Estetica, il culto della bellezza

Materie:Tesina
Categoria:Interdisciplinare
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Testo

L’estetismo, il culto della bellezza.
Introduzione
Lo scopo che mi sono prefisso con lo sviluppo di questa traccia è mettere in evidenza, per quanto esaurientemente mi riesce, un particolare modo di "fare arte" e di concepire l’esistenza che si diffuse all’interno del Decadentismo europeo. Mi è sembrato interessante scoprire come vi fosse una sostanziale osmosi tra gli esponenti delle culture dei vari paesi europei; non solo essi attingevano all’opera altrui rielaborando idee comuni, trasponevano esperienze all’interno della propria vicenda umana, prendevano a modello e declamavano la produzione e lo spirito di una personalità che ritenevano originale, ma intraprendevano anche delle relazioni di amicizia, di collaborazione e di più semplice confronto.
Ho inoltre creduto affascinante approfondire il rapporto tra culto del bello, raffinatezza e ricerca dell’esotico con il senso di decadenza e morte insito nell'animo dell’esteta, figura emblematica del malessere psicologico e spirituale, che tuttavia rifiuta di ammettere la crisi del proprio "io”. Concentrarsi esclusivamente sull’esteriorità dell’essere è un segno di profonda lacerazione interiore, e proclamare ostentatamente la superiorità della forma rispetto al contenuto, in arte, letteratura e vita lascia supporre un enorme vuoto della persona. La certezza di essere giunto all’apice delle proprie capacità e di aver dato il meglio di sé produce nell’uomo, oltre che un’ineffabile gaiezza, anche il presagio che tutto ciò che ci sarà nel suo futuro non potrà essere che peggiore.
li disagio provato dall’uomo decadente deriva in parte anche dal dilagare delle idee democratiche, che, nella sua ottica innegabilmente egocentrica, che risente dell'influsso del "Superuomo" di Nietzsche, gli appaiono un meschino tentativo di abbattere l’individualità del singolo a favore di un principio di egualitarismo a lui incomprensibile.
La ricerca del piacere sensuale è un altro topos ricorrente:nell’arte di questo periodo- che ha suscitato in me curiosità, ed è un’altra spia della superficialità, molto spesso ben nascosta, dell'esteta.
Anche l’originalità del linguaggio, dell’arte, e della letteratura decadente mi ha spinto ad un simile approfondimento: tutto è decisamente innovativo. Il messaggio trasmesso al pubblico non pretende di essere educativo, né mira ad essere condiviso. Il lettore, o lo spettatore, deve provare emozione di fronte all’opera d’arte, e a tal fine è fondamentale la ricerca stilistica, che assurge a componente principale.
Il punto di partenza da me scelto potrebbe sembrare cronologicamente precoce, dovendo io occuparmi del novecento. In realtà la ricerca delle radici delle correnti culturali di inizio secolo mi ha inevitabilmente portato indietro di alcuni anni. In verità io ritengo che per comprendere l'essenza di una qualsiasi realtà socio-culturale bisogna prescindere da limitazioni temporali o geografiche. Dunque, quando parliamo di primo novecento, non possiamo non considerare gli ultimi decenni dell’ottocento come strettamente legati con il novecento.
Con l’approssimarsi della fine del secolo, in Italia,va configurandosi una profonda crisi delle istituzioni politiche, delle arti figurative e della letteratura.
In ambito politico si assiste a un progressivo venir meno delle aspirazioni democratiche. La pratica del trasformismo comportò una sostanziale impossibilità di alternanza del potere, che fondamentalmente rimaneva nelle mani del ceto borghese. Inoltre, in ambito economico, essa pose un freno al processo di apertura del mercato nazionale, che era sembrato un passo avanti nella soluzioni di gravi disagi, quali latifondismo e squilibrio tra le varie regioni.
Si diffuse, specialmente. tra le, nuove generazioni un senso di sfiducia e disgusto per la mediocre democrazia instauratasi, che generò non poche invocazioni di regimi autoritari da parte della classe dirigente.
