le proposizione subordinate

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Testo

LE PROPOSIZIONI SUBORDINATE
LE SUBORDINATE AVVERBIALI
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Le subordinate avverbiali arricchiscono la reggente, svolgendo la stessa funzione dei complementi indiretti e degli avverbi.
Restaurando il palazzo è stato scoperto un affrescoDurante il restauro del palazzo è stato scoperto un affresco.
LE SUBORDINATE TEMPORALI
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
Ho salutato Gianni prima di partire.
Le proposizioni temporali, come dice il loro nome, servono ad esprimere un rapporto di tempo. Esse rispondono infatti a una di queste domande: quando...? per quanto tempo...? da quanto tempo...? fino a quando...?
Se analizziamo la proposizione temporale che figura nell'esempio, vediamo che essa è costituita di due elementi:
1. Un certo fatto (partire). Possiamo chiamarlo fatto di riferimento. È in rapporto ad esso, difatti, che comprendiamo quando avviene il fatto indicato nella reggente, che chiamiamo fatto principale.
2. Una certa relazione di tempo (prima di) fra il fatto principale (l'ho salutato) e il fatto di riferimento.
Possiamo allora illustrare in questo modo il funzionamento della proposizione temporale:
Comprendiamo chiaramente dallo schema che l'azione di salutare, nel nostro esempio, precede nel tempo l'azione di partire. Prima, dunque, si saluta, poi si parte.
Dunque, la proposizione temporale serve ad indicare quando avviene il fatto presentato nella reggente, mettendolo in una certa relazione di tempo con un altro fatto, presentato nella subordinata.
Nell'esempio precedente, il fatto espresso nella principale avveniva prima di quello espresso nella subordinata. Ma in altri casi, esso può avvenire contemporaneamente o dopo. Possiamo distinguere, perciò, tre fondamentali rapporti di tempo espressi dalle temporali:
1. anteriorità. Il fatto principale (reggente) avviene prima del fatto di riferimento (temporale). Ad esempio:
Ascolta la radio prima di cenare.
Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di anteriorità, puoi provare a riscrivere le frasi che stai esaminando nel modo che segue, controllando che non cambi il senso originario:
prima
+
subordinata temporale
poi
+
reggente
prima
ascolta la radio
poi
cena
2. contemporaneità. Il fatto principale (reggente) avviene nello stesso tempo del fatto di riferimento (temporale). Ad esempio:
Ascolta la radio mentre cena.
Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di contemporaneità, puoi riscrivere le frasi che stai esaminando inserendo fra reggente e subordinata temporale l'espressione nello stesso tempo in cui. Ad esempio:
Ascolta la radio nello stesso tempo in cui cena.
La contemporaneità fra fatto principale e fatto di riferimento è spesso soltanto approssimata. In molti casi, il significato è infatti di «un istante dopo», più che di una effettiva simultaneità, come si vede nell'esempio: Quando lo vide, restò sorpreso. Per evidenziare che vi è una vera e propria simultaneità, si usano le locuzioni nello stesso momento in cui, proprio nell'istante in cui.
3. posteriorità. Il fatto principale (reggente) avviene dopo il fatto di riferimento (temporale). Ad esempio:
Ascolta la radio dopo che ha cenato.
Per essere sicuro di trovarti di fronte a un rapporto di posteriorità, puoi provare a riscrivere le frasi che stai esaminando nel modo che segue, controllando che non cambi il senso originario:
prima
+
subordinata temporale
poi
+
reggente
prima
cena
poi
ascolta la radio
Si è detto che nella principale e nella temporale sono indicati dei fatti, che stanno in una certa relazione di tempo, possono essere momentanei oppure durativi. Ad esempio:
durativo
momentaneo
Mentre lavorava nell'orto
,
udì un rumore.
I fatti riportati nella reggente e nella subordinata possono avere la stessa qualità temporale (sono entrambi momentanei o entrambi durativi), o qualità temporale diversa. Ne risultano differenti combinazioni, come si vede qui sotto:
REGGENTE
SUBORDINATA TEMPORALE
(momentaneo)
Depose l'ombrello
nel momento in cui entrò
(momentaneo)
(durativo)
Stava leggendo
quando suonarono alla porta
(momentaneo)
(momentaneo)
Entrò nella sala
mentre ballavano
(durativo)
(durativo)
Luca scriveva
mentre Paola leggeva
(durativo)
(durativo)
Esitava a lungo
prima di tuffarsi
(momentaneo)
(momentaneo)
Dopo aver sparato
si tormentò per molti giorni
(durativo)
La diversa natura temporale dei fatti non pone problemi, comunque, per quanto riguarda l'accertamento dei rapporti di anteriorità, posteriorità e contemporaneità. Difatti:
• un evento momentaneo può precederne uno durativo (dopo aver sparato, si tormentò per molti giorni)
• un evento durativo può precederne uno momentaneo (esitava a lungo prima di tuffarsi)
• un evento momentaneo può essere contemporaneo a un evento durativo (esitava a lungo prima di tuffarsi)
• un evento momentaneo può essere contemporaneo a un evento durativo (che era già in corso prima, e si prolunga spesso anche dopo) solo per un piccolo segmento di tempo, come mostra lo schema:
fatto momentaneo
fatto durativo
entrò







