Somalia

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Testo

Nodo commerciale tra Africa e Asia sin dall'antichità (testimonianze egizie della V dinastia), la Somalia fu islamizzata, nel VII secolo, attraverso la fondazione di centri mercantili arabi (Zeila, Mogadiscio, Brava). La fusione fra semiti e camiti portò alla formazione del regno di Ifat (secolo XIV), che subì le influenze della vicina civiltà abissina. L'intera regione fu conquistata dal regno cristiano dello Scioa (1415) e si riprese con la formazione del regno di Adel (inizio secolo XVI) e con l'avanzata dei turchi ottomani (1527). Frazionata in potentati musulmani locali, formalmente dipendenti da Zanzibar (secolo XVIII), entrò nelle mire coloniali europee in seguito all'apertura del canale di Suez (1869): nel 1884 la Gran Bretagna occupò Zeila, Bulhar e Berbera (Somaliland), mentre la Francia si impadronì del Gibuti; la maggior parte del paese divenne colonia italiana (trattati con i sultani di Obbia e Migiurtinia, 1889; acquisto dei porti del Benadir, 1892; accordi con la Gran Bretagna, 1905). Sconfitta la rivolta (1899-1920) guidata da Mad Mullah, la Gran Bretagna rinunciò all'Oltregiuba in favore dell'Italia (1925). Occupata dalla Gran Bretagna (1941), fu assegnata dall'ONU in amministrazione fiduciaria all'Italia (1949) con il compito di guidarne l'indipendenza, conseguita nel 1960. Sotto la spinta della lega dei Giovani Somali, si formò un governo democratico, rovesciato dal colpo di stato del generale M. Siad Barre (1969) che istituì un regime a orientamento socialista e filosovietico. In seguito alla sconfitta nel conflitto con l'Etiopia per il controllo dell'Ogaden (1977-78), Siad Barre, sospese le relazioni diplomatiche con l'URSS (1978), portò il paese nell'orbita occidentale. Dal 1980, nelle province settentrionali è rimasta attiva la guerriglia antigovernativa, espressione di diversi movimenti di opposizione e di diverse etnie, che il 27.1.1991, dopo violenti combattimenti, ha rovesciato il governo e costretto Siad Barre alla fuga. Il governo provvisorio instaurato non è riuscito a sedare la lotta tra le diverse fazioni che ha portato il paese in uno stato di gravissima crisi. Il protrarsi della guerra civile e i suoi devastanti effetti sulla popolazione hanno determinato nel dicembre 1992 l'intervento dell'ONU (operazione Restore Hope) al quale hanno preso parte contingenti italiani (1993-94); tale intervento, concluso nel marzo 1995, tuttavia non è riuscito a pacificare il paese.
Francobollo di Mogadiscio, emesso per promuovere la campagna vaccinazioni.
La situazione politica in Somalia verso la fine del 1995 è molto instabile. Tale Stato si è scisso in due nazioni nel 1991, la capitale, Mogadiscio, è divisa geograficamente da una 'linea verde' di separazione che la taglia praticamente a metà. Al suo interno, diversi 'clan' si spartiscono il potere della città; il Nord, sebbene formalmente sotto il controllo di Ali Mahadi, è nelle mani dei fondamentalisti islamici, i quali impongono la legge del Shari'a, mentre nel Sud il Generale Aidid detiene il potere dell'altra metà di Mogadiscio. Paradossalmente, dopo l'intervento dell'ONU, la situazione politica sembrerebbe peggiorata. La Somalia ha oggi due Capi di Stato: nel Giugno del 1995 il Gen. Aidid si è autoproclamato Presidente, affiancando il già Presidente ad interim Ali Mahdi . I diversi partiti presenti in Somalia sono inoltre divisi al loro interno: Aidid è stato infatti sfiduciato all'interno dell'USC-SNA (United Somali Congress-Somali National Alliance) da Ali "Atto", suo braccio destro, spinto quest'ultimo da propositi di maggiore cooperazione con le fazioni rivali.
Per comprendere la natura del conflitto occorre considerare l'eredità storica e lo sviluppo della società tradizionale Somala. La popolazione appartiene ad un unico gruppo etnico e condivide un'unica religione. Non si può quindi parlare di lotte tribali, intendendo con ciò lotte tra etnie completamente diverse; bisogna invece prendere in considerazione i conflitti 'classisti' e 'clanici' presenti all'interno della stessa nazione. La società 'clanica' non è in generale l'anticamera di una società anarchica e, soprattutto, non sfocia quasi mai in un conflitto. Infatti, sebbene l'organizzazione socio-politica Somala precoloniale sia fortemente decentralizzata, esisteva, ed esiste ancora oggi, un efficiente sistema di regolamentazione fra clan (guurti, o assemblee degli anziani, che sono i legittimi rappresentanti di clan e sotto-clan).
Le radici della dissoluzione dello Stato Somalo vanno ricercate nella storia più recente, considerando gli effetti della dittatura del Gen. Siad Barre (1969-1991), della 'Guerra Fredda', della gestione degli aiuti Italiani e dell'intervento internazionale. Lo Stato Somalo ottenne l'indipendenza il 1 Luglio 1960. Nove anni dopo, e più precisamente nell'Ottobre del 1969, la politica del paese venne stravolta dal colpo di Stato che portò a capo del paese ('Repubblica Democratica Somala') il Generale Siad Barre. La seconda metà degli anni sessanta vide l'esercito protagonista sulla scena politica di tutto il continente Africano; le istituzioni politiche tipicamente Occidentali lasciate in eredità dal colonialismo erano deboli e non in grado di funzionare in modo democratico. In questo contesto, l'esercito rappresentò l'unica fonte di potere proponibile per governare i diversi Stati.
In Somalia la corruzione e l'inefficienza del regime parlamentare creò un forte malcontento fra i cittadini, i quali, accolsero con entusiasmo l'intervento delle forze armate nel paese. Uno dei primi provvedimenti promossi dal nuovo regime instauratosi fu lo smantellamento dell'impalcatura costituzionale della 'Prima Repubblica' (1960-1969), sospendendo la costituzione, sciogliendo l'Assemblea Nazionale, la Corte Suprema, il Governo ed abolendo la Lega della Gioventù Somala (SYL) e gli altri partiti. Tutto il potere confluì nelle mani del 'Consiglio Supremo Rivoluzionario' (SRC), presieduto dal Generale Barre, il quale assunse pian piano un potere assoluto, ponendosi al vertice di tutte le principali istituzioni. L'ideologia della nuova Repubblica era basata sul 'socialismo scientifico' e proponeva una radicale trasformazione della società mettendo al bando il clanismo ed il nepotismo per far posto al nazionalismo Somalo, promuovendo un'equa distribuzione delle risorse. I comportamenti tribali divennero un vero e proprio crimine. Dal punto di vista economico vennero attuate politiche di espropriazione e di nazionalizzazione che portarono l'intera economia nelle mani dello Stato, promotore di programmi di pianificazione centralizzata. Lo stesso Stato intervenne anche nel campo dell'educazione pubblica, con particolare interesse all'elaborazione di una lingua Somala scritta in alfabeto latino ed alla diffusione dell'istruzione primaria. Nonostante le radicali riforme effettuate già nei primi anni settanta, lo sviluppo economico del paese non venne raggiunto. La 'nuova' struttura economica ricalcava quella del periodo coloniale, basata prevalentemente sull'esportazione del bestiame. Il settore agricolo conobbe inoltre un forte ristagno a causa sia di un'eccessiva burocratizzazione delle cooperative statali, che di una pesante tassazione inflitta ai contadini, i quali furono così disincentivati a produrre.
Alla grave situazione economica, peggiorata dalla siccità che colpì il paese nel 1974-1975, si sovrapposero altri fattori che determinarono una diminuzione di consensi nei confronti del regime. I militari, che inizialmente stimolarono la società civile alla partecipazione politica, si trasformarono in veri e propri dittatori, reprimendo chiunque si opponeva a Barre. Particolarmente drammatica fu l'esecuzione nel Gennaio 1975 di dieci leader religiosi islamici a seguito delle loro proteste contro le riforme governative in contrasto con la legge del Shari'a. La politica del regime assunse, alla fine degli anni settanta, un carattere 'pansomalo'. Nella storia politica di questa nazione, nacque il mito della 'Grande Somalia'; progetto di riunire in un unico Stato i cinque territori abitati da popolazioni Somale, l'ex British Somaliland (futura Repubblica del Somaliland), l'ex Somalia Italiana (Benadir e Mijurtinia), Gibuti (Afars ed Issas), l'Ogaden ed il 'Nothern Frontier District of Kenya'. Simbolo emblematico del pansomalismo fu la bandiera nazionale: una stella bianca a cinque punte su sfondo azzurro . Con il regime di Siad Barre, per la prima volta, la Somalia indipendente si lanciò alla conquista di un territorio ad essa adiacente: l'Ogaden, regione popolata da Somali Ogadeni (Darood), concessa all'Etiopia in seguito alla convenzione italo-etiopica del 1908 . Nella metà delgi anni settanta, Mogadiscio presentò la questione dell'Ogaden all'Assemblea dell'Organizzazione dell'Africa Unita per poi desistere di fronte all'opposizione della maggioranza degli Stati membri di quest'ultima. Forte fu anche la protesta di molti paesi arabi, opposizione che vincolò notevolmente la Somalia, in quanto membro della Lega degli Stati Arabi dal 1974. Nonostante ciò, nel Luglio del 1977 l'esercito Somalo, sostenuto dal 'West Somali Liberation Front' (WSLF) , invase l'Etiopia. L'intento di Barre era quello di far confluire lo svolgimento del conflitto solamente in territorio Etiopico, localizzando gli scontri soprattutto nella regione dell'Ogaden. I suoi calcoli ad ogni modo si rivelarono errati e, nel 1977, la lotta armata ebbe un'escalation e si estese a livello internazionale, il Corno d'Africa divenne teatro di scontri tra l'Est e l'Ovest del mondo. Nel 1974 la Somalia stipulò un trattato di amicizia con l'Unione Sovietica . Sull'altro fronte, con la presa di potere del Colonnello Menghistu, l'Etiopia ruppe l'alleanza con gli Stati Uniti. Contemporaneamente con la fine dei rapporti con Washington, l'Etiopia si legò politicamente all'Unione Sovietica. La guerra quindi in un primo momento avvenne all'interno della stessa area d'influenza delle superpotenze. Gli Stati Uniti, non potendo rimanere passivi di fronte ad un eventuale supremazia Sovietica nel Corno d'Africa, nel Luglio del 1977 autorizzarono la vendita di armi per soli scopi difensivi allo Stato Somalo. L'America stessa, tuttavia, con un secondo comunicato, dichiarò la propria volontà di difendere l'unità e l'integrità territoriale dell'Etiopia, in linea con la politica del Presidente Carter a favore dei diritti umani. Sfumata la speranza dell'appoggio Statunitense, la Somalia perse il sostegno anche del suo alleato Sovietico, il quale non condivise l'aggressione ai danni dell'Ogaden. A maggiore ragione, l'URSS non potè approvare l'attacco all'Etiopia proprio nel momento in cui questa sottraeva la propria influenza politica dal dominio Americano. Nel Novembre del 1977 Barre interruppe definitivamente le relazioni con l'URSS, la quale si concentrò militarmente in Etiopia. Nel Marzo del 1978 quest'ultimo Stato, forte dell'aiuto del blocco comunista si reimpossessò dell'Ogaden, costringendo i Somali al ritiro. Questa sconfitta militare e politica sancì il tramonto del sogno 'pansomalo'. La Somalia si trovò in seguito al conflitto con l'Etiopia, isolata dal mondo, senza più forti alleati. In questa situazione di crisi iniziarono a costituirsi i primi fronti di opposizione militare contro il regime di Barre. Il primo movimento che si costituì fu il 'Somali Salvation Democratic Front' (SSDF), nel 1978, promosso dal clan 'mijurtini', seguito dieci anni dopo dal 'Somali National Movement' (SNM), dominato dalla casata degli 'Isaak'. La sconfitta dell'Ogaden ebbe gravissime ripercussioni sociali, una massiccia ondata di profughi Ogadeni (del clan 'Darood') si riversò nelle regioni Settentrionali della nazione, in territorio 'Isaak', provocando forti tensioni nel paese, fomentate dallo stesso Barre. L'anarchia che si sviluppò in tutto il paese testimonia la perdita di contatto fra il Governo ed il popolo: lo scontro non fu più solo interclanico, ma anche intraclanico . La tensione non accennò a diminuire nemmeno nel 1990 in seguito all'approvazione di una nuova costituzione che introdusse un sistema multipartitico nel paese. Barre, rinunciando alla carica di Presidente del partito unico e proponendosi come Capo di Stato 'neutrale', sperò di recuperare legittimità e di mantenere il