D’altra. parte, le masse contadine e operaie, che fino allora avevano sostenuto gli ideali democratici, contestavano lo stato liberale di matrice borghese, proponendo ben altre soluzioni di stampo marxista. Le risposte fornite dal ceto dominante alle istanze dettate dalla nuova coscienza della gente non lasciavano sperare in un miglioramento: i conflitti sociali venivano sanati con pesanti repressioni. Bisogna ricercare. nel clima di generale sfiducia nella politica la tendenza, manifestatasi nella maggior parte degli artisti e letterati degli ultimi due decenni dell’ottocento, a fuggire il reale, a ricercare un rifugio dal “grigio diluvio democratico", a difendere gelosamente la propria appartenenza di classe.
L'aristocratica chiusura dell’intellettuale nella sua torre d’”avorio” non era un fenomeno nuovo, né tanto meno esclusivamente italiano. L’ondata antidemocratica aveva già travolto gran parte d’Europa, e numerose opere letterarie contribuirono a diffondere tali posizioni.
Si registrano diversi tipi di reazione, che sono tuttavia accomunati da forti correnti irrazionalistiche. La più chiara espressione di questo modo dì sentire si trova nella polemica contro il Positivismo, che mirava a demistificare la fiducia riposta nel potere della scienza. La fede nel progresso scientifico era, inoltre, uno dei presupposti ideologici della borghesia che aveva scalato i piani del potere e, conseguentemente, costituiva un motivo dì avversione in più degli intellettuali nei confronti di tale dottrina. Ecco così spiegato come trovano terreno fertile le idee nazionalistiche di Corradini e quelle pragmatiche di Papini.
Ma tra i fenomeni artistici di questo intervallo storico - culturale, che va sotto il nome di "Decadentismo", è senza dubbio l'estetismo uno dei più rilevanti.
L’esteta, tratti di una nuova figura umana
L'esteta uomo e letterato è una figura complessa e molto intrigante. Lo scrittore si propone, con ogni mezzo, di suscitare nel lettore emozioni rare, forti e sconvolgenti. La letteratura degna si distingue soprattutto in base alla forma: la parola poetica è una rivelazione delle energie interne e ha la funzione di eccitate l'animo del lettore, di accarezzare l'orecchio con la sua musicalità, di comunicare immagini attraverso il suono. Il verso, la rima, la ricercatezza stilistica sono spesso il fine stesso del comporre, che presuppone una sensibilità e un gusto del tutto eccezionali.
E fuori dal comune, superlativo e brillante deve essere l'artista, che anela a raggiungere e a identificarsi con il bello.
L’uso di stupefacenti non è disdegnato: l'alcool e l'oppio sono certamente dei vizi, ma esistono per ragioni estetiche. L’artista é convinto che il senso della vita non è nella realtà, ma nell’immaginarla. Il sogno è più bello di qualsiasi realtà banale e mediocre, essendo la bellezza non intrinseca all'oggetto, ma un'immagine che ci colpisce e che ci trasmette emozioni. Di qui nasce la ricerca del piacere e la convinzione dell’esteta che la sua salvezza risieda proprio nel vizi.
Egli intraprende una rotta contro la virtù, non quella vera, ma quella che appare tale, che si fa credere e lodare come virtù: combatte il fariseo, l'ipocrita, l'ingiusto che sembra giusto. Non gli resta che contrapporre alla falsa virtù il peccato vero, eccezionale, eroico, che s'imponga all'attenzione dei falsi benpensanti e moralisti.
Si possono distinguere due forme diverse di intendere l'estetismo: la vita come piacere e la vita come bellezza. Entrambe richiedono una sensibilità raffinata e molto acuta, ma proprio le sensazioni più complicate sono quelle migliori.
Alla bellezza, per essere tale, è necessario il vizio, il ripugnante, l’orrido. Amare la vita significa renderla unica, perfetta, sovrumana, fino all’esasperazione delle perversioni sadiche che procurano l’estremo e crudele piacere.
Per l’edonista il piacere estetico e quello sensuale sono la realizzazione dell’uomo, ma pochi individui sono capaci di raggiungere l'ideale. Esteta non è colui che gode semplicemente delle situazioni della vita, ma chi è in continua ricerca di sensazioni ed esperienze nuove, egli s'innamora di tutto ciò che passa e non dura, ed è proprio il passare di quel di cui s’innamora che gli garantisce la sua libertà.