ballavano
Qualche incertezza può nascere quando al proposizione temporale è introdotta da finché, sino a che, fin quando, da, da quando. In generale, in questi casi, possiamo riconoscere delle relazioni di contemporaneità, come si illustra qui sotto.
a. contemporaneità far due eventi durativi: per tutto il tempo in cui dura l'uno, dura anche l'altro. Ad esempio: Lavorò finché ebbe forza;
b. contemporaneità fra l'inizio di un evento durativo e l'inizio di un altro evento durativo. Ad esempio: da quando fuma, non sta bene (da quando ha iniziato a fumare ha iniziato a non stare bene)
c. contemporaneità fra un evento momentaneo (temporale) e l'inizio di un evento durativo (reggente). Ad esempio: Da quando ha ricevuto la tua lettera, non pensa che a te
d. contemporaneità fra la fine di un evento durativo (reggente) e un evento momentaneo (temporale). Ad esempio: Continuò a bere sinché crollò a terra (il momento in cui ha finito di bere coincide con il momento in cui è crollato a terra).
Oltre ad essere momentaneo o durativo, un fatto può anche presentare un'altra caratteristica temporale: avvenire una sola volta (singolativo) o ripetersi più volte nel tempo (iterativo). Ad esempio: Quando il commissario uscì, si misero a chiacchierare. (singolativo: avviene una volta sola)
Quando il capufficio usciva, si mettevano a chiacchierare. (iterativo: si ripete in una serie di occasioni simili)
Le proposizioni temporali si presentano in svariate forme, a seconda della relazione di tempo che esprimono.
1. Relazione di anteriorità
o Temporali in forma esplicita. Sono introdotte da prima che. Il verbo è al congiuntivo. Ad esempio:
Prima che arrivi, mettiamo in ordine
o Temporali in forma implicita. Sono introdotte da prima di, cui segue l'infinito. Ad esempio:
Ripassa le lezioni prima di andare a scuola. Il soggetto «nascosto» della subordinata, come al solito, deve essere lo stesso della reggente.
2. Relazione di contemporaneità
o Temporali in forma esplicita. Sono introdotte da quando, allorché, come, al tempo in cui, nel momento che, non appena, ogni volta che, tutte le volte che. Ad esempio:
Quando è arrivata, sono uscito. Ogni volta che arriva tardi, lo sgrido.
Si trova anche (quando il fatto espresso nella reggente è durativo) fino a che, finché, fin quando, da, da quando, mentre, per tutto il tempo che.
Il verbo è all'indicativo. Ad esempio:
Da quando faccio lunghe passeggiate, mangio più volentieri.
o Temporali in forma implicita. Si usa il gerundio presento o in + infinito. Ad esempio:
Uscendo di casa, l'ho incontrato.
Si trova anche la costruzione al o sul + infinito, in frasi riferite a eventi naturali. In questi casi il soggetto della subordinata è diverso da quello della reggente (diversamente da quello che succede di solito nelle implicite). Ad esempio:
Al sorgere del sole, andremo a pesca.
3. Relazione di posteriorità
o Temporali informa esplicita. Sono introdotte soprattutto da dopo che. Il verbo è all'indicativo. Ad esempio:
Dopo che si fu lavato, fece colazione.
Si usa talvolta il congiuntivo, per indicare un fatto incerto, ipotetico. Ad esempio:
Potranno rivedersi dopo che si siano appianati i loro contrasti. (non è certo che si appianeranno)
o Temporali in forma implicita. Si usa il participio passato, spesso preceduto da una volta. Ad esempio
(Una volta) Risolte le attuali difficoltà, potremo risanare l'azienda.
Si incontrano anche costruzioni come questa:
Finito che ebbe di lavare i piatti, si riposò.
Le proposizioni temporali possono esprimere un argomento principale, quando l'indicazione di tempo è richiesta dal verbo. Ad esempio:
che cosa inizierà?
quando?
La gara automobilistica
inizierà
non appena cesserà la pioggia
LE SUBORDINATE CAUSALI
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
La strada è interrotta perché stanno facendo dei lavori.
La proposizione causale è una proposizione dipendente che indica la causa di ciò che è descritto nella reggente. Ha perciò la stessa funzione del complemento di causa.
Se nella proposizione causali si indica a causa, nella reggente si indica l'effetto o la conseguenza, ossia ciò che succede come risultato di quella causa.
causa
provoca
effetto
Quello rappresentato è l'ordine logico «naturale» degli avvenimenti. La causa, infatti, viene sempre prima del suo effetto, che è quanto essa provoca. Nella costruzione del periodo, però, quest'ordine di successione può anche essere capovolto, come si è accennato all'inizio. Se si vuole evidenziare soprattutto l'effetto, si comincia dalla causa, ponendo l'effetto in posizione finale (è questa di solito la posizioni più informatica della frase). Se invece si vuole evidenziare soprattutto la causa, si inizia dall'effetto, emettendo dopo la causa.
meno importante
più importante
La strada è interrotta
perché stanno facendo dei lavori.
Le proposizioni causali, dunque, possono seguire o precedere la reggente. Qualche volta, esse risultano anche «incastrate» dentro la reggente, come avviene in questo esempio:
L'albero, poiché soffiava un forte vento, è caduto.
Le proposizioni causali possono essere esplicite o implicite.
• Causali in forma esplicita. Le causali esplicite sono introdotte dalle congiunzioni perché, poiché, siccome. Si può notare che mentre le proposizioni causali introdotte da perché vanno sempre dopo la reggente, quelle introdotte da siccome possono stare indifferentemente sia prima che dopo. Ad esempio:
Poiché al strada è poca, vado a piedi.
Vado a piedi, poiché la strada è poca.
Le causali possono essere introdotte anche da locuzioni come per il fatto che, dal momento che, visto che, per cui, in quanto che, ecc.
Il verbo è all'indicativo.
Si usa talvolta il condizionale quando si indica un fatto che non si è ancora realizzato, e che costituisce solo una ipotesi, una possibilità. Ad esempio:
Lo cerco da tre giorni perché vorrei parargli.
• Causali in forma implicita. Possono essere costruite in uno dei seguenti modi:
per + di, a + l'infinito del verbo. Ad esempio:
Franco ha preso una bronchite per aver sudato troppo. È contento di abitare qui. Ha fatto male a non ascoltare suo fratello.
Di regola, quando la causale è in forma implicita, il soggetto dev'essere lo stesso della reggente, come si vede in tutti gli esempi sopra. Col gerundio,però, si può anche avere un soggetto diverso, purché non resti sottinteso. Ad esempio:
Essendosi rotta la serratura, decidemmo di sostituirla.
Le proposizioni causali si attaccano in genere alla base di un'altra frase, che le regge. Esse realizzano dunque degli argomenti aggiunti.


