Spagna: caratteristiche generali

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Testo

Spagna (spagnolo España), monarchia costituzionale dell'Europa sudoccidentale. Occupa la maggior parte della penisola iberica e confina a nord-est con la Francia e Andorra e a ovest con il Portogallo; è bagnata a nord dal mar Cantabrico, a sud-ovest dall'oceano Atlantico e a sud e a est dal mar Mediterraneo. La dipendenza inglese di Gibilterra è situata all'estremità meridionale della Spagna. Sono territori spagnoli le isole Baleari nel Mediterraneo, le Canarie nell'Atlantico, Ceuta e Melilla in Marocco, le isole Peñón de Vélez de la Gomera, Peñón de Alhucemas e l'arcipelago di Chafarinas al largo delle coste africane. La superficie del paese, compresi i territori insulari, è di 505.954 km2 e la capitale è Madrid.
Territorio
La Spagna occupa circa l'85% della penisola iberica. La maggior parte della sua superficie si estende sulla Meseta, un altopiano movimentato da una serie di rilievi e orlato a sud e a nord da due allineamenti montuosi (cordigliere) che scendono verso la costa mediterranea a sud, atlantica a nord; la costa mediterranea è lunga circa 1660 km, e il litorale atlantico è di circa 710 km. A ovest la Meseta digrada verso la costa atlantica, in larga parte portoghese, attraverso una serie di ampie vallate, mentre a est la lunga e ininterrotta catena dei Pirenei, estesa per circa 435 km, segna l'intero confine con la Francia e Andorra, culminando nel Pico de Aneto (3404 m); nell'estremo sud lo stretto di Gibilterra separa la Spagna dall'Africa.
Oltre metà del territorio ha un'altitudine media superiore ai 500 m. L'altopiano centrale, che ha un'altitudine media di circa 610 m, è attraversato da brevi catene formanti il Sistema Iberico a est e il Sistema centrale nel cuore della Meseta, che esso divide in due sezioni: la Nuova Castiglia a nord, la Vecchia Castiglia a sud. I rilievi maggiori del sistema centrale sono la Sierra de Guadarrama, la Sierra de Gredos (2592 m) e i Montes de Toledo. La Meseta è delimitata a nord dalla Cordigliera Cantabrica (culminante nei Picos de Europa a 2648 m), a est e a sud dai rilievi del Sistema Iberico, della Sierra Morena e, oltre la pianura del fiume Guadalquivir, del Sistema Betico (i cui rilievi maggiori sono quelli della Sierra Nevada che comprende la vetta del Mulhacén, 3478 m). La cima più elevata del territorio spagnolo è tuttavia il Pico de Teide sull'isola di Tenerife (Canarie).
Tra i rilievi che orlano la Meseta e il mare si estende una breve pianura costiera che raramente supera i 32 km d'ampiezza ed è in molti punti interrotta da rilievi che scendono verso il mare a formare promontori rocciosi, particolarmente lungo la costa mediterranea, dove il solo porto di grandi dimensioni è quello di Barcellona. Altri porti importanti si trovano lungo la costa nordoccidentale, soprattutto in Galizia, dove le coste sono caratterizzate da penetrazioni profonde (coste a rías). L'unica pianura estesa, di origine alluvionale, è quella formata dal Guadalquivir, che si trova nella parte sudoccidentale del paese.
Il territorio iberico, in prevalenza montuoso, alimenta una complessa rete idrografica caratterizzata da fiumi di modesta portata, dato il clima piuttosto arido del paese, ma profondamente incisi nella superficie della Meseta. Quattro sono i fiumi che sfociano nell'Atlantico, il Douro (il cui bacino è il più esteso del paese), il Tago, il Guadiana e il Guadalquivir, mentre l'Ebro, l'unico navigabile, attraversa le regioni nordorientali e sfocia nel Mediterraneo con un pronunciato delta.
Clima
La Spagna presenta notevoli differenze climatiche, dovute a vari fattori: l'altitudine media, la disposizione dei rilievi, la forma stessa della penisola iberica, che condizionano l'influsso oceanico, atlantico, molto forte nella parte nordoccidentale del paese, che altrove è soggetto piuttosto agli influssi subtropicali aridi. L'area atlantica è caratterizzata da un clima umido (da 1000 a 2500 mm annui di pioggia), dovuto ai venti occidentali che scaricano sulle coste l'umidità accumulata sulle superfici oceaniche.
L'influsso oceanico assicura stagioni temperate, con medie invernali fra i 5 e i 10 °C ed estive fra i 18 e i 20 °C. Un clima mediterraneo caratterizza invece la sezione orientale del paese, con inverni miti ed estati calde e asciutte; una forte aridità si riscontra nella zona centromeridionale, l'Andalusia, che comprende il bacino del Guadalquivir, area di confluenza dei venti continentali e africani. La costa mediterranea meridionale ha un clima nettamente subtropicale: Malaga, nell'estremo sud, ha una media invernale di 13,9 °C.
L'intera Meseta ha un clima continentale con piovosità molto scarsa (200-500 mm annui) e forti variazioni di temperatura; si può passare dai 40 °C in estate nell'area della capitale e scendere d'inverno a -25 °C nelle valli dell'Ebro e del Guadalquivir. Le estati della Meseta sono così aride che quasi tutti i corsi d'acqua si prosciugano per alcuni mesi.