La donna, che tanta parte ha nei suoi pensieri spesso non è altro che una cavia di esperimenti, una fonte di piacere mutevole e di sensazioni straordinarie. Quando la sua bellezza è sfiorita, o ha perduto qualcosa, egli procederà ad una sostituzione di persona. Il matrimonio non può essere accettato, in quanto è antiestetico, è un impegno deprecabile che uccide la bellezza e il piacere, un rifugio per i deboli, una condanna al tedio.
Edonista, colto, amorale, insoddisfatto ed egoista, così si presenta l'esteta, che in fin dei conti non fa altro che evadere dalla vita per rifugiarsi in un’inerzia e in un disimpegno dalla politica, dagli affari, dal mondo. È anche questo un modo di protestare contro la società capitalista, industriale e commerciale dell'Ottocento. Egli è convinto che il mondo degli affari e delle macchine, della produzione e del denaro sia brutto, mentre ritiene quello delle lotte politiche e sociali ottuso e avvilente. Egli pertanto se ne disinteressa e se ne sta col suo ideale di arte e di bellezza, per il quale è pronto a sacrificare la vita. A nulla valgono la fede scientifica e gli imperativi della morale, né tanto meno va presa in considerazione l'ipocrisia della religione.
La sua è una nobiltà che spesso trova la sua legittimazione nell’autoconservazione più che nella genealogia, che si manifesta in primo luogo con l'eccentricità nel vestire, nell’atteggiarsi, e nello spirito di provocazione, ovvero nel dandismo.
Tuttavia questo modo di vivere presenta dei limiti: l'incompatibilità dei suo modo di sentire e il passare dì tutte le cose che catalizzano la sua attenzione proiettano questo tipo umano nella più profonda e irrimediabile solitudine. Il concentrarsi esclusivamente sull'attimo, sul piacere immediato, fa sì che l'impossibilità di rivivere le situazioni passate si trasformi in un insolvibile problema esistenziale.
Il dramma dell'esteta sta appunto nell’invecchiare, nel perdere il prestigio, e la considerazione conseguiti nella sua tumultuosa e sregolata giovane età.
The aesthetic movement.
The aesthetic movement developed in the universities and in the intellectual circles in the last decades of the 19'h century.
Originating in France with the theories of Teophil Gautier it reflected the sense of frustration of the artist and their reaction against the materialism of the society.
In this period borne the figure of the bohemian, he embodied his protest against the monotony and the vulgarity of bourgeois.
He allies himself to the masses and consider art as the most important thing in his life ("art for art's sake"). This movement became famous thanks to Walter Pater, considered the theorist of aestheticism.
He became known with "Marius the Epicurean". This work was at once successful thanks to its subversive and demoralising message. It was against the code of bourgeois and the Christian faith. He said that only art could stop time and so people must spend their life as a "work of art ", living any moment with happiness and pleasure.
This ideal influenced a lot of writers of all the nationalities. In England the most important and the most known writer of this period is Oscar Wilde.
Oscar Wilde
Oscar Wilde was born in Dublin in 1854. He was the son of a surgeon and a literate woman. He soon became a disciples of Walter Pater and , after graduated at Oxford , he went to London Where he had a beautiful social life with party and meeting. He was considered the best talker in London.
Unfortunately he was trend of homosexual affair and went to prison for two years. He died in France in poverty in 19OO. Wilde adopted "the aesthetic ideal". He affirmed that his life is like a " work of art ". He embodied the figure of the dandy: an aristocrat whose elegance is a symbol of the superiority of his spirit. The Wildean dandy was interest only in beautiful clothes, good conversation and delicious food.
He believed that only art could prevent the dead of the soul.
The novel that most reflect the personality of Wilde is "the picture of Dorian Gray".
Dorian is a young boy that is painted by an artist.
He wanted to be beautiful and young for ever like his portrait on the picture. But while all his dreams are satisfied all the sins and the bad things of his life appear on the picture.
Actually Dorian lived only for pleasure making use of everyone and letting people die for his insensitivity. When Dorian saw that the portrait bas changed his appearances he decided to stab the picture but he mysteriously kills himself
In the very moment of the dead the portrait return to its purity.
