Esiodo

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Categoria:Greco

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Testo

ESIODO

A differenza di Omero, Esiodo è una realtà storica: è infatti esistito veramente, lui stesso ci dà indicazioni su di sé. L’unica indicazione temporale che abbiamo è una guerra, che però non sappiamo datare, per cui l’indicazione storica che lui ci dà non ci serve.
Dice di abitare ad Ascra, un piccolo villaggio in Beozia, famoso solo grazie a lui. Non sappiamo però se è nato lì: lui dice che il padre capitò lì venendo dalle colonie dell’Asia Minore. L’episodio più importante della sua vita fu quando partecipò ai Ludi Funebri di Anfidamante, eroe della guerra in Eubea per il possesso di un fiume. Esiodo recitò qualcosa e vinse la gara di poesia. Ma perché Esiodo, che parla male del suo piccolo paese, è stato chiamato in Eubea, che è un’isola più grande? Deve aver avuto, lui stesso o il padre, rapporti di qualche genere con quell’isola. Anfidamante muore in questa guerra, di cui non sappiamo la data precisa, è datata attorno al 700 a.C. Già gli antichi si erano posti il problema se è più antico Omero o Esiodo. Erodoto scrisse un’opera: “Agone fra Omero ed Esiodo”: li riteneva talmente contemporanei da farli gareggiare. Secondo altre teorie Esiodo è più antico di Omero: infatti Omero fa agire gli Dei, ma Esiodo li fa nascere (scrive una teogonia). Per logica, gli Dei devono nascere prima di agire, per cui deve per forza essere vissuto prima Esiodo. In ogni caso tutto questo discorso è assurdo: Omero non è mai esistito; inoltre non c’è bisogno di una Teogonia per fare agire gli dei, ma scrivendola Esiodo porta un sapere nuovo. È probabile che Esiodo abbia operato quando i poemi epici erano già strutturati.
Esiodo dice che il padre è venuto lì fuggendo l’odiosa povertà. Ma Ascra è in Beozia (a nord dell’Attica), è penosa dal punto di vista agricolo, montuosa, c’è poca produzione agricola e il commercio è dunque impossibile, anche perché le coste sono a picco sul mare, per cui non ci sono porti, e non c’è legname per costruire le navi. Vive sull’allevamento di ovini, che rende meno rispetto a quello di bovini, non arricchisce. Di conseguenza può sembrare assurdo che suo padre si sia trasferito lì per arricchirsi sfuggendo la povertà dall’Asia Minore, che per di più è ricchissima. Probabilmente il padre era un commerciante fallito; è impossibile però che un uomo sia partito da solo dall’Asia Minore per la Beozia, il viaggio potrebbe essere collegato con la seconda colonizzazione.
La prima colonizzazione era la calata degli Ioni e Eoli; con “seconda colonizzazione” si intende invece lo spostamento dalle zone occupate dai Greci verso la Magna Grecia; i Greci partivano anche dalle colonie per colonizzare nuove terre. Questo ci fa capire perché in Eubea chiamano un pastore dalla Beozia: il padre deve aver deciso di cercare fortuna con i colonizzatori in cerca di nuove terre. Miravano a viaggiare costeggiando la terra, facendo delle soste. Evidentemente si sono fermati in terra Greca, e alcuni gruppi si sono fermati in Eubea e in Beozia (altri magari si sono fermati più avanti). Questo spiega perché Esiodo poteva essere conosciuto in Eubea. Forse addirittura la famiglia di Anfidamante proveniva dallo stesso gruppo. Esiodo racconta il viaggio del padre che parte dall’Asia Minore e arriva ad Ascra. Parla del padre ma non di sé, e dice di non aver mai fatto viaggi per mare tranne che per l’Eubea, ma se era piccolo non lo può ricordare. Non parla di sua madre: se è nato lì, la madre è di Ascra; se è nato in Asia Minore, dato che non ne parla, potrebbe essere morta quando lui è nato o era piccolo. Ha un fratello, PERSE. È il nome di un Dio al quale il padre di Esiodo era molto fedele. Perse è una divinità dotata di sapienza, padre di Ecate, dea degli inferi (divinità asiatica: in Asia è un maschio). È un Dio molto potente, di cui Esiodo fa un elogio. Non si sa se il fratello sia maggiore o minore di Esiodo. Perse è il personaggio principale di Esiodo nell’altra sua opera, “Le Opere”, conosciuta come “Le Opere e i Giorni”. È il fratello scioperato di Esiodo, quando il padre muore lascia l’eredità ai due; non è chiaro se al momento di dividere l’eredità Perse abbia corrotto i governanti e si sia fatto assegnare più cose e alla fine ha perso tutto, oppure se al momento della decisione abbiano avuto entrambi ciò che spettava loro, ma Perse si è mangiato tutto il suo patrimonio e con una causa ha portato via una parte del terreno di Esiodo; in ogni caso invece di lavorare ha sciupato tutto. In certi punti viene visto come uno con tante ricchezze, però ingiuste e le sciupa subito. Perse viene chiamato frequentemente διος, aggettivo di tipo omerico che significa “divino”; ma se è corrotto perché lo chiama così? Una teoria interessante fa notare che nei codici è scritto tutto a lettere maiuscole: potrebbe essere non διος, ma Διος, cioè “figlio di Zeus”, o per il nome, oppure perché la famiglia vantava discendenze da un dio.
Opere di Esiodo
Delle opere di Esiodo ci sono giunte:
1. Teogonia
2. Le Opere e i Giorni (di cui lui ha scritto solo “Le Opere”, “I Giorni” è un’aggiunta)
Le altre opere a lui attribuite, ma che non abbiamo, sono:
1. Catalogo delle Eroine, diviso in “piccole Eoie” e “Grandi Eoie”. Questi ultimi non sono i titoli veri; vengono chiamati così da η οιοαηηcioè “colei che è”: così infatti cominciava ogni vicenda, passando da una all’altra. Per questo sono chiamati anche “Eee”. Sono due cataloghi, di cui il secondo è un’aggiunta, ne abbiamo solo alcuni frammenti.
2. Scudo di Eracle (imitazione dello scudo di Achille). Non abbiamo il testo, ed è difficile che sia giusto attribuirlo a lui. Gli è attribuito dalla tradizione perchè Omero presenta lo scudo di Achille, Esiodo lo scudo di Eracle; tuttavia è difficile che abbia parlato di un eroe come lui.

Esiodo presenta nelle sue opere il mondo dello sfruttamento delle conquiste, si vive una vita normale. Nelle “Opere” parla del LAVORO: è un mondo più limitato, con più rischi, non ricerca più la gloria, la felicità sta nell’avere ciò di cui vivere. La società è ORGANIZZATA, già divisa in contadini, pastori, artigiani, commercianti (Omero non mostrava specializzazioni). L’artigiano dà al contadino il suo lavoro, il lavoro è migliore perché fatto da persone specializzate. È una società STANZIALE che ha diviso i compiti: un ruolo conta sull’altro. Non parla tanto di schiavi: è povera, non c’è tanto lavoro da aver bisogno di schiavi.

La Teogonia
Parla delle generazioni degli Dei, delle varie fasi. Omero parlava degli Dei già organizzati. Con la Teogonia Esiodo ha vinto la gara di poesia ai giochi perché ha portato un sapere nuovo. I Greci non sapevano da dove venissero gli Dei, Esiodo porta questo sapere orientale, probabilmente appreso dal padre. Per la prima volta i Greci scoprono queste cose che li affascinano perché diverse. Questo spiega la vittoria.
La Teogonia si apre con un importante proemio dove ci sono due importanti elementi:
1. invocazione alle muse
2. dice per la prima volta di essere un poeta, c’è una sorta di investitura poetica.
Il poeta diventa una persona scelta dagli dei (le Muse), al quale queste dettano cosa deve scrivere. Più tardi il processo di “investitura” avviene attraverso i sogni. È interessante il fatto che le Muse, 9, abbiano dei nomi: è la prima volta che viene dato un numero e il nome alle Muse, in seguito 3 nomi cambieranno. Qui agiscono tutte insieme; in epoca Ellenistica, quando i nomi saranno consolidati, ogni Musa avrà un’arte in base al suo nome. Le Muse di solito si trovano sul Parnaso, dove c’è Apollo, il loro “capo”. Esiodo le chiama “Elicanie”, da “Elicania”, un monte della Beozia.
Un poeta definì la Teogonia come un lungo elenco di nomi: noioso. Ha vinto infatti per il contenuto, non per la forma (i verbi sono ripetuti, in particolare γενναω e τικτωττche significa in questo caso “generare”, non “partorire”). È una novità per chi l’ha sentita: per la prima volta le vicende degli Dei sono organizzate.
Il mondo nasce dal CAOS, una materia indistinta e disorganizzata. Si trasforma in COSMOS, organizzazione e armonia. Non si sa da cosa derivi il Caos: “ΚαοςΚεγενετο”, ci fu il Caos: è lui l’inizio; la terra non nasce dal Caos, semplicemente c’è, nasce la terra.
Dalla Terra nascono il buio Tartaro e Amore: Platone dice che Amore è uno dei primissimi Dei, se non il primo. È una forza civilizzatrice colossale. Più tardi si dirà che Eros è figlio di Afrodite. Poi dalla Terra nascono l’Erebo, la Notte, l’Aria e il Giorno. Da quelle divinità originarie nascono il buio e la luce. I Greci identificavano la vita con la luce, di conseguenza il buio coincideva con la morte: per questo non potevano concepire il Paradiso, c’era un’antitesi già in partenza. La terra genera a sé simile Urano, con le stelle. Come faceva il Caos, questa è una generazione spontanea dei contrari (Eraclito). L’idea della prima coppia Terra-Urano nasce dall’osservazione dell’Orizzonte, cioè dove la terra e il cielo si separano: di notte la linea è indistinta, terra e cielo sono uniti: è lì che si accoppiano e producono figli. Non è un incesto perché il cielo non è proprio figlio della terra, ma è il suo contrario che si separa dando origine alla prima coppia dominante ΓεαΓe Υρανος. Producono molti figli, fra cui il più importante è Chronos, cioè il tempo, l’alternarsi del giorno e della notte: il tempo non è più un’entità indistinta.