Flora e fauna
Solo una parte limitata della Spagna è boscosa; le foreste crescono soprattutto sui versanti dei rilievi esposti alle correnti umide, particolarmente a nord-ovest. L'umidità della costa occidentale favorisce la crescita di latifoglie (querce e faggi) e, ad altitudini maggiori, pini e abeti. La macchia mediterranea, con querce da sughero, lentischi, lecci e altre specie sempreverdi, ammanta i versanti dei rilievi che dominano la costa orientale e meridionale, dove si succedono pianure e vere e proprie oasi (huertas) coltivate, con agrumeti, colture irrigue diverse, oltre alle più varie legnose di ambiente asciutto come gli ulivi, le viti, i mandorli, i fichi, i carrubi ecc.
L'interno è steppico o semidesertico, con oasi di pioppi e vegetazione riparia. Arbusti ed erbe costituiscono la formazione naturale propria dell'altopiano centrale denominata monte bajo. Lo sparto, usato per produrre carta e vari tipi di fibre, cresce in abbondanza.
Le specie animali presenti nel paese comprendono il lupo, la lince, il gatto selvatico, la volpe, la capra selvatica, il cervo e la lepre; nei laghi e nei torrenti di montagna vivono molte specie ittiche tra cui tinche, trote e barbi.
Popolazione
La popolazione spagnola presenta una forte mescolanza etnica dovuta a invasioni, migrazioni e dominazioni (celtiche, elleniche, romane, teutoniche, semitiche e arabe) che si sono succedute nei secoli e che hanno lasciato nelle diverse regioni le tracce della loro presenza. Ad esempio di grande rilievo è stata, in tutta la parte meridionale del paese, l'occupazione araba, che, respinta nel XII secolo con la Reconquista, ha lasciato un'impronta non più cancellata nell'arte, nella cultura e nella stessa organizzazione territoriale.
Nonostante i processi di omologazione nazionale, avviati dallo stato unitario sin dal XV secolo, alcuni gruppi hanno mantenuto sino a oggi le loro peculiarità etnico-linguistiche: è il caso soprattutto dei baschi (Euskal-dun), che sono circa 2,5 milioni e vivono nel nord-est della Spagna, ma anche dei galiziani, di origine celtica, e dei catalani, che vantano una specificità culturale, storica e linguistica rispetto al gruppo dominante, quello castigliano.
La popolazione della Spagna è di 38.748.001 abitanti, con una densità di circa 76 abitanti per km2, relativamente bassa rispetto alle medie europee. La popolazione urbana è pari al 76,2%. La crescita annua si aggira intorno allo 0,2%, e la speranza di vita è di 78 anni circa. Le zone meno popolate sono quelle interne, mentre un'alta densità abitativa si riscontra lungo i litorali. Nell'area della capitale la popolazione presenta una densità di oltre 616 abitanti per km2. Madrid e i suoi sobborghi, con quasi 5 milioni di residenti, ospitano quasi un decimo della popolazione spagnola.
Suddivisioni amministrative e città principali

La Spagna comprende cinquanta province suddivise in diciassette regioni autonome: Andalusia, Aragona, Asturie, Baleari, Province Basche, Canarie, Cantabria, Castiglia-La Mancha (vedi Mancia), Castiglia-León (vedi Castiglia), Catalogna, Estremadura, Galizia, La Rioja, Madrid, Murcia, Navarra e Comunidad Valenciana. La capitale spagnola è Madrid (3.041.101 abitanti nel 1994), capoluogo della regione omonima. In posizione gerarchicamente secondaria, ma con funzioni regionali di grande rilievo, e talora con un dinamismo e una capacità di governo tali da gareggiare con la stessa capitale, si pongono altre città, tra cui emerge sopra tutte Barcellona, seconda città della Spagna, porto e centro commerciale di grande rilievo, con 1.623.542 abitanti nel 1991, capoluogo della Catalogna. Altre città di rango elevato sono Valencia (752.909 abitanti nel 1991), capoluogo della Comunidad Valenciana, grande centro ferroviario e industriale; Siviglia (678.902 abitanti nel 1991), capoluogo dell'Andalusia, centro portuale, commerciale e turistico; Saragozza (607.899 abitanti nel 1995), capoluogo dell'Aragona, città di grande rilevanza economica, e Bilbao (383.798 abitanti nel 1991), capoluogo della Vizcaya (Biscaglia), centro industriale e finanziario d'importanza nazionale.
Lingua e religione
La maggior parte degli spagnoli parla il castigliano (vedi Lingua spagnola), ma alcune regioni conservano con orgoglio le proprie peculiarità linguistiche: il basco (euskara) è parlato nelle regioni settentrionali; il catalano è parlato nel nord-est, e il galiziano (gallego, simile al portoghese) è la lingua diffusa nel nord-ovest. Il cattolicesimo, fino al 1978 religione di stato, è professato dal 97% degli spagnoli. Esistono nel paese piccole comunità di protestanti, ebrei e islamici.
Istruzione e cultura
Il grande periodo della cultura spagnola ebbe inizio nel Medioevo, quando mori, cristiani ed ebrei fondarono scuole di istruzione superiore a Cordova, Granada e Toledo. L'Università di Salamanca (1218) fu un modello per le accademie dell'America latina, istituite dal XVI secolo in poi. Uno dei maggiori istituti universitari del Cinquecento venne fondato ad Alcalá de Henares nel 1510 e divenne nel 1836 l'Università di Madrid. Altre istituzioni culturali storiche sono le università di Barcellona (1450), Valencia (1500), Siviglia (1502) e Granada (1526). L'Accademia reale spagnola venne fondata nel 1713 e l'Accademia reale storica nel 1738.
Il sistema educativo spagnolo comprende oggi istituti pubblici laici e scuole private, generalmente cattoliche. L'insegnamento pubblico è obbligatorio e gratuito per i ragazzi dai sei ai sedici anni. Successivamente gli studenti possono seguire corsi di preparazione professionale per uno o due anni o il bachillerato di due anni per prepararsi all'università. Il sistema universitario prevede tre cicli di studi. Il primo, che porta alla diplomatura, dura tre anni. Il secondo ciclo, della durata di due o tre anni, conferisce la licenciatura. Per ottenere il titolo di dottore è necessario completare un terzo ciclo di due anni.
