Venezia

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Venezia

Città del Veneto, capoluogo regionale e dell'omonima provincia, sede arcivescovile (patriarcato), universitaria e grande centro di storia d'arte e di cultura con imponenti attrezzature industriali e un porto tra i maggiori del Mediterraneo orient.; comune di 457,47 km2 (il più esteso del Veneto) con 297.743 abitanti (stima del 1996). È situata a 1 m s.m. nel cuore della Laguna Veneta su un complesso irregolare di isole e isolette, separate tra loro da una fitta rete di canali, in parte ora colmati o tenuti aperti artificialmente, a soli 2 km dal mare aperto (golfo di Venezia) e a 4 dalla terraferma veneta, con la quale è collegata mediante due lunghi viadotti affiancati, uno ferroviario (1846) e uno stradale (1933). Il comune comprende anche le isole o i gruppi insulari di Murano, Burano, Mazzorbo, Torcello, Sant'Erasmo, Vignole, La Certosa, San Servolo, San Clemente, Sacca-Sessola e altre, nella laguna; le lunghe e strette isole del Litorale di Lido e del Litorale di Pellestrina, che separano la laguna dal mare aperto e ospitano i centri balneari e residenziali di Lido, Malamocco, Alberoni, San Pietro in Volta e Pellestrina; e si stende ampiamente anche sulla terraferma, dove sorgono i grossi agglomerati urbani di Mestre e di Marghera, altri centri minori e i vasti impianti portuali e industriali di Porto Marghera. • Il nucleo storico tradizionale di Venezia, che occupa attualmente una superficie di poco più di 7 km2 comprendendo le isole di San Giorgio Maggiore sul Bacino di San Marco e della Giudecca di fronte alle Fondamenta delle Zattere, è costituito ora da 18 isolette (in passato, prima del colmamento di vari canali, erano molto più numerose), separate da ben 160 canali, che sono superati da ca. 400 ponti, anticamente di legno, ma successivamente, dal 1486, sostituiti da quelli attuali di pietra quasi sempre ad arco. Le arterie del traffico sono rappresentate dai canali, mentre i vicoli, chiamati normalmente “calli”, in genere stretti e tortuosi, collegano i “campi” e i “campielli”, che si aprono spesso nella parte centr. delle isole, con le “fondamenta” (vie che fiancheggiano i canali) o direttamente con i canali stessi, dando luogo a un tessuto urbano originale e particolarissimo, straordinariamente ricco di meravigliosi effetti scenografici e di scorci pittoreschi.

