Eschilo

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Testo

ESCHILO

Era nato nel Demo attico di Eleusi nel 525 a.C. circa.
La poetica di Eschilo è caratterizzata da ansia religiosa, una predilezione per lo stile sublime, aulico, per le composizioni grandiose, per i periodi ampi, per le metafore (anche quelle più audaci). Per lui ogni evento eccezionale era un segno della volontà divina e questa equivale all’ordine su cui poggia l’universo, ma non è altro che , somma giustizia. Somma ,,,, per Eschilo è Zeus: lo celebra, perché questo aveva istituito quell’ordine, indaga la giustizia divina e i suoi misteri e li rappresenta con passione e tormento. Eschilo è il poeta tormentato da questa giustizia. Per questo spirito religioso alcuni lo ritennero un adepto dei Misteri eleusini, ma la sua religiosità è diversa, è solare, seppure tormentata. Fu anche accusato di aver svelato questi misteri, ma fu assolto perché non poteva esserne a conoscenza se non vi apparteneva. Aristofane dice di lui che è un uomo altero, sdegnoso, intransigente, animato da una fede incrollabile nella aaaa, da un grande amore per Atene e le leggi e una fede nelle istituzioni.
Si sa che suo fratello partecipò alla battaglia di Maratona e lui forse a quella di Salamina. In ogni caso, egli opera nel contesto delle Guerre Persiane. Il fatto che tutti i Greci siano uniti nel difendere la patria contro i Persiani segna l’inizio della presa di coscienza di appartenere ad un solo Stato, non più a tante . Si dice che il 480 a.C. abbia legato i tre grandi tragediografi greci: Eschilo pare partecipò alla battaglia di Salamina, Sofocle compose e cantò il peana per la vittoria ed Euripide nacque proprio il giorno della battaglia.
Eschilo non partecipò alla vita politica, ma dalla sua opera si evince che si interessava a ciò che accadeva. Nel 510, quando Eschilo aveva l’età di 15 anni, fu deposto il tiranno Ippia e fu istituita la democrazia che basava tutto su giustizia e leggi. Nel 490 a.C. aveva 35 anni e nella battaglia di Maratona assistette ad uno spettacolo che lo coinvolse notevolmente: la piccola Atene resistette agli eserciti dell’invasore. Nel 480 a.C., a 45 anni, partecipò alle battaglie di Artemisio, Salamina e a quella di Platea nel 479 a.C. Ebbe modo di osservare che le armi dei Greci guidati dalla giustizia di Zeus sbaragliarono l’esercito più grande del mondo (quello di Serse). A questi eventi prestò attenzione anche dal punto di vista politico, infatti difese l’istituzione del tesoro della Lega delio-attica (per difendere la Grecia).
Convinto dell’eroismo degli Ateniesi, nel 472 a.C. compose i “Persiani” in cui celebrava la vittoria a Salamina e, indirettamente, Temistocle. La tragedia fu una presa di posizione a favore di quest’ultimo, statista che fu poi mandato in esilio e che già stava per tramontare politicamente.
Ebbe come corega il giovane Pericle del partito democratico (per Frinico lo era stato Temistocle, dunque i due poeti erano schierati anch’essi dalla parte dei democratici). Successivamente lasciò Atene su invito di Ierone (tiranno di Siracusa), e andò lì, dove compose le “Etneae” per celebrare la rifondazione di Catania (che allora si chiamava Etnea). Per compiacere i Siracusani che volevano festeggiare le loro vittorie a Imera nel 480 sui Cartaginesi e a Cuma nel 474 contro gli Etruschi, fece rappresentare i Persiani a Siracusa. Lì ebbe inoltre modo di frequentare il commediografo Epicarpo, i lirici Simonie, Pindaro e Bacchilide.
Il rapporto tra Eschilo e l’attualità si trova nelle “Eumenidi” (terza tragedia dell’”Orestea”): Oreste, dopo aver ucciso la madre, è perseguitato dalle Erinni e si rifugia ad Atene, dove viene assolto dal tribunale istituito da Atena, l’areopago (=collina di Ares). Questo aveva la funzione di giudicare i delitti di sangue ed esisteva ancora ai tempi di Eschilo. Fino al 462 a.C. questo aveva promosso una politica moderata, ma non popolare (agiva a vantaggio di cavalieri, zeugiti ed ex-arconti).Si era successivamente arrogato anche poteri politici. Il radicale Efialte aveva condotto una politica per spogliare l’areopago delle competenze acquisite e ridurlo a quella iniziale.
Dopo la rappresentazione dell’”Orestea”,in Grecia, Eschilo tornò in Sicilia, a Gela e nel 456 morì. Plutarco in un’operetta, “L’esilio”, riporta un epitaffio che pare Eschilo avesse scritto per la sua tomba: “Questo monumento di Gela ricca di bionde messi accoglie le spoglie di Eschilo d’Euforione ateniese: il suo valore può dirlo per esperienza il bosco glorioso di Maratona e il Medo dai lunghi capelli”. Si evince il fatto che Eschilo evidenzia il fatto del soggiorno in Sicilia e tiene all’orgoglio ateniese e al suo valore di eroe.