potere. Ciò però non accadde. L'opposizione acquisì in questo periodo sempre più forza e sempre più consensi. Il programma politico dei vari movimenti contrapposti al Governo era basato unicamente sull'abbattimento del regime di Barre. Lo scontro subì un'evoluzione quando nell'inverno del 1990 a Mogadiscio il clan 'Hawiye' rivendicò il possesso della capitale iniziando una pulizia etnica contro il clan 'Darood'. Gli 'Hawiye', popolazione storicamente insediata nell'area di Mogadiscio, consideravano i 'Darood' doppiamente invasori: essi non sono gli abitanti originari della capitale e soprattutto non sono Somali, in quanto di origine Araba. Il 27 Gennaio 1991 Siad Barre fuggì dalla capitale rifugiandosi nel Sud della Somalia, a Ghedo. Il regime venne sostitiuto da una debole alleanza istituitasi fra i diversi movimenti all'opposizione. La riappacificazione non si consolidò; al contrario, la guerra civile venne ulteriormente alimentata dalla spaccatura all'interno dell' 'United Somali Congress' (USC). La nomina a Presidente ad interim di Ali Mahdi non solo non venne riconosciuta dal Generale Aidid, ma questi a sua volta si fece eleggere Presidente da un congresso riunitosi nell'Ogaden. Nonostante l'instaurazione di un Governo provvisorio, a Mogadiscio scoppiò una furibonda lotta iterclanica per la detenzione del potere. Dal momento in cui Ali Mahdi venne eletto Presidente provvisorio della Repubblica Somala, ed il Generale Aidid si autoproclamò Presidente di Mogadiscio, incentrando tutta l'attenzione politico-militare del paese nella capitale, il Nord beneficiò di una larga autonomia amministrativa, la quale aiutò tale regione a giungere ad una scissione con lo Stato Somalo. Il 17 Maggio 1991, il Presidente del SNM proclamò la nullità dell'atto di unione del 1960 e costituì la 'Repubblica Indipendente del Somaliland', con Ahmed Ali Tur come Presidente. Tale dichiarazione non fu però seguita da nessun riconoscimento internazionale. La tendenza separatista 'Isaak' ha radici profonde, riscontrabili sin dalla formazione del SNM nel 1981 . Gli obiettivi principali di tale partito erano il rovesciamento del regime di Siad Barre e la separazione fra l'ex Somalia Britannica e l'ex Somalia Italiana. In base alla conferenza di Burao , durante la quale venne proclamata la Repubblica del Somaliland, al SNM venne affidata la gestione dei due anni di transizione del nuovo Stato. In questo periodo il Governo non fu però in grado di trovare una soluzione adeguata ai principali problemi del paese: (a) la ricostruzione di una nuova amministrazione; (b) il riconoscimento diplomatico internazionale; (c) il ritorno in patria dei rifugiati in Etiopia; (d) la costituzione di un esercito nazionale. Questo fallimento fu causato in gran parte dalle divisioni presenti all'interno dello stesso SNM e dall'incapacità e dall'incompetenza del Presidente Tur, il cui progetto politico si limitò alla costituzione di una federazione con il Sud della Somalia e non alla proclamazione di uno Stato pienamente indipendente. In particolare si rivelò molto difficile la creazione di un nuovo esercito. Il Governo era fondamentalmente privo di sufficienti risorse, sia perché mancava un efficace sistema di tassazione, sia perché non poteva fare affidamento sugli aiuti esteri, non essendo stato riconosciuto internazionalmente. Nel corso del 1992 il Somaliland fu teatro di scontri fra sub-clan Isaak. Tali lotte cessarono solamente grazie all'intervento degli elders. Quest'ultima fazione giocò un forte ruolo politico; essi si inserirono nella guerra in qualità di portatori di pace. Il potere derivò loro dall'autorità delegata dai vari clan del Somaliland. I conflitti scoppiati nella regione incoraggiarono gli 'elders' ad intervenire assumendo il ruolo di garanti del ripristino dell'ordine e del processo di riconciliazione nazionale. Agli inizi del 1993 si riunì una conferenza nazionale, durante la quale venne elaborata la struttura per un 'Governo Transitorio'. Quest'ultimo prevedeva: un 'Consiglio degli Elders', un' 'Assemblea Costituente' eletta dal popolo ed un 'Consiglio Esecutivo'. Il 5 Maggio 1993 venne eletto Presidente Ibrahim Egal. Questi era visto dalla popolazione del Somaliland come una garanzia per la stabilità e la riuscita del processo d'indipendenza date le capacità dimostrate durante la sua precedente attività politica (Primo Ministro dello stesso Somaliland durante il Governo di transizione e Primo Ministro dell'ultimo Governo civile della Repubblica Somala, dal 1967 al 1969). Lo scopo principale del nuovo Governo era quello di garantire la sicurezza del paese e di permettere una graduale ripresa economica. La realizzazione di questa politica era legata alla posizione assunta dalla Comunità Internazionale, ed in particolare all'offerta di aiuti promossi dall'ONU. Quest'ultima organizzazione internazionale s'impegnò direttamente sul campo in seguito all'inizio dell'operazione di peacekeeping denominata 'United Nations Operation in Somalia' (ONUSOM).