LE SUBORDINATE FINALI
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
Controllano tutti i documenti perché non entrino dei clandestini.
La proposizione finale serve per indicare lo scopo o il fine per cui avviene ciò che si indica nella reggente.
Ma che cos'è uno scopo? Possiamo definirlo come incerto risultato che ci si propone di ottenere attraverso una determinata azione. Questa, dunque, è il mezzo per conseguirlo, e deve verificarsi prima. Solo in seguito sarà possibile realizzare lo scopo, che si colloca, pertanto, nel futuro. Possiamo così schematizzare questa relazione logica.
mezzo
controllano i documenti
Avrà come
risultato
scopo
non entrano i clandestini
La proposizione finale assomiglia per vari aspetti alla proposizione causale e, talvolta, può essere confusa con essa. In entrambi i casi, difatti, si presenta la ragione o il motivo per cui si fa qualcosa. Vi è tuttavia la possibilità di distinguere chiaramente, nella maggior parte dei casi, le due situazioni.
Ho aiutato Teresa perché non ce la faceva.
(proposizione causale)
Ho aiutato Teresa perché ce la facesse.
(proposizione finale)
Possiamo notare queste differenze:
a. Nel primo caso, la subordinata indica la causa per cui chi parla ha deciso di aiutare Teresa. La causa è un fatto che viene prima di quanto è riferito nella reggente. Solo dopo aver verificato che Teresa è in difficoltà, come effetto o conseguenza di questo fatto, si è deciso di darle una mano.
Nel secondo caso, si indica il fine per cui chi parla ha aiutato Teresa. Il fine è un fatto che non è ancor successo, e che potrà verificarsi soltanto dopo che sarà avvenuto quanto è indicato nella reggente.
b. Quando sono in forma esplicita, come negli esempi, la causale ha il verbo all'indicativo, la finale al congiuntivo. Quando sono in forma implicita, la causale può avere l'infinito, il participio o il gerundio, la finale ha solo l'infinito presente.
Le proposizioni finali possono essere esplicite o implicite.
• Finali in forma esplicita. Sono introdotte dalle congiunzioni perché e affinché. Il verbo è al congiuntivo. Qualche altro esempio:
Lo cuocio a fuoco lento perché non si bruci.
Staccò i telefono affinché non lo disturbassero.
• Finali in forma implicita. Sono introdotte da per, di o dalle locuzioni allo scopo di, al fine di, pur di. Il verbo è all'infinito presente. Le forme implicite sono più diffuse di quelle esplicite. Ecco altri esempi:
Parla per ascoltarsi. Ha tentato di convincerlo. Compilare la domanda al fine di ottenere l'esenzione.
Il soggetto nascosto della subordinata implicita, come al solito, deve essere lo stesso della reggente. Spesso la finale implicita si completa con una oggettiva (che ha un diverso soggetto). Ad esempio:
p. finale
p. oggettiva
L'ho pregato a lungo
per ottenere
che rimanga
Le proposizioni finali si attaccano alla base di un'altra frase che la regge. Esse esprimono pertanto, in questi casi, degli argomenti aggiunti. La base da cui dipendono può essere quella della frase madre o quella di un'altra proposizione subordinata. Le proposizioni finali, però, si possono attaccare anche a un nome. In questi casi, esse svolgono un ruolo di determinazione, indicando ciò a cui serve una certa cosa o persona.