Secondo il lessico SUDA (testo di ampia consultazione), scrisse 90 drammi, di cui noi abbiamo titoli di 79 tragedie e 7 tragedie intere, di cui una di dubbia autenticità (il “Prometeo legato). Tra i molti frammenti abbiamo i resti di due drammi satireschi: i “mmmmmmmmmm” (= “Pescatori con la rete”), papiro che ci appartiene dall’inizio di questo secolo, e i “”””””””””””””””””””” (= “Visitatori dell’Istmo), papiro di Ossirico.
Bruno Snell dice che al centro del teatro di Eschilo c’è il problema dell’azione in sé, della colpa e della responsabilità dell’agire e il castigo. In opposizione Nietzsche dice che la tragedia greca era solo eeeee, nel senso di “sentire dentro”, che può essere una sensazione buona o cattiva.
Eschilo rappresenta il dolore, egli si chiede perché l’uomo soffre e da dove provenga il suo dolore: se deriva dal fatto che l’uomo sa che è destinato a soffrire e a morire o viene da un errore originario che l’umanità ha dovuto scontare? Questo errore per il mondo greco antico fu quello di Prometeo, che rubò a Zeus il fuoco per darlo agli uomini, precedentemente puniti dagli dei. Oppure all’interno della dolorosa condizione umana c’è uno spazio del quale l’individuo è completamente responsabile? Oltre a subire, agisce di sua iniziativa? Se sbaglia di sua iniziativa, perché lo fa? Come è possibile evitare gli errori? E dopo che ha sbagliato è giusto che paghi solo lui o il castigo deve colpire anche i suoi discendenti? Per rispondere a questi interrogativi Eschilo ha creato una tragedia nuova rispetto alle altre degli autori precedenti: è basata sulla ricerca di risposte. Non ha tradotto in azione una teodicea organica, è una tragedia dei tentativi di dare risposte, senza la presunzione di dare dogmi. (Teodicea = ooooooooooooo, dio e giustizia, termine coniato nel ‘700 dal filosofo Liebenitz, che indica una parte della filosofia che tratta della presenza del male e del bene nella vita umana. Questa disciplina tratta problemi molto più antichi del termine stesso.). Il teatro di Eschilo è la ricerca di una teodicea che spieghi come ciascun individuo sia responsabile di ogni sua azione. In questa ricerca Eschilo ha attinto, tranne che nei “Persiani” che trattavano un argomento a lui contemporaneo, dai racconti epici. Si è ispirato anche ad elementi etici antichi: la fede incrollabile nella giustizia fondata sul senso della misura di Archiloco propria della filosofia delfica; al nesso causa-conseguenza di sazietà>tracotanza>acciecamento>punizione di Solone; ha spesso ribadito che chi agisce subisce, una sorta di lex taglionis del codice di Hammurabi; ha ripetuto che chi soffre apprende, dunque il ooooooooooo di Alcmane. Ribadisce che la divinità, quando punisce, non lo fa per una severità fine a se stessa, ma tramite il castigo insegna all’uomo il giusto e gli dimostra la propria benevolenza. E’ fermamente convinto che alla fine trionfa la giustizia. Si chiese, inoltre, com’era possibile rappresentare in una tragedia il destino che lega più generazioni: da qui nacque il filo trilogico.
Nelle tragedie di Eschilo il coro ha un grande spazio, anche se con il tempo passerà in secondo piano; i personaggi sono due, a volte tre come nell’”Orestea”. Eschilo non delinea psicologicamente i propri personaggi: solo Eteocle, Clitennestra e Prometeo assomigliano a dei veri personaggi, tuttavia sono anch’essi dei monoliti. Eteocle ha una personalità inflessibile; Clitennestra è una donna pronta a tutto, anche ad uccidere marito e figlio, è una donna virile; poco più complessa è la figura di Prometeo, testardo ma impotente di fronte alla grandezza di Zeus.
Eschilo è un maestro anche nelle metafore. La rete, ad esempio, è una metafora ricorrente: essa è il drappo che avvolge Agamennone quando Clitennestra lo uccide; gli Argivi nell’assedio di Troia sono maglie di una rete; è il corpo di Agamennone trafitto dalle spade; la schiavitù di Cassandra, destinata a non essere mai creduta; l’inganno di Clitennestra a Oreste e quello di Oreste a Clitennestra; infine è il cerchio delle Erinni attorno ad Oreste. Le metafore sono suggerite dal mare o dalla campagna.
La struttura metrica è abbastanza regolare: Eschilo scrive in trimetri giambici, dimetri anapestici e tetrametri trocaici puri.
Eschilo presenta innovazioni sceniche che precorrono Euripide: tra queste, l’ascolto a parte (i personaggi ascoltano ciò che accade sulla scena ma non sono visibili al pubblico), il riconoscimento, l’inganno, l’alterazione dei messaggi da parte di chi li riferisce, il capovolgimento dell’azione (il pubblico si aspetta che succeda qualcosa, ma poi accade il contrario) e il fatto che ciò che accade nel palazzo viene spesso riferito dai dipendenti.

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