversa da quella dei siciliani che, invece di far chiarezza sugli eventi, preferiscono non parlare e stare in silenzio, facendo in questo modo il gioco della mafia. Come emerge dall’interrogatorio con Parineddu, il “confidente, e con la moglie di Nicolosi che riveleranno degli elementi utili per far chiarezza sull’omicidio, è dotato di una forte personalità capace di far parlare persone che, proprio perché hanno avuto dei contatti con la mafia, hanno paura di questa organizzazione. Un altro elemento positivo, che si collega con la sua intelligenza e riscontrabile nella sua personalità è l’astuzia, la furbizia: Ciò è evidente nello stratagemma di usare una falsa deposizione per far confessare prima Diego Marchica e poi Pizzuco, confessioni che poi portano le forze dell’ordine a Don Mariano Arena, capomafia e reale mandante dell’omicidio, che ,quando capisce di non poter far nulla e di essere ormai in trappola, decide di confessare.
A conclusione del libro, quando ormai si crede che i veri colpevoli siano ormai stati catturati, un capomafia, grazie all’aiuto di alcuni politici( e da ciò si può capire che, in questo racconto, anche lo stato è ormai sotto il controllo della mafia) ordina di far costruire dei falsi alibi per i tre detenuti, in modo che le confessioni sembrino venute fuori solamente dalle “torture psicologiche“ cui li avevano sottoposti i carabinieri durante l’interrogatorio, il capitano Bellodi sarà irrimediabilmente sconfitto e trasferito a Parma. Lì incontrerà vecchi amici e nuovi conoscenti con i quali discuterà di Sicilia e di Mafia. Il pericolo è in agguato, la mafia, l’ingiustizia si sta estendendo: Bellodi sente questo problema sulla sua pelle perché non è riuscito a sconfiggere con le sue indagine la mafia in Sicilia. E, proprio per questo motivo, alla fine, decide di tornarci, ammettendo “mi ci romperò la testa”
Come emerge da questa breve analisi, il capitano Bellodi , un uomo che crede nei valori di una società democratica e moderna, contro l’immoralità e la corruzione di un mondo ormai sotto dominio della mafia, che per far valere i valori in cui crede, si occuperà di questa indagine per cercare di sconfiggerla.
Secondo me Sciascia, attraverso Bellodi, espone le sue idee e le sue critiche che non avrebbe potuto dichiarare apertamente ed esplicitamente per paura della mafia.
Parineddu
Calogero Dibella ,detto Parineddu,il confidente, è il personaggio nel quale esplodono le contraddizioni della Sicilia: è un uomo che sente dentro di sé solo le spinte della paura. Un uomo che per paura parla; che per paura ordisce menzogne e verità, dosandole perfettamente grazie alla sua frequentazione parallela dello stato e della mafia. Un uomo ambiguo, costretto dagli eventi a convivere con la paura, la menzogna, il crimine e la ragione; tuttavia grazie alla sua professione di “confidente” ha trovato il modo di ridurre al minimo le difficoltà che naturalmente derivano tanto dai rapporti( indispensabili) con la mafia quanto dai rapporti(altrettanto indispensabili con lo stato) con lo stato. La condizione di Parineddu, in un certo senso, è l’unica in grado di garantire un margine di libertà personale. Innanzitutto perché a lui spetta tenere i fili della relazione mafia-stato, a lui spetta il compito di dosare i travasi di “verità” dall’uno e dall’altro universo. Poi perché questa sua gestione oculata della propria funzione e la sua ambiguità, ufficialmente riconosciuta tanto dallo stato quanto dalla mafia, gli consentono di sopravvivere dignitosamente aspirando a una sistemazione sociale ed economica migliore. Parineddu è un uomo finito, la sua speranza di vita migliore è vana, la sua pretesa di regolare il trapasso di verità dalla mafia allo stato è solo virtuale. In qualche modo l’ambiente rafforza le sue posizioni e impone a ognuno di schierarsi dalla parte della ragione o dalla parte della criminalità. Parineddu,come è evidente fin dalla sua prima comparsa nella storia, è destinato a rimanere schiacciato dalla sua ambiguità, dai suoi stessi sogni, dalla sua stessa paura(“non fosse stato per la paura, il confidente si sarebbe ritenuto felice e, nell’anima e negli averi, galantuomo. La paura gli stava dentro come un cane arrabbiato:guaiva, ansava, sbavava, improvvisamente urlava nel sogno; e mordeva, dentro mordeva, nel fegato nel cuore. Di quei morsi a fegato che continuamente bruciavano e dell’improvviso doloroso guizzo del cuore, come un coniglio vivo in bocca al cane, i medici avevano fatto mille diagnosi, e medicine gli avevano dato da riempire tutto il piano del comò: ma non sapevano niente, i medici, della sua paura”,pag 26)
In conclusione, Parineddu è un personaggio chiave della vicenda perché, con il suo intreccio di verità e menzogne, riuscirà a mettere Bellodi sulla strada della gestione mafiosa degli appalti e a fare il nome di Rosario Pizzuco, quadro intermedio della mafia locale.
Don Mariano Arena
Un altro personaggio importante della vicenda , “l’innominabile”, il capo della mafia locale, è Don Mariano Arena il mandante chiamato in causa dal confidente prima di essere assassinato. Nei confronti di questo personaggio Sciascia assume un certo rispetto in quanto è un uomo con una sua propria etica una forte personalità, sia pure legate alla criminalità e all’ingiustizia.
Sciascia introduce Mariano arena nel romanzo attribuendogli questa affermazione a un suo subalterno(“non mettetevi in testa che gli sbirri siano tutti stupidi: ce ne sono che, ad uno come te, possono togliere le scarpe dai piedi; e tu cammini scalzo senza accorgertene…Nel ’35 ricordo, c’era qui un brigadiere che aveva il fiuto di un bracco, e anche la faccia aveva da cane. Succedeva un fatto: e quello si metteva sulle peste, ti prendeva come si prende una lepre appena smammata. Che fiuto aveva, figlio di…:era nato così come si nasce preti o cornuti. Non credere che uno è cornuto perché le corna gliele mettono in testa le donne, o si fa prete perché a un certo punto gli viene la vocazione: ci si nasce. Ed uno non si fa sbirro perché a un certo punto ha bisogno di buscare qualcosa, o perché legge un bando di arruolamento: si fa sbirro perché sbirro era nato. Dico per quelli che sono sbirri sul serio). Qui siamo in presenza di una dimostrazione di stima: il boss della mafia che esprime il suo rispetto per l’uomo che sta dall’altra parte della barricata. E’ uno dei numerosi gesti di stima e di rispetto che, malgrado tutto, si scambiano nel romanzo. In questo confronto fra il “potente” Don Mariano Arena e “l’impotente e retto capitano Bellodi, Sciascia cerca di mettere in risalto quanto peso abbia il potere. Ossia: il potere di Arena è tanto vasto che gli consente di esprimere la sua ammirazione nei confronti del nemico. Per Bellodi il discorso è opposto: più sente montare dentro di sé il rispetto nei confronti di don Mariano, più il suo potere, già modesto, diminuisce.
Oltre a essere dotato di una forte carisma, ha un forte senso del potere che gestisce con arroganza e prepotenza. Usa le persone che gli stanno attorno senza alcuno scrupolo morale(come il Pizzuco e il Marchia): per lui la vita umana non ha nessun valore ed, ovviamente, ancor meno lo hanno i sentimenti. Per questo è temuto, e sulla paura fonda il proprio potere riuscendo a manovrare ogni attività locale e muovendo le persone come burattini. Gode di alte protezioni sia in ambiente politico sia nell’ambiente della magistratura e di queste protezioni si avvale per uscire vittorioso dallo scontro con il capitano Bellodi.

