schede Cina

Materie:Riassunto
Categoria:Geografia
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Testo

La trascrizione delle parole cinesi
Dal Cinquecento in poi, ci si pose spesso il seguente quesito: Come trascrivere nel nostro alfabeto la scrittura ideografica cinese?
Problema difficile per molte ragioni, tra le quali la maggiore quantità e varietà dei suoni della lingua cinese rispetto alla nostra. Di recente, gli studiosi hanno elaborato molti sistemi di trascrizioni del cinese sui quali, però, si è affermato quello studiato dai cinesi stessi: è chiamato pinyin ed è stato adottato ufficialmente nel 1958. Esso, benché ponga a noi delle difficoltà di lettura, ha il vantaggio di mettere ordine nel caos delle trascrizioni diverse. I sistemi europei, infatti, trascrivevano i suoni cinesi basandosi sull’ortografia e sulla pronuncia di una determinata lingua europea.
Così che Mao Zedong era scritto come “Mao Tse-Tung” fagli inglesi e “Mao Tse-Toung” dai francesi.

I cinesi d’oltremare
Nel 2002 i Cinesi all’estero erano circa 50 milioni (senza contare gli emigrati clandestini). Il primato va all’Indonesia, con 7.2 milioni di Cinesi e al tredicesimo posto troviamo l’Africa con 100 mila Cinesi. Mentre per quanto riguarda la percentuale di Cinesi sulla popolazione totale, al primo posto troviamo Singapore (61,9%) e all’ultimo gli Stati Uniti (1,08%).

Il Tibet
Il Tibet (Xizang) è il più grande altopiano del mondo chiuso su tre lati dalle catene dei Kunlun, del Karakorum e dell’Himalaya. È per lo più deserto freddo (rocce e nevi permanenti) e le sue condizioni climatiche ne ostacolano il popolamento. La sua capitale è Lhasa, celebre per i suoi monasteri buddisti.
I Tibetani ebbero per lungo tempo una religione di tipo sciamanico, chiamata bon. Nel VII secolo, però, un re fece del Buddismo la religione di Stato che si affermò sempre più. Furono proprio i Tibetani a far convertire i mongoli al Buddismo. Esso è chiamato anche Lamaista, con allusione alla venerazione di cui sono circondati i suoi lama (= maestri).Il Lamaista è caratterