"Amleto" di William Shakespeare

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Testo

AMLETO DI WILLIAM SHAKESPEARE
AUTORE
William Shakespeare, nato il 23 aprile 1564 e morto lo stesso giorno nel 1616 a Stratfod, poeta e drammaturgo inglese, fu una delle più grandi personalità della letteratura di ogni tempo e di ogni paese.
OPERA
Amleto
DATA DI COMPOSIZIONE
1601
GENERE
Dramma
TRAMA
-Nel primo atto Amleto ancora scosso per la morte del padre e scontento del matrimonio della madre con lo zio Claudio, viene a conoscenza delle strane apparizioni avute da alcuni ufficiali, Marcello e Bernardo, durante la guardia sui bastioni. Questi due gli rivelano della somiglianza che lo spettro ha con suo padre, egli dunque decide di andare sui bastioni con loro per avere certezza del loro racconto.
Sui bastioni verso la mezzanotte lo spettro del re suo padre gli raccontò della sua morte usando queste parole: “…. Si è fatta correr la voce che un serpe mi abbia morso mentre dormivo in giardino: così la Danimarca intera fu sconciamente ingannata da una falsa versione della mia morte. Sappi invece, che la serpe che avvelenò tuo padre ne porta ora la corona….” , lo spettro gli chiese inoltre di vendicarlo senza toccare la madre. Poco prima in tanto Laerte, figlio di Polonio nonché fratello di Ofelia si era preparato per partire verso la Francia, sotto suo desiderio e con l’approvazione del re.
-Nel secondo atto il re e la regina chiedono (assumono) a due vecchi amici di Amleto, Rosencrantz e Guildenstern, di scoprire quale fosse il segreto che portava loro figlio a quegli stati e a quelle frasi ritenute pazzie. Ci provarono ma senza alcun esito positivo, l’unica ipotesi , accennata da Polonio a re e regina era il rifiuto di Ofelia nei confronti del giovane. Poco dopo arrivarono al castello degli attori, Amleto fu molto contento tanto che pensò di fargli recitare frasi scritte da lui.
Amleto nel frattempo capì le intenzioni diR.& G. , chi li aveva chiamati a corte e il perché erano lì.
-Nel terzo atto Polonio, il re e la regina organizzano un incontro “casuale” tra Amleto e Ofelia per vedere se Polonio aveva ragione. Nella seconda scena si può capire meglio l’opinione che ha Amleto di Orazio, mentre gli chiede di osservare il re durante lo spettacolo (Amleto aveva ordinato agli attori di inscenare l’omicidio del re suo padre per vedere la reazione di re Claudio), AMLETO: “No, non credere che voglia adularti. Qual vantaggio potrei sperare da te, se per nutrirti e vestirti non hai che le tue doti naturali? A che scopo adulare i poveri? ….No, Orazio: fin dal giorno che l’anima mia seppe distinguere fra uomo e uomo e fu libera di scegliere, tu fosti colui che elesse: perché tu anche se soffri, non sembri soffrire; e gli schiaffi e i favori della sorte ricevi con volto immutabile…..”. Neanche alla fine dello spettacolo, ma quando si era già visto abbastanza, re Claudio uscì infuriato dalla sala per ritirarsi nella sua stanza. Nella stessa sera la regina volle incontrarsi nello studiolo con Amleto (Polonio intanto era nascosto dietro un arazzo per riferire la discussione al re), il quale dopo un po’ che parlavano si accorse di una persona dietro l’arazzo e, pensando che fosse il re lo uccise senza prima guardarlo in faccia, ma si sbagliò perché uccise Polonio.
**All’inizio di questo atto c’è il monologo di Amleto: “Essere…o non essere!…”, in queste frasi si può vedere la disperazione interiore di Amleto riguardo alla sua vendetta, si trova in uno stato d’animo confuso ed è in questo monologo che Amleto pensa al suicidio. Risolvere le cose uccidendosi per finirla con quest’ansia che è in lui dalla morte del padre ma soprattutto dalla visione del suo spettro.**
-Nel quarto atto, il re e la regina tentarono disperatamente di trovare un motivo di morte valido da rendere pubblico, finché non arrivò Laerte dalla Francia per scoprire le vere ragioni della sua morte.
Ofelia dal dolore per la morte di suo padre impazzì e si suicidò in un fiume vicino al castello; re Claudio decise così di raccontare la verità a Laerte si mise d’accordo per fare una finta scommessa che avrebbe condotto Amleto a duellare con lui (i due prepararono due diversi piani: il primo era quello suddetto con l’aggiunta di veleno sulla spada di Laerte, e il secondo era di veleno nel vino da far bere ad Amleto durante il duello).
-Nel quinto atto, anche Amleto viene a conoscenza della morte di Ofelia durante il suo funerale; più tardi un cortigiano andò a domandargli se avesse voluto accettare la scommessa fatta tra Laerte e il re, ignaro di quello che c’era sotto ed egli accettò. Amleto e Laerte si disposero alla partita d’armi e iniziò il combattimento, Amleto toccò una e poi un’altra volta Laerte con la spada, Gertrude già convinta della vittoria del figlio decise di brindare, il re non fece in tempo a fermarla, Laerte ferisce Amleto; poi nella confusione della lotta, si scambiano le spade e Amleto ferisce Laerte, la regina cade dicendo: “Oh, Amleto mio… la bevanda, la bevanda…sono avvelenata.”, e muore, anche Laerte cade dicendo ad Amleto della punta della spada, quest’ultimo infuriato trafigge il re che muore assieme a Laerte.
Orazio unico illeso ascolta le ultime volontà di Amleto: “…Non mi basta la vita ad ascoltare le nuove d’Inghilterra. Voglio soltanto predire che al trono salirà Fortebraccio ( re di Norvegia). A lui va anche il mio voto di morente…Questo digli per me: e ripetigli i casi, piccoli e grandi, che qui mi han condotto…Il resto è silenzio.”, e muore.
ATTI
Questo dramma, COME ACCENNATO NELLA TRAMA, è diviso in cinque atti, a loro volta suddivisi in questo modo:
Atto II: Scena I, II.
Atto III: Scena I, II, III, IV.
Atto IV: Scena I, II, III, IV, V, VI,
Atto V: Scena I, II.
PERSONAGGI
I personaggi di questa opera sono:

