L'epoca ellenistica (323 a.C. - 31 a.C.)

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L'EPOCA ELLENISTICA (323 a.C. - 31 a.C.)

Durante il periodo ellenistico, dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla vittoria romana di Azio (31 a.C.), Atene conserva ancora un ruolo in campo culturale e segnatamente filosofico, ma sorgono nuovi, importanti centri di cultura: Alessandria d'Egitto, la città dei Tolomei, capitale della poesia e delle scienze, sede della grande Biblioteca con annesso il Museo, e della Biblioteca del Serapeo, contenente i volumi in duplice esemplare; Pergamo in Asia Minore, retta dagli Eumenidi, dotata di una ricca biblioteca e centro di una scuola di retorica; Antiochia di Siria e Pella in Macedonia; Rodi, che dopo l'86 a.C. subentra ad Atene come centro di cultura; Samo, Cos.
La civiltà ellenistica è caratterizzata principalmente da due elementi, almeno in apparenza contraddittori: l'individualismo ed il cosmopolitismo. L'uomo, inserito nella più vasta realtà politica di un grande regno e ormai disancorato dalle strutture cittadine, si sente isolato e perduto, in balia della tyche («il destino»): si ripiega su se stesso, ma nel medesimo tempo si apre al mondo intero; elabora così un ideale cosmopolita. La cultura greca si diffonde con grande forza di penetrazione in tutto il mondo antico: conquista anche Cartagine, Roma, ove i più antichi annalisti scrivono in greco. Strumento della sua diffusione è soprattutto la nuova lingua «comune», la koiné. Si sviluppa una letteratura, che pur nella continuazione di alcuni generi tradizionali, sa proporre spunti di indubbia originalità.
La poesia ellenistica si presenta come opera di dotti, la cui ispirazione si basa su una lunga consuetudine con i testi antichi. E' caratterizzata da due elementi: l'erudizione, a volte scoperta, a volte dissimulata, ma sempre presente almeno in forma allusiva, e la semplicità, espressa nell'attenzione per la vita quotidiana, per la natura, per i sentimenti umani di amore e di dolore. E' una poesia destinata alla lettura, piuttosto che alla recitazione o al canto, perciò non poesia d'occasione, ma essenzialmente libresca. I poeti sono spesso scrittori eclettici, che coltivano generi letterari diversi, pur preferendo ai grandi poemi una poesia di breve respiro, che attinge alla perfezione formale e all'intellettualismo.
Si afferma come composizione poetica l'elegia, essenzialmente narrativa e molto diversa da quella classica: tratta soprattutto l'amore, colpevole e fatale, oppure riprende il mito per spiegare un'etimologia o una usanza locale.
La forma più caratteristica di poesia è però rappresentata dall'epigramma: in origine, «iscrizione» funebre o votiva a ricordo di un nome o di un voto, esso si trasforma in epoca ellenistica in pura lirica, volta ad esprimere sensazioni e sentimenti dell'animo con varietà di temi personali ed autobiografici e non senza spunti in chiave ironica (dall'epigramma, molto più che dall'elegia, deriva l'elegia romana). Gli epigrammi greci sono giunti a noi in due grandi raccolte di epoca bizantina: l'Antologia Palatina, così chiamata perché scoperta in un codice della Biblioteca Palatina di Heidelberg nel 1607, in quindici libri, ordinati secondo un criterio contenutistico; l'Antologia Planudea o Anthologia Graeca, in sette libri, composti sulla base dell'ordine alfabetico.
Scuole poetiche fioriscono nell'Egeo orientale. A Cos la cerchia di Filita, esponente della tendenza dotta ed erudita, raccoglie poeti come Teocrito di Siracusa; a Samo Asclepiade, esprime nella sua poesia soprattutto l'amore, la felicità conviviale, il culto dell'arte. Scuole poetiche sorgono a Rodi, in Egitto, a Pella; sono attive anche poetesse come Nosside di Locri. Tra i poeti dotti del III secolo a.C. spiccano soprattutto Callimaco di Cirene, Apollonio di Alessandria, Teocrito di Siracusa, Eroda.
Nel II e I secolo a.C. la poesia si inaridisce: sono coltivati i temi didascalici o bucolici.
Continua in epoca ellenistica il genere drammatico: la commedia si evolve, rinnovando lo spirito, i temi, la struttura (con l'esaurimento del coro), attraverso le forme della commedia «di mezzo» e si trasforma nella commedia «nuova», da cui deriva poi quella latina. Risente dell'influsso di Euripide e di Teofrasto e riprende, oltre che i temi mitologici, soprattutto i fatti della vita quotidiana, i tipi umani ed i caratteri: il più noto poeta è Menandro di Atene (342-291/90 a.C.).
La storiografia appare fortemente condizionata dalla figura quasi leggendaria di Alessandro Magno e presenta due diverse tendenze: indulge ai toni del romanzesco o del fantastico ed allo spirito di adulazione, ponendo le premesse del cosiddetto «romanzo di Alessandro», oppure si attiene rigorosamente alla verità dei fatti ed alle conoscenze geografiche e militari.
Scrive una storia «universale» e «pragmatica» Polibio di Megalopoli (208 ca. 126 ca. a.C.). Strettamente legata alla storiografia è la retorica: a Timeo di Tauromenio o ad Egesia di Magnesia si attribuisce la creazione dello stile asiano, poi coltivato nel primo secolo a.C. nella celebre scuola oratoria di Rodi. I retori più famosi del periodo sono Apollodoro di Pergamo, l'iniziatore del movimento atticista, e Teodoro di Gadara, ispirato da concezioni filosofiche, platoniche e stoiche. La filosofia ha ancora il suo maggior centro ad Atene: qui affluiscono da tutto il mondo ellenizzato pensatori che esaltano i valori panellenici, pur rivolgendo il loro interesse all'uomo singolo e non integrato nella compagine politica e sociale. Accanto alle antiche scuole dell'Accademia e del Peripato, altre ne sorgono. Epicuro di Samo fonda il «Giardino», Zenone di Cizio (nell'isola di Cipro) crea la «Stoa», Pirrone di Elide fonda lo scetticismo. L'Accademia propende verso una forma di scetticismo, e poi si evolve verso una forma di eclettismo.
Le scienze appaiono particolarmente coltivate in epoca ellenistica: acquistano una loro autonomia ed esprimono la tendenza alla specializzazione.
Nasce una nuova scienza: la filologia.