Biblioteche, musei e gallerie d'arte testimoniano la ricchezza delle tradizioni culturali del paese. La maggiore raccolta libraria del paese è la Biblioteca nazionale di Madrid (1712), che contiene più di quattro milioni di volumi, oltre a manoscritti rari, mappe, stampe e la magnifica sala dedicata al grande scrittore spagnolo Miguel de Cervantes. Nella capitale hanno sede inoltre la Biblioteca del Palazzo Reale (1760) e la Biblioteca dell'Università di Madrid (1341). Importanti sono anche la Biblioteca dell'Escorial e la Biblioteca del capitolo della Cattedrale di Toledo, che raccoglie preziosi testi antichi (dall'VIII all'XI secolo).
Una delle maggiori collezioni d'arte di tutto il mondo è quella del Museo del Prado, a Madrid, che raccoglie opere di grandi pittori spagnoli ed europei (vedi Diego Velázquez, Francisco Goya, Bartolomé Estéban Murillo, El Greco; Hieronymus Bosch, Sandro Botticelli, Tiziano, Rembrandt), mentre il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, ancora a Madrid, è specializzato in pittura spagnola del XIX e del XX secolo; il museo ospita alcune tele di Salvador Dalí e Pablo Picasso, due delle maggiori figure artistiche del Novecento. Oltre a grandi artisti e scrittori, la Spagna ha avuto importanti musicisti, fra cui Antonio Soler (XVIII secolo), Felipe Pedrell, Enrique Granados e Manuel de Falla (XIX-XX secolo) e i contemporanei Andrés Segovia e Pablo Casals. La musica spagnola è caratterizzata da generi popolari celebri in tutto il mondo, come la zarzuela, il bolero, il flamenco e il fandango.
Il cattolicesimo è un elemento determinante della cultura spagnola. Le arti, la letteratura, la storia del paese e la vita stessa dei suoi abitanti sono state segnate, nei secoli, da una profonda religiosità, se non dal misticismo. Fra le più antiche tradizioni folcloriche si annoverano le fiestas e le ferias, che uniscono elementi sacri e profani, solenni processioni, danze, musiche e canti in cui viene coinvolta tutta la cittadinanza. Le ferias di Valencia e Siviglia, il Corpus Christi di Toledo, la Settimana Santa di Valladolid sono alcune delle più celebri ricorrenze spagnole. Uno dei simboli del paese è la corrida, il duello con il toro, antica e difficile arte regolata da un complesso rituale.
Per ulteriori informazioni vedi anche Arte e architettura spagnola; Letteratura spagnola.
Economia
La Spagna è stato un paese tradizionalmente agricolo, ma a partire dagli anni Cinquanta è stato avviato un processo di sviluppo industriale che ha rapidamente trasformato la vita del paese e la stessa struttura dell'economia. Oggi, benchè la Spagna abbia ancora forti basi agricole, si può definire come un paese industriale, di livello europeo. Le trasformazioni sono state guidate sin dal 1964 da una serie di piani di sviluppo che hanno incontrato un certo ostacolo alla fine degli anni Settanta, con il rallentamento nella crescita industriale dovuto all'aumento del costo del petrolio e di altre materie prime d'importazione. L'economia industriale poggia su un settore di base di rilievo, comprendente alcuni impianti siderurgici, metallurgici e petrolchimici di notevole capacità produttiva, oltre che su un'industria manifatturiera che ha aggiunto al ramo tessile (di antica origine in Catalogna) anche una serie di altre industrie (come quella meccanica, dell'automobile), sia pure come emanazione di grandi gruppi europei. A ciò si aggiunge oggi il turismo, ormai una delle risorse maggiori dell'economia nazionale. Il primo gennaio del 1986 la Spagna è divenuta un membro dell'Unione Europea.
Agricoltura
L'agricoltura è il settore principale dell'economia spagnola, e occupa circa l'11% della forza lavoro. Si coltivano soprattutto cereali (frumento, orzo, mais, segale, avena), riso (lungo litorali mediterranei), ortaggi, tabacco, barbabietola e canna da zucchero, cotone, arachidi, girasole, luppolo, soia, colza, olivo, vite, alberi da frutto. Le province mediterranee si avvalgono di validi sistemi di irrigazione grazie ai quali l'arida cintura costiera è divenuta una delle aree più produttive del paese. Anche ampie zone dell'Estremadura sono irrigate grazie all'intervento del governo, che ha stanziato fondi per il prelievo di acque dal fiume Guadiana. Il tradizionale allevamento di volatili, ovini, bovini, equini e suini è ancora oggi importante per l'economia nazionale.
Silvicoltura e pesca
La quercia da sughero è la risorsa forestale principale della Spagna e la produzione annuale di sughero, seconda per importanza solo a quella del Portogallo, alimenta un'industria fiorente. Anche gli introiti derivati dalla pesca sono determinanti per l'economia nazionale: tonni, piovre, seppie, naselli, sardine, acciughe, sgombri e molluschi si trovano in abbondanza nei mari spagnoli; fra i principali porti pescherecci si annoverano Vigo, Pasajes, Huelva, Algeciras, Cadice, La Coruña.