Urbanistica

La maggiore arteria della città è il celebre Canal Grande, largo da 30 a 70 m, che sviluppandosi per ca. 3800 m con la forma di una gigantesca S rovesciata mette in comunicazione la stazione ferroviaria di Santa Lucia e il piazzale Roma, cioè le aree insulari raggiunte dai traffici di terraferma, con il Bacino di San Marco, su cui si affacciano alcune fra le principali strutture dello splendido nucleo monumentale e nel quale confluiscono da SE il Canale di San Marco e da W il Canale della Giudecca. Tradizionalmente la città è divisa nei sestieri di Cannaregio, San Marco e Castello, a NE del Canal Grande; Santa Croce, San Polo e Dorsoduro, a SW. Il traffico, che si svolge in larga misura per via d'acqua con gondole, motoscafi e vaporetti per le persone, barche e barconi per le merci, costituisce una delle caratteristiche più tipiche di un tessuto urbano tanto originale. Nel settore orient. della città, in direzione dell'antico Arsenale, si aprono i Giardini Pubblici, voluti da Napoleone Bonaparte nel 1807, una parte dei quali ospita ora i padiglioni dell'Esposizione Internazionale di Arte Moderna. Subito a E sorge l'is. di Sant'Elena, sede di impianti sportivi. Di recente creazione o sviluppo sono i due grandi nuclei urbani di Marghera e di Mestre e il centro balneare e ora specialmente residenziale del Lido. L'affermazione di questi centri satelliti, caratterizzati da una netta e marcata differenziazione urbanistica ed economica, è stata oltremodo favorita da un intenso flusso migratorio dal centro storico di svariate migliaia di abitanti che hanno preferito abbandonare le vecchie dimore malsane del centro storico e trasferirsi in quartieri più moderni e in abitazioni maggiormente rispondenti alle esigenze della vita moderna. Il progressivo svuotamento demografico del nucleo storico, dovuto a ragioni sociali più che economiche – come dimostra il flusso giornaliero di alcune decine di migliaia di addetti all'industria, al commercio e alle attività quaternarie che ogni giorno dalla terraferma si recano a lavorare nella città insulare –, ha determinato un progressivo invecchiamento della popolazione residente, il drammatico inarrestabile sgretolamento del patrimonio edilizio, la stasi pressoché assoluta dell'attività edilizia e l'incremento di attività speculative legate al turismo e all'edilizia di lusso. Numerosi piani e progetti sono stati avanzati negli ultimi decenni per impedire o frenare l'inaridimento economico e sociale del nucleo storico, che si va sempre più trasformando in città-museo; ma di concreto ben poco è stato fatto sia per i vari ostacoli d'ordine politico e finanziario, sia principalmente per la mancanza di proposte concrete e valide atte a fornire una soluzione accettabile a una serie di problemi così complessi e drammatici. La città lagunare, che fu per secoli il più grande e attivo emporio commerciale di tutto il Mediterraneo per i suoi vivaci scambi con il Levante musulmano e con i ricchi mercati dell'Europa centr., cominciò a decadere fin dal sec. XVI in conseguenza dello spostamento verso l'Atlantico delle maggiori correnti di traffico. Un risveglio delle attività economiche ebbe luogo verso la metà del sec. XIX con la costruzione del ponte ferroviario e l'allestimento di banchine e magazzini portuali all'estremità occid. dell'abitato insulare. In alcuni decenni il porto ebbe un'espansione apprezzabile come sbocco dei prodotti della retrostante terraferma veneta e come punto di sbarco delle merci importate dall'estero; si affermava intanto rapidamente il turismo – per lo più ancora soltanto di élite – per la bellezza e l'originalità dell'ambiente artistico e urbano della città e per la presenza della spiaggia del Lido, già avviato a divenire una delle stazioni balneari e mondane di fama internazionale. L'economia cittadina si basò così fino alla fine della I guerra mondiale sui traffici commerciali, sulle attività artigianali (alcune delle quali, come quelle del vetro e dei merletti, di antichissima tradizione) e sui servizi, in buona parte direttamente o indirettamente connessi con il movimento turistico in rapido sviluppo. Con la fine del II conflitto mondiale ebbe inizio la costruzione del porto commerciale e della zona industriale di Marghera, che contribuì efficacemente a trasformare la struttura economica e sociale della città, assegnando a ciascuna delle sue componenti una precisa funzione economica: l'attività peschereccia veniva trasferita a Malamocco e a Burano, dove riprendeva vigore l'artigianato dei merletti; l'industria vetraria a Murano; la vita mondana e balneare al Lido; i commerci e la grande industria moderna negli insediamenti di Mestre especialmente di Marghera; il nucleo storico finiva così con l'assumere caratteristiche sempre più, e spesso quasi esclusivamente, residenziali, con una popolazione dedita in prevalenza alle attività artigianali e ai servizi. Attualmente, se si escludono le attività artigianali o a livello di piccola industria presenti nei vecchi quartieri della città lagunare e nelle isole di Murano (vetri) e Burano (merletti), le industrie d'impronta moderna e di considerevoli dimensioni sono tutte ubicate sulla terraferma, specialmente nell'area di Marghera, dove una fitta rete di canali consente di sfruttare, senza eccessivi gravami di trasporto, le materie prime, anche quelle più povere, come il carbone, la bauxite e le fosforiti. Le banchine hanno uno sviluppo di ca. 32 km e i binari, che le collegano ai numerosi stabilimenti industriali e alla rete ferroviaria dello Stato, raggiungono i 140 km, le strade i 40 km e i canali industriali, compreso il raccordo con il Naviglio di Brenta, i 20 km. Il movimento complessivo delle merci è intenso: annualmente le navi arrivate e partite (navigazione internazionale e di cabotaggio) sono ca. 10.000 e sbarcano e imbarcano ca. 24 milioni di t di merci e ca. 500.000 passeggeri. L'industria nell'area di Marghera è particolarmente sviluppata nei settori chimico, petrolchimico e metallurgico, seguiti a notevole distanza da quelli meccanico, dei materiali da costruzione, della ceramica, del vetro e dell'abbigliamento. Il consistente processo di industrializzazione dell'area comunale ha avuto tuttavia conseguenze negative sia sull'equilibrio ecologico della laguna di Venezia, sia sul patrimonio artistico della città a causa del diffuso inquinamento marino e atmosferico. Un altro grave problema che Venezia si trova ad affrontare è quello dell'acqua alta: tale fenomeno è dovuto da una parte a fenomeni meteorologici, dall'altra alla subsidenza, cioè al progressivo sprofondamento del fondo lagunare provocato sia da bradisismi naturali, sia dalla costante emunzione di acqua dal sottosuolo mediante pozzi artesiani (oggi chiusi). Intensissimo è il movimento turistico, sia al Lido (specie d'estate) sia principalmente nel nucleo storico (tutto l'anno). L'attrezzatura ricettiva non è adeguata nei mesi di punta alle esigenze della numerosissima clientela, che giunge a Venezia prevalentemente per strada e ferrovia; relativamente numerosi sono anche i passeggeri all'aeroporto di Venezia-Tessera (oltre un milione e mezzo all'anno), che è stato costruito in terraferma proprio al margine della laguna.

Storia

L'intenso popolamento e la progressiva organizzazione e strutturazione cittadina delle isole lagunari risalgono ai Longobardi (568), che provocarono un esodo massiccio da Aquileia, Padova e altre città verso Malamocco, Rialto, Grado, sotto la protezione dei Bizantini. Un magistrato bizantino governò le isole con residenza prima a Eraclea, poi a Malamocco: solo nel 726 appare un doge indigeno, Orso; ma sia questi sia i suoi successori rimasero alle strette dipendenze dell'esarca fino al 751. Venezia acquistò allora una larga autonomia, ma non cessò di riconoscere la sovranità di Bisanzio e di coltivarne un vantaggioso protettorato per i viaggi di mare. Nel confronto fra l'Impero carolingio e quello bizantino, Venezia si schierò con quest'ultimo, resistette agli attacchi franchi (803 e 810) e alla composizione del conflitto e alla definizione dei confini tra i due imperi restò a quello d'Oriente (814), quasi un ponte tra due mondi. In questo periodo il centro politico di Venezia si spostò a Rialto e qui, dopo la traslazione delle reliquie di S. Marco e la costruzione della basilica, ebbe ancheil suo centro religioso. Nei sec. IX e X, con la crescita della città, il legame con Bisanzio si trasformò da sudditanza in alleanza. All'interno, i dogi avevano poteri quasi dittatoriali, senza per altro riuscire a trasformare in ereditaria la loro dignità elettiva e vitalizia. All'estero, i Veneziani difendevano con successo, insieme ai Bizantini, la libertà della navigazione nell'Adriatico contro pirati slavi e saraceni. Tra la fine del sec. X e i primi dell'XI, la città ottenne larghi privilegi commerciali nell'Impero bizantino (992) in cambio di un'alleanza militare, assicurandosi protezione e garanzie da Ottone III di Sassonia per il transito dei suoi mercanti in Italia e in Germania e imponendo, sotto la specie della difesa, il suo controllo sulla Dalmazia (999). Formalmente delegato dall'imperatore bizantino, in realtà il doge agiva ormai come il capo di uno Stato indipendente. Nella difesa comune contro i Normanni l'imperatore Alessio I Comneno accordò larghissimi privilegi al commercio veneziano e, in cambio, i Veneziani salvarono dai Normanni il caposaldo bizantino di Durazzo (1085). Neutrale nella lotta delle investiture, Venezia prese invece parte alla I Crociata per non essere sopravanzata da Pisani e Genovesi (1100) e occupò Caifa in Palestina. Ma la politica ambigua degli imperatori bizantini nei confronti dei Veneziani, temuti ora come troppo potenti e perciò frenati favorendone i rivali Pisani, portò a un'aperta rottura (1118). Venezia s'impegnò allora in imprese militari contro Bisanzio e, in Siria, contro i Turchi, che le fruttarono la conferma e l'estensione dei privilegi del 1082 nell'Impero (1126) e nuovi privilegi e colonie nel regno di Gerusalemme (Ascalona, Tiro). Con le crociate aveva inizio il grande impero veneziano del Levante: basi in area bizantina (a Costantinopoli, Tessalonica, Corinto, isole Ionie, Creta, Cipro, ecc.) e gerosolimitana (Tiro, Caifa, Sidone, Ascalona, Acri, ecc.), nonché ad Alessandria. La gestione di questa vastissima rete d'interessi essenzialmente commerciali era tuttavia ancora affidata all'iniziativa dei privati: lo Stato si limitava a proteggerli. All'interno emergeva dall'Assemblea popolare un sistema di consigli destinati a integrare il governo dogale. Nella seconda metà del sec. XII Venezia dovette salvaguardare la sua indipendenza dall'imperialismo tedesco: favorì allora i Comuni contro il Barbarossa, ma vide compromessa la sua egemonia sull'alto Adriatico a favore dei Bizantini. I Veneziani furono perseguitati nell'Impero bizantino (1071), mentre Slavi e Ungheresi scrollavano le posizioni veneziane sulla costa adriatica orient. e Genovesi e Pisani prendevano il sopravvento sui mercati del Levante. La pace di Venezia tra il Barbarossa e papa Alessandro III (1177) attenuò molto la crisi. All'interno del governo cittadino avvenivano frattanto importanti mutamenti costituzionali: l'elezione del doge fu tolta al popolo e riservata a soli 40 elettori scelti da un'apposita commissione; al popolo rimase il diritto di ratificarla (1172). Il doge fu affiancato da 6 consiglieri (uno per ciascun sestiere della città), costituendo un consiglio ristretto (Minor Consiglio) e, con l'aggiunta di altri 3 savi, la Signoria. Tutte le iniziative di questi organi supremi dovevano però essere sottoposte all'approvazione del Maggior Consiglio, emanazione dell'Assemblea popolare (soppressa poi nel 1423), organo del potere legislativo e, col volgere del tempo, di altri poteri, nonché di altri Consigli sorti in tempi diversi, come il Senato, sviluppatosi dal primitivo gruppo di consiglieri pregati dal doge di collaborare con lui (i Pregadi) e destinato a governare infine la politica estera, la difesa e l'economia,cioè a tenere le leve di comando della politica veneziana. Con la IV Crociata Venezia poté raggiungere con i suoi traffici il Mar Nero e dopo la conquista di Bisanzio, a Venezia toccarono le coste e le isole Ionie, il Peloponneso, le Cicladi, stabilimenti sugli Stretti, Creta, un ampio quartiere a Costantinopoli. Con il crollo dell'Impero Latino, Venezia perdette le principali posizioni e i privilegi raggiunti (tra cui l'accesso al Mar Nero), che passarono in gran parte a Genova. Ne tentò il ricupero facendo guerra a Genova e normalizzando i rapporti col restaurato Impero bizantino. Nel sec. XIII, al culmine della sua fortuna, Venezia diede un'organizzazione razionale al suo impero commerciale, accentrandone il governo e inviando nelle colonie rettori (baili), responsabili di fronte al doge. A fine secolo, Venezia stessa trasformava il suo regime in una forma di quasi-oligarchia, limitando l'accesso al Maggior Consiglio alle famiglie che già ne avevano fatto parte (Serrata del Maggior Consiglio, 1297). Per prevenire reazioni da parte popolare o da parte dogale fu istituito il Consiglio dei Dieci (1310), magistratura investita della difesa del nuovo regime. Nonostante le non sempre prospere vicende della seconda metà del sec. XIII e della prima metà del XIV, l'impero veneziano nel Levante conservava un valore commerciale immenso, coi suoi vertici in Crimea (a Tana), in Cilicia (a Laiazzo), in Egitto (ad Alessandria), coi suoi scali a Costantinopoli e nelle isole del Mediterraneo orientale. A organizzare la flotta era ormai lo Stato, che aggiudicava ai privati, caso per caso, il naviglio occorrente. Verso la metà del sec. XIV, e in concomitanza coi primi progressi dei Turchi Ottomani, Venezia, sentendosi minacciata sulla terraferma, intraprese una politica italiana per garantirsi contro gli Scaligeri di Verona con l'acquisto di Treviso (1337-38). Poi, vinta la guerra di Chioggia (1381) contro i Genovesi e scongiurata l'impetuosa avanzata di Milano, tolse all'ultimo dei Carraresi Padova, Vicenza e Verona (1405) e conquistò il Friuli. Frattanto riprese il possesso della Dalmazia. La politica di terraferma costrinse Venezia a impegnarsi in una serie di guerre specialmente contro Milano. Nonostante alterni successi e insuccessi, tra il 1425 e il 1454 la Repubblica riuscì ad annettere Brescia, Bergamo e i rispettivi territori (1454) diventando uno dei cinque maggiori Stati italiani. I domini italiani s'adattarono senza gravi turbamenti al governo veneziano, uno dei più tolleranti e illuminati d'Europa. Mentre era impegnata nella sua politica italiana, Venezia perdeva terreno in Oriente. I Turchi le tolsero anzitutto Salonicco (1430) e, dopo la caduta di Costantinopoli, tra Maometto II e la Repubblica si giunse a un trattato (1454) che si rivelò una semplice tregua: il sultano riattaccò ben presto le posizioni veneziane dal Peloponneso alla Crimea e spinse l'offensiva fino al Friuli. Contro le molte posizioni perdute, Venezia venne in possesso di Cipro. Alla fine del Medioevo, Venezia era la città cosmopolita più importante e ammirata d'Europa. La sua posizione però doveva cambiare con la scoperta dell'America: chiusa nel bacino del Mediterraneo, Venezia ne avrebbe risentito le irreversibili conseguenze. L'aggressiva spregiudicatezza della sua politica e la potenza economica e militare tuttavia erano ancora tali da far sospettare che mirasse al predominio su tutta l'Italia: nel giro di pochi anni Venezia partecipò alla lega contro Carlo VIII (1495) e fu presente alla battaglia di Fornovo; approfittò delle difficoltà degli Aragonesi e s'impadronì di alcuni porti pugliesi affacciandosi sullo Ionio; intervenne nella guerra tra Firenze e Pisa; per ottenere Cremona e la Ghiarad'Adda si alleò con la Francia e contribuì alla sconfitta dei Visconti; dopo la caduta del Valentino occupò rapidamente Cervia e Faenza (1504) e tolse agli Asburgo Gorizia e Trieste (1507-08). Le potenze europee e italiane allora si coalizzarono per ridurla ai soli territori della laguna (Lega di Cambrai, 1508); Venezia fu sul punto di soccombere. Per sua fortuna, l'accordo tra i collegati venne meno ed essa si liberò della Spagna, del papa e della Francia restituendo le terre occupate dopo il 1494 e poté contrattaccare l'imperatore; con la partecipazione alla Lega Santa rientrò poi in possesso di molti dei territori perduti; migliorò ancora la sua condizione attraverso una nuova alleanza con Luigi XII (Blois, 1513) e con la Pace di Noyon (1516), infine, riebbe anche le ultime città che stavano in mano nemica. Grazie all'abilità diplomatica e all'energia militare la gravissima crisi parve superata, ma in realtà la politica della Repubblica fu da allora costretta a una condotta più cauta ed essenzialmente conservatrice. Il ritorno offensivo dei Turchi le inflisse la perdita di gran parte delle isole egee, Malvasia e Napoli di Romania (1537-39) e alla fine di Cipro. Anche la vittoria di Lepanto (1571) non le recò tangibili vantaggi e riuscì solo a salvare i suoi privilegi commerciali nell'Impero ottomano. E se di fronte ai tentativi d'ingerenza pontificia la Repubblica seppe ancora trovare atteggiamenti di risoluta indipendenza, i momenti della grande politica erano però finiti. Stretta tra il ducato spagnolo di Milano e l'incombente minaccia degli Asburgo e dei Turchi, Venezia si chiuse in una decisa volontà di difesa: nel 1617 riuscì a sgominare gli Uscocchi che infestavano l'Adriatico; nel 1618 sventò in extremis la congiura organizzata dal Bedmar per abbattere la signoria con un colpo di mano; dalla guerra in Valtellina uscì praticamente sconfitta (Trattato di Monzon, 1626). Nel Mediterraneo ottenne qualche brillante successo (Paro, 1651; Dardanelli, 1656), ma alla fine dovette cedere anche Creta e il suo vittorioso ritorno nel Peloponneso (1687) fu vanificato dalla Pace di Passarowitz (1718). Ridotta alla Dalmazia, alle isole Ionie e alle Bocche di Cattaro, impotente contro la concorrenza dei porti atlantici, francesi e persino ispano-italiani, la Repubblica si ridusse a potenza di secondo grado, avviata a una progressiva decadenza dalla tendenza a investire i capitali nella proprietà terriera. Nemmeno l'illuminismo riuscì a cambiare in qualche modo l'atmosfera stagnante della città. I circoli responsabili, ultraconservatori, rifiutarono ogni suggerimento di riforme. Gravata da un debito pubblico di quasi cento milioni di ducati verso il 1790, la Repubblica ebbe ancora uno sprazzo di effimera gloria con le imprese marinare di Giacomo Nani (1766-68) e Angelo Emo (1784-92) contro le reggenze barbaresche (Tunisi, Tripoli e Algeri), ma poi cadde quasi senza avvedersene sotto i colpi dell'offensiva napoleonica. Costretta a lasciare il passo sul suo territorio alle truppe francesi e austriache durante la prima campagna d'Italia, con la rivolta popolare di Verona (1797), offrì il pretesto al Bonaparte per porre termine alla sua millenaria esistenza. Il 12 maggio 1797, su richiesta del Bonaparte, il Maggior Consiglio dichiarò dissolto lo Stato e il doge Ludovico Manin lasciò il posto a una municipalità di giacobini filo-francesi; poco dopo, in base al Trattato di Campoformido, Venezia passò all'Austria con tutto il suo territorio italiano fino all'Adige tra l'indifferenza delle potenze europee. Annessa al Regno d'Italia insieme all'Istria e alla Dalmazia (Pace di Presburgo, 1805), ritornò agli Asburgo nel 1814. Agli svantaggi della dominazione straniera si aggiunse un regime fiscale e doganale particolarmente esoso; ma alla notizia della rivoluzione di Vienna Venezia insorse il 17 marzo 1848 e costrinse la guarnigione austriaca (generale Zichy) ad abbandonare la città (sera del 22). Costituitosi quindi un governo provvisorio presieduto da D. Manin (23 marzo), dapprima venne proclamata la Repubblica di S. Marco e successivamente (4 luglio) la formale annessione agli Stati sardi. Dopo la battaglia di Custoza, il popolo insorse di nuovo (11 agosto 1848), costrinse i commissari piemontesi ad abbandonare il campo e nominò Manin presidente di un nuovo governo provvisorio. Gli Austriaci misero il blocco alla città e invano le milizie veneziane tentarono di spezzarlo con numerose sortite. Con l'Armistizio di Novara gli Austriaci poterono aumentare le loro forze e investirono la città. Dopo una serie di scontri preliminari, il 4 maggio fu attaccato il forte di Marghera che resistette 22 giorni ma dovette essere abbandonato. Gli assediati fecero saltare allora il lungo ponte ferroviario che univa la città alla terraferma e la resistenza continuò nonostante la fame, il colera e il cannoneggiamento nemico. La resa venne il 24 agosto e, con la sospensione immediata delle operazioni, venne concessa l'amnistia per tutti i soldati e sottufficiali combattenti; i militari, gli ufficiali e i quaranta patrioti più in vista (tra cui Manin) dovettero lasciare Venezia. Ritornata quindi sotto il dominio austriaco, solo dopo la III guerra d'Indipendenza, in base al Trattato di Vienna (3 ottobre 1866) e al plebiscito del successivo 22 ottobre passò infine all'Italia.