Fra gli Dei c’è Tea, o Rea: da FFFF(scorro), indica lo scorrere del tempo. La prima coppia è quella che domina: Urano non vuole essere spodestato dai figli, così li nasconde nel ventre della madre perché non nascano. La madre soffre, così si accorda con Chronos: gli dà una falce e di sera, quando Urano e la Terra si accoppiano, Chronos castra il padre. Non lo uccide, perché essendo un Dio è immortale, lo castra perché l’organo maschile è il simbolo del potere, in questo modo gli porta via il potere. Dopo aver castrato il padre, butta gli attributi nel mare, che si feconda e nasce Afrodite. Chronos comincia una nuova generazione con la sorella Rea; si tratta di un incesto, ma non possono fare altrimenti, anche nella Bibbia Eva ha solo due figli maschi. Anche Chronos non vuole essere spodestato, così ingoia i figli. Li ferma nel tempo, i figli sono fuori dal tempo, ma facendo così blocca anche se stesso. Esiodo dice che “Chronos sa che per lui è destino essere vinto da un figlio per volere del grande Zeus”: Zeus non è ancora nato ma Chronos sa che il suo destino è voluto da un figlio neanche nato. Questa apparente stranezza è giustificata dal fatto che se Zeus vince il tempo, la sua volontà è anche nel passato. Si può anche giustificarlo con l’ingenuità di Esiodo che non ha la concezione del tempo. Rea partorisce Zeus, lo nasconde e dà a Chronos una pietra da ingoiare. La pietra è immobile, dura: rappresenta un blocco dall’esterno. Quando Chronos vomiterà la pietra essa formerà il centro del mondo. Gli antichi confondevano tempo e luogo. Zeus dà origine alla terza generazione unendosi con sua sorella Era: questo matrimonio non genera però figli. Per i Greci l’incesto era il peggior peccato sessuale: consideravano incesto anche il matrimonio fra Ippolito, figlio di Teseo e di un’Amazzone, e Fedra, seconda moglie di Teseo.
Zeus ha il potere, preso con la violenza, e spodesta Chronos, il Tempo: il tempo va avanti per i mortali, ma il suo potere è αθάνατος, immortale. Zeus subisce attacchi dai Titani e dai Giganti, suoi zii: la violenza cerca di attaccare il nuovo potere, ma non riesce. Il potere vince. Da questo momento le 12 (numero magico) divinità fondamentali non cambieranno più.
Il mondo è nato con la violenza: la lotta è terminata con l’ultimo vincitore, Zeus. Si parla anche di un’altra moglie di Zeus, Meti (che significa moderazione, nessun eccesso); Zeus la ingoia e produce Δίκη, la giustizia. Grazie alla misura, nasce la giustizia: ora nel regno c’è giustizia con moderazione. Eris, la contesa, figlia di Urano e Gea, non è più al potere.
Gli Dei si succedono con la violenza: il mondo è dominato da una divinità, Eris. Ancora Zeus è assalito dai Titani e dai Giganti. Zeus prendendo il potere supera anche Chronos: passa da un mondo di lotta ad un mondo di pace. La lotta era sempre negativa, produceva dolore ecc., Zeus la supera: domina con giustizia e concordia fra gli Dei.