LE SUBORDINATE CONSECUTIVE
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
Paola sembra così severa che tutti la temono.
La proposizione consecutiva indica un fatto che è la conseguenza o l'effetto di un altro fatto, espresso nella reggente. La relazione logica fra reggente e subordinata è dunque molto simile a quella che troviamo quando è presente una proposizione causale. Mettendo; però una consecutiva al posto della proposizione causale, la reggente e la dipendente si scambiano le parti: la causa stavolta viene messa nelle reggente, l'effetto nella subordinata. Si tratta, alla fine, di un modo diverso di presentare la medesima relazione fra due fatti.
Le proposizioni consecutive possono essere in forma esplicita e implicita.
• Consecutive in forma esplicita. Sono introdotte di solito dalla congiunzione che. Nella reggente vi è però un altro elemento che anticipa la consecutiva e si collega al che: si tratta di avverbi come tanto, così, talmente, di locuzione come a tal punto, di aggettivi come tale. Questi elementi possono specificare aggettivi, nomi, avverbi oppure costituire da soli un complemento del verbo.
Paola sembra così severa che tutti la temono.
così specifica l'aggettivo
con cui forma un predicativo del soggetto
• La consecutiva può essere introdotta talvolta da congiunzioni come talché, sicché, cosicché, in cui si fondono insieme, in una sola parola, l'antecedente e il che. Ad esempio:
Anna non mangia, cosicché dimagrisce a vista d'occhio.
Nelle consecutive esplicite, il verbo è di solito all'indicativo. Si ha talvolta il congiuntivo, quando la conseguenza indicata non è certa, ma rappresenta soltanto una possibilità (può avvenire, ma anche non avvenire), o è del tutto impossibile.
Fate in modo che nessuno ci veda.
• (non è sicuro che nessuno ci vedrà)
• Si trova talora il condizionale. Esso viene impiegato di solito quando vi è una condizione «nascosta», come mostra l'esempio:
È così disponibile che aiuterebbe chiunque.
• (se glielo chiedessero)
• Consecutive in forma implicita. Hanno la costruzione da + infinito o per + infinito, come nella frase: era troppo furbo per cascarci. Non sempre, quando la consecutiva è implicita si trova l'antecedente. Ad esempio: È matto da legare.
Solo in alcuni casi (quando sono introdotte da talché, cosicché, ecc.) le proposizioni consecutive dipendono direttamente dalla base della frase che le regge, così da costruire un argomento aggiunto. Più spesso, esse si attaccano all'avverbio tanto, talmente, ecc., sia quando esso forma, da solo, un complemento di modo sia quando si appoggia ad un nome o a un aggettivo.
Queste proposizioni debbono seguire, in tutti i casi, il pezzo da cui dipendono.


