Archiloco

Materie:Appunti
Categoria:Greco

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Testo

Sara Cococcia I C
ARCHILOCO
Lo scudo:
in questo frammento è presentata un’antitesi al classico ideale guerriero che vede il vero eroe sul campo di battaglia fino alla fine, pur di non perdere il proprio onore. In questi versi, infatti, il poeta presenta una fuga, durante la quale viene addirittura abbandonato lo scudo, considerato sacro dai Greci, pur di salvarsi la vita. Molto curiosi sono gli ultimi due versi ai quali si può dare una duplice interpretazione: un’ironica e una più profonda.
La prima, forse più immediata, sottolinea il distacco del soldato dal mondo degli eroi, egli non si cura del suo onore, ma della vita, che è più preziosa di qualsiasi cosa, anche di un oggetto sacro.
La seconda, invece, potrebbe intendere questi versi come un incoraggiamento nei confronti dei soldati che sono fuggiti dal campo di battaglia, affinché ritornino mettendo da parte la vergogna e dimostrando il loro valore.

Autoritratto:
questa presentazione molto breve, ma altrettanto significativa, potrebbe descrivere non solo il poeta stesso ma tutto il suo gruppo: una compagnia di ventura che si dedicava alla poesia. È infatti apprezzabile un netto contrasto di tema tra il primo verso dedicato al legame con il dio Ares e il secondo nel quale vi è un richiamo alle muse. Sembra quasi esserci un’aspra lotta nell’animo del poeta conteso tra le divinità e la sua volontà probabilmente volta verso l’arte.

Una lancia per amico:
un altro titolo potrebbe essere dato a questo passo: la solitudine. Queste poche parole descrivono la desolazione e lo smarrimento di un soldato che si ritrova a bere e mangiare in compagnia della sua sola lancia, come se volessero spiegare quanto, in realtà, in guerra le amicizie e le conoscenze non contino realmente, perché quando sei davanti al nemico gli altri non pensano a te, ma solo a loro stessi.
Questi versi, però, potrebbero anche indicare un grande senso del dovere da parte del poeta e dei suoi compagni che rimagono legati al loro strumento di lavoro in ogni azione della loro vita, anche la più banale.

Simposio di marinai:
questi versi raccontano un simposio, probabilmente di un gruppo di uomini rimasti svegli per la veglia notturna. Si noti come l’autore insista sul bere, invitando il coppiere a dar da bere fino all’ultima goccia presente negli orci e i convitati a non rimanere sobri per nessun motivo. Da queste poche parole si può notare come nel mondo greco le bevute collettive tra uomini fossero comuni e approvate dai più.

Il rapporto con la ricchezza:
come sempre Archiloco, anche in questi versi, parla in prima persona. Questa volta, però, l’argomento trattato non riguarda guerre, questioni d’onore o desideri sfrenati, ma la moderazione del desiderio e in particolare in quello di ricchezza. Secondo il poeta, infatti, non bisogna peccare di cupidigia, ma bisogna riconoscere il giusto mezzo per avere desideri più giusti lontani dall’invidia e dalla tirannide.

Piccolo comandante, grande coraggio:
in questi versi Archiloco sconvolge i canoni classici della καλοκάγαθια affermando di preferire un generale brutto e magari anche con delle malformazioni ma coraggioso ad uno solamente orgoglioso e superbo. In questo modo sottolinea il punto di vista di un soldato semplice che non giudica i suoi superiori dall’aspetto ma per il loro valore e sopporta a malincuore la sottomissione ad un uomo non sufficientemente coraggioso.

Esortazione:
è una chiara descrizione dell’idea di misura tipica del poeta che preferisce non lasciare troppo sfogo ai sentimenti per non gioire e non lamentarsi quando ciò non è strettamente necessario, perché un uomo deve essere padrone di se stesso e non deve lasciarsi sopraffare dalle passioni. Il cuor di un soldato, però, pur dovendosi controllare, non deve mai essere straziato da dolori insanabili, ma si deve sempre risollevare e difendere: è come se in questi versi volesse ricordare gli ideali di onore finora fatti passare quasi in secondo piano.
Per questo brano il poeta potrebbe anche essersi ispirato ad Omero.

Avvisaglie di tempesta:
paura, dubbio, incertezza, questi i sentimenti che tagliano l’atmosfera di questi versi ricchi di πάθος che preparano ad uno scontro per mare reso ancora più inquietante dalla tempesta che simboleggia la stessa battaglia e lo sconvolgimento che porta inevitabilmente con sé.

L’eclissi del 648 a.C.:
questi versi presentano lo stupore e l’incredulità di un antico greco di fronte ad eventi straordinari come un’eclissi durante la quale il giorno e la notte vengono a confondersi e sovrapporsi, entrando uno nel territorio dell’altro, rompendo quella ciclicità del tempo che era tanto protetta dai filosofi. Gli strumenti posseduti dal poeta possono portarlo a trovare le risposte alle sue domande nella sola religione, inventando magari miti che spieghino l’accaduto, ma rimanendo sempre con l’amaro gusto della consapevolezza di non poter sapere la verità.

Passionalità:
ispirandosi ad Omero e utilizzando topos della letteratura amorosa, Archiloco scrive versi che saranno ripresi anche dalla grande Saffo.
In poche righe il poeta riesce a coinvolgere il lettore rendendolo quasi spettatore del suo tormento, come se potesse vedere e toccare con mano quel senso di smarrimento, quella sensazione di essere stato rapito dalla nebbia e di non sapere più né la propria identità, né dove ci si trova.

Ferite d’amore:
il dolore e la disperazione per un amore non corrisposto sono come una lancia che trafigge il petto di chi legge, come se prendesse parte alla scena, infelice come il poeta. Anche nell’amore sono gli dei a decidere la nostra sorte, dobbiamo affidarci a loro che tengono tra le loro mani il soffio della nostra vita come una nave in balia della tempesta.

L’amore molesto:
in questo frammento, il più lungo a noi pervenuto, Archiloco utilizza il discorso diretto, forse per rendere il lettore un po’ più partecipe alla scena. L’argomento trattato è l’amore, ma non quello sublime e delicato che si può apprezzare leggendo le poesie di Saffo, ma quello quasi violento, nato dalla costrizione di una ragazza non consenziente. In questi versi viene messo in primo piano anche il valore del fiore delicato della verginità, troppo presto gettato da Neobule, sorella maggiore della fanciulla. Il poeta non si risparmi di certo i particolari della scena, non troviamo allusioni velate, ma affermazioni molto chiare e dirette.

Consolazione:
scritti in occasione di un lutto cittadino, questi versi dovrebbero essere stati scritti per consolare un amico affitto e per colmare un po’ quel vuoto che si era venuto a creare in lui. Il discoso è comunque scritto con una nota di fatalità, collegato sempre al fatto che non si può cambiare il volere degli dei che tutto possono e tutto decidono. È un clima di rassegnazione, in cui bisogna solamente avere la forza di restare in piedi e di proseguire la propria vita senza lasciarsi risucchiare dal vuoto che si crea in noi quando siamo in lutto.

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