Industria
I principali impianti siderurgici sorgono nella zona di Bilbao, nelle Asturie, presso Santander, nel Levante e in Catalogna. L'industria meccanica ha centri nelle aree di Barcellona, Toledo e Siviglia. I maggiori cantieri navali sono quelli di El Ferrol, Cartagena, Cadice, Barcellona e Bilbao. L'industria tessile (cotone) è fiorente soprattutto in Catalogna, dove hanno sede anche impianti chimici di grande rilievo. Fra i comparti più produttivi dell'industria spagnola si ricordano inoltre: il settore meccanico; la produzione di fibre sintetiche; la lavorazione del petrolio, della gomma e delle materie plastiche; la produzione di birra, zucchero, tabacco e, infine, la lavorazione del cemento, del vetro, della carta e dei pellami. La Spagna è inoltre uno dei maggiori produttori mondiali di vino e di olio d'oliva.
Il settore terziario è dominato dal turismo, che ha dato impulso allo sviluppo dei trasporti, ma ha provocato seri problemi di degrado ambientale con l'eccessiva espansione delle infrastrutture alberghiere, specialmente sulle coste mediterranee.
La ricchezza del sottosuolo spagnolo è considerevole. Fra le principali risorse minerarie vi sono carbone, lignite, ferro, pirite, zolfo, piombo, zinco, mercurio, fluorite, tungsteno, antimonio, oro, argento, magnesite, sale e sali potassici, uranio, petrolio, gas naturale. Le principali miniere di carbone si trovano nelle Asturie e nel León, i maggiori depositi di ferro sono nella stessa zona, intorno a Santander e a Bilbao, e nelle aree di Granada, Murcia e Almería. Grandi riserve di mercurio si trovano ad Almadén, nel sud-ovest della Spagna; di piombo è ricca l'Andalusia.
Flussi monetari e commercio
L'unità monetaria è la peseta, emessa dalla Banca di Spagna. Le Borse principali sono quelle di Madrid, Barcellona e Bilbao. Le importazioni superano le esportazioni, che comprendono soprattutto veicoli e macchinari, prodotti minerari e chimici, metalli lavorati, prodotti tessili, pellami, pesce e prodotti ortofrutticoli. Fra i maggiori partner commerciali si annoverano la Francia, la Germania, l'Italia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Portogallo e i Paesi Bassi. Le ingenti entrate che derivano dal turismo aiutano a compensare il deficit cronico del paese.
Trasporti
Alla metà degli anni Novanta, la rete stradale spagnola si estendeva su 341.200 km, e quella autostradale su circa 7736 km. La rete ferroviaria (12.646 km, di cui 6894 elettrificati) è gestita da compagnie private e statali. Dal 1992 è attiva una linea ferroviaria ad alta velocità da Madrid a Siviglia, che verrà prolungata fino a Barcellona. La linea aerea nazionale è l'Iberia. La flotta mercantile contava 1724 navi per una stazza complessiva di 1,3 milioni di tonnellate.
Ordinamento dello stato
La Spagna è una monarchia costituzionale di tipo ereditario, governata da re Juan Carlos I di Borbone. La democratizzazione delle istituzioni, iniziata nel 1975 dopo la morte di Francisco Franco, ha avuto come esito la Costituzione del 1978. La funzione legislativa è svolta dalle Cortes, che comprendono il Congresso dei deputati e il Senato, eletti a suffragio universale e diretto. La funzione esecutiva è affidata invece al Governo, guidato da un presidente che viene eletto dai deputati e designato dal re. Il sovrano spagnolo è anche il comandante in capo delle forze armate.
Il sistema giudiziario è governato da un Consiglio generale retto dal presidente della Corte Suprema. Il più alto tribunale del paese è la Corte Suprema di Giustizia, con sede a Madrid. Vi sono altre diciassette corti territoriali, per ciascuna delle regioni autonome, 52 corti provinciali e alcuni tribunali minori che si occupano di questioni penali e civili. Un'apposita corte vigila sul rispetto della Costituzione.
I maggiori schieramenti politici nazionali sono: il Partito socialista operaio spagnolo (PSOE); il Partito popolare, di destra; la Sinistra unita; Convergenza e unione della Catalogna; il Partito nazionale basco e Herri Batasuna, l'organo politico dell'ETA.
Amministrazione locale
Ciascuna delle diciassette regioni autonome della Spagna elegge un'assemblea legislativa unicamerale, che seleziona un presidente tra i suoi membri. Sette regioni autonome hanno una sola provincia, le altre dieci sono formate da due o più province. Ciascuna delle cinquanta province ha un governatore e un Consiglio; ciascuna delle oltre 8000 municipalità è governata da un Consiglio che elegge come sindaco uno dei suoi membri.
Storia
Le prime testimonianze di una presenza umana nella penisola iberica sono le pitture rupestri risalenti al Paleolitico superiore (vedi Età della Pietra), rinvenute nelle grotte della Spagna settentrionale, del golfo di Biscaglia e dei Pirenei occidentali. Origine diversa dovette avere la più tarda cultura neolitica almeriana (3000 a.C.), nella Spagna sudorientale. Le regioni meridionali vennero invase dagli iberi, originari dell'Africa settentrionale, che intorno al 1000 a.C. costituirono l'etnia dominante nella penisola. I celti, venuti dalla Francia, si stabilirono nel nord. Dall'unione fra le popolazioni celtiche e iberiche si formò successivamente il gruppo etnico dei celtiberi, stanziati nella regione centrale, a occidente e lungo le coste del nord.
L'antichità
La penisola iberica fu esplorata dai fenici, che attorno all'XI secolo a.C. vi stabilirono una colonia nella regione della odierna Cadice. Commercianti di Rodi e di altre città greche colonizzarono la costa del Mediterraneo, mentre i cartaginesi iniziarono la conquista della penisola dopo la prima guerra punica. Il generale Amilcare Barca, nel corso di una campagna svoltasi tra il 237 e il 228 a.C., si impossessò di alcuni territori orientali; la fondazione di Barcellona risale a quegli anni. Nel 227 a.C. i cartaginesi vennero fermati sull'Ebro dai romani. Nel 197, dopo un lungo conflitto, Roma sconfisse del tutto i cartaginesi e occupò la penisola, dividendola nelle due province della Spagna Citeriore e Ulteriore, divise dall'Ebro.