Un soldato francese delle Nazioni Unite
L'ONUSOM si sentì legittimata ad intervenire liberamente nel territorio del Somaliland poiché considerò tale regione unicamente come la zona a Nord-Ovest della Somalia, e non come una nazione separata ed indipendente. La missione di peacekeeping intrapresa dalle Nazioni Unite fornì alla popolazione esclusivamente aiuti alimentari, quando il Somaliland, necessitava più che altro di aiuti tecnici, sia per sfruttare le risorse presenti nel territorio, che per creare nuove possibilità di lavoro per la popolazione. Cinque anni dopo la dichiarazione d'indipendenza il Somaliland si sta oggi gradualmente riprendendo dal caos e dalla distruzione causata dalla guerra civile. I colloqui di pace tra il Generale Aidid ed il Presidente Temporaneo della Somalia Mohamed, nonostante la mediazione dell'ONU, subirono un duro colpo nel 1992 e, più precisamente, il 14 Febbraio, in seguito agli scontri avvenuti nella capitale Mogadiscio. Approfittando di una momentanea situazione di cessate il fuoco, il Gentile. Aidid cercò di sorprendere le truppe rivali, scatenando una vera e propria battaglia cittadina. La reazione del Presidente fu violentissima. Ancora una volta il maggiore numero di vittime si contò tra la popolazione civile. Considerando il deterioramento della sitiazione militare in Somalia, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU adottò una Risoluzione atta ad imporre un embargo militare allo Stato. Nonostante gli sforzi compiuti dall'ONU, dall'OAU, dalla Lega Araba, dalla Conferenza Islamica e dallo stesso clan degli 'elders', il cessate il fuoco a Mogadiscio non venne quasi mai rispettato e le regole ed i provvedimenti Governativi Somali vennero lentamente tutti delegittimati. Il dispiegamento di 28 mila soldati Americani in Somalia effettuato il 3 Dicembre 1992 fu l'ultimo passo mosso dalla comunità internazionale per risolvere i problemi dello Stato Africano. Dopo sei giorni dal loro ingresso sul campo, i contingenti militari Statunitensi e Francesi liberarono la città di Baidoa . Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, adottando la Risoluzione 794 (1992), sancì la possibilità di usare la forza per assicurare la consegna degli aiuti umanitari. La stessa decisione diede vita ad una missione che iniziò effettivamente in data 9 Dicembre 1992 con il nome di 'Restore Hope'. Un anno dopo, i militari Statunitensi ('Unified Task Force, UNITAF), in seguito all'occupazione di Mogadiscio e di altre otto città del Centro-Sud, iniziarono il difficilissimo compito della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione Somala. Il secondo obiettivo prestabilito dall'UNITAF era quello inerente all'arresto del Gen. Aidid. In base alla Risoluzione 837 (1993) adottata dal Consiglio di Sicurezza, egli doveva essere catturato in quanto ritenuto responsabile dell'uccisione di ventiquattro 'soldati della pace' Pakistani risultata durante il corso di uno scontro a fuoco con i caschi blu. Le parti sono oggi in uno stato di crisi politica, divise l'una dall'altra e divise anche al loro interno. L'SNF ha fallito nel Novembre del 1994 nel'intento di tenere unito il 'Governo Temporaneo'. I più recenti tentativi di instaurare nuovi processi di pace in Somalia, sono promossi dal ceto borghese, preoccupato per lo spaventoso crollo dell'economia e pronto a 'combattere' a sua volta per ristabilire la pace nel paese. Senza più aiuti dalle Nazioni Unite e soprattutto senza più la loro presenza sul campo, i rischi dello scoppio di una nuova guerra civile aumentano notevolmente. A Mogadiscio la sicurezza è instabile. Nonostante ciò, il Generale Aidid ha confermato e reso pubblica la sua intenzione di non volere più l'intervento dell'ONU in Somalia. Nel frattempo la figura di Osman Atto ed i suoi 'seguaci', sta guadagnando sempre più popolarità . Verso la fine del 1995, con l'abbandono della città di Baidoa da parte dei marines Americani si sono riaccesi alcuni tafferugli nella regione. Sia Aidid che il Presidente Mohamad rivendicano il possesso della città, e, lo spettro di ricadere nuovamente in una guerra civile, ricompare drammaticamente all'orizzonte.

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