LA FILOLOGIA
La filologia alessandrina si fonda su ricerche di carattere lessicale e stilistico: imposta un'esegesi testuale, basandosi su un'interpretazione critica e grammaticale secondo criteri razionalistici, nella ricostruzione e nell'edizione dei testi applica il principio dell'analogia, distinguendo i casi regolari o analogici da quelli anomali o irregolari.
La filologia di Pergamo reagisce contro l'indirizzo filologico alessandrino, segnato da un eccessivo rigore metodologico, che tuttavia non costituisce una vera e propria scuola: a Pergamo svolge il suo insegnamento Cratete di Mallo, un filosofo piuttosto che un filologo, che afferma l'interpretazione allegorica della poesia di Omero, ricercandovi il senso riposto distinto da quello letterale, ed inoltre sostiene il criterio dell'anomalia, cioè dell'irregolarità grammaticale, in polemica con gli Alessandrini. Tenta un accostamento tra i diversi indirizzi Apollodoro di Atene, uno specialista di cronologia e di mitologia. Fissa invece gli elementi fonetici e morfologici della grammatica Dionisio Trace, il cui insegnamento si svolge in un'altra sede di studi eruditi, nella scuola rodia. Gli studi filologici e grammaticali decadono nel I secolo a.C., nella fase di crisi ormai generale della cultura ellenistica.