In età imperiale il territorio iberico venne tripartito nelle province di Lusitania (corrispondente in parte all'attuale Portogallo), Baetica (Andalusia occidentale) e Spagna Terraconensis (altopiano centrale, coste settentrionali e sud-orientali). Nel 409 d.C. alcune popolazioni germaniche (fra cui alani, vandali e svevi) passarono i Pirenei e si stanziarono nella penisola e nel 412 l'imperatore Onorio fece appello ai visigoti per ristabilire il controllo del territorio. Il regno visigoto di Tolosa, nominalmente vassallo di Roma, fu istituito nel 419: nel momento di massima potenza giunse a includere un vasto territorio compreso fra lo stretto di Gibilterra e la Loira.
La Spagna musulmana
Nel 711 gli arabi attraversarono lo stretto di Gibilterra e sconfissero l'ultimo re visigoto di Spagna, Roderico, giungendo in pochi anni a controllare tutti i territori compresi tra la costa occidentale e i Pirenei. L'avanzata musulmana verso nord venne tuttavia arrestata nel 732 da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers. Durante l'occupazione araba, una piccola zona della penisola iberica restò parte della cristianità: il regno delle Asturie, fondato nel 718 dal capo visigoto Pelagio, il cui genero Alfonso conquistò gran parte dell'attuale Galizia e del León, e fu incoronato con il titolo di Alfonso I.
Nel 756 Abd al-Rahman, in seguito alla fine del califfato omayyade, si rifugiò in Spagna, dove fondò un emirato indipendente a Cordova; nel 929, un suo discendente, Abd al-Rahman III, prese il titolo di califfo. Sotto il califfato di Cordova la Spagna musulmana raggiunse il suo apogeo, sviluppando delle sofisticate istituzioni e un'amministrazione centralizzata. Mentre la sua flotta dominava sul Mediterraneo, Cordova divenne un importante centro culturale e artistico, con scuole, biblioteche, università dove si insegnava medicina, matematica, letteratura e filosofia (vedi Averroè; Maimonide). Nell'XI secolo, il califfato di Cordova si frammentò in una ventina di regni indipendenti, i cosiddetti "regni di taifas", i più importanti dei quali furono Saragozza, Almeria, Valencia, Siviglia.
L'espansione degli stati cristiani del Nord e la "reconquista"
Nel X secolo la regione di Navarra divenne un regno indipendente, che sotto Sancio I si estese fino a Burgos e prese in seguito il nome di Castiglia. Il conte Fernán González la rese indipendente dal León nel 932. Nell'XI secolo una parte considerevole dell'Aragona fu presa ai musulmani da Sancio III, re di Navarra, che occupò anche il León e la Castiglia, a capo della quale pose il figlio Ferdinando. Alla morte del padre, questi acquisì la corona del León (1037) e conquistò parte della Galizia.
Consolidato così il suo dominio sulle regioni settentrionali, nel 1056 Ferdinando si proclamò sovrano di Spagna, con il nome di Ferdinando I di Castiglia, e avviò l'opera di sistematica riconquista dei possedimenti musulmani nella penisola.
Quando Alfonso VI di Castiglia, nel 1086, si impadronì di Toledo, i re delle altre città arabe chiesero aiuto ai sovrani almoravidi, che si impossessarono dei loro domini. Agli Almoravidi succedettero gli Almohadi, che invasero la Spagna nel 1145. Nella battaglia di Las Navas de Tolosa (1212), gli Almohadi furono sconfitti e successivamente espulsi dalla Spagna. La presenza araba si limitò a Cadice, fino al 1262, e al regno di Granada, fino al 1492. Grandi beneficiari della riconquista cristiana furono i regni del Portogallo, di Castiglia (che includeva il León, le Asturie, Córdova, l'Estremadura, la Galizia, Cadice e Siviglia) e d'Aragona (comprendente Barcellona, Valencia e le isole Baleari). Il regno di Navarra passò sotto il dominio francese nel 1234, mentre l'Aragona creò un impero mediterraneo che comprendeva la Sardegna, la Sicilia e la Corsica.
L'inizio dell'era moderna
Nel 1469, il matrimonio di Isabella I di Castiglia con Ferdinando II il Cattolico d'Aragona diede avvio al processo di unificazione della Spagna cattolica. Durante il loro regno, fu istituita la Santa Inquisizione (1478) e, con la presa di Granada (1492), fu portata a termine la "reconquista". Le esplorazioni di Cristoforo Colombo aprirono le porte del Nuovo Mondo: alla metà del XVI secolo la Spagna controllava l'intero continente sudamericano, l'America centrale, la Florida, Cuba e, in Asia, le isole Filippine.
L'affermazione spagnola in Europa fu agevolata dall'applicazione delle strategie e delle tecniche militari sperimentate con successo nelle guerre contro i musulmani. Il principale avversario della Spagna fu in questa fase iniziale la Francia: la lotta, iniziata nel 1495 con la campagna d'Italia di Carlo VIII di Francia, proseguì per tutto il regno di Ferdinando il Cattolico.