The story is narrated by an unobtrusive third person narrator. The point of view become internal from the second chapter when the speaker is Doran himself The settings are described very well and the characters reveal themselves trough what they say or what other people say of them.
We can notice how Wilde is more interested in the form than in the aim of his works.
He wrote only for entertainment but he did not have a moralising attitude even if in this text we can find a lot of critics to the hypocrisy of the society trough the use of metaphors (for examples the purity of the portrait that hide the real person that Dorian was).

Petronio, il primo esteta latino
Se le letterature moderne confermano a pieno la nascita di questo movimento anche la letteratura latina dimostra l'esistenza gia ai tempi di Nerone di canoni di vita che possono rimandare al dandismo. Petronio, l'esponente di questa letteratura, espone nelle sue opere sia l'esaltazione dei piaceri sia la critica nei confronti di una società corrotta.
Di Gaio Petronio non conosciamo nulla direttamente ma la critica porta ad identificare Petronio con L'autore del Satyricon descritto da Tacito negli "Annales" .
Petronio fu un politico accorto, fu proconsole in Britanna e successivamente console nel 62. Fu grande amico di Nerone ma successivamente cadde in disgrazia e, dopo essere stato accusato di tradimento, si tolse la vita tagliandosi le vene mentre colloquiava con alcuni invitati al suo banchetto. Trascorse la sua vita con eleganza e con estrema raffinatezza, con la sua eloquenza incantò molti uomini importanti tra cui lo stesso imperatore Nerone che lo accolse nella sua corte. Il suo intelletto eccelso, il suo amore per le cose di classe e la sua capacita di intrattenitore fanno di lui il primo "dandy "conosciuto e lo identificano con il probabile autore del "Satyricon"
Del romanzo ci è pervenuta solo una piccola parte (15' e 16' libro) che contiene anche alcune novelle (matrona di Efeso) e alcune poesie (bellum civile).
A proposito del Satyricon nascono molte questioni riguardanti il titolo e la data di composizione: il titolo può essere interpretato come saturae (collegato alle satire menippee) oppure come il genitivo concordato con libri(sottointeso); per quanto riguarda la data si era pensato attorno al terzo secolo d.c., ma i critici sono quasi unanimemente d 'accordo ad assegnare il Satyricon a Petronio. Il Satyricon è una successione di tante scene, apparentemente autonome, ma legate fra loro dal protagonista Encolpio, filo conduttore di tutto il romanzo.
Encolpio possiede le medesime caratteristiche dei tipico personaggio decadente, é un personaggio colto e raffinato, ama la bella vita e vive ogni momento con intensità.
Nel testo, come ho già precedentemente spiegato, sono presenti numerose poesie e novelle; proprio questa mescolanza tra prosa e poesia rimanda alla satira menippea della quale sembra l'evoluzione. In effetti Petronio spiega con distaccata ironia il contesto sociale delle classi emergenti e dei nuovi ricchi.
L'autore offre il ritratto di una società ormai corrotta e avida in cui sono orinai espliciti ì sintomi di un decadimento sociale.
È interessante notare come l'originalità di Petronio sta nel rappresentare una visione complessiva del reale e non solo semplici frammenti di vita quotidiana,ironicamente ma senza giudizi morali. Possiamo infine evidenziare la diversità di linguaggio che esprime al meglio il carattere realistico della composizione: personaggi colti e raffinati come Encolpio utilizzano spesso un linguaggio erudito e classicheggiante anche se a volte usano alcuni volgarismi; altri come il liberto Trimalchione, usano un idioma molto più rozzo.
Gabriele D'Annunzio

Anche la letteratura italiana viene attraversata dagli influssi dell'estetismo di fine secolo.
Oltre a Pascoli o, per certi versi, Guido Gozzano il rappresentante per eccellenza del decadentismo italiano è Gabriele D'Annunzio.
Nato nel 1863 si distingue già dall'infanzia per la sua precoce intelligenza. Frequenta una delle scuole più prestigiose di Italia e consegue la maturità classica.
Nel 1880 si trasferisce a Roma ed entra in contatto con ambienti giornalistici Grazie ad una buona pubblicità D'Annunzio conquista immeritatamente il successo letterario.