Amleto (il protagonista), figlio del re defunto e nipote di Claudio;
Claudio, re di Danimarca;
Lo Spettro del padre di Amleto;
Gertrude, regina di Danimarca e madre di Amleto;
Orazio, amico fidato di Amleto;
Polonio, gran ciambellano del re;
Ofelia, figlia di Polonio e amante di Amleto;
Laerte, figlio di Polonio.
Personaggi secondari: Fortebraccio re di Norvegia;
Rosencrantz e Guildenstern, cortigiani (ma anche amici di gioventù di Amleto), “assunti” dal re per scoprire il segreto del giovane nipote;
Marcello e Bernardo, ufficiali che videro per primi lo “spettro”, durante la guardia;
Alcuni attori, ambasciatori, dame, marinai, messaggeri e servitori.
Battute:
nelle diverse scene si alternano battute lunghe e corte, che caratterizzano il ritmo della narrazione: infatti dove il ritmo è lento prevalgono battute lunghe, mentre dove il ritmo diventa veloce prevalgono battute corte e molto coinvolgenti.
LUOGHI E AMBIENTI
l’azione ha luogo in Elsinora (Danimarca), all’interno e nelle vicinanze del castello del re.
TEMPO

FINALE
Al contrario di quanto si poteva pensare leggendo le prime pagine, il finale non è affatto scontato: infatti la vendetta di Amleto si compie in un modo imprevedibile e coincide proprio con la morte di quest’ultimo: da questo avvenimento sorge un dubbio, ovvero se amleto si è vendicato della morte del padre o del suo assassinio

MESSAGGIO
il dramma centrato sulla vendetta, trascende i limiti della categoria letteraria per diventare una possente rappresentazione della miseria e nobiltà della condizione umana e contrappone il mondo dei valori morali alla menzogna e alla corruzione di quello reale.
Infatti Shakespeare ci vuole dimostrare come il desiderio di potere supera ogni vincolo, persino quello familiare, e porta un uomo ad uccidere il proprio fratello e sposare la cognata pur di salire al trono: tuttavia queste azioni scellerate vengono sempre smascherate e la giustizia, prima o poi, trionfa sempre.
CONSIDERAZIONI
Fino al Settecento la critica considerò Shakespeare un autore geniale ma poco raffinato. Secondo alcuni, le opere tradizionalmente attribuitegli erano state scritte da un intellettuale che poteva vantare un'educazione superiore a quella che avrebbe potuto avere il figlio di un mercante di provincia.
Altri critici invece intravidero in Shakespeare la grandezza del genio, un autore che "non fu di un'epoca, ma di ogni tempo". Maggiori riconoscimenti gli vennero nell'Ottocento, quando i romantici cominciarono a considerarlo la voce più significativa del teatro europeo.
In Italia, oltre a suscitare l'interesse di Vittorio Alfieri e Vincenzo Monti, fu oggetto di profonda ammirazione da parte di Ugo Foscolo e di Alessandro Manzoni.
L'opera shakespeariana influenzò non soltanto i drammaturghi delle generazioni immediatamente successive, come John Webster, Philip Massinger e John Ford, ma anche quelli della Restaurazione

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