Igiene mentale

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Categoria:Igiene

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IGIENE MENTALE

La salute è stata definita dall’OMS uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Ciò significa che l’individuo, per essere in buona salute, deve sentirsi in condizioni gratificanti in tutte e tre le componenti del suo complesso essere e da qui si può notare l’importanza dell’integrazione tra la funzionalità ottimale del fisico e della psiche e il buon inserimento dell’individuo nell’ambiente naturale, familiare e sociale.

Come l’igiene generale tende alla promozione della salute fisica, così l’igiene mentale ha per fine la promozione della salute psichica. Per salute psichica non si può semplicemente intendere assenza di malattia, bensì qualcosa di più vasto e profondo che potremmo chiamare benessere psicologico che domina e regola il nostro comportamento e che si acquisisce dalla nascita in poi; in esso vanno inclusi sia la gioia di vivere e la spinta al soddisfacimento del piacere, sia l’interesse per la creatività o, per lo meno, alla realizzazione delle proprie potenzialità. Di conseguenza la tutela della salute non è più soltanto la lotta contro le malattia fisiche o psichiche, ma è una continua ricerca dell’integrazione di un corpo ed una mente sana con una società ed ambiente sani.

Il termine igiene mentale fu coniato, agli inizi del secolo, da A. Meyer, psichiatra svizzero emigrato negli Stati uniti dove assunse la direzione di uno dei più prestigiosi istituti psichiatrici del Paese: con questo termine egli volle identificare un movimento di opinione a favore del miglioramento delle condizioni di ricovero e di trattamento dei pazienti psichiatrici.

L’area specifica di indagine dell’igiene mentale s’incunea in campi di ricerca comuni ad altre discipline scientifiche e, nello stesso tempo, subisce incursioni da parte di studiosi con competenze diverse.
Infatti, l’igiene mentale, al pari della psichiatria, si occupa dei disturbi psichici, ma li osserva, li studia e li misura nell’ottica privilegiata della prevenzione e dei gruppi a rischio, programmando i possibili interventi mediante l’apporto di altre discipline scientifiche, quali, ad esempio, la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la statistica e l’economia.

La prevenzione primaria per quanto riguarda l’igiene mentale è diretta all’eliminazione dei fattori che si presume possano provocare o favorire l’insorgenza dei disturbi psichici. Si tratta di un’operazione tutt’altro che facile, prima di tutto perché detti fattori, sulla cui importanza non v’è unanime consenso, sono molteplici, non facilmente isolabili dal contesto e, soprattutto, non sempre passibili di modificazioni.
Detti fattori, per lo meno quelli riconosciuti come tali, si trovano operanti nel contesto delle cosiddette istituzioni primarie: famiglia, scuola, lavoro, ambiti nei quali la prevenzione primaria dovrebbe maggiormente esplicarsi. E’ indispensabile un’azione educativa che coinvolga tutte le componenti sociali in una continua opera di formazione ed informazione a partire proprio dalla scuola materna, per rivolgersi poi a pre-adolescenti ed adolescenti, nella fase di maggiore sensibilità alla socialità.
Sarebbe, tra l’altro, più opportuno specificare che anche durante il concepimento e la gravidanza si pongono le basi dell’igiene mentale: particolari stati patologici dei genitori possono essere trasmessi al prodotto del concepimento e durante il periodo della gravidanza sussistono possibilità di provocare danni al feto a causa di malattie o assunzione di sostanze varie.
E’ quindi importante la tutela mentale del nascituro già in questa fase di vita intrauterina, monitorando la gravidanza, cioè seguendo il suo decorso coinvolgendo profondamente il padre e la madre del bambino che nascerà.
Una volta espletato il parto è necessario dare al bambino quella sicurezza di cui egli necessita per poter continuare il rapporto di serenità indispensabile per l’igiene mentale.
Vi sono poi altri fattori da prendere in esame come l’allattamento al seno, la cura de neonato, la vita di coppia ed in senso lato la famiglia.
Allattare per esempio, non è solo dare l’alimento indispensabile per la crescita fisica al neonato, ma anche porsi nei confronti del figlio con amore e dedizione.
Quanto più la madre affronterà questo delicato momento con serenità, tanto maggiori saranno i benefici che ne ricaverà il bambino. E’ evidente che l’allattamento al seno è l’ideale sotto questo punto di vista, ma bisogna anche notare che l’allattamento artificiale effettuato secondo le stesse modalità, dà gli stessi risultati. L’importanza è che la madre che non può o non vuole allattare non sia colpevolizzata, ma anzi incoraggiata ad affrontare questa situazione con serenità e sicurezza.
Estrema importanza ha poi la cura del neonato, totale ed attenta, in quanto il neonato non ha bisogno soltanto di cure igieniche, ma anche e soprattutto di espressioni di affetto profondo che gli consentano di sviluppare la propria personalità nel modo più positivo possibile. In quest’ottica assume rilevanza il rapporto di coppia e la famiglia. La coppia deve essere unita e capace di donarsi: necessaria è la partecipazione globale di entrambi i genitori per cercare non tanto che il loro figlio abbia una vita spianata dalle varie difficoltà, quanto che abbia maggiore sicurezza e fiducia in se stesso; in questo modo si pongono le basi per uno sviluppo psichico ideale per la sua futura vita.
La famiglia patriarcale sotto questo aspetto era l’ideale in quanto più unita e meno stressata rispetto alla famiglia moderna sottoposta a stimoli pressanti che possono causare attriti, insicurezze che inevitabilmente vengono trasmesse al bambino.
L’igiene mentale infantile è importante per due diversi motivi: innanzitutto perché da una corretta igiene mentale dipende la possibilità di un normale svolgimento della vita del bambino nei suoi aspetti attuali e cioè relativi alla stessa età evolutiva. La vita familiare del bambino, il suo rapporto con i genitori, con eventuali fratelli, la sua vita scolastica, il suo apprendimento culturale, la sua stessa salute fisica, sono la conseguenza diretta delle modalità, corrette o errate, esaurienti o carenti, secondo cui è regolato il suo campo psicologico. Ma l’igiene mentale dell’infanzia non esaurisce in ciò la sua importanza fondamentale: è vero, invece, che le condizioni attuali sono destinate ad influenzare in modo durevole e significativo l’ulteriore sviluppo della personalità individuale.
Il soggetto adulto è figlio di se stesso bambino: ciò per indicare la continuità diretta ed il rapporto causale preciso che sussiste fra le esperienze infantili, positive o negative, e la vita adulta.
Deriva da ciò la duplice responsabilità per tutti coloro che, in varie forme, quantità e momenti, intervengono nel processo di sviluppo della personalità infantile: essi consolo possono creare o evitare (secondo la loro preparazione, atteggiamento o maturità) i disadattamenti e le nevrosi infantili, ma possono pure influire su tutta la psicopatologia degli adulti. In questa ottica si inserisce il lavoro degli educatori.
E’ chiaro che, al fine di provocare qualche modifica a livello di siffatte istituzioni, è necessario il concorso di altri operatori: genitori, insegnanti, datori di lavoro, sindacalisti e, non ultimi, gli amministratori della cosa pubblica cui compete, in modo precipuo, la programmazione di interventi per il benessere psicofisico dei cittadini.