Arte

Centro della vita cittadina e massimo complesso urbanistico e architettonico di Venezia è piazza S. Marco, che trae nome dalla basilica sorta nel sec. IX e dedicata al santo omonimo. La basilica, che costituisce il più alto esempio d'arte veneto-bizantina, in cui si fondono anche stili successivi (romanico, gotico e rinascimentale), fu ricostruita nel sec. XI sul modello della chiesa dei SS. Apostoli di Costantinopoli (ora distrutta). A croce greca, con cinque cupole, è preceduta da un atrio che circonda tutta la parte occid.; nel sec. XIII le cupole vennero arricchite di splendenti decorazioni. La facciata, dal coronamento gotico ricco di pinnacoli e cuspidi (sec. XV), è spartita orizzontalmente da una terrazza con balconata; nella parte inferiore sono cinque profonde arcate in fondo alle quali si aprono altrettanti portali, con notevoli rilievi scultorei di gusto bizantino; sulla terrazza sono collocati i celebri quattro cavalli in rame dorato portati da Costantinopoli, ritenuti opera ellenistica (sec. III a. C.). Anche i fianchi della basilica sono ornati da preziosi rilievi e sculture, tra cui, sul lato merid., il gruppo in porfido dei Tetrarchi (sec. IV). L'atrio, diviso in campate da archi acuti, è sormontato da cupolette rivestite da splendenti mosaici di gusto veneto-bizantino (1220-50) con storie del Vecchio Testamento. L'interno è a croce greca, con cinque cupole poggianti su grandi arconi a botte; ciascun braccio è diviso in tre navate da colonnati che sostengono i matronei. Le cupole, la parte alta delle pareti, i sottarchi delle navate sono interamente ricoperti di mosaici, in larga parte dei sec. XII-XIII (con rifacimenti posteriori), che costituiscono una significativa sintesi dell'iconografia bizantina. Il presbiterio, rialzato, è sormontato dall'altare, ornato da un ricco ciborio sorretto da colonne istoriate (forse del sec. XIII). Dietro l'altare è la celebre pala d'oro, splendido esempio di oreficeria veneto-bizantina (sec. X-XIV), formata da riquadri a lamina d'oro ornati di smalti e montati inuna finissima cornice. Nell'abside si apre la porta bronzea della sacrestia, di I. Sansovino. Il Tesoro della basilica è ricco soprattutto di oggetti di oreficeria bizantina: pissidi, caraffe, calici, patene (dal sec. X al XIV) e rilegature decorate con rilievi, smalti e nielli; tra i pezzi più importanti sono la corona di Leone VI (sec. X) e il paliotto di S. Marco, in argento dorato e lavorato a sbalzo. Di fronte alla chiesa si leva il caratteristico campanile, alto 98 metri, ricostruito dopo il crollo del 1902. Alla base si appoggia la Loggetta del Sansovino, elegantemente decorata (1537). A fianco della basilica, sulla piazzetta, s'innalza lo splendido Palazzo Ducale, ricostruito nei sec. XIV-XV da maestri veneziani, toscani e lombardi (Pier Paolo Dalle Masegne, Bartolomeo e Giovanni Bon, ecc.) sul luogo di un precedente edificio romanico. Capolavoro del gotico veneziano, si caratterizza per l'audace struttura, porticata in basso e compatta nella parte superiore, e per la levità delle superfici rivestite di marmo bianco e rosa. All'interno, cui si accede per la Porta della Carta (1443) è l'ampio cortile, gotico-rinascimentale, ornato dalla monumentale Scala dei Giganti, di A. Rizzo. Nell'interno del palazzo particolarmente interessanti la Scala d'oro, con stucchi di A. Vittoria (1555), e l'appartamento dogale, dove si conservano vari dipinti, di Giovanni Bellini, H. Bosch, G. B. Tiepolo; tra le numerose sale che conservano capolavori della scuola veneziana, celebre è quella del Maggior Consiglio, dal soffitto decorato con 35 pannelli del Veronese, e ornata da numerosi quadri, tra cui il grande Paradiso del Tintoretto; da ricordare infine le statue di Adamo ed Eva, di A. Rizzo (1470), fra i capolavori della scultura veneziana. Altri monumentali edifici sono la Torre dell'Orologio, di M. Coducci (1496), le Procuratie Vecchie, di I. Sansovino, e le Procuratie Nuove, di Venezia Scamozzi e B. Longhena; sulla piazzetta, la splendida Libreria Marciana, di I. Sansovino, che conserva all'interno dipinti del sec. XVI e codici miniati. A parte l'eccezionale complesso marciano, esempi del periodo gotico sono la chiesa domenicana dei SS. Giovanni e Paolo (S. Zanipolo), costruita fra il 1246 e il 1430; l'interno a tre navate, vasto e solenne, conserva numerose tombe e opere d'arte, tra cui il bellissimo monumento a Pietro Mocenigo, di P. Lombardo (1476) e il polittico di S. Vincenzo Ferreri di Giovanni Bellini. Nella cinquecentesca Cappella del Rosario, notevoli tele del Veronese. Altra grande chiesa gotica è la francescana S. Maria Gloriosa dei Frari, costruita fra il 1338 e il 1443; anch'essa conserva monumenti ai dogi F. Foscari, di A. e P. Bregno, e N. Tron, di A. Rizzo; un trittico con Madonna e Santi di Giovanni Bellini (1488); e soprattutto due celebri tele di Tiziano, l'Assunta (1518) e la Madonna di Ca' Pesaro (1526). Numerose altre costruzioni risalgono al sec. XIV, soprattutto edifici civili lungo il Canal Grande e nelle zone di campo S. Maria Mater Domini, campo S. Polo, campo S. Zaccaria. Fra le chiese, S. Maria Mater Domini, dalla facciata rinascimentale, conserva opere di Tintoretto e Venezia Catena. Splendido è il gotico veneziano del sec. XV, al quale appartengono alcuni dei massimi capolavori della fase “fiorita” di questo stile, quali l'armoniosa Ca' Foscari e la famosa Ca' d'Oro, opera di B. Bon e M. Raverti (1421-30), al cui interno ha sede la Galleria Franchetti, interessante collezione di dipinti, marmi, mobili, bronzi e altri oggetti artistici dei sec. XV-XVII. Ai sec. XIV-XV risalgono le gotiche chiese di S. Stefano (all'interno tele del Tintoretto) e dei Carmini; tardogotiche sono invece la caratteristica Madonnadell'Orto (dipinti di Cima da Conegliano, G. Bellini, tele del Tintoretto), S. Giobbe e S. Giovanni in Bragora, dalla tipica facciata. Le prime costruzioni di gusto rinascimentale a Venezia datano alla seconda metà del sec. XV e presentano una commistione fra i motivi del tardogotico veneziano e lo stile rinascimentale lombardo. Capolavoro di P. e T. Lombardo è la chiesa di S. Maria dei Miracoli (1481-89), di elegante e raffinata struttura e decorazione. Agli stessi architetti si devono la Scuola di S. Giovanni Evangelista (1481) e l'elegante Scuola Grande di S. Marco (1487-90), oggi ospedale civile. In ambito analogo si collocano le numerose opere di M. Coducci, fra le quali l'elegante facciata di S. Zaccaria (1483-1500), animata da risalti a nicchie e colonnine, con un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti; S. Maria Formosa (iniziata nel 1492), con interno ricco di opere d'arte; il palazzo Corner-Spinelli sul Canal Grande; S. Giovanni Crisostomo (1497-1504), a croce greca; il palazzo Vendramin-Calergi, completato dai Lombardo. Caratteristiche di questo periodo sono le Scuole delle confraternite, ornate da dipinti dei maggiori maestri attivi a Venezia: tra queste la Scuola di S. Marco, decorata da Gentile Bellini, e quella di S. Giorgio degli Schiavoni, decorata da Venezia Carpaccio. Celebre esempio di scultura rinascimentale è il monumento equestre a Bartolomeo Colleoni del Verrocchio, in campo S. Zanipolo. Nel sec. XVI, fra i più fecondi dell'arte veneziana, numerose sorsero le chiese e le costruzioni civili. A I. Sansovino si devono palazzo Corner, dalla grandiosa e classica architettura, e la grande chiesa di S. Francesco della Vigna. Alla prima metà del secolo datano anche le opere dello Scarpagnino, tra cui la ricostruzione della chiesa di S. Giovanni Elemosinario, e la Scuola di S. Rocco; quest'ultima conserva una notevolissima serie di tele del Tintoretto, fra cui di massimo interesse le Scene della Passione; inoltre opere di Tiziano e Giorgione. Di più elevato livello architettonico l'opera di M. Sammicheli, autore, tra l'altro, del palazzo Grimani, di possente struttura. Nella seconda metà del secolo è da ricordare l'attività del Palladio, che lasciò a Venezia due capolavori: la chiesa di S. Giorgio, di nobilissime forme sia in facciata sia nel luminoso interno, e il Redentore, di struttura elegante e maestosa. Fra gli altri monumenti del sec. XVI vanno ricordati infine la chiesa di S. Sebastiano, ornata da splendidi dipinti del Veronese; S. Trovaso (opere del Tintoretto); S. Salvatore, con facciata barocca; e i due celebri ponti di Rialto (1592) e dei Sospiri (1600). Il sec. XVII è caratterizzato soprattutto dall'attività di B. Longhena, il cui capolavoro è la chiesa di S. Maria della Salute, a pianta ottagonale, sormontata da una grandiosa cupola. A Longhena si devono anche l'imponente palazzo Rezzonico, oggi Museo del Settecento Veneziano (ricchissima raccolta di opere d'artigianato e d'arte, tra cui tele di F. Guardi e P. Longhi) e il fastoso palazzo Pesaro, sede della Galleria d'Arte Moderna e del Museo Orientale. Altri edifici secenteschi sono la chiesa di S. Maria Zobenigo all'interno e quella di S. Cassiano, entrambe con opere del Tintoretto. Fra le meno significative le architetture del sec. XVIII, tra cui spiccano la Scuola dei Carmini (tele di G. B. Tiepolo) e le chiese dei Gesuiti (di G. Massari, all'interno Il martirio di San Lorenzo, capolavoro di Tiziano), di S. Vitale e di S. Rocco (all'interno tele del Tintoretto). Una delle più eleganti dimore private del Settecento è il palazzo Labia, celebre per gli affreschi del Tiepolo. Fra le costruzioni neoclassiche, interessanti il teatro La Fenice (1790), purtroppo andato quasi completamente distrutto nell’incendio del 1996 e la chiesa di S. Silvestro (sec. XIX). La città di Venezia, rimasta praticamente inalterata dal sec. XIX nel suo nucleo storico, si è espansa soprattutto sulla terraferma, con anonimi quartieri moderni; tra i maggiori interventi urbanistici vanno ricordati la sistemazione del Lido e quella della Biennale Internazionale d'Arte. Alla fine degli anni Settanta prevalse il proposito del riuso e della riorganizzazione del vecchio tessuto urbano. Così alla Giudecca Gino Valle realizzò un nuovo insediamento di edilizia economico-popolare (1980-86), e Vittorio Gregoretti creò nell'area di Canaregio un quartiere residenziale (1984). Per lo sviluppo della pittura veneziana, v. Veneto, Scuola veneta.