Le opere e i Giorni
È un POEMA SAPIENZIALE, consigli saggi che un uomo saggio dà ad un altro. Questo tipo di poema c’era in Oriente; con la Teogonia dall’Oriente portava le vicende, qui porta la composizione. Dà questi consigli al fratello. Nei due poemi sapienziali del mondo persiano che ci sono giunti, nei quali nel primo un re dà consigli al figlio, nell’altro un precettore dà consigli al figlio del re, in realtà il destinatario è fasullo. La novità sta nel fatto che Perse esiste veramente, non è un personaggio fittizio; Esiodo gli dà consigli su come vivere. Ai grandi ideali dell’Iliade e dell’Odissea si contrappone qui un mondo di assestamento, in cui l’unica aspirazione degli uomini è il benessere economico (ideale più basso della gloria). Zeus in un momento di rabbia ha punito gli uomini condannandoli al lavoro. Lo stesso fatto è presente nella Bibbia (la cacciata dal Paradiso Terrestre), dove però l’uomo ha una colpa. Il lavoro è l’unico mezzo per ottenere qualcosa dalla vita. Gli ideali si ristringono: la Beozia non ha nemmeno la risorsa del commercio: la sua economia è quasi di sussistenza. La vita è povera: la massima aspirazione è avere qualcosa in più da mettere da parte. Il lavoro è l’unica possibilità per raggiungere la “felicità”. La si raggiunge tramite l’onestà. Esiodo distingue due Eris:
• una cattiva, presente nella prima fase degli dei (ne è rimasta un po’ in Zeus che condanna gli uomini) e nel mondo degli uomini, dove è sempre in agguato, e porta ad arricchirsi non con il lavoro, ma con la truffa
• una buona, la contesa che fa migliorare, la concorrenza.
L’Eris cattiva non solo rovina il singolo, ma contagia tutta la società: non c’è giustizia nel lavoro.
L’Eris buona è l’invidia per il vicino che guadagna lavorando, si cerca di imitarlo per valere di più.

Perché gli uomini sono stati condannati al lavoro? Quando i Titani hanno attaccato l’Olimpo, Prometeo si è schierato con Zeus. A questo punto ci sono due versioni:
• Prometeo si divertiva a prendere in giro Zeus
• Zeus si è arrabbiato per conto suo
In ogni caso Zeus toglie la luce agli uomini, Prometeo, loro protettore, ruba la luce ad Efesto e la riporta agli uomini. Da qui si hanno:
1. la punizione di Prometeo
2. la condanna al lavoro degli uomini.
Tutto ciò indica che la rabbia esiste ancora. Questo fatto è presente anche nella Bibbia, dove però è una punizione del condannato, l’uomo ha commesso un peccato per cui è stato punito. Qui gli uomini non ne possono niente. Il Paradiso terrestre corrisponde all’età dell’oro (o di Saturno), all’epoca prima della condanna dell’uomo al lavoro. Gli uomini vengono cacciati per una loro colpa nella Bibbia, per un atto di sdegno nel mito greco, per un atto di bontà secondo Virgilio: la difficoltà serve infatti a darci soddisfazione una volta superata, per poterci progredire. Non potendo conciliare i miti, Esiodo dopo questo attacca il mito di Pandora. Gli Dei tengono nascosti agli uomini i mezzi della vita.
Zeus è irato nel suo cuore χολωσάμενοςχ(sdegnato) perché Prometeo l’ha ingannato. Esiodo collega le due versioni: Zeus si arrabbia sia perché Prometeo lo ha deriso sia perché gli ha rubato il fuoco. Si arrabbia tantissimo e lo punisce. Vuole punire anche gli uomini, suoi protetti: li punisce con Pandora.
Dice, prendendoli in giro, che la sventura che subiranno gli piacerà: infatti si tratta della donna (come Eva). Il nome Pandora significa tutti i doni. La fa costruire da Efesto, bellissima come le dee. Atena le insegna a tessere e a ricamare (lavori femminili). Afrodite la rende affascinante, tormento delle passioni amorose. Il suo carattere è ingannevole, l’animo di cane (negativo). Ermes le infonde la menzogna. Ogni Dio le dà un dono che sia rovinoso per gli uomini. Epimeteo (vuol dire che valuta dopo, cioè cretino), fratello di Prometeo, porta Pandora agli uomini, senza ascoltare il fratello che gli aveva detto di non accettare doni di Zeus che saranno disgrazia per gli uomini. Gli uomini aprono il vaso di Pandora e ne escono tutti i mali; lo chiude, ma rimane solo la speranza. Fra gli altri mali ci sono le malattie, alle quali Zeus ha tolto la parola: infatti attaccano in silenzio.

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