Per essere ammesso nel giro delle case aristocratiche D'Annunzio fa leva sul prestigio artistico coltivando in sé il culto dei begli oggetti, caratteristico del movimento estetico, basti pensare a Wilde e ai suoi interessi personali. Anche le opere D'Annunziane vengono così considerate dei begli oggetti da collezione.
Un esempio lampante di queste opere da collezione è il primo romanzo che egli scrisse: Il piacere
Il piacere
Questo romanzo fu pubblicato nel 1889 e subito contestato per l'immoralità del protagonista.
Al centro della vicenda vi è il protagonista Andrea Sperelli, un nobile innamorato di Elena e da essa ricambiato. Un giorno Elena lo lascia per un inglese e da quel giorno Andrea si abbandona alla dissoluzione, passando di amante in amante, fino a che , ferito in un duello, durante la lunga convalescenza , merita la riconquista della propria morale. Quasi giunto al traguardo si innamora di un bella e casta donna di nome Maria. Con essa stringe un rapporto platonico: ecco che le due donne di cui Andrea si innamora incarnano due differenti valori: Elena è il simbolo della sensualità, Maria è invece il simbolo della purezza. Essendo attratto da entrambe finisce coi contaminarle e durante un rapporto con Maria si lascia scappare il nome di E lena e causa la fine del rapporto. Il finale mostra un Andrea pentito per il suo passato che si aggira per il palazzo di Maria.
Il tema centrale è "La miseria del piacere" : una fatale dipendenza dal desiderio sessuale.
Possiamo considerare "Il piacere" come il manifesto dell'estetismo dannunziano, per lo stile raffinato, malgrado le mediocri doti narrative. Sono presenti numerose e lunghissime descrizioni e divagazioni erudite. Vediamo quindi come D'Annunzio sia più interessato alla forma che al significato, come del resto Wilde, ed è proprio questa attitudine che lo porterà ad essere considerato un vero esteta.
Contesto storico
D'Annunzio si definiva un super-uomo per le sue qualità, non solo nella scrittura bensì in molti campi. Era molto interessato alla politica e prestava molto attenzione alle vicende della grande guerra. Da sempre fu caratterizzato da un estremo interventismo e subì più di chiunque altro l'umiliazione della vittoria mutilata fino a che l'11 settembre 1919 con un piccolo gruppo di fedeli conquista la città di Fiume, promessa agli Italiani nel corso del Patto di Londra
Contesto filosofico
D'Annunzio si avvicinò molto alla filosofia di Nietzsche che promuoveva il passaggio da uomo a super-uomo. D'Annunzio si definiva tale in quanto si considerava portatore di nuovi valori che in una visione di eterno ritorno avrebbero acquisito un valore universale.
Altri temi
Nella letteratura di D'Annunzío possiamo trovare oltre alla celebrazione della lussuria, una certa propensione verso temi quali il sublime e il panismo compaiono infatti nei numerosissimi testi sia una attitudine a comporre usando uno stile iperletterario al di fuori del comune, sia numerosi riferimenti alla natura, considerata, mostrando il cosiddetto panismo come fonte di sensualismo.
Soeren Kierkegaard
Anche nella filosofia di Kierkegaard, nei suoi diversi stili di vita possiamo trovare lo stato estetico. Kierkegaard rivolge infatti l'attenzione alle condizioni esistenziali dell'individuo, prendendolo in considerazione come singolo e non come appartenente ad un sistema di stampo hegeliano. Muove infatti una critica all'idealismo di Hegel, negando il concetto di assoluto del quale ogni individuo ne è parte integrante. Questo sistema pretende di dare un fine a tutto:nella storia tutto è razionale , tutte le contraddizioni si risolvono a causa dell'universalità dello Spirito che permea il sistema e del quale l' uomo ne condivide l'immortalità.
L'idealismo hegeliano nega l'individuo e il suo essere trasformandolo in un semplice elemento che compone il sistema. Se però non si prende in considerazione il sistema nella sua totalità bensì ogni singolo individuo che lo componesi scopre che da questa prospettiva tutto cambia :non vi è più l'eternità ma solo poche decine di anni , le contraddizioni restano irrisolte e a tutto fa capolino la morte. Si crea così una distinzione tra il "pensiero oggettivo" che era guidato nella direzione dell'assoluto e il "pensiero soggettivo" che pone l'uomo come individuo davanti a costanti scelte guidate non dalla necessità hegeliana ma dalla possibilità , dall' "aut-aut".
