Discorso di Socrate, Platone

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Testo

DISCORSO DI SOCRATE:
“O Socrate,un demone possente. Infatti ogni essere demonico si trova a metà fra uomo e dio.” “E quale proprietà ha?” dissi io (Socrate). “Di essere interprete e intermediario agli dei delle cose dagli uomini e agli uomini delle cose dagli dei, degli uni preghiere e sacrifici, degli altri gli ordini e le ricompense per i sacrifici, trovandosi nello spazio intermedio fra gli uni e gli altri lo riempie completamente così che il tutto rimanga connesso con se stesso. Per mezzo di questo procede tutta la mantica e l’arte dei sacerdoti per quel che riguarda i sacrifici, le iniziazione misteriche, gli incantamenti, tutta la divinazione e la magia. Il dio non si mescola all’uomo ma per mezzo di questo (il demone) gli dei hanno ogni contatto e dialogo con gli uomini, sia da svegli sia nel sonno; e colui che è sapiente in questo genere di cose è un uomo demonico, invece chi è sapiente d’altro esercita una diversa arte o un mestiere qualsiasi non è che un manovale. Questi demoni sono numerosi e d’ogni genere, uno di questi è anche Amore.” “E suo padre e sua madre chi sono?” chiesi io. È piuttosto lungo da raccontare, ma te la racconterò ugualmente. Quando nacque Afrodite, gli dei si trovavano a banchetto e insieme agli altri anche Poros, figlio di Metis. Dal momento che avevano finito di pranzare, giunse Penìa per chiedere l’elemosina dal momento che c’era abbondanza di cibo, era sull’uscio. Dunque Poros ubriaco di nettare, infatti il vino non c’era ancora, uscito nel giardino di Zeus dormiva sopraffatto dal peso. Dunque Penìa tramando di concepire un figlio da Poros a causa della sua mancanza di mezzi, gli si stese al fianco e concepì Eros. Per questo Amore è seguace e ministro di Afrodite, essendo stato concepito il giorno della sua nascita, e inoltre essendo per natura amante del bello e Afrodite è bella. Dunque, per il fatto che Amore è figlio di Poros e Penìa, si trova in questa condizione. Per prima cosa è sempre povero, e è ben lungi dall’essere delicato e bello, come i più se lo figurano, anzi è grossolano, mezzo selvatico, sempre scalzo, vagabondo, sta sempre buttato in terra e senza giaciglio, dorme all’aperto davanti agli usci e nelle strade, perché ha la natura della madre, sempre compagno di casa dell’indigenza. Ma da parte del padre è uno che tende insidie a ciò che è bello e buono, essendo di natura virile, audace, violento, gran cacciatore, sempre occupato a tessere qualche trappola e desideroso di intelligenza e pieno d’espedienti, tutta la vita dedito al filosofare, abilissimo imbroglione, esperto di veleni e sofista; inoltre né è per natura immortale né mortale, ma a volte nello stesso giorno fiorisce e vive, quando le cose gli vanno bene, a volte invece muore ma di nuovo torna a vivere per la natura paterna, sempre scorre via la ricchezza che si procura, così che Amore non è povero né ricco, e allo stesso modo si trova nel mezzo fra sapienza e ignoranza. Le cose infatti stanno così. Nessun dio si dedica alla filosofia, né ambisce a diventar sapiente, infatti lo è, e nemmeno alcun altro sapiente non si dedica alla filosofia. Nemmeno gli ignorati si dedicano alla filosofia né ambiscono a diventare sapienti; proprio in questo aspetto infatti l’ignoranza è un male, per il fatto che colui il quale non è né bello né buono né saggio crede che non ha bisogno di nulla. Certamente chi non ritiene di essere in difetto non desidera ciò di cui non pensa di avere bisogno.” “Chi sono dunque” dissi io “o Diotima, coloro che praticano la filosofia se non sono né i sapienti né gli ignoranti?” Disse “Ma è chiaro ormai anche a un bambino, che sono quelli che stanno in una posizione intermedi, fra i quali ci sarebbe anche Amore. La sapienza infatti è tra le cose più belle, e Amore ama le cose belle, ne consegue necessariamente che Amore è filosofo, e dal momento che è filosofo sta fra il sapiente e l’ignorante. Causa per lui anche di queste cose è la nascita; infatti il padre è sapiente e pieno di estro; la madre invece non è sapiente ma bisognosa. O caro Socrate, tale è la natura di questo demone; per quanto riguarda quello che tu credevi che fosse Amore, non ti è capitato nulla di straordinario. Tu pensavi infatti, come mi sembra giudicando da quelle cose che dici, che Amore fosse ciò che è amato, non ciò che si ama; per questo ti sembrava così bello Amore. Infatti chi è amato è davvero bello, seducente, perfetto, degno di ogni felicita; colui che ama invece ha tutt’altra configurazione, un aspetto tale e quale io l’ho descritto.

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