Per prevenzione secondaria s’intende quell’insieme di misure e interventi che servono a ridurre la prevalenza dei casi psichiatrici, mediante la diminuzione della durata media dei disturbi psichici che si può ottenere con una diagnosi precoce, un trattamento efficace e l’identificazione di soggetti a rischio.
La possibilità di formulare una diagnosi precoce presuppone un continuo affinamento dei procedimenti diagnostici e un riferimento precoce, attraverso l’identificazione di sintomi iniziali sia da parte del paziente stesso che di chi gli sta vicino (familiari, amici, ecc.) sia, soprattutto, da parte del medico di base.

Il riferimento precoce dei pazienti presuppone, a sua volta, una vasta opera di educazione sanitaria e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul piano del riconoscimento di sintomi funzionali o di turbe del comportamento e su quello dell’eliminazione del problema legato ai disturbi psichici.
In questa fase della prevenzione secondaria il medico di base è chiamato direttamente in causa attraverso la sua provata capacità di distinguere l’organico dal funzionale, la lamentazione ipocondriaca dalla vera sofferenza somatica, il cattivo umore dall’incipiente stato depressivo.
L’ultimo (non certo per importanza) strumento su cui poggia la prevenzione secondaria è rappresentato dal reperimento della popolazione a rischio psicopatologico.
Si tratta, in concreto, di giungere all’identificazione di gruppi di individui a rischio per il fatto che, per varie ragioni connesse con determinate fasce d’età (infanzia, adolescenza, vecchiaia), con condizioni sociali specifiche (soggetti economicamente svantaggiati, barboni, ecc.) con problemi relativi alla cultura dominante (minoranze etniche, religiose, ecc.), sono esposti, più degli altri, all’effetto devastante di agenti stressanti verso i quali sono maggiormente indifesi.
Si è, infatti, costatato che, per certe categorie di individui, è presente una vulnerabilità particolare in funzione di fattori di rischio connessi alle condizioni di vita presenti in quel momento.

La prevenzione terziaria ha lo scopo di ridurre il grado di sofferenza, invalidità e incapacità sociale dovute ai disturbi mentali cronici e di promuovere il riconoscimento, lo sviluppo e l’utilizzazione delle capacità funzionali residue. E’ bene ricordare che l’handicap psichico è sempre qualcosa che coinvolge l’individuo e la comunità. Infatti, il grado di salute mentale di un individuo dipende dal grado di benessere della collettività e viceversa.
Solo così è possibile comprendere quanto sia importante divenire consapevoli delle proprie caratteristiche e capacità e rispettare e migliorare l’ambiente in cui viviamo: sana, infatti, è quella società i cui membri collaborano attivamente alla promozione e gestione del bene comune, ammalata è invece la comunità in cui i membri rivelano una concezione egocentrica del benessere psichico, fisico e materiale.

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