Le contraddizioni non si risolvono più con la sintesi tra tesi e antitesi, ma l' una esclude completamente l'altra e, poiché il tempo del singolo è lineare e finito, tale scelta diventa irreversibile. Tra le diverse opzioni l’”aut-aut” implica la scelta anche dei diversi stadi di vita.
Stadio estetico:
L'esteta vive la sua vita con leggerezza, senza senso di responsabilità sociale. Si gode le sue azioni momento per momento, curandosi solo del presente e senza mai preoccuparsi del passato e del futuro. Per queste ragioni però non riesce a costruirsi come persona, non costituisce il proprio io poiché vivendo solo l'istante non recupera le dimensioni temporali del passato e del futuro e manca perciò di quella continuità che è alla base dell'autodeterminazione.
Questa leggerezza non è però da considerarsi peccato poiché nello stadio estetico l'individuo è considerato inconsapevole, non ha quindi responsabilità morale la quale appartiene esclusivamente allo stadio etico.
Manca quindi nell'esteta la continuità della coscienza e ciò porta alla ripetitività della sua vita e all'incapacità di riconoscersi come uomo. Ciò può dare origine alla disperazione e alla consapevolezza che l'io non potrà mai realizzarsi.
Stadio etico:
Il secondo stadio è quello etico dove l'uomo prende coscienza di se rapportandosi con la società e acquisendo determinati ruoli (padre, marito...). Qui si può parlare di peccato poiché è presente la continuità temporale della coscienza, e la paura di cadere nell'errore durante le scelte provoca l'insorgere dell'angoscia data dall'inconsapevolezza delle conseguenze e da un' irrazionalità di fondo su cui tali scelte si basano. L'angoscia non è però vista in modo negativo, come qualcosa da evitare, anzi si tende a cercarla. Ogni individuo è angosciato poiché tale sentimento è presente già nell'innocente fanciullo dopo la nascita. È quindi una caratteristica intrinseca dell'essere umano. Dall' angoscia nasce la necessità della fede, unico mezzo utile a porre fine alla disperazione umana.
Stadio religioso:
Costituisce il terzo stadio di vita. Senza fede l'uomo si avverte come minuscolo ed effimero. Al contrario il credo dà pienezza e ci permette di cogliere l'eternità.

Aubrey Beardsley
Per quanto riguarda le arti figurative non c’è una vera e propria corrente che segue il movimento estetico ma degno di nota rimane Aubrey Beardsley che, seppur morto a soli 26 anni, è stato il maggior illustratore del periodo decadentista disegnando e ideando copertine per il famoso periodico dell’epoca “The yellow book”, illustrando racconti dell’amico Oscar Wilde e di Edgar Allan Poe.
Oltre che illustratore di grande talento viene anche ricordato come scrittore per il suo racconto “La storia di Venere e Tannhauser – sotto il monte”, racconto intrinseco di un raffinato erotismo, narrato nella maniera più ricercata ed elaborata che si potesse allora concepire per quanto riguarda la lingua inglese, pubblicato a puntate su “The Savoy”, altro periodico per il quale il giovane Beardsley disegnava. La pubblicazione del suo racconto fu purtroppo interrotta a causa della sua morte precoce.
Con la coscienza di una morte prematura decise di vivere nel miglior modo possibile, e, come viene descritto ne “Gli ultimi dandies” di G. Scaraffia, ‘vestiva completamente in varie tonalità di grigio, dai guanti in capretto all'ampia cravatta alla francese; tra le lunghe dita del disegnatore risplendeva il pomo argentato del bastone, scettro appena camuffato; al bagliore perlaceo della camicia rispondeva il pallore del volto affilato, dai lineamenti marcati dalla malattia. Unico tocco di colore, i capelli rossastri, divisi in due corte bande da un'attenta scriminatura, mentre sulle labbra del dandy errava un'espressione volutamente crudele, accentuata dall'altera indifferenza dello sguardo’.

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