LE SUBORDINATE CONDIZIONALI
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
Se vengo a Roma ti vengo a trovare.
Nell'esempio, puoi notare che nella condizionale si indica un certo fatto, che è la condizione necessaria perché possa verificarsi un altro fatto, espresso dalla reggente. Difatti:
solo se vengo a Roma avverrà che ti venga a trovare.
I fatti ipotizzati si possono svolgere in tutti i tempi: possono verificarsi nel presente, nel passato oppure nel futuro. In tutti i casi, comunque, non si tratta di un fatto certo: esso è presentato invece come una ipotesi, una supposizione, che può essere più o meno probabile.
Da questo fatto, però, dipende il secondo: se il primo (che chiamiamo CONDIZIONE) risulterà vero (ossia corrispondente alla realtà), allora risulterà vero anche il secondo (che chiamiamo CONSEGUENZA). Se, al contrario, il primo non risulterà vero, neppure il secondo potrà esserlo.
Possiamo dire perciò che la frase condizionale risponde alla domanda, formulata a partire dalla frase reggente «a quale condizione può risultare vero?».
È evidente da quanto si è letto che vi è un legame molto stretto fra ciò che si dice nella subordinata e ciò che si dice nella reggente.
Per questo, tradizionalmente, l'insieme della condizionale e della sua reggente è chiamato periodo ipotetico.
Possiamo dare questa schematizzazione generale del periodo ipotetico (clicca sul pulsante per vederlo):
Dunque, il periodo ipotetico è un costrutto in cui si esprime una relazione fra una condizione (l'ipotesi) e una conseguenza, che assume la forma:
se è vero X, allora è vero anche Y .
Le proposizioni condizionali possono essere esplicite o implicite.
• Condizionali in forma esplicita. Sono in genere introdotte dalla congiunzione se e hanno il verbo all'indicativo o al congiuntivo. Ad esempio:
Se esci, chiudi la porta.
In luogo di se la condizionale può essere introdotta anche da qualora, purché, nel caso che, posto che, a patto che, ammesso che, nell'ipotesi che, a condizione che, ecc. In questi casi il verbo è sempre al congiuntivo. Ad esempio:
Qualora ci fosse traffico, potremmo partire più tardi.
Laveremo i piatti, a patto che poi ci aiutiate a fare i compiti.
• Condizionali in forma implicita. Nella proposizione condizionale si usa di solito il gerundio. Ad esempio:
Studiando così poco non può farcela.
Uscendo con quel tempaccio, si sarebbe preso un raffreddore.
Le condizionali implicite sono realizzate talvolta con participio passato o con a + infinito. Ad esempio:
Vestita bene, fa un'altra figura.
A guardarlo meglio, non è un brutto quadro.
Il periodo ipotetico è una costruzione piuttosto complessa, che può assumere diversi aspetti. In particolare si distinguono tre tipi di periodo ipotetico a seconda di come si presenta l'ipotesi nella condizionale.
a. Ipotesi reale. Considera la seguente frase:
Se Giorgio viene in macchina, ci può dare un passaggio.
L'ipotesi che Giorgio venga in macchina, in questo esempio, è molto probabile: chi parla, difatti, si aspetta che le cose vadano effettivamente in questo modo. Essendo probabile l'ipotesi, lo è anche la conseguenza. La frase significa dunque: «Giorgio quasi certamente verrà in macchina, e ci darà un passaggio». Ciò è segnalato dall'uso dell'indicativo sia nella condizionale che nella reggente. Si dice in questi casi che l'ipotesi è reale (PERIODO IPOTETICO DELLA REALTÀ).
Per accertarci che l'ipotesi è veramente reale, possiamo provare ad aggiungere al periodo la negazione della ipotesi, come si vede qui sotto:
Se Giorgio viene in macchina, ci può dare un passaggio: ma Giorgio non viene in macchina. Se la frase che ne risulta è sensata, come avviene nell'esempio, allora l'ipotesi è effettivamente reale.
In certi casi, l'ipotesi non è soltanto assai probabile, ma sicuramente vera, come nella frase: Se la balena è un mammifero, allora allatta i suoi piccoli. Che la balena sia un mammifero non è una supposizione che deve essere verificata, ma è un dato sicuro e a tutti noto. La congiunzione se, perciò, vuol dire qui «dato che», «dal momento che»,e non «qualora fosse vero che».
b. Ipotesi possibile. Considera la frase:
Se Giorgio venisse in macchina, allora potrebbe darci un passaggio.
A differenza del caso precedente, l'ipotesi che Giorgio venga in macchina, qui, è assai più incerta. Ciò che ci si aspetta, anzi, è che le cose non vadano in questo modo. Essendo incerta l'ipotesi, è incerta anche la conseguenza. La frase significa dunque: «Giorgio difficilmente verrà in macchina e ci potrà dare un passaggio». Ciò è segnalato dall'uso del congiuntivo imperfetto nella condizionale e del condizionale nella reggente. Si dice allora che l'ipotesi è soltanto possibile. (PERIODO IPOTETICO DELLA POSSIBILITÀ).
Per accertarci che l'ipotesi è possibile, proviamo ad aggiungere al periodo la negazione dell'ipotesi, come si vede qui sotto:
Se Giorgio venisse in macchina, ci potrebbe dare un passaggio: ma Giorgio, purtroppo, non verrà in macchina. Se la frase risulta sensata, come avviene nell'esempio, allora l'ipotesi è davvero possibile, e non di altro tipo.
c. Ipotesi irreale. Considera la frase:
Se Giorgio fosse venuto in macchina, ci avrebbe dato un passaggio.
L'ipotesi riguarda un fatto del passato che sicuramente non è avvenuto, dunque che è falso. Non essendo vera l'ipotesi, non può essere vera nemmeno la conseguenza. la rase significa dunque: «Giorgio non è venuto in macchina, e non ci ha dato un passaggio». Ciò è segnalato dall'uso del congiuntivo trapassato nella condizionale, e del condizionale passato nella reggente.
In casi come questo, si dice che l'ipotesi è irreale (PERIODO IPOTETICO DELL'IRREALTÀ).
Per accertarci che l'ipotesi p effettivamente irreale, possiamo provare ad aggiungere al periodo l'affermazione dell'ipotesi e della sua conseguenza, come si vede qui sotto:
Se Giorgio fosse venuto in macchina, ci avrebbe dato un passaggio: ma Giorgio è venuto in macchina, e ci ha dato un passaggio. Se la frase che ne risulta è contraddittoria, come avviene qui, allora l'ipotesi è davvero irreale.
Quella che abbiamo considerato, però, è soltanto una delle forme grammaticali in cui si presenta il periodo ipotetico dell'irrealtà. Possiamo distinguere, difatti, tre casi:
1. L'ipotesi si riferisce al passato, al conseguenza pure al passato. È quanto si verificava nel nostro esempio. Si ha allora, come si è visto, il congiuntivo trapassato nella condizionale, e il condizionale passato nella reggente.
2. L'ipotesi si riferisce al presente, la conseguenza pure al presente. Si ha allora il congiuntivo imperfetto nella condizionale e il condizionale presente nella reggente, come si vede in questo esempio: Se fosse in casa, risponderebbe al telefono.
3. L'ipotesi si riferisce contemporaneamente al presente e al passato, la conseguenza al passato. Si ha allora il congiuntivo imperfetto nella condizionale e il condizionale passato nella reggente, come si vede nell'esempio: Se amasse i libri, non si sarebbe disfatto della sua biblioteca. L'ipotesi, qui, riguarda un tratto della personalità (amare i libri) che dura nel tempo, e abbraccia perciò sia il passato che il presente.
Riassumiamo in una tabella i vari modi in cui si realizza il periodo ipotetico.

CONDIZIONALE
(protasi)
REGGENTE
(apodosi)
REALTÀ
indicativo
se studia
se lo disse
indicativo
sarà promosso
fece bene
POSSIBILITÀ
cong. imperfetto
se partissi
cond. presente
ti avvertirei
IRREALTÀ
condizionale e
reggente riferite
al passato
cong. trapassato
se fosse stato falso
cond. passato
me ne sarei accorto
condizionale e
reggente riferite
al presente
cong. imperfetto
se fosse falso
cond. presente
me ne accorgerei
condizionale riferito
al presente/passato,
reggente riferita
al passato
cong. imperfetto
se fosse avaro
cond. passato
non gli avrebbe fatto quel prestito
Le proposizioni condizionali si attaccano alla base di un'altra frase, che fa loro da reggente: realizzano perciò degli argomenti aggiunti. La base alla quale si agganciano può essere quella della frase madre o quella di un'altra subordinata.
va osservato che alle condizionali non corrisponde nessun complemento. SI incontra però, talvolta, la costruzione «in caso di + nome», che ha una funzione simile.


LE SUBORDINATE CONCESSIVE
Inizio modulo
[Temporali] [Causali] [Finali] [Consecutive] [Condizionali] [Concessive] [Avversative]
[Comparative] [Modali] [Strumentali] [Esclusive] [Eccettuative] [Limitative] [Aggiuntive]
Fine modulo
Principale
Coordinata
Subordinata
Nonostante fosse stato installato un sofisticato impianto d'allarme, la villa è stata svaligiata dai ladri.
Le concessive hanno un funzionamento abbastanza complesso, che richiede un'attenta riflessione.
Consideriamo l'esempio proposto. Possiamo spiegare ciò che si vuol far capire con questa frase nel modo seguente: è stato installato nella villa un sofisticato impianto d'allarme; perciò ci si aspetta che i ladri siano impediti dall'entrarvi; in questo caso, però, le cose non vanno così: i ladri, difatti, si introducono lo stesso nella casa svaligiandola.
Come vedi, si tratta di un ragionamento che comprende diversi passaggi, alcuni dei quali però non sono espressi chiaramente nel periodo, ma vanno invece ricavati. Vediamolo meglio nello schema seguente, in cui la parte centrale racchiusa dalla linea tratteggiata è quella che rimane «nascosta».
In conclusione: nella proposizione concessiva si esprime un certo fatto che crea l'attesa ci certe conseguenze; queste però vengono negate, proponendo nella reggente un effetto del tutto contrario. Ciò che si afferma nella reggente, insomma, avviene «a dispetto» di ciò che si dice nella concessiva. Quest'ultima, dunque, "concede". ammette un fatto, che però, nella circostanza in cui si parla, non ha più efficacia.
Le proposizioni concessive possono essere esplicite o implicite.
• Concessive in forma esplicita. Sono introdotte da congiunzioni come benché, sebbene, quantunque, nonostante, malgrado e da locuzioni come anche se, per quanto, con tutto che, quand'anche, a costo di.
Dopo anche se si usa l'indicativo. Ad esempio:
Anche se parlo, non mi crederanno.
In tutti gli altri casi, invece, si usa il congiuntivo. Ad esempio:
Per quanto parli, non mi crederanno.
Talvolta, all'inizio della proposizione reggete, si pongono le congiunzioni tuttavia e nondimeno. Esse hanno il compito di evidenziare il contrasto con quanto è detto nella concessiva. Ad esempio:
Malgrado fosse già un uomo fatto, tuttavia amava ancora ascoltare le fiabe e racconti fantastici.
• Concessive in forma implicita. Vengono espresse per mezzo di questa congiunzione: pur + gerundio. Ad esempio:
Pur avendo dei dubbi, lo farò.
Il soggetto nascosto della proposizione implicita deve essere, di solito, lo stesso della reggente.
Si incontra talvolta anche la costruzione: con tutti il + infinito. Ad esempio:
Con tutto il tuo pregare non riuscirai a impietosirlo.
Le proposizioni concessive, come mostra la direzione delle frecce negli esempio iniziali, si attaccano alla base di un'altra frase che le regge. Costituiscono perciò la realizzazione di un argomento aggiunto. La base alla quale si agganciano può essere quella della frase madre. Puoi osservare che le concessive si collocano sia prima della frase da cui dipendono, sia dopo.

Esempio



  


  1. Rachele

    Grazie mille! Questo schemino sulle proposizioni subordinate è molto utile.

  2. giova

    interessante x la verifica di domani