CALLIMACO
Nacque a Cirene (in Libia) intorno al 310 a.C. da un'illustre famiglia che versava ormai in non buone condizioni economiche. Maestro di scuola in un sobborgo di Alessandria, poi poeta di corte, ottenne un impiego nella biblioteca. Poté così coltivare i suoi studi eruditi fino a diventare un grammatico famoso. Diede prova della sua preparazione enciclopedica negli scritti in prosa, fra cui i Pénakes (= «Quadri»), un vastissimo catalogo in 120 libri delle vite e delle opere degli autori antichi. La sua fama fu tuttavia legata soprattutto agli scritti in versi, che il poeta stesso raccolse in un corpus. Morì intorno al 240 a.C.
Un papiro del II secolo d.C. recentemente ritrovato in Egitto, contiene la descrizione del contenuto di ogni componimento di Callimaco compreso nel corpus: gli Aitia (= «le cause» o «le origini»), dove si trova il poemetto sulla Chioma di Berenice, assai famoso nel mondo antico, i Giambi, l'E'cale, gli Inni, gli Epigrammi e forse un poemetto, l'Ibis. Di tutto ciò possediamo solo frammenti.
Nella Chioma di Berenice il poeta ricorda con toni di grazia leggera, misti di frivolezza e di sentimento, l'offerta di un ricciolo di capelli, consacrato nel tempio di Afrodite dalla regina Berenice in occasione della partenza di Tolomeo Evergete per la guerra con la Siria, poi volato in cielo fra gli astri e riconosciuto dall'astronomo Conone di Samo nella nuova costellazione da lui di recente scoperta.
La poetica callimachea è il risultato di un'approfondita indagine erudita e di una sapiente elaborazione stilistica e formale, ma trae insieme ispirazione dall'immediatezza e freschezza dei sentimenti, da un sottile senso di humor, con effetti moderni e originali. Callimaco è il primo poeta che dichiari esplicitamente i principi ispiratori: si propone come fine l'arte per l'arte e crede nella sua autonomia dalla morale; preferisce essere poeta di pochi versi, attingendo alla perfezione formale, piuttosto che comporre un grande poema necessariamente imperfetto; sceglie temi inconsueti nell'intento di distinguersi, rifiutando tutto ciò che è volgare e impegnandosi in un processo di rinnovamento che lo portò a sostenere accese polemiche con poeti e letterati del suo tempo.
Grande è l'influenza esercitata per secoli sugli autori successivi: ispirò Catullo, Properzio Orazio, Virgilio, Ovidio; fu letto ed imitato dai Poliziano e dal Foscolo.

APOLLONIO RODIO
Apollonio nacque con ogni probabilità ad Alessandria d'Egitto all'inizio del III secolo a.C., ma fu chiamato Rodio perché dimorò a Rodi per un periodo della sua vita. Secondo la tradizione fu discepolo del poeta Callimaco; un papiro contenente la lista dei bibliotecari di Alessandria, lo ricorda direttore della Biblioteca; fu precettore, alla corte di Tolomeo Filadelfo, dell'erede al trono, il futuro Tolomeo III Evergete. Durante il soggiorno ad Alessandria coltivò studi filologici e grammaticali e svolse ricerche erudite ed antiquarie, formandosi una vasta cultura. Compose scritti grammaticali tra cui Contro Zenodoto, in cui si cimentava nell'esegesi omerica, criticando l'edizione dei due poemi epici, curata da Zenodoto. Scrisse inoltre poemetti in esametri sulla fondazione di alcune città; compose un'operetta in versi, il Canòbo, in cui raccontava il mito dell'eroe Canobo, timoniere della flotta di Menelao, e fors'anche trattava la fondazione della città omonima. Attese inoltre alla composizione della sua opera maggiore, gli Argonautica, la cui pubblicazione ad Alessandria diede origine, secondo la tradizione, alla polemica letteraria con Callimaco: a tale contrasto si attribuisce anche, forse infondatamente, l'esilio di Apollonio a Rodi. In realtà oscuri sono sia l'epoca sia il motivo del trasferimento del poeta. A Rodi Apollonio ottenne molti onori ed il diritto di cittadinanza e vi morì (230 ca. a.C.).
Gli Argonautica sono un grande poema, diviso in 4 libri, che raccontano l'impresa mitica degli Argonauti guidati da Giasone alla conquista del vello d'oro. L'opera mostra la grande erudizione di Apollonio: è intessuta di curiosità antiquarie, di interessi geografici ed etnografici, di indagini etiologiche e mitologiche; per queste caratteristiche si presenta come tipicamente ellenistica e risponde alle esigenze dei colti lettori dell'epoca. Apollonio sa tuttavia innovare, inserendo per la prima volta nel tema epico una vicenda d'amore: con attenta e moderna analisi psicologica, che raggiunge i toni della poesia, egli descrive nei particolari la storia d'amore di Medea dai suoi inizi e nel suo evolversi. Nonostante la condanna di Callimaco e dei suoi seguaci, gli Argonautica ebbero grande fortuna nell'antichità e in particolare nel mondo romano dove influirono sull'Eneide di Virgilio.

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