I luoghi
L’intera storia si svolge in Sicilia( terra di frontiera sociale che simboleggia, come emerge dalla lettura del romanzo,non solo l’omertà e la paura ma anche lo scontro, come si può vedere fin dall’inizio del romanzo, tra i siciliani e i rappresentanti dello stato) , ma non siamo in grado di dare informazioni più precise sui luoghi, in quanto i nomi dei paesi e delle città, che sono presentati tramite il discorso indiretto(una tecnica molto frequente in questo racconto), in cui avvengono i fatti sono indicati solo con la lettera iniziale(come C, il paese di cui Bellodi Bellodi comanda la compagnia dei carabinieri e dove conduce tutte le sue indagini e i suoi interrogatori e S., il paese del confidente, di cui egli conosce tutti e tutto e dove si ambienta la prima scena del romanzo con la morte di Salvatore Colasberna)
Questa scelta dell’autore è dovuta al fatto che gli omicidi di mafia si assomigliano molto tra loro; per questo motivo citare un nome o fare un riferimento preciso al luogo di un omicidio avrebbe potuto essere inteso come un riferimento preciso ad un determinato delitto. Da questo si può capire che l’autore, Sciascia stesso, dovette adottare un atteggiamento di prudenza per non non incorrere in accuse di oltraggio e vilipendio, per evitare le " possibili intolleranze " di coloro che si ritenessero colpiti dalla sua rappresentazione. Attraverso questi luoghi possiamo capire che il letterato, per affrontare questi temi, non poteva scrivere”con quella piene libertà” di cui un autore avrebbe il diritto di avvalersi
Il tempo
La vicenda è ambientata nella Sicilia a meta degli anni 50 anche se non sono presenti marche temporali che ci riconducono a questo periodo. Un elemento molto importante con il quale si può stabilire l’anno della vicenda è l’arresto del Marchica(uno dei tanti personaggi della vicenda) che fu incarcerato proprio in questo periodo. Un altro elemento che porta al 1950 e anche la mafia che cominciava ad agire proprio in questi anni attraverso la corruzione e gli omicidi, nell’Italia e in particolare nella Sicilia.
La caratterizzazione del momento storico è di estrema importanza per la vicenda narrata: infatti, a quel tempo il governo, insieme ad una parte dell’opinione non credeva nell’esistenza della mafia, e ciò ha influenzato gran parte della mentalità dei siciliani del romanzo che, come il governo, era convinto che non esistesse questa potenza organizzazione.
Le tematiche
In questo romanzo io penso che Sciascia esponga le sue critiche alla corruzione mafiosa, alla situazione di degradazione morale della sicilia e dell’italia in generale, che è andata sempre peggiorando(infatti la mafia è ancora oggi un problema attuale); Nella lettura del "Giorno della civetta" i temi fondamentali restano tre: lo Stato, la Legge, la Mafia. I rappresentanti dello Stato (giudici, ufficiali, questori, appuntati) dovrebbero garantire la legge ma per il siciliano la Mafia si presenta come il potere più forte, quello a cui affidarsi che detta le leggi con la violenza(arrivando anche all’omicidio) e con la corruzione(questo spiega l’omertà di molti cittadini che si rifiutano di collaborare con la giustizia e il legame tra il mafioso e i suoi superiori politici, che sono i veri mandanti )
In questo romanzo colui che interpreta il pensiero di Sciascia è il capitano Bellodi poichè si ritrova anch’esso come uno straniero in mezzo al popolo siciliano, dato che non solo non riesce a capire il dialetto, ma non può nemmeno comprendere l’omertà della gente e la collusione dei politici con la mafia. Al contrario il capomafia don Mariano Arena è la rappresentazione della Sicilia stessa, con sua sapienza popolare, con la sua fierezza, con la sua idea del male come “cieca e tragica volontà”.
Infine,Secondo me, una nota di riguardo dovrebbe andare anche all’autore che ha avuto il coraggio di scrivere un libro su un tema così delicato, considerando poi che è stato pubblicato intorno al 1961, epoca di dominio mafioso

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