Artigianato: la ceramica

La città fu un importante centro di produzione ceramica, iniziata con la lavorazione “a sgraffio”. Nel sec. XVI le maioliche veneziane furono caratterizzate da un ornato in turchino a motivi di foglie, fiori e frutti di gusto orientale, su fondo azzurrino tendente al grigio. In questo campo si distinsero Maestro Lodovico, Maestro Iacopo da Pesaro e Domenico da Venezia. Nei sec. XVII-XVIII, per influsso dei “bianchi” importati da Faenza, Lodi e Savona, si diffuse la moda dei latesini, che divennero una delle maggiori espressioni artistiche di questo centro. La prima fabbrica di porcellana venne fondata a Venezia nel 1720 da Francesco Vezzi e produsse una pasta dura decorata per lo più a motivi orientali. Una seconda fu fondata nel 1761 da Nathaniel F. Hewelcke, proveniente da Meissen, ma la più famosa è quella fondata nel 1764 da Geminiano Cozzi, che produsse porcellane di pasta dura ibrida, dalle forme rococò molto mosse e dalla ricca tavolozza dominata da particolari tonalità di rosso ferro, verde smeraldo e violetto, con motivi di fiori, insetti, cineserie, monogrammi. La fabbrica produsse anche biscuits modellati con prezioso gusto miniaturistico.

Artigianato: il merletto

Il merletto ad ago fu una creazione veneziana maturata nel corso del Cinquecento col passaggio dal reticello al “punto in aria”, cioè a un tipo di merletto che non appoggia su alcuna impalcatura di base; questo aprì poi la via a trine sempre più perfette e complicate, di alto valore d'arte. La trina di Venezia divenne quasi un'industria nel Seicento, con la creazione di manifatture e laboratori; i modelli furono gelosamente custoditi. Dalla trina di Venezia si giunse nel sec. XVII al sontuoso merletto eseguito col “punto tagliato a fogliame”, più noto come gros point de Venice, con effetti di rilievo ottenuti da un doppio e triplice lavoro. Nel Settecento venne prodotta la trina detta “a roselline”, col fondo animato da nodini e sbarrette. Altra trina è quella di Burano, col fondo a maglie tonde dal caratteristico effetto ondeggiante.

Musei

Le Gallerie dell'Accademia costituiscono una splendida raccolta di pittura veneta dal sec. XIV al XVIII. Fra le opere più importanti sono varie Madonne di Giovanni Bellini, il ciclo della Leggenda di S. Orsola di Venezia Carpaccio, dipinti del Mantegna, di Piero della Francesca, Giorgione (La Tempesta), Tiziano, Veronese, Tintoretto (Miracoli di S. Marco); inoltre di Paolo Veneziano, Iacobello del Fiore, Cima da Conegliano, C. Tura, P. Bordone, Palma il Vecchio, L. Lotto, G. B. Tiepolo, G. B. Piazzetta, R. Carriera, ecc. Assai significativa anche la pinacoteca della Fondazione Querini-Stampalia, con opere di Catarino Veneziano, Giovanni Bellini, Palma il Vecchio, A. Schiavone, G. B. Tiepolo, P. Longhi, A. Longhi, ecc. Il Museo Correr, che ha sede nell'ala napoleonica delle Procuratie, conserva notevoli opere dei Bellini, di Carpaccio, C. Tura, L. Lotto, Antonello da Messina e altri, oltre a bronzetti, mobili, ceramiche dal sec. XIV al XVIII. Il Museo Archeologico vanta notevoli sculture greche e romane e altro materiale, soprattutto di età ellenistica. Degna di nota infine la Fondazione P. Guggenheim, interessante raccolta di arte contemporanea, soprattutto delle cosiddette “avanguardie storiche” della prima metà del Novecento.

Istituti culturali

L'Archivio di Stato è uno dei maggiori d'Italia e in assoluto del mondo per l'importanza delle sue fonti storiche. Le due sezioni fondamentali sono quella degli archivi antichi dello Stato (fino al 1797) e quella degli archivi moderni, dal governo democratico (1797-98) in poi. Per la Biblioteca Marciana, v. marciano.

Spettacolo

Il primo spettacolo accertato è un'Annunciazione recitata davanti al doge nel 1267, ma anche prima dovevano esistere rappresentazioni sacre, esibizioni di saltimbanchi e dialoghi di buffoni; poi, verso la fine del Medioevo, celebrazioni delle solennità civili e inoltre cortei carnevaleschi, abbattimenti, regate e altre manifestazioni a metà tra spettacolo e sport. Nel sec. XV presero sviluppo anche le momarie, pantomime a sfondo comico d'origine agreste che avevano in città complesse elaborazioni spettacolari con musiche, danze, elementi allegorici e che erano affidate alle Compagnie della Calza, associazioni di nobili cui si dovettero nel Cinquecento anche i primi saggi di teatro umanistico. Nel 1508 un decreto della Signoria proibì tutte le “recite e rappresentazioni comiche o tragiche”. Di fatto però tale divieto fu inefficace e nei secoli successivi sino alla fine della Repubblica, vi fu un'intensa fioritura di teatri e spettacoli, importanti sia dal punto di vista organizzativo sia sotto l'aspetto artistico: i comici dell'Arte e i migliori scenografi, il melodramma di Monteverdi, di Cavalli, di Vivaldi, di Galuppi, i libretti di Zeno e di Metastasio, le novità di Goldoni, Gozzi, Chiari. Dal Teatro Vecchio di San Cassian, aperto nel 1580 ca., a La Fenice, inaugurata nel 1792, passando per i teatri dei SS. Giovanni e Paolo, di San Luca, di San Moisè, di Sant'Angelo, di San Samuele, ecc., moltissime, più che in ogni altra città europea contemporanea, erano le sale in vivace e pittoresca concorrenza tra loro. L'Ottocento vide numerose prime di opere di Rossini e di Verdi a La Fenice (divenuta poi ente autonomo nel 1936), stagioni di prosa al Goldoni, compagnie dialettali al Camploy (l'ex San Samuele) e in altre sedi. Nel Novecento Venezia diventò, anche dal punto di vista teatrale, provincia. Fanno eccezione, a partire dagli anni Trenta, le manifestazioni, organizzate nell'ambito della Biennale, dei Festival internazionali del cinema, del teatro e della musica contemporanea, una delle più importanti rassegne della produzione musicale odierna, che ha ospitato in prima esecuzione alcune delle più significative composizioni del sec. XX (tra cui l'opera La carriera di un libertino e il Canticum sacrum in honorem Sancti Marci nominis di I. Stravinskij). Uno dei punti di forza della vita musicale della città è anche il Conservatorio Benedetto Marcello (inaugurato nel 1877). Notevole attività sul piano delle ricerche musicologiche, con particolare riguardo per gli studi sulla storia del teatro musicale, svolge l'Istituto per le lettere, la musica, il teatro veneto della Fondazione G. Cini, sede di congressi e di corsi internazionali di alta cultura. Da ricordare anche le attività del Centro delle arti e del costume di palazzo Grassi. Dal 1974 i vari festival hanno iniziato un'opera di riscoperta e di riutilizzazione di sedi teatrabili nei più diversi quartieri cittadini, alla ricerca di un pubblico che comprenda strati sempre più vasti della popolazione.