Gli Asburgo
Dopo la morte di Isabella di Castiglia e di Ferdinando, Carlo V divenne il primo sovrano della Spagna unita (con il nome di Carlo I). Il nuovo re proseguì la politica antifrancese di Ferdinando con una serie di guerre che resero la Spagna potenza egemone sul territorio italiano e sulle rotte marine del Mediterraneo occidentale, dopo che le vittoriose spedizioni contro Tunisi (1535) e Algeri (1541) avevano bloccato l'espansione turca nelle regioni nordafricane.
Nel 1555 Carlo abdicò in favore del figlio Filippo II. L'impero americano era ormai consolidato e forniva grandi ricchezze; le guerre con la Francia erano terminate con il trattato di Cateau-Cambrésis: aveva così inizio il siglo de oro (secolo d'oro) della cultura e dell'arte ispaniche. Nel 1580, la morte del re Enrico di Portogallo fornì a Filippo l'occasione per rivendicare e ottenere la corona lusitana che, con i relativi possedimenti in Asia, Africa e Brasile, portò alla creazione del più vasto impero coloniale del mondo.
Il fanatismo cattolico di Filippo II finì tuttavia per creargli gravi problemi. Nei Paesi Bassi, dove il sovrano spagnolo perseguitò i protestanti e pretese di governare ignorando tradizioni e leggi locali, nel 1568 scoppiò un violento conflitto. La spedizione dell'Invincibile Armata contro l'Inghiltera della regina Elisabetta I, che appoggiava i ribelli olandesi, nel 1588 si risolse in un grande disastro. Anche la situazione interna cominciò a deteriorarsi. L'eccessivo potere dato all'Inquisizione provocò il declino della vita intellettuale spagnola; alla sua morte, nel 1598, Filippo II lasciò il paese oppresso da una grave crisi. Il successore, Filippo III, congelò ogni azione militare all'estero; nel 1609 espulse circa 250.000 moriscos (arabi cristianizzati), spopolando ulteriormente la Spagna, già decimata dalle epidemie del 1590, e creando nuovi problemi all'economia.
L'erede al trono, Filippo IV, cedette di fatto la guida del regno a Gaspar de Guzmán, conte di Olivares, che riprese le operazioni militari in Olanda e coinvolse la Spagna nella guerra dei Trent'anni. Nuovi aumenti delle imposte e la coscrizione obbligatoria causarono la rivolta della Catalogna e del Portogallo. Dopo una serie di sconfitte, Olivares fu estromesso e la Catalogna venne riconquistata, ma nel 1648 l'indipendenza olandese dovette essere riconosciuta, così come quella portoghese nel 1668; il Roussillon e la Cerdagne tornarono alla Francia nel 1659. La situazione peggiorò ulteriormente durante il regno di Carlo II.
I Borbone
Alla morte di Carlo II, che non aveva eredi, il ramo spagnolo degli Asburgo si estinse. La corona passò al pronipote di Carlo, Filippo V di Borbone, nipote di Luigi XIV di Francia, inaugurando la dinastia dei Borbone di Spagna e suscitando le preoccupazioni dell'intera Europa. Inghilterra, Olanda, Austria, Prussia e altri stati minori, fra i quali la Savoia, formarono una coalizione per sostenere l'altro pretendente al trono, Carlo d'Asburgo, e diedero inizio alla guerra di successione spagnola (1701-1714).
Nel 1711 l'arciduca asburgico divenne imperatore col nome di Carlo VI, e l'Inghilterra si distaccò dalla coalizione. Un compromesso fu raggiunto con il trattato di Utrecht del 1713: la maggior parte dei possedimenti spagnoli (fra cui i Paesi Bassi, Milano, Mantova, il regno di Napoli e la Sardegna) passò all'Austria, la Savoia ottenne la Sicilia e il Monferrato, ma in compenso Filippo fu riconosciuto re di Spagna con il nome di Filippo V. Formatosi alla scuola dell'assolutismo di Luigi XIV, Filippo sottomise la Catalogna e l'Aragona al controllo dell'autorità centrale. Le sue riforme amministrative resero il governo più efficace e ridussero i privilegi della Chiesa e della nobiltà. Seguendo una linea antibritannica, la Spagna si alleò con la Francia nella guerra di successione polacca (1733-1735) e nella guerra di successione austriaca (1740-1748); grazie a questi conflitti la Spagna riguadagnò molti dei territori italiani perduti nel 1713.
Il nuovo re Carlo III offrì alla Spagna un periodo di governo illuminato e varò importanti riforme per migliorare le condizioni del paese. Al contrario, il successore, Carlo IV, fu un sovrano debole, preda degli intrighi e della corruzione di corte. La Rivoluzione francese del 1789 determinò un rinnovato autoritarismo della politica spagnola che temeva il diffondersi di ideologie rivoluzionarie. Nel marzo 1808 una rivolta popolare costrinse Carlo ad abdicare in favore del figlio Ferdinando, ma il nuovo signore di Francia, Napoleone, sfruttò la crisi per estromettere i Borbone e porre sul trono suo fratello, Giuseppe Bonaparte. Il popolo spagnolo rifiutò di riconoscere la sovranità di Giuseppe e diede vita a una tenace resistenza contro l'occupazione francese. Sei anni di guerra minarono gravemente l'economia spagnola e diedero forza ai movimenti indipendentisti nelle colonie: nel 1826, l'impero coloniale americano si era dissolto, e alla Spagna rimanevano solo Cuba e Puerto Rico.
Le guerre carliste
Nel 1812, nella Spagna non occupata dalle truppe francesi, i liberali vararono una Costituzione che instaurava un governo parlamentare, aboliva l'Inquisizione, limitava il potere del clero e della nobiltà. Ferdinando VII tornò in Spagna dopo la sconfitta di Napoleone, nel 1814, e, abrogata la Costituzione del 1812, instaurò un regime reazionario. Nel 1820 una sollevazione militare impose il ripristino della Costituzione, ma la rivolta fu soffocata due anni dopo con l'intervento delle potenze europee. Nel 1833, alla morte di Ferdinando, l'infanta Isabella, di soli tre anni, succedette al trono di Spagna. Maria Cristina, la madre, sostenuta dai liberali, divenne reggente. I conservatori volevano invece sul trono il fratello del sovrano, Carlos, e scatenarono un'aspra guerra civile. Il conflitto tra carlisti e liberali si concluse solo nel 1843, con la sconfitta dei primi e l'ascesa al trono di Isabella II.
Il regno di Isabella fu segnato da una forte instabilità politica e dalla lotta tra liberali progressisti e moderati. Con l'appoggio della nobiltà i moderati mantennero il potere per un ventennio, ma le tendenze assolutistiche della regina provocarono una crisi che culminò in un colpo di stato militare nel settembre del 1868. Isabella venne spodestata e il Parlamento approvò una nuova Costituzione democratica, in base alla quale la Spagna diventava una monarchia parlamentare. Il nuovo governo, presieduto dal generale Francisco Serrano, dovette affrontare la rivolta di Cuba, la rinascita del movimento carlista, la questione della successione al trono. Quest'ultima fu risolta nel 1870, quando Amedeo di Savoia, figlio del re d'Italia Vittorio Emanuele II, accettò la corona. Avversato sia dai carlisti sia dai movimenti anarchici, il re abdicò nel febbraio del 1873. Il Parlamento proclamò immediatamente la repubblica, ma già nel dicembre del 1874 un gruppo di generali, con un colpo di stato, restaurò la monarchia borbonica, eleggendo al trono il figlio di Isabella, Alfonso XII.
Una nuova insurrezione carlista (1876) e un'altra rivolta cubana (1878) furono presto represse, ma nel 1898 scoppiò la guerra ispano-americana, che costrinse la Spagna, sconfitta, a ritirarsi da Cuba e cedere Puerto Rico, Guam e le Filippine agli Stati Uniti.
Dalla dittatura alla seconda repubblica
Nonostante le numerose pressioni cui fu sottoposta, la Spagna rimase neutrale nel corso della prima guerra mondiale. Le esportazioni diedero vita a un autentico boom economico, ma nel contempo aumentò anche l'inflazione, e i lavoratori invocarono aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. Le difficoltà interne furono acuite dalla rivolta guidata da Abd el-Krim nel Marocco (1919) e la dura sconfitta di Anual nel luglio 1921.
Nel settembre del 1923 il generale Miguel Primo de Rivera, con un colpo di stato, sciolse le Cortes (il parlamento) e instaurò un regime dittatoriale, riconosciuto da Alfonso XIII. I partiti furono messi al bando, e la Catalogna perse i diritti di autonomia. Sedata la rivolta marocchina grazie all'intervento delle truppe francesi (1926), lo sviluppo economico divenne la maggiore preoccupazione del nuovo governo. L'introduzione di misure fiscali indebolì la posizione di De Rivera, che nel gennaio del 1930, perso l'appoggio del re, si dimise. Le elezioni comunali dell'aprile del 1931 decretarono un esteso successo dei repubblicani, che spinse il re ad abbandonare la Spagna; il 14 aprile fu proclamata la repubblica. Una coalizione di repubblicani e socialisti nel giugno dello stesso anno ottenne un vasto successo alle elezioni per le Cortes, e in ottobre fu formato un governo di coalizione guidato da Manuel Azaña, che avviò un ambizioso programma di riforme: riforma agraria che prevedeva la redistribuzione delle terre, marcata separazione tra Stato e Chiesa, laicizzazione dell'insegnamento, introduzione del divorzio ecc. Le difficoltà a far accettare alla popolazione alcune di queste misure e la netta opposizione dei conservatori provocarono divisioni all'interno della coalizione di governo.
Nel 1933, la vittoria elettorale delle destre provocò l'inizio di una stagione di aspri scontri politici, culminata nell'ottobre del 1934 nell'insurrezione operaia nelle Asturie, brutalmente repressa nel sangue. Nel 1936 le sinistre tornarono alla guida del paese con il Fronte popolare e Azaña tornò alla presidenza.
Le sinistre ristabilirono una legislazione riformatrice, ma i disordini si diffusero in tutto il paese e scontri armati tra sostenitori e avversari del governo, occupazioni di terre, distruzioni di chiese, scioperi si susseguirono per tutto l'anno. In questo drammatico contesto, il generale Francisco Franco si fece promotore di un progetto di rovesciamento delle istituzioni repubblicane che ottenne il sostegno della gran parte dell'esercito.
La guerra civile
L'insurrezione militare ebbe inizio il 17 luglio del 1936 a Melilla, in Marocco, per estendersi il giorno seguente in tutta la Spagna, che si ritrovò divisa in due zone, una delle quali prevalentemente rurale, controllata dalle forze dei ribelli, e un'altra (che comprendeva numerose aree industriali e urbane) fedele alla repubblica.
Cominciò così la lunga guerra civile, dove entrambe le parti ricevettero aiuti dall'estero: Hitler e Mussolini sostennero le truppe di Franco, mentre l'URSS appoggiò i repubblicani, che ricevettero anche il sostegno delle Brigate Internazionali costituite da volontari europei e americani. I ribelli mostrarono grande unità d'azione; il generale Francisco Franco si proclamò capo della Falange nazionalista, un movimento politico di ispirazione fascista. Il fronte opposto, capeggiato da Juan Negrín, era meno compatto: includeva socialisti moderati e anarchici, comunisti e autonomisti baschi e catalani.
Fallita la presa di Madrid, le forze nazionaliste tentarono la conquista delle province basche, delle Asturie e delle altre regioni industriali del Nord (aprile-ottobre 1937), appoggiate dalle truppe fasciste italiane e dall'aviazione nazista, che il 26 aprile rase al suolo la città di Guernica. Nel 1938 le forze franchiste riuscirono a dividere in due la zona nemica. Dopo una disperata resistenza, Barcellona cadde il 26 gennaio 1939; due mesi dopo fu la volta di Madrid. La guerra civile terminò il 1° aprile; la Spagna era letteralmente distrutta, i morti erano intorno al milione.
La dittatura di Franco
Preso il potere, Franco non operò alcun tentativo di riconciliazione nazionale, considerando indistintamente repubblicani moderati e militanti comunisti, socialisti e anarchici come "nemici della Spagna". All'indomani della guerra, decine di migliaia di antifascisti furono uccisi e circa 300.000 andarono in esilio. La legislazione repubblicana a favore di lavoratori e contadini fu revocata. Le uniche istituzioni riconosciute come legittime e dotate di poteri effettivi furono l'esercito, la Chiesa cattolica e la Falange.
La Spagna franchista rimase neutrale durante la seconda guerra mondiale. Nel 1947 Franco ristabilì la monarchia, dichiarandosi reggente a vita. Nel corso degli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti considerarono il dittatore un importante alleato contro il comunismo; nel settembre del 1953 concessero a Franco cospicui aiuti economici e militari in cambio del diritto di impiantare basi navali e aeree in territorio spagnolo. Nel 1955 la Spagna fu ammessa nell'Organizzazione delle Nazioni Unite. A partire dal 1961, l'economia migliorò grazie a una rapida crescita industriale e a forti investimenti stranieri. La carenza di manodopera favorì l'aumento dei salari, mentre l'agricoltura fu meccanizzata per abbattere i costi di produzione. Si verificò una migrazione di massa dalle aree rurali a quelle urbane, dove venne dato impulso all'istruzione secondaria e universitaria. Tali trasformazioni non mutarono però l'essenza del regime.
Nel 1962 Franco istituì la legge marziale, in risposta a un'eccezionale ondata di scioperi operai nelle Asturie. La Guinea Spagnola ottenne l'indipendenza nel 1968; sette anni più tardi il governo lasciò il Sahara Spagnolo al Marocco e alla Mauritania. Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta anche la Spagna, come gli altri paesi occidentali, fu percorsa da una stagione di lotte operaie e riprese con forza l'attività dell'ETA; nel 1973 il primo ministro Luis Carrero Blanco rimase vittima di un attentato dei separatisti baschi. Il nuovo capo dell'esecutivo Carlos Arias Navarro tentò una timida apertura politica, che fu però respinta dai settori più intransigenti del regime, che lo costrinsero all'inasprimento della politica repressiva.
L'estrema destra tentò ancora in seguito di opporsi all'apertura politica, ma ormai la sorte del regime fascista spagnolo, simbolizzata dalla lunga agonia del dittatore, era segnata; alla morte di Franco nel novembre 1975, la Spagna si avviò verso la democrazia.
La restaurazione della democrazia
Al trono di Spagna salì il nipote di Alfonso XIII, Juan Carlos, che favorì il processo verso la democrazia. Nel luglio del 1976 obbligò Arias Navarro alle dimissioni, sostituendolo con Adolfo Suárez, che fu uno degli artefici della complessa transizione alla democrazia. Nonostante le forti obiezioni dell'esercito, nell'aprile 1977 il governo legalizzò il partito comunista; nel giugno successivo, le prime elezioni democratiche in quarant'anni premiarono la sua politica centrista assicurando al suo nuovo partito, l'Unione del centro democratico, il 34% dei voti. Nel 1978 la Spagna si diede una nuova Costituzione.
Tuttavia, a causa della crisi economica crescente e di una progressiva frammentazione delle forze che lo avevano sostenuto, nel gennaio 1981 il premier si dimise e fu sostituito da Leopoldo Calvo Sotelo. L'opposizione alla democrazia dei settori più retrivi della società spagnola si manifestò ancora il 23 febbraio del 1981 con un tentativo di colpo di stato, fallito per la ferma opposizione di Juan Carlos e della società spagnola. Le elezioni dell'ottobre 1982 furono vinte dal Partito socialista di Felipe González Márquez, che nel 1986 guidò l'entrata della Spagna nella CEE (oggi Unione Europea). Dal 1990 una serie di scandali minò la credibilità del governo socialista, che nelle elezioni del marzo 1996 fu sconfitto dal Partito popolare di José Maria Aznár.
Sviluppi recenti
Dal 1966 Aznár governa con l'appoggio di partiti minori, tra i quali il catalano Convergencia i Unió (Convergenza e unione). Per ottenere il sostegno di questo partito, Aznár ha dovuto prendere l'impegno di favorire una maggiore autonomia della Catalogna dal governo centrale. La questione delle autonomie, parte importante dell'agenda governativa, assume un aspetto urgente e drammatico nel conflitto che oppone dal 1968 il movimento separatista basco al governo centrale e che ha causato già più di 800 morti. Dall'insediamento di Aznár alla guida del governo spagnolo, l'ETA ha moltiplicato le sue azioni, colpendo direttamente i militanti del maggior partito di governo. Nel luglio del 1997 il sequestro e l'assassinio di un consigliere comunale basco, militante del Partito popolare di Aznár, ha suscitato un'ondata di emozione nel paese e una forte manifestazione di protesta contro il terrorismo dell'ETA. La questione basca resta tuttavia aperta e non può ammettere solo una soluzione militare, che potrebbe inoltre innescare una reazione a catena nel composito panorama dei nazionalismi iberici.

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