the canterbury tales

Materie:Traduzione
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Testo

THE CANTERBURY TALES
THE PROLOGUE
In aprile le dolci piogge, il caldo sole e il leggero vento svegliano le piante e gli animali dopo aver dormito tutto l’inverno. La natura scuote loro nella vita,. Anche gli uomini si riempiono di desiderio di muoversi, di viaggiare e visitare terre straniere e santuari. In Inghilterra, la gente sceglie di andare in pellegrinaggio a Canterbury dove il santo martire, San Tommaso a Becket, darà loro la sua benedizione e aiuterà quelli che sono malati. È successo che un giorno a Southwark, a sud di Londra, decisi di fermarmi per la notte al Tabar Inn prima di mettermi in viaggio per il pellegrinaggio a Canterbury. Quella stessa sera altre 29 persone arrivarono là per lo stesso motivo. Erano tutti insieme e così mi aggiunsi al gruppo e parlai con ciascuno di essi. Erano un gruppo misto: c’era un CAVALIERE- un uomo molto distinto che ama la verità, l’onore e la cavalleria. Ha cavalcato nella battaglia nelle terre cristiane e pagane ma, nonostante le sue valorose imprese, non si è mai vantato delle sue azioni. Stava viaggiando con suo figlio, un bel giovane GENTILUOMO che aveva circa vent’anni con dei bei capelli ricci curati. Anche lui ha servito il suo re con la cavalleria. Egli era un tranquillo uomo di donna e amava firmare e scrivere poesie. Lo YEOMAN era il loro servitore. Era vestito di verde ed era ben vestito da uomo della foresta oltre ad essere un eccellente arciere. Tra le persone religiose che prendevano parte, c’era una SUORA (una Prioressa) chiamata Madame Elegantone che era ben educata, timida e delicata. Aveva tre piccoli cani che trattava gentilmente. Indossava una spilla incisa con le parole “amor vincit omnia”. Con lei c’era anche un’altra SUORA che agiva come sua segretaria e tre PRETI. Poi c’era un grasso e allegro MONACO che si godeva una vita all’aria aperta e un allegro FRATE che aveva aiutato molto una giovane ragazza a sposarsi dopo aver servito loro bene se stesso. Egli aveva anche dato ascolto alla confessione, credendo nei peccati pagati grazie ai soldi,anziché dalle preghiere. C’era un MERCANTE, un IMPIEGATO, un CUOCO, un CONTADINO, un MUGNAIO, un IMPIEGATO medievale, un PROPRIETARIO TERRIERO e una DONNA della città di Bath. Alla fine del loro pasto della sera, quella notte al “Tabarro”, un nostro OSPITE era così soddisfatto della compagnia che decise di unirsi al gruppo e venire anche lungo il pellegrinaggio. “avrei una proposta da fare” disse. “per passare il tempo durante il viaggio, ciascuno di voi racconterà due storie sulla via per Canterbury e due in più sulla via di ritorno. Alla persona che racconterà la storia migliore gli sarà data una cena gratuita pagata dai restanti, là al nostro ritorno”.
“e chi sarà il giudice?” chiedemmo. L’ospite si offrì e noi tutti eravamo d’accorso che sarebbe diventato in nostro GOVERNATORE. Presto la mattina dopo il gruppo partì e quando raggiungemmo la piazza bagnata di San Tommaso, il nostro ospite si fermò e ci fece scegliere la paglia per vedere chi sarebbe stato il primo a raccontare la sua storia. Il cavaliere estrasse l’unica più corta e così iniziò la sua storia.
THE KNIGHT’S TALE
PART ONE
Molto tempo fa c’era un duca chiamato Teseo che era il signore e governatore di Atene. Era anche un bravo soldato e riuscì a sconfiggere le Amazzoni e vincere sopra la loro regina, Hippolita, che lui ha sposato. Sulla via per casa con la sua sposa e la sua sorella più giovane, Emily, lui andò attraverso un gruppo di donne vestite di nero che sedevano sul ciglio della strada piangendo e gemendo. Egli si fermò per chiedere cosa era successo e loro gli dissero che una volta erano la regina e la duchessa di un posto chiamato Tebe. I loro mariti erano stati uccisi dal vecchio cruento re Creone e i loro corpi lasciati nel deserto per essere divorati dai cani randagi. Nel vedere tali nobili donne così maltrattate, il galantuomo Teseo promise di punirlo. Mandò sua moglie ed Emily verso Atene e lui tornò immediatamente verso Tebe con tutti i suoi soldati, là, in una gloriosa battaglia il re tebano fu ucciso e Teseo fu in grado di tornare verso casa insieme con due giovani principi, Arcite e Palamone, che erano stati presi per sempre come prigionieri. Passarono parecchi anni , i principi rimasero rinchiusi nella prigione della torre, nello stato permanente di dolore e angoscia. Ma in un bel mattino di maggio, Emily, che era cresciuta in una bellissima fanciulla, uscì nel suo giardino che era situato vicino alla torre per raccogliere dei fiori. Sentendola cantare, Palamone guardò fuori attraverso le sbarre della prigione e quando vide quella amorevole creatura pianse. “cosa succede, caro cugino?” chiese Arcite.
“sei così pallido! So che è terribile essere rinchiusi qui ma devi imparare ad essre paziente. Siamo prigionieri e lo saremo sempre. Non c’è nulla che possiamo fare eccetto sopportare questo”. “Cugino” rispose Palamone “tu non hai capito. L’imprigionamento non è cosa che mi fa piangere. Sono stato colpito in questo momento negli occhi. Tu non puoi credere a quello che ho appena visto! Forse lei stessa è Venere! Sta gironzolando nel giardino di sotto. Oh Venere, se hai scelto di apparire per questi due miserabili prigionieri, per favore, aiutaci a scappare. Rendici liberi!”. Mentre Palamone stava parlando, Arcite guardava fuori dalla finestra e anche lui osservava Emily. “la freschezza della sua bellezza mi fa morire” piangeva . “se non la vedrò tutti i giorni io morirò”. “cosa stai dicendo? Sono il solo che l’ha trovata per primo!”. “ma io l’ho amata per primo!”. Così i due cugini litigarono come due cani che combattono per un osso che nessuno di loro potrà mai avere e l’eterna amicizia che si erano promessi l’un l’altro si trasformò in ostilità. Poi, un giorno, un famoso duca, Proteo andò per stare con il suo amico duca Teseo, lui era un amico di Arcite e pregò Teseo di lasciare libero il pover uomo, alla condizione che avrebbe lasciato Atene per sempre e, se gli fosse capitato di tornare, sarebbe stato decapitato immediatamente. Povero Arcite! L’ultima cosa che voleva era essere esiliato da Atene. Non poter vedere la sua adorata Emily. Come invidiava suo cugino, lasciato abbandonato nella prigione ma con quella meravigliosa visione così spesso davanti ai suoi occhi. Palamone, invece, era pieno di invidia per suo cugino perché era sicuro che avrebbe trovato qualche strada per dichiarare guerra ad Atene e, vittorioso, prendere Emily come sua moglie. Quale dei due amanti soffre di più? Uno può vedere la sua signora giorno per giorno, ma deve stare in prigione, tenuto al sicuro. L’altro è libero ma non potrà mai più vedere la sua donna.
PART TWO
Così Arcite tornò a Tebe e per due anni fu così pieno di dolore e tristezza che la sua apparenza cambiò completamente, rendendolo irriconoscibile. Una notte Mercurio andò da lui in una visione e lo ammonì a tornare ad Atene. Quando si alzò, si guardò allo specchio e realizzò che poteva passare facilmente inosservato. Si vestì come un povero lavoratore e partì. “troverò un umile lavoro, vivrò tranquillamente e vedrò la mia donna tutti i giorni. chiamando se stesso Filostrate andò direttamente a corte e gli fu assegnato un lavoro come paggio nella casa dove viveva Emily. Passarono gli anni e Filostrate diede origine ad un’altra posizione diventando un vero e buon amico del duca Teseo. Frattanto, Palamone era ancora rinchiuso nella prigione. Alla fine non poteva più sopportare nulla e riuscì a scappare. Si nascose durante la notte in un campo e, al mattino presto, ad Arcite capitò di camminare proprio in quel campo. Palamone non lo riconobbe, ma dalla sua posizione nascosta lo sentì parlare a voce alta a sé stesso. Era come una confessione. Stupito Palamone saltò fuori dal nascondiglio gridando “Arcite! Traditore1 tu hai ingannato Teseo. Tu non amerai la mia signora Emily. Sarà la morte per te o per me”.
“molto bene Palamone” rispose Arcite “lasciaci avere un duello- domani mattina- e quello che vincerà avrà la bella Emily”. già una volta il destino era intervenuto tra i due vecchi amici. Nel mezzo del duello che stavano combattendo con la rabbia di due bestie selvagge, Teseo capitò sulla scena insieme alla regina Hippolita ed Emily. Quando Palamone spiegò chi erano e perché stavano combattendo, Teseo era molto arrabbiato e li condannò entrambi alla morte. Ma le donne erano così emozionate e turbate che Teseo decise di dal loro la libertà ad una condizione: “voi lascerete Atene ma ritornerete fra un anno, ciascuno con un centinaio di cavalieri. Si terrà una contesa medievale sui cavalli, usando le lance e il vincitore sposerà Emily”. Arcite e Palamone tornarono a Tebe.
PART THREE
Durante la loro assenza, il duca fece le preparazioni per il grande ritorno. Aveva unn magnifico stadio costruito con tre altari- uno a Marte (dio della guerra), uno a Venere (dea dell’amore) e uno a Diana (dea della castità). E quando tutti i cavalieri arrivarono, Teseo intrattenne loro meravigliosamente con cibo e vino, cantendo e danzando. Prima della battaglia, Palamone andò all’altare di Venere e pregò affinché potesse essere garantita la possessione di Emily. “se non potrò avere la mia preziosa Emily, potrò anche morire per mano di Arcite”. Anche Emily andò a pregare, all’altare di Diana. La implorò di rimanere casta non per non volere nessun uomo, ma solo per correre selvaggia e libera nella foresta come un bambino innocente. “per favore prendi questo desiderio via da quei due uomini. Se no, dammi ad uno che mi ama di più”. “tu sei destinata a sposare uno di loro” era la risposta di Diana. “ma non posso dirti quale”. Arcite, invece, pregava Marte chiedendo la vittoria nella battaglia. Marte gli apparve e disse ciò che voleva veramente, essere vittorioso. Ora c’era molta confusione nel cielo fino a che Saturno, dio del destino, promise che Palamone avrebbe vinto il suo amore ed Arcite avrebbe vinto la battaglia. Ora lasciateci vedere come.
PART FOUR
Era un bel giorno di maggio, il giorno della grande contesa. La folla aumentava nello stadio per guardare. Il duca Teseo annunciò l’inizio della battaglia e dichiarò che quando un guerriero fosse serpeggiato male sarebbe stato immediatamente preso dal campo per evitare anche di essere ucciso. Infine, Palamone, era serpeggiato male e, benché tentasse di resistere, era caduto. Arcite fu dichiarato vincitore. Corse trionfalmente attorno allo stadio. Poi, una rabbia salì dal suolo (da Plutone per ordine di Saturno). Il cavallo di Arcite si impennò dal terrore, tirando via il cavallerizzo dalla sua sella. Fu una brutta caduta e Arcite giaceva senza muoversi in una pozza di sangue. Egli fu portato al palazzo e curato dal medico di corte ma nessuno pensava che potesse morire. Infatti, erano tutti così felici che là non ci fu stata nessuna perdita di vita che la baldoria durò per tre giorni e notti. Palamone recuperò velocemente ma le condizioni di Arcite diventavano peggiori e peggiori. Sapeva che stava per morire. Chiamò il suo vecchio amico e rivale e la sua adorata Emily e con il suo ultimo respiro disse: “addio, mio più dolce nemico e mia Emily! portate nelle vostre armi e nel cuore ciò che dico. In tutto il mondo non conosco nessuno così nobile da essere amato come Palamone”. E poi chiuse i suoi occhi e il suo spirito se ne andò. Fu costruito un grande fuoco funebre e, dopo un lungo periodo di lutto, Teseo alla fine ordinò a Palamone di venire ad Atene. “io dichiaro pace tra Atene e Tebe” annunciò solennemente “ e concedo la mano di mia sorella Emily al nobile Palamone”. E così fu, Palamone ed Emily furono felici insieme nel matrimonio e vissero felicemente per sempre. E Dio salvi tutta questa felice compagnia! Amen.”
Quando il cavaliere ebbe finito di raccontare la sua storia, ognuno di era d’accordo che era una nobile storia. Il nostro ospite, ridendo, disse: “questo era un vero buon inizio per il nostro gioco. Ora, chi è il prossimo? avanti signor Monaco, il tuo turno..”. “ho una nobile storia da raccontare disse il mugnaio, dopo essere caduto da cavallo (era davvero ubriaco!). “aggrappati, caro fratello” disse l’ospite. “è meglio se attendi un pò..”. “non voglio! Devo raccontare altrimenti andrò per un’altra strada!”. E così il mugnaio iniziò, ma devo avvertire i lettori che il suo linguaggio non è del tutto rifinito e nemmeno è sua la storia. Così avviso quelli che temono di essere offesi per saltare una pagine o due. Ci sono tante storie di tutti i tipi, ma devo ripeterle le storie come loro hanno raccontato. E dopo tutto, è solo un gioco.
THE MILLER’S TALE
Un po’ di tempo fa, ad Oxford, viveva un ricco carpentiere piuttosto stupido chiamato John che era sposato con una giovane, carina ragazza diciottenne chiamata Alison. Lei era splendente e gaia e John era molto geloso e preoccupato che gli potesse essere infedele (forse sarebbe stato più saggio se avesse sposato una donna della stessa età per essere sua moglie!). un giorno John decise di prendere un inquilino, un impiegato chiamato Nicholas che era anche uno studente di astrologia ed era in grado di predire il tempo, specialmente i lunghi periodi senza pioggia o pesanti piogge. Nicholas era un ragazzo intelligente e giovane. Egli suonava l’arpa e cantava meravigliosamente ed era un grande amante, malgrado la sua timidezza, con l’apparenza di un maschiaccio. Infatti, era conosciuto come Nicholas il Galante. Inevitabilmente Alison fu attratta da lui e pure lui si innamorò di lei. Un giorno perse il controllo di sé stesso. La prese e le sussurrò “amami tutto immediatamente, o io morirò!”. Prima Alison agì come se fosse scioccata da questa richiesta e obbiettò dicendo: “lasciami andare o urlerò!”. Ma Nicholas sapeva come convincerla e loro iniziarono a preparare un piano così che potessero stare insieme senza che John lo scoprisse. “Mio marito è molto, molto geloso. Se ci scopre mi ucciderà seriamente!”. “Non ti preoccupare” Nicholas la rassicurò “non è difficile per un intellettuale ingannare un carpentiere”. Dopo qualche bacio e abbraccio, Alison andò in chiesa. Là Alison vide Absalon, l’impiegato della parrocchia, un giocane delicato uomo che aveva voglia di lei. Ma Alison non era altrettanto interessata a lui e quando si fermò sotto la finestra quella notte e iniziò una serenata per lei, John era sollevato nel vedere che lei era tranquilla, non impressionata (capì poco che la ragione era che lei amava il loro coinquilino!). Un sabato, quando John andò fuori città per lavoro, Nicholas ed Alison prepararono un piano che avrebbe dato loro l’opportunità di essere in grado di spendere una notte insieme. Nicholas andò nella sua stanza con abbastanza cibo per due o tre giorni e si chiuse dentro. Alison era d’accordo di dire a John che lei non l’aveva visto per tutto il giorno. Alla domenica sera, il vecchio John iniziò ad essere preoccupato dell’assenza di Nicholas. “Spero che non sia morto a letto” disse. Salì le scale e guardando attraverso la serratura della porta, vide Nicholas sdraiato sul letto, i suoi occhi spalancati e immobili, stellati alle ciglia. “Mio Dio! Penso che il ragazzo sia ipnotizzato. È tutta quella astronomia. Troppa conoscenza può far impazzire un uomo. Dio ha qualche segreto che potremmo non sapere”. Chiamò il suo ragazzo-servitore e insieme pompono la porta e la aprono. Poi corrono verso il letto e iniziano a scuotere Nicholas gridando “alzati! Alzati!”. Alla fine Nicholas si mosse e si sollevò con un grande sospiro. “E’ successo realmente?” poi inizia a dire che ha avuto una visione. “una grande inondazione, proprio quella d Noè, accadrà ad Oxford molto presto. Non dirlo a nessuno, ma se tu farai come ti dico, tu, io e tua moglie saremo salvi!”. John fu molto allarmato e ascoltava attentamente le istruzioni di Nicholas. “Devi prendere 3 contenitori circolari. Sai, sei il solo che li usa per impastare la ‘pasta’. Devono essere formati come le barche e larghi abbastanza per una persona che si corica dentro. Poi li appenderemo con delle corde al tetto. Mettiamo anche un pò di cibo e bevande in ciascuno. Oh, e avremo anche bisogno di un’ascia”. “Per cosa?”. “Beh, tagliare le corde quando l’acqua sale. Poi scorreremo via sull’acqua e saremo salvi”. “vedo” disse il vecchio, sciocco uomo e tornò con fatta al suo lavoro. Quella notte i tre salirono su una scala a pioli e dentro i tubi e iniziarono a pregare prima di addormentarsi. Ben presto sentono John russare, Alison e Nicholas escono molto rapidamente, scendono giù e vanno a letto dove possono alla fine soddisfare indisturbati i loro desideri. Indisturbati comunque solo per poche ore. Frattanto Absalon aveva sentito che john non era stato visto al lavoro tutto il giorno, così pensò che l’uomo dovesse essere via. “ Questa notte starò sveglio e andrò alla finestra di Alison. Sono sicuro che riceverò un bacio da lei” si disse. Nel cuore della notte si avvicinò furtivamente alla sua finestra e vi diede dei colpetti. “Dolcecuore!” piangeva “per favore alzati e vieni a parlare con me. Ti amo”. “Vattene!” gridò Alison “io amo un altro non te”. “Per favore, solo un piccolo bacio” elemosinava. “Molto bene, se poi mi prometti di lasciarmi in pace”. Si girò verso Nicholas “Silenzio…rideremo da morire!”. Andò alla finestra e l’aprì. La notte era buia ma Absalon, sulle ginocchia, stava aspettando. Ma invece di guardare fuori, Alison si girò e sorrise a Nicholas che era coricato nel letto e si scoprì il sedere. Absalon baciò appassionatamente e quando realizzò che cosa stava facendo, se ne andò disgustato. Era furioso e immediatamente si chiese che cosa fare come vendetta. Poco tempo dopo tornò, con un rosso, caldo attizzatoio nelle mani. “Dolcecuore!” chiamò “c’è un anello carino che mia madre mi ha dato. È tuo per un bacio”. A questo punto Nicholas decise di fare qualcosa di divertente, andò alla finestra e mostrò il suo fondoschiena “parla uccello carino” disse Absalon “non posso vederti nella notte”. Improvvisamente Nicholas mollò una scoreggia che era forte come un tuono. Absalon, quasi accecato dallo spostamento d’aria, spinse il caldo strumento proprio tra le natiche di Nicholas. “Aiuto! Acqua! Acqua! Aiuto!” urlava Nick in agonia. Di certo tutto il rumore svegliò il vecchio John che corse su pensando “il cielo ci aiuti! Il diluvio di Noè!”. Afferrò l’ascia, tagliò la corda e il suo tubo crollò sotto il pavimento. “Aiuto Murder!” gridò Alison e Nicholas e tutto il vicinato arricò correndo. Là giaceva il carpentiere senza muoversi, circondato da pezzi del tubo rutto. “non lo so” piangeva Alison, agitando la testa “lui aveva questa pazza idea dell’alluvione e..”. tutti iniziarono a ridere e segnarono il vecchio, sciocco uomo e, comunque provò a protestare, loro non lo sentirono ma rimasero convinti che era realmente matto. E così avevano ottenuto ciò che si meritavano: Alison aveva il suo amore, John aveva un braccio rotto, Nicholas il sedere bruciato e Absalon imparò una puzzolente lezione.
Tutti erano divertiti dalla storia di Absalon, Nicholas, Alison e dello stupido vecchio John e tutti ridevano molto. Tutti eccetto Osvaldo, il proprietario terriero che era piuttosto arrabbiato essendo un carpentiere. “Pagherò per questo” disse al mugnaio. “Andiamo, allora” disse il nostro ospite “ora è il tuo turno per raccontarci una storia”.
THE REEVE’S TALE
Questa è una storia vera che ha luogo a Trumpington, vicino a Cambridge. C’era un ponte che attraversava il fiume e dal fiume c’era un mulino. Il mugnaio era un grosso, pesante uomo calvo che spesso portava dei coltelli nella sua cintura e sapeva come usarli. Infatti tutti avevano paura di lui perché era davvero prepotente. Era anche un ladro. Quando qualcuno prendeva il suo grano per essere macinato, lui voleva prendere per sé una certa quantità invece di ritornare alla quantità totale. Questo mugnaio, il cui nome era Simpkin, aveva una moglie che era la figlia di un sacerdote e considerata lei stessa di nobile nascita (benché fosse senza dubbio illegittima). Ella era stata allevata in un convento e Simpkin la sposò perché voleva una moglie raffinata che gli avesse dato una certa stabilità sociale. Avevano una figlia ventenne e un bambino di sei mesi. Simpkin guadagnava molti soldi per i suoi soldi anche rubati, cosa che poteva. Una delle sue più remunerative risorse era il grande Cambridge college. Un giorno, il college economo era troppo ammalato per prendere il grano e un altro uomo andò in quel luogo. Prendendo il vantaggio della situazione, Simpkin fece pagare di più e rubò un’enorme quantità di farina. Quando il guardiano del college lo accusò, lui negò tutto e lo mandò al diavolo. Sapeva abbastanza bene che non potevano provare nulla. Tuttavia, la storia andò avanti e due studenti del college, di nome John e Alan, decisero di insegnare al mugnaio la lezione. Persuasero il guardiano di lasciarli prendere un sacco di farina da macinare. Invece di lasciarla al mulino, loro stettero li e guardarono e Simpkin non era in grado di abbandonare un singolo grano. “mostrerò loro” pensò tra se “che il più grande studente non è l’uomo più saggio. Non solo ruberò più del solito della loro preziosa farina, ma la sostituirò con della crusca”. Così, appena ebbe una possibilità, corse fuori dal mulino e liberò il cavallo degli studenti, spedendolo nella palude. Poi ritornò al suo lavoro senza dire una parola. Infine la farina era pronta nel suo sacco e John uscì solo per assicurarsi che il cavallo non fosse troppo lontano da li. “Buon Signore! Aiuto! Aiuto! Vieni presto!” gridò. “Il nostro cavallo se ne è andato”. Alan corse fuori, “sei uno sciocco!” piangeva. “non l’hai legato per bene! Ora cosa faremo?”. “Andiamo e cerchiamolo, naturalmente”. Ed entrambi andarono correndo nella palude e quando, infine, tornarono indietro, era quasi buio. Frattanto il mugnaio e sua moglie avevano versato una bella metà di quantità di farina dai loro sacchi. “Cuoceremo una graziosa pagnotta di pane con questa!” le disse. Era molto soddisfatto di sé stesso. Esausti e bagnati, John e Alan lo trovarono seduto di fianco al fuoco. “Guarda!” dissero “forse non possiamo tornare al college stanotte. Lasciaci stare qui. Ti pagheremo bene!”. “Non c’è molto spazio” rispose il mugnaio. “solo una stanza. Dovremo dormire tutti insieme!”. “non ci badiamo, ma ci darai anche la cena?”. Così la figlia del mugnaio andò giù al villaggio e comprò un’oca e loro cenarono bene e bevvero molto di una buona birra e a mezzanotte andarono tutti a letto. (Simpkin sentì un rumore mentre era addormentato, un russare e anche sua moglie lo fece). John e Alan erano sdraiati e svegli brontolando per il rumore e preoccupati circa il modo stupido per vedere quando tornare al college. “Maledetto uomo disse Alan “tutto è andato storto oggi. Io merito qualcosa di buono. Avrò quella ragazza”. “Guarda fuori” disse John “ se il mugnaio ti prenderà userà i suoi coltelli con entrambi”. Ma ben presto Alan fu occupato a giocare con la ragazza nel suo letto e John era coricato da solo nel buio sentendosi infelice. “Perché non posso divertirmi anche io?” pensò. Uscì velocemente dal letto e si avvicinò alla culla, accanto alla moglie del mugnaio. Molto dolcemente la mosse fino ad essergli di fianco e la letto di Alan. Poi vi entrò e aspettò. Poco tempo dopo la donna si alzò e lasciò la stanza, quando tornò si mise,naturalmente, nel letto di fianco alla culla. Quale divertente sorpresa la stava aspettando. Come l’alba arrivò, Alan si alzò e ritornò nel suo letto, ma quando toccò la culla si spostò velocemente in un altro letto. “Bontà” pensò “sono quasi vicino al mugnaio e sua moglie”. Si alzò nel letto, era sdraiato di fianco a Simpkin e sussurrava “tu, testa di maiale, alzati! Tre volte la figlia del mugnaio mi ha aiutato a macinare il mio grano mentri tu eri coricato a dormire”. “Tu canaglia!” gridò il mugnaio “cos’hai detto tu belva? Ti ucciderò!” i due uomini iniziarono a combattere rotolando fuori dal letto, sul pavimento. Allora la moglie del mugnaio si svegliò e pensando di essere nel letto con suo marito iniziò a colpirlo con un bastone. “oh Dio, morirò!” piangeva rotolando sul pavimento, tenendosi la testa, il sangue usciva dal suo naso, dove Alan l’aveva forato. I due studenti afferrarono i loro vestiti e corsero via dalla stanza. Presero la loro farina, il pane che la moglie del mugnaio aveva cotto al forno e, senza lasciare qualche soldo per la cena e l’ospitalità, tornarono verso Cambridge.
“E questa è la mia risposta alla storia del mugnaio” finì il proprietario terriero. “Ho sentito questo proverbio quando ero un bambino: fai brutti pensieri e sarai trattato come devi!”. “Vieni qui Signor John” disse l’ospite al prete di fianco alla monaca “e raccontaci la tua storia”. “molto bene” rispose il gentile e affascinante prete e iniziò a racontare la sua storia mentre noi andavamo.
THE NUN’S PRIEST’S TALE
Una volta, tempo fa, c’era una povera vedova che viveva in una piccola villetta con un piccolo prato vicino ad un bosco. Aveva due figlie, qualche maiale, una pecora di nome Molly, sette galline ed un bellissimo gallo chiamato Chanticleer. La sua gallina migliore, il cui nome era lady Pertilote, era la favorita di Chanticleer. Una primavera, all’alba, Chanticleer si svegliò gemendo e lamentandosi. “ Cosa non va caro?” chiese Pertilote. “Ho fatto un sogno terribile” rispose il gallo. “C’era un tipo di bestia che vagava per il cortile cercando di prendermi. Osservando come una volpe. Se mi avesse preso mi avrebbe sicuramente ucciso. Potevo morire di paura”. “Che codardo che sei!” esclamò Pertilote. “non posso amare qualcuno che ha paura dei sogni! Tutti sanno che non hanno significato anche Cato lo sa. No, mio caro, il tuo problema è che mangi troppo. Un buon lassativo è quello che ci vuole”. “Grazie madam ma posso dirti che un altro uomo saggio, più letterato che Cato, sosterrebbe l’esatto contrario. È la storia dei due pellegrini che arrivarono in un’animata città e non trovarono alloggio. Il primo trovò un rifugio in un granaio con i buoi e un aratro mentre il secondo andò a cercare una stanza in una locanda. Durante la notte il secondo sognò che il suo amico lo stava chiamando.”aiuto!” piangeva “sto dormendo in una stalla di buoi e stanotte sarò ucciso! Presto vieni!”. Il pellegrino si svegliò e realizzò che era solo un sogno, si girò e tornò a dormire. Due volte fece quel sogno e due volte lo ignorò. Poi, nel terzo sogno il suo amico gli apparve piangendo “sono stato ucciso!quando al mattino ti alzerai, cerca un carro pieno di letame e troverai il mio corpo”. Infatti, la mattina seguente, quando il pellegrino andò alla locanda il suo amico non era là. Ricordando il suo sogno, decise di controllare ed ecco, trovò il corpo in un carro pieno di letame”. Chanticleer va avanti a raccontare un’altra storia dello stesso autore. Questa volta è su due uomini che sono pronti per preparare la vela il giorno dopo. Nella notte uno di loro fa un sogno in cui un uomo va a dirgli di non andare in viaggio perché la nave si sarebbe distrutta e tutte le persone a bordo sarebbero annegate. Alla mattina lo disse al suo amico ma il secondo iniziò a ridere e prendersi gioco di lui. “Non sono preoccupato per qualche visione” dice. Purtroppo,il sogno diventò realtà e lui annegò. “Così vedi, cara Pertilote, da questi esempi che uno non può essere mai noncurante dei sogni. Ricorda San Kenelm che vide il suo omicidio in un sogno e il sogno del giovane Scipione l’Africano, Daniel e Joseph nella Bibbia. Poi Croeso, re della Lidia che sognò di essere seduto su un albero dicendo che si sarebbe impiccato. E Andromaca, famosa moglie di Ettore, che sognò la morte di suo marito proprio la notte prima della battaglia dove incontrò Achille e fu ucciso. Così, niente lassativi per me. Ma lasciamo posto a pensieri più felici. Mulier est hominus confusio nella maetà “la donna è il desiderio dell’uomo e tutto il suo piacere”. Allora Chanticleer corse via dal suo posatoio e incominciò a mangiare semi e così Pertilote e le altre galline fecero lo stesso. Frattanto una volpe che si era nascosta vicino all’aia, aspettò e guardò. Successivamente Chanti8cleer la vide e gridò dalla paura. “Non avere paura” disse la volpe “sono un amico. Sono venuto per ammirare il tuo canto. Molte volte ero solito ascoltare tuo padre che aveva una bellissima voce. Non c’era nessun gallo che sapeva cantare come lui. Sono certo che tu canti nello stesso modo. Per favore fammi sentire”. Come tutti i galli Chanticleer era molto vanitoso e cadde immediatamente nella trappola. Invece di correre via, stava dritto in piedi, stiracchiò il suo collo, chiuse gli occhi e iniziò a cantare con tutta la sua forza. Ad un certo punto l’astuta volpe andò all’attacco, afferrandolo per la coda e precipitandosi nei boschi. Che commozione nell’aia! Mai dal tempo delle donne di Troia che si lamentavano della caduta di Ilio e Pirro che afferrò Priamo per la barba (come dice Enea), là c’era un rumore del genere, come quello fatto dalle galline. Così la vedova e le sue figlie corsero fuori e iniziarono a correre verso il bosco, seguite dal loro cane, le mucche con i loro vitelli, la pecora, i maiali, le oche e le papere e tutti gli abitanti. “Ascoltali!” disse Chanticleer alla volpe. “ora tu sei salvo qui nella foresta, se io fossi in te griderei loro: ‘tornate indietro idioti. Il gallo è mio e lo mangerò qui nonostante tutti’”. “si” replicò la volpe “lo farò!”. Ma non appena aprì la sua bocca per parlare, il vivace uccello si staccò dal suolo e volò alto sulla cima degli alberi. “Vieni giù” disse la volpe “mi dispiace se ti ho colpito. Non volevo tenerti così stretto. Per favore vieni giù e ti dirò le mie vere intenzioni”. Ma Chanticleer aveva imparato la lezione “no” disse. “Maledetti entrambi noi. Primo io per esser un tale idiota ed essere stato ingannato dai tuoi falsi complimenti”.
E attenzione alla morale di questa storia signori. Lo stesso San Paolo, un santo dalle grandi percezioni dice che tutti pensano di essere scritti per il loro apprendimento. E l’elegante Padre, se è ciò che vuole, fa di noi tutti uomini buoni. Amen.
THE WIFE OF BATH’S TALE
THE PROLOGUE
“Se una sola autorità era esperienza, allora potevo dire che la mia esperienza di matrimonio è grande, siccome ho avuto cinque mariti. Non vedo nulla di sbagliato in questo e non posso capire Gesù Cristo quando criticava la donna al pozzo. Trovo il comando biblico “aumentare e moltiplicare” molto più interessante. Allora noi tutti sappiamo la storia del re Salomone e delle sue tante mogli. No, sono una donna fortunata. Ho avuto cinque mariti e quando uno di questi muore, darò il benvenuto al sesto. L’Apostolo San Paolo dice che una vedova è libera di sposarsi ancora. Il matrimonio non è peccato. È meglio sposarsi che logorarsi. Come per la verginità, dove è scritto che una donna deve rimanere vergine? San Paolo lo consigliava ma quello non era un comandamento. Se fossimo state tutte vergini quale uso dovrebbe avere il matrimonio? Si, alcuni preferiscono scegliere la perfezione ma non per me. Io preferisco dare il fiore della vita, il tesoro, per gli atti e il frutto del matrimonio. Inoltre, i nostri organi riproduttivi sono fatti per nulla? O solo per epurare l’urina o per permetterci di distinguere l’uomo dalla donna? No, sono fatti per usarli ma anche per provare piacere. E io sono sempre pronta e volenterosa a dare a mio marito ciò che vuole, notte e giorno. E fino a quando io saarò sua moglie avrò il potere sul suo corpo”. “Madam” interruppe il Perdonatore “stavo pensando di sposarmi ma sentendo quello che hai fatto cambio la mia opinione”. “Ti dirò anche di più se desideri”. “Per favore fai”. “Bene, devo confessare che tre dei miei mariti erano buoni, gli altri due cattivi. I tre che chiamo buoni erano ricchi e vecchi. Essi mi davano tutta la loro ricchezza e mi trattavano così bene. Il minimo che potessi fare era dar loro il piacere alla notte. Qualche volta era perfino troppo per loro, ma in questo senso li avevo completamente sotto il mio controllo. In questa strada ero abile a trovare il mio piacere senza aver problemi. Era tutto così semplice. Tutto quello che dovevo fare era metterli dalla parte del torto, di accusarli di fare cose che probabilmente non avevano mai pensato o che certamente non avevano la forza e l’energia di fare! “perché la vicina di mia moglie è così elegante e gaia mentre io siedo a casa e non ho abiti decenti? Perché sei sempre sul punto di andare alla tua casa?” li illudeva pensare che potessi immaginare qualche cosa. così mi riempivano di regali ed io ero libera i uscire e divertirmi con me stessa. Se loro avevano gelosia e spie per seguirmi, allora trovavo i miei testimoni (mia nipote o un giovane apprendista, Johnny- un così bel ragazzo!) che potevano testimoniare la mia fedeltà. Ti dico- bugie, lacrime e giri sono le cose che Dio da ad una donna . ma il mio quarto marito- ora mi fa realmente paura. Aveva una padrona io non potevo stare là. Ero ancora giovane e piena di gioia e passione. Così cosa faccio? In realtà non gli ero infedele ma lo lasciai, credo d si. L’ho fatto friggere nel suo grasso! Era una vera tortura per lui. Ma quando anche lui morì e quasi prime che fosse nella tomba, io mi stavo vedendo con Johnny. Era solo un ventenne e io ero già ai quaranta anni ma ero ancora piena di vita. Ci sposammo nel giro di un mese e gli diedi soldi, terre e tutto (di qualcosa me ne pentii più tardi). Non voleva lasciarmi divertire ma sono ostinata e in qualche modo uscivo qualche e facevo ciò che volevo. Allora si sarebbe arrabbiato veramente e mi avrebbe colpita e picchiata. Johnny aveva questa collezione di libri pieni di storie contro il matrimonio e le donne ed egli era solito spendere molto tempo leggendole e ridendo. Una sera si stava sedendo vicino al fuoco leggendo a voce alta. Prima della storia di Eva e poi di come Sansone si era tagliato tutti i capelli, e su Ercole e Deianire che lo ingannò a sedersi sul fuoco e poi e poi. Storie di vedove infedeli, assassine e prostitute. Andai verso di lui e strappai tre pagine da quel maledetto libro e poi lo colpii in faccia. Cadde dalla sedia nel fuoco. Correndo, infuriato, mi colpì sulla testa e caddi a terra ed giacevo come se fossi morti. Era sconvolto e sarebbe corso via ma mi mossi e iniziai “Ah tu mi hai uccisa! Tu ladro! Così! Volevi tutto quello che era la mia terra. Quello era il tuo gioco. Ma prima di morire volevo baciarti” . venne e si inginocchi accanto a me e sussurrò dolcemente “Alison, amore mio, non ti colpirò mai più. Dio aiutami. Per favore perdonami”. Ma invece di un bacio lo colpii forte e dissi “adesso lasciami morire”. Alla fine abbiamo fatto pace e lui bruciò quell’orribile libro e presi il controllo di tutti i suoi affari. Da lì in poi siamo stati fedeli l’un l’altro. E ora lasciatemi raccontare la mia storia”.
THE WIFE OF BATH’S TALE
Una volta, molto fa nel tempo del buon re Artù, un cavaliere stava cavalcando lungo il fiume quando vide un’amorevole giovane fanciulla camminare tutta sola. Il cavaliere la violentò. Tutta la gente del regno era disgustata dall’azione del cavaliere e domandò che fosse portato alla Giustizia e successivamente il Re avrebbe dato ordini affinché lo decapitassero. A questo punto la Regina chiese se potesse passare giudizio sul cavaliere e così fu. Fu portato pria da lei e gli chiese “che cos’è quello che una donna desidera di più?”. “Non lo so vostra maestà” rispose il cavaliere. “Molto bene. Ti concederò un anno e un giorno per trovarlo”. Il cavaliere decise di lasciare la corte, vagò la terra in cerca di una risposta. Bussò a tutte le porte di ogni città e villaggio ma, dovunque andasse e a chiunque chiedesse, la risposta era sempre differente. Alcuni dicevano che le donne volevano la ricchezza, l’onore, altri il piacere. Alcuni risposero “bellissimi abiti” e altri “felicità a letto”. Altri dicevano che loro volevano diventare vedove e risposarsi, altri che a loro piaceva essere lusingate (è vero a mio parere. La miglior strada per vincere una donna è coprirla di attenzioni e farle dei complimenti). Alcuni dicevano che quello che desideriamo di più è la libertà di fare quello che ci piace, non essere criticate- ci piace essere considerate senza vizi o difetti. Qualcun altro afferma che ci piace essere pensate come discrete, affidabili, dolci e brave nel mantenere i segreti. 8Che sbaglio! Ricordo la storia di Ovidio di Midas che aveva lunghi capelli con i quali copriva le sue orecchie d’asino. Solo sua moglie le conosceva. La supplicò di non dirlo a nessuno ed ella promise ma fu molto difficile per lei mantenere il segreto, pensava che avrebbe fatto scoppiare il suo cuore così andò in una palude e lo sussurrò all’acqua. Ah! Che sollievo! Ma Midas? Beh, se vuoi conoscere la fine, vai e leggi Ovidio). Alla fine dell’anno il cavaliere non aveva ancora trovato una risposta. Tristemente fece ritorno a corte. Poi trovò una vecchia donna seduta su un lato della strada. “Questo sentiero non porta da nessuna parte” chiamò “dimmi come posso aiutarti. Noi vecchie donne sappiamo molte cose”. Il cavaliere la guardò. Era veramente brutta. “Cara madre” iniziò, e le disse il suo problema. “Dammi la mano” disse “e promettimi di fare ciò che richiedo. Allora io ti assicuro che avrai la tua risposta prima di notte”. “Accetto” replicò e lei sussurrò il suo vangelo poi partirono insieme per la corte di re Artù. La regina era seduta sul suo trono con tutte le nobili matrone, anche giovani ragazze e vedove. Aspettavano che il cavaliere parlasse. “vostra maestà” iniziò “una donna vuole la stessa sovranità sopra il marito. Come sopra il suo amore. Vuole controllarlo. Non deve essere sopra di lei”. Nessuna delle donne mosse la testa “ha salvato la sua vita” piangevano. A questo punto la brutta vecchia donna si alzò :”sono stata l’unica a dargli la risposta e ora deve mantenere la sua promessa a me e fare ciò che io chiedo”. Si girò verso il cavaliere “prendimi come tua moglie”. “Per amor del cielo!” la pregò “ prendi ciò che vuoi, tutti i miei beni, ma lascia libero il mio corpo!”. “Una maledizione su noi! Voglio essere tua moglie! Si il tuo vero amore”. “Mio amore? Oh, mia dannazione!”. Ma non c’era nulla da fare. Il matrimonio ebbe luogo il giorno seguente, in privato, senza felicità o gioia e al momento di andare a letto il cavaliere si riempì d’angoscia nel vedere quell’orribile creatura sdraiata di fianco a lui. “Benedicici, caro” disse “è così che i cavalieri e le mogli si comportano nella casa del buon re Artù? Che cosa hai fatto di sbagliato? Dimmi e ti correggerò!”. “Non può essere corretto niente! Guardati! Sei vecchia, sei abominevolmente scialba, sei povera, non hai classe non mi meraviglio se il mio cuore si sta rompendo!”. “È questa la ragione?” rispose “beh, posso correggerla in un giorno o due se ti mostrerai solo più carino con me. Parli di una bella nascita ma certamente è attraverso una bella morte che la vera bellezza viene rivelata non perché c’erano gli antenati di qualcuno. Dante, il grande poeta fiorentino, scrisse che Dio ci da la nostra bellezza, non i nostri parenti. Seneca dice ‘bello è colui che fa una bella morte’. Come per essere povero, tutti sanno che la povertà porta uno a Dio. Lo stesso Cristo era un uomo povero e così lo erano tutti i santi. Tu dici anche che sono vecchia e brutta. Beh, non corri il rischio che ti sia infedele. Potrei essere una fedele, vera e umile moglie e, come molti mariti di belle e giovani mogli possono essere sicuri di questo? Fai la tua scelta”. Il cavaliere pensò per molto tempo e alla fine, con un gemito, replicò “mia signora e mio amore, mia carissima moglie. La scelta è tua. Decidi tu cosa deve essere piacevole e ricco per entrambi”. “E ho vinto la padronanza siccome sto per governare e scegliere?” “certamente moglie2. “Baciami! Guardami”. Il cavaliere si girò e vide che era diventata giovane e graziosa. E così vissero felici per sempre. E Gesù Cristo deve mandarci mariti che sono timidi, giovani e freschi a letto,e Lui deve darci la grazia di controllarli quando sono sposati”. La moglie di Bath concluse, ridendo.
Il nobile frate parlò per primo.”Hai menzionato molte regole difficili Madam” disse” e molto di quello che hai detto è eccellente. Ma mentre cavalchiamo la via per Canterbury siamo solo chiamati a parlare per gioco”. “Tu signore, da Oxford!” disse l’ospite “non hai detto una parola da quando abbiamo lasciato lo stabile. Stai studiando, immagino. Beh, c’è un tempo per tutto, rallegrati! Raccontaci una storia di vita, senza troppa retorica. Parla in una lingua semplice così che tutti possano capire”. “Signore, io sono obbediente” rispose l’impiegato. “Ho sentito questa storia da un uomo a Padova, Francesco Tetrarca, il poeta Laureato”.
THE CLERK’S TALE
PART ONE
Nella regione di Saluzzo in Italia, viveva un nobile e grazioso re chiamato Walter. Era molto amato dai suoi sudditi, dai nobili ai poveri contadini. Era bello, giovane e forte. Amava la falconeria e la caccia nella campagna e non si preoccupava mai molto del futuro. Era solo interessato a divertirsi e certamente non voleva sposarsi. Un giorno i suoi signori organizzarono un incontro con lui “pensiamo che sia l’ora di prendere una moglie Sire” dissero “deve esserci un erede al trono”. Inizialmente era orripilante all’idea ma, siccome si fidava dei suoi nobili,ascoltò cosa avevano da dire ed era convinto della saggezza delle loro parole. “Molto bene” sospirò infine” farò come mi avete detto ma ad una condizione- che potrò scegliere chi voglio”. I signori accettarono volentieri perché si fidavano del loro re e lo tenevano molto in considerazione. In realtà avrebbe fattto una scelta eccellente “per favore non metterci troppo” era quello che dicevano “decido la data del matrimonio e mi presenterò con la mia sposa così tutto i8l paese potrà celebrare” replicò Walter.
PART TWO
Non lontano dal palazzo del re c’era un villaggio di campagna. Walter spesso vi cavalcava attraverso quando seguiva il suo passatempo preferito e là aveva visto una bella ragazza. Il suo nome era Griselda. Era la figlia di un contadino chiamato Janicula, l’uomo più povero nella zona. Griselda era amata da tutti oltre al suo bel vedere e linee carine, era gentile, generosa, grande lavoratrice, umile, onesta e sincera. Il giorno fissato per il matrimonio arrivò e l’intera campagna attendeva con entusiasmo di vedere chi il loro re aveva scelto per diventare sua regina. Griselda, anche, era impaziente di vedere la sfilata passare attraverso il villaggio e sperava di avere una buona visuale della coppia reale. “Guarda! Il re viene qui!” esclamò ai suoi amici. “Non è un bel vedere!” disse un altro “e che bei vestiti!” . mentre il re si avvicinava al villaggio le ragazze indietreggiavano per lasciarlo passare ma, con loro sorpresa, lui si faceva strada tra la folla e andò in piedi davanti a Griselda che arrossì terribilmente “posso parlare a tuo padre?” le chiese in tono cortese. “Il tuo desiderio è un mio ordine” rispose ala giovane ragazza con cortesia prima di correre a prendere Janicula “cosa può volere dal mio povero vecchio padre?” si domandava. Uscì fuori il vecchio uomo. Walter lo portò da una parte e gli chiese il permesso di sposare sua figlia. Janicula non poteva credere alle sue orecchie. Allora andarono nella vllettta con Griselda e Walter le chiese se sarebbe voluta diventare sua moglie “se è così” disse “ devi promettermi di ubbidirmi in tutto”. “Non sono degna del grande onore che mi stai offrendo, mi signore” replicò “ma se questo è il tuo desiderio allora ti prometto che non ti disubbidirò mai volentieri, né nell’atto né nel pensiero, fino a quando vivrò”. “Così tu sei mia Griselda” e chiamò le signore della corte e ordinò loro di toglierle gli stracci, lavarla e pettinarle i capelli e vestirla come una regina. Alla fine lei apparve in una abito elegante, una corona di gioielli sulla sua testa e un anello al dito. Sedeva su un cavallo bianco neve e fu condotta attraverso la zona in trionfo e infine portata al palazzo reale.
PART THREE
Griselda era molto amata da tutta la gente nella zona e le persone venivano da lontano e molto solo per vederla. Presto partorì il suo primo figlio- una bambina. Entrambi i genitori amarono la bambina ma, poco dopo la nascita, Walter iniziò ad essere ossessionato della fedeltà di Griselda. Alla fine decise di metterla alla prova. “Mia cara moglie” iniziò “tu non hai dimenticato le tue umili origini, l’hai fatto? Ti ricordi che ti ho salvata dalla povertà e ti ho dato tutto ciò che hai. E io sono felice di avertelo dato. Ma ci sono alcuni vicino ai miei nobili che non sono contenti e io devo rispettare i loro desideri. Vogliono che elimini nostra figlia. È molto doloroso per me ma devi darmi il tuo consenso”. “Mia figlia e io siamo in tuo possesso. Fai ciò che vuoi” e Griselda non diede all’esterno nessun segno di emozione. Il re ordinò ad un uomo di portare via la bambina. Era un uomo brutale e Griselda era sicura che l’avrebbe uccisa ma non disse niente. Non ha mai domandato una volta di sua figlia e Walter non le aveva mai detto, infatti, che l’aveva mandata a Bologna da sua sorella che l’aveva nascosta. Griselda continuò la sua virtuosa e onorabile vita al palazzo e Walter non notò il minimo segno di cambiamento nel suo atteggiamento verso di lui. Passarono quattro anni e Griselda rimase incinta ancora una volta. Partorì un bellissimo piccolo bambino e l’intera terra celebrò la notizia. Quando il bambino aveva due anni Walter era ancora ossessionato che sua moglie potesse non essere leale con lui. Così decise di metterla alla prova un’altra volta. Questa volta il loro figlio (ed erede) sarebbe stato sacrificato per provare la totale obbedienza di Griselda. Walter utilizzò la stessa identica procedura e, ancora una volta, Griselda non mostrò nessun segno del suo terribile dolore. “Quando acconsentii di sposarti, la mia volontà e libertà furono lasciate indietro insieme ai miei umili abiti” disse. Quando Walter sentì le sue parole, non poteva guardarla negli occhi ma si domandò con stupore come potesse sopportare i suoi capricci. Così fu che il secondo bambino le fu preso (e portato segretamente a Bologna e unito a sua sorella). Walter aspettò una parola o uno sguardo che rivelasse il suo cambiamento di cuore verso di lui. Invece tutta la sua gente iniziò a disprezzarlo e anche odiarlo per essere così crudele. Era considerato l’assassino dei suoi bambini e tutti i suoi sudditi iniziarono ad odiarlo.
PART FOUR
Walter non era ancora felice. Sua figlia aveva ora vent’anni e pensava ad un’altra terribile prova. Chiese al Papa di Roma di annullare il suo matrimonio con Griselda così che potesse sposare un’altra donna più degna di una posizione reale.
Quando fu concesso il permesso le disse che sarebbe tornata alle sue umili origini, rinunciando a tutto quello che le aveva dato, ma prima di lasciare, doveva aiutare a preparare la sua bellissima giovane futura sposa per il suo nuovo ruolo come regina del reame. Poi mandò a Bologna la loro figlia. Inutile dire, Griselda ancora una volta accettò gli ordini di suo marito e, avendo promesso lealtà, non protestò di più. Le persone della zona, che l’avevano sempre amato caramente, piansero nel vederla ritornare alla posizione di una povera contadina e, ancora di più, quando tornò umilmente la giovane bella ragazza che cavalcava nella città per avere posto. Senza fiatare, Griselda si tenne occupata preparando la nuova sposa ed e essendo d’accordo con Walter che lei era la ragazza più graziosa e giusta e molto più degna di sedere di fianco al re. Walter sentì il suo cuore rompersi quando guardò Griselda. Come poteva dubitare della lealtà di sua moglie? Solo uno stupido avrebbe fatto una cosa simile. “Basta Griselda è mia!” disse prendendola tra le sue braccia e baciandola. “Tu sei mia moglie e lo sarai per sempre. E questa è tua figlia portata a Bologna con suo fratello. Sono i tuoi bambini che io ti riporto per sempre mia cara, fedele donna. Ti prometto che nessuno di noi sarà ancora separato!” e così fu che tutti vissero felici per sempre.
“questa storia non deve insegnare che si è buoni se tutte le mogli imitano Griselda” concluse l’impiegato. “quello sarebbe intollerabile. Ma ognuno potrebbe essere costante come era lei. Questo è il perché Tetrarca scelse di dirmi questa storia”. Il mercante inizia dicendo che sua moglie non ha nulla come Griselda e che la sua storia avrà diversi tipi di mogli (il mercante è molto vecchio e ha recentemente sposato una giovane ragazza). “ Questi due mesi di matrimonio sono stati puro inferno” si lamenta “mia moglie è intollerabile e mi sto rendendo un miserabile”. “Dio ti benedica, sir!” replicò il nostro ospite “ma siccome conosci così bene l’arte del matrimonio, per favore dividi quella conoscenza con tutti noi. “Con piacere!”.
THE MERCHANT’S TALE
In Lombardia, nella città di Pavia una volta c’era un cavaliere chiamato January. Aveva sessanta anni ed era ancora uno scapolo benché amasse le donne e non gli fosse mancata l’opportunità di divertirsi in loro compagnia. Se per ragioni religiose o perché voleva un figlio ed erede, decise che era tempo di prendere una moglie e adattarsi ad una vita di felicità. Dopo tutto, quando un uomo diventa vecchio che cosa è meglio che avere una moglie che si prende cura di te quando sei malato, chi è obbediente e fedele? In verità lei è migliore di qualche serva? Dio non ha creato Eva per prendere Adamo in compagnia? Così il cavaliere chiamò il suo amico per sentire le sue opinioni sull’oggetto del matrimonio. “Certo deve essere giovane” disse “non potrei mai sposare una donna vecchia, potrei essere infedele e scivolare dal diavolo quando morirò. No, deve essere giovane e carina e non troppo intelligente. Un uomo può modellarle come cera calda quando sono giovani e controllarle con la sua lingua”. “Bene” disse il suo amico Placebo “la mia opinione di matrimonio è un’eccellente condizione. E per un uomo avanzato in età prendere una giovane mogli mostra un vivace spirito. Segui ola tua inclinazione , ti dico. Qualunque cosa tu decida, sarà la migliore”. Il suo amico Justinius, sull’altra mano, era dell’opinione opposta. “Fratello” iniziò “essere paziente. Ti prego e ascolta cosa ho da dire. Seneca diede molti buoni avvisi. Ti dico, è sempre meglio pensare due volte. Mi piacerebbe avvisarti se posso- prendere una moglie non è gioco di un bambino. Richiede considerazione e necessita una lunga investigazione. È discreta e sobria o ubriaca? Arrogante o una persona offensiva? Una rimproveratrice? O stravagante? Troppo spiritosa? Troppo povera? Troppo ricca? Innaturalmente mascolina? Sapere tutto questo richiede tempo ma ricorda, ho versato molte lacrime in segreto da quando ho una moglie. Così per favore, pensa prima di entrare nel matrimonio”. Ma January aveva già fatto la sua scelta. Si guardò attorno tra tutte le fanciulle del locale e scelse la più bella giovane ragazza chiamata May. Il banchetto del matrimonio fu un suntuoso affare con musica e balli ma finì così presto che January, impaziente di divertirsi nel letto matrimoniale, infine iniziò a domandare agli ospiti con così cortesia come poteva se avrebbe potuto lasciare la festa e tornare a casa. Il prete allora benedisse il letto e lasciò la coppia a loro stessi. Tutta la notte January giocò con May e al mattino si alzò e cantò come un uccello, la pelle libera attorno al collo agitandosi come un pollo. May non era così entusiasta del lavoro della notte, non pensava molto ai suoi giochi. Ora devo parlare di un giovane gentiluomo chiamato Damian che lavorava per January. Durante il banchetto nuziale era rimesto completamente incantato alla vista della sposa e si ritirò nel suo letto dove languì nel suo amore. Sapeva di già che c’era una piccola speranza per lui. Purtroppo, la sua stessa vita sarebbe stata in grande pericolo se si fosse azzardato a parlarle ancora. Ma il suo desiderio era ancora così forte che scrisse una lettera d’amore per lei, posta in un borsellino di seta e vi nascose il suo cuore. Al quarto giorno dopo il matrimonio, May si alzò da letto come era uso tra i nobili. Lei e January cenarono insieme nella sala. “Santa Maria Benedetta!” esclamò January “dov’è Damian? Perché non è qui a rassicurarmi?” gli altri gentiluomini dissero che era ammalato a letto.. “Sono molto dispiaciuto. È un gentiluomo, povero giovane. E se fosse morto sarebbe un dispiacere. Così saggio, discreto e segreto. Gli farò visita e così farà May. Gi daremo tutto il conforto che possiamo”. E ordinò a sua moglie di prendere le sue donne e andare alla stanza di Damian e intrattenerlo. Così la fresca e giovane May si sedette sul letto di Damian, un calore di sconforto in tutte le parole che diceva. E quando lui poté, tentò la sua possibilità e fece scivolare il sacchettino di seta nella sua mano. Poi con un lungo sospiro sussurrò: “Abbi pietà di me! Non tradirmi! Potrei essere ucciso se si venisse a sapere questo!”. May allora ritornò da January che iniziò a coprirla di baci prima di andare a dormire. Allora finse di dover andare dove tutti vanno alle volte e là, dopo aver memorizzato i versi di Damian, strappò in pezzi la lettera e la lanciò nel gabinetto. La dolce May sentì del dispiacere per quel povero giovane uomo e non riusciva a non pensarlo. Lei scrisse una lettera nella quale gli garantiva che presto avrebbe trovato il tempo e il luogo giusto. Allora quando venne l’occasione l’avrebbe presa per lui, gli avrebbe stretto segretamente le mani e detto per prendere bene. Il giorno dopo Damian era alzato e in giro, la sua malattia svanì completamente. Pettinò i suoi biondi ricci e si vestì. Era come una persona in missione per January, il suo maestro ed era così contento con tutti che tutti parlavano bene di lui. Un giorno January diventò improvvisamente cieco. Era un terribile dispiacere per lui e la sua gelosia cresceva sempre di più. Era così apprensivo che sua moglie potesse cadere in qualche follia, insisteva affinché lei non dovesse lasciare mai il suo fianco. Teneva forte la sua mano tutto il tempo. E come piangeva, povera May, per ora lei amava il suo Damian così tanto che voleva morire se non avesse potuto averlo. Tuttavia riuscirono a scriversi l’un l’altro e fare segnali. E non solo si ingannava il cieco che non poteva vedere. Considera Argus con i suoi cento occhi, era ingannato malgrado tutte queste spie. E May inventò un piano. January aveva un giardino privato che teneva chiuso. In quel giardino lui e May avevano consumato più di un pomeriggio amoroso. Un giorno May poté fare una forma incerata della chiave. L’aveva data a Damian che presto ne forgiò un’altra. Aspettarono allora impazientemente l’occasione per usarla. Veramente all’arrivo di luglio, quando i giorni sono lunghi e caldi, January invitò May nel giardino. May fece cenno a Damian di correre là davanti a loro, per cui prese la sua chiave, aprì il cancello, lo chiuse dietro di lui e si nascose nei cespugli aspettando il comando di May. Mentre camminavano mano nella mano nel giardino May disse: “oh che amorevoli pere stanno crescendo sin questo albero. Ne devo mangiare una”.”Ma non ci sono servi qui per raccoglierla e dartela mia cara”, replicò January. Frattanto sentendo la loro conversazione e osservando i gesti di May, Damian era già salito sull’albero. “Sono perfettamente capace di arrampicarmi” continuò “solo se mi lascerai salire sulla tua schiena”. Così January si chinò e May s8i arrampicò sull’albero dove Damian era seduto. I due amanti sono presto al lavoro mentre il povero vecchio January aspettava di sotto. In questo momento Dio,Plutone e sua moglie, Proserpina stavano parlando della situazione “posso ridare la vista a January” dichiarò Putone “lui non merita una moglie disonesta”. “E io posso trovare una scusa adatta per May” rispose Proserpina. January aprì velocemente gli occhi nella splendente luce e guardò in alto nel pero. Diede un grido di pianto “aiuto! Andate fuori!” e iniziò a piangere. “Cosa fai li su? Forte Madam Strimpellata”. “Cosa c’è di sbagliato sire?” disse lei saltando giù “che cosa fai per bestemmiare? Ho preso la mia pera e ora sono qui!”. January era convinto di avere visto Damin fare cose vergognose ma May era abile a convincerlo che i suoi occhi lo avevano ingannato. “È come svegliarsi da un sonno profondo” disse “la tua vista sarà difettosa per un pò. I tuoi occhi non sono abituati alla luce splendente e vedono strane cose. Fino a che la tua vista si era adattata ad un pezzo, tu sarai frequentemente ingannato da questa”. E January era così contento di essere in grado di vedere ancora la sua bellissima e giovane moglie che la prese tra le sue braccia, l’abbraccio e la condusse a cara, un uomo felice.
“Grazie a Dio!” esclamò il nostro ospite “Dio deve preservarmi da una moglie come quella! Ho una moglie, ma lei ha altri vizi, molti di più. Infatti mi rammarico di essere legato a lei, ma questa è un’altra storia!”. Il nostri ospite allora tornò al Gentiluomo “per favore Gentiluomo” disse “dicci qualcosa sull’amore”. “Oh no sir!” replicò “ma ho un’altra storia da dire. Ascolta se vuoi!”.
THE SQUIRE’S TALE
A Tzarev nella terra di Tartaria, viveva un nobile re chiamato Cambuskan. Era eccellente in tutto ed era molto gradito ai suoi sudditi. Era potente, coraggioso ed onesto e se dava la sua parola la manteneva. Aveva due figli, Algarsyf e Cambalo ed una figlia, una bella ragazza chiamata Canace. Per celebrare i suoi vent’anni come re, Cambuskan organizzò per l’intero paese per celebrare questo importante anniversario. Erano le Idi di marzo sotto il segno dell’ariete. Il tempo era soleggiato e splendente e gli uccelli stavano cantando allegramente. Al palazzo reale fu preparata una magnifica festa. Durante il banchetto comparve improvvisamente alla porta uno straniero. Nessuno in Tzarev conosceva questo cavaliere. Era scappellato, armato e decorato riccamente. Con umiltà e grazia si inchinò davanti al re e alla regina e disse di chiamarsi Gawain. “il re di India e Arabia, che è il mio signore sovrano, saluta vostra maestà” disse “ e in onore della tua festa , ti manda questi doni”. Egli procedette a mostrare loro i presenti che aveva comprato. Il primo dono era un cavallo d’ottone. “Questo cavallo può correre ovunque tu desideri. Può correre più veloce e più lontano di qualsiasi altra creatura. Tutto ciò che hai da fare è torcere questo spillo nell’orecchia del cavallo e dire il paese dove vuoi che vada e si trasformerà in un vivace dolce cavallo. Quando raggiungi la tua destinazione, se vuoi fermarti là devi torcere quest’altro spillo e ti farà scendere gentilmente così che tu possa andare. Quando vuoi ritornare a casa…beh te lo dirò dopo. Il secondo dono era uno specchio “quello che guardi
In questo specchio può diventare dannoso. Ti mostrerà chi è amico e nemico. Rivelerà l’infedeltà di un uomo verso sua moglie”. Il terzo dono era un anello che avrebbe permesso di comunicare con tutte le persone viventi, capendo e parlando la stessa lingua. “lo specchio e l’anello sono doni per tua figlia Canace”. Il quarto dono era una spada. Spiegò che quella avrebbe ucciso qualunque bestia, poteva tagliare attraverso le più dure armature e, quando un uomo venne ferito da quel colpo, niente potè curare la ferita fino a che la spada fu conficcata nella parte del corpo che era ferita .” per colpire la ferita con la superficie della spada, tu la vedrai chiusa”. Di certo, al cavaliere gli fu data una stanza per la notte e partecipò alla festa. Frattanto tutte le persone si meravigliarono dei suoi doni. Il cavallo di ottone in particolare causò un grande interesse. Era così solido che molti non credevano potesse realmente fare ciò che aveva detto il cavaliere. “Forse è pieno di soldati venuti a catturate la nostra città” diceva qualcuno ricordando la distruzione di Troia. Un altro ricordando Pegasus, il cavallo alato. “No” disse un terzo “è probabile che sia un illusione ingannevole fatta da u mago”. I festeggiativi continuarono oltre la notte e, ad un certo punto il re chiese al sir Gawain di mostrargli come trasformare la statua in un vero cavallo. Tutte le persone guardarono come il avallo iniziò a ballare e saltare nella mano del maestro. Mostrò al re i vari spilli includendone uno che faceva svanire il cavallo completamente. Una volta il re aveva imparato a controllare il cavallo, ritornò a divertirsi come prima e il cavallo fu portato via e messo nella torre del maestro insieme alla spada. Canace, che non desiderava perdere la sua bellezza dormendo, si ritirò nella sua camera prima che iniziassero le festività. Così si alzò presto al mattino successivo, il suo cuore si riempì di eccitamento al pensiero del suo amorevole, nuovo dono. Si alzò e si preparò per uscire per una camminata. Con l’anello al dito camminò attraverso il giardino del palazzo, ascoltando e capendo tutti gli uccelli che erano giunti allegramente al nuovo giorno. Poi, alta su un albero, sentì piangere un falcone. Era così piena di angoscia che Canace si fermò per trovare cosa la stava preoccupando. L’uccello batteva le sue ali così forte che il sangue scorreva lungo l’albero. Urlava e strillava e gettò il suo corpo con il suo becco. “Qual è la causa, se sei libera di dirlo, che ti metta nel furioso dolore dell’inferno?” disse Canace alla povera uccella di fianco. “è per il dolore nella morte o una perdita d’amore? Sento una grande sorta di compassione, vieni da me. Per amor di Dio vieni giù e lascia l’albero!”. Il falcone diede un grido e cadde e giaceva ancora per essere leggera. Canace gentilmente la posò sul suo grembo. Quando il falcone riprese i sensi disse alla giovane principessa la causa della sua disperazione. “C’era un giovane e carino falco che viveva qui vicino. Mi corteggiava con tutta la gentilezza e cortesia che si può immaginare e io mi innamorai di lui e acconsentii a sposarlo. Non avrei mai pensato che potesse essere così crudele e scortese. Il mio amore era così cupo che quando sentiva un pò di dolore, piccolo così come un respiro, il mio cuore era strappato come fu lo sviluppo della morte. Il mio può diventare il suo strumento e ubbidire a tutti i suoi umori. Questo durò per due o tre anni. Poi un giorno mi disse che doveva andare vi. Conobbi il dolore della morte quel giorno, era così il mio dolore. Ma era così triste mentre se ne andava che ero sicura che sarebbe tornato da me. Ma non fu così. Lui incontrò un falco e il suo amore per lei era così forte che il mio amore fu completamente dimenticato. Così lui perse la fiducia nel pessimo piacere e così il mio amore è servito ad un falco”. Iniziò a piangere e Canace la portò nella sua stanza per medicare le sue ferite. Preparò un posto speciale per lei per restare e prendersi cura di lei fino a quando si fosse ristabilita in salute. Ed ora vi racconterò le avventure che successero con gli altri doni.
“Ammiro i tuoi poteri” interruppe il piccolo proprietario terriero. “per un uomo giovane racconti una bella storia. Desidero che mio figlio sia come te. Tutto quello che vuole fare è giocare al dado e lasciare i suoi soldi, invece di tenere una conversazione seria o imparare ad essere un gentiluomo”. “Proprietario!” disse il nostro ospite “sai bene quanto me che ciascuno deve raccontare una storia o due alla fine o rompe la sua parola e cerca la festa finale”. “lo so bene e sono felice di obbedire. Se è quello che desideri qui c’è qualcosa che ho da dire”. “Ti racconterò la mia storia dei pellegrini, ma devi perdonarmi se non riesco a parlare con parole eloquenti come ha fatto il gentiluomo. Non sono un uomo culturato. Non mi hanno mai insegnato la retorica. Così per favore scusa la mia parlata. Non posso dare colorazione alle mie parole eccetto per quei colori che ho visto nei prati. La avevo sentito molte storie su nobili Bretoni da un vecchio e ne ricordo una. Ascolta se vuoi”.

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