La provincia

La provincia di Venezia (43 comuni; 2463 km2; 816.854 ab.), la più popolosa e la seconda per densità di popolazione dopo quella di Padova, si estende lungo la costa adriatica tra i bassi corsi del Tagliamento e dell'Adige, comprendendo quasi interamente la Laguna Veneta. Il territorio, limitato dalle prov. di Udine, Pordenone, Treviso, Padova e Rovigo, è piatto, uniforme e ben coltivato. La fascia costiera è interessata da vaste plaghe bonificate e da ampie estensioni lagunari, quali la Laguna Veneta e quella, assai meno estesa, di Caorle. I corsi d'acqua principali, cioè il Tagliamento, la Livenza, il Piave, il Sile, il Brenta e l'Adige, sfociano nel Mar Adriatico dopo aver interessato la provincia solo con il loro tratto terminale. Il clima, nonostante la presenza del mare, è di tipo semicontinentale con inverni freddi e nebbiosi ed estati calde; lungo il mare sono frequenti le brezze e spesso si fanno sentire anche all'interno i venti dei quadranti orientali, la bora da NE e lo scirocco da SE. I centri principali, dopo il capol., sono Chioggia, Sottomarina, Iesolo e Lido di Iesolo, ai margini della Laguna Veneta; Caorle, tra l'omonima laguna e la foce della Livenza; San Michele al Tagliamento, Portogruaro, Santo Stino di Livenza, San Donà di Piave, Eraclea, Martellago, Scorzè, Noale, Mirano, Mira, Dolo, Stra, Cavarzere e infine Lido, Mestre, Marghera, Malamocco, Alberoni, Pellestrina, Burano e Murano, che fanno parte del comune di Venezia formando con la storica città lagunare un'interessante conurbazione, articolata in nuclei urbani ben differenziati economicamente e complementari fra loro. L'economia provinciale si basa in larga misura sulle attività industriali, portuali e commerciali del comune capoluogo; sull'agricoltura, sviluppata nelle fertili aree dell'interno; sul turismo, che ha i suoi centri di maggior attrazione in Venezia, Iesolo, Caorle, Bibione, Chioggia e Sottomarina; e sull'industria, attiva anche in altri comuni della provincia specialmente nei settori meccanico, calzaturiero e dell'abbigliamento. A queste aziende industriali, per lo più di piccole e medie dimensioni, sono da aggiungere, a completamento del quadro dell'economia provinciale, i grossi complessi chimici, metallurgici, meccanici, della ceramica, del vetro e dei materiali da costruzione operanti nell'area veneziana di Marghera.
Conferenze di Venezia
Nel 1921 si tenne a Venezia un convegno fra i rappresentanti dell'Austria e dell'Ungheria a parziale modifica del Trattato del Trianon; la città e il distretto di Odenburg passarono all'Ungheria. • Nel 1924 vi si incontrarono i rappresentanti dell'Italia e della Iugoslavia per risolvere alcune questioni concernenti Fiume, Zara e la Dalmazia.
Congresso di Venezia
Si svolse nel 1177 fra papa Alessandro III e il Barbarossa, presenti i rappresentanti della Lega Lombarda e di Guglielmo II d'Altavilla: si stabilì una tregua di 6 anni con i comuni e una pace di 15 col re di Sicilia.
Lega di Venezia
Provocata dalla discesa di Carlo VIII in Italia, fu stipulata in funzione antifrancese il 31 marzo 1495 tra il papa Alessandro VI, l'imperatore Massimiliano d'Asburgo, il re d'Aragona Ferdinando il Cattolico, il doge di Venezia A. Barbarigo e i Visconti di Milano.
Trattati di Venezia
Nel 1201 fu stipulato un accordo tra la Repubblica e i partecipanti alla IV Crociata: Venezia s'impegnò a provvedere al trasporto e al vettovagliamento dei crociati per un compenso di ca. 86.000 marchi d'argento.Non avendo ricevuto il saldo prima della partenza chiese la conquista di Zara. • Quello del 1339 pose fine alla guerra tra gli Scaligeri e una coalizione di Stati, tra cui i Visconti, Firenze, Venezia e gli Estensi. Mastino II della Scala perse molte città e dovette riconoscere la libera navigazione del Po. Venezia ottenne la zona di Treviso e impose la signoria dei Carrara in Padova. • Il trattato di pace del 7 marzo 1573, concluso tra Venezia e il sultano Selim II, riconobbe ai Turchi il possesso di Cipro, Antivari, Dulcigno e vari territori albanesi; Venezia dovette pagare un tributo annuo per Cefalonia e Zante. • Con l'atto del 5 marzo 1684 Venezia aderì alla Lega cristiana di Varsavia stretta l'anno precedente in funzione antiturca tra Innocenzo XI, Leopoldo I d'Asburgo e Giovanni Sobieski. • Con il trattato del 19 ottobre 1866, a conclusione della III guerra d'Indipendenza italiana, il Veneto venne ceduto dall'Austria alla Francia e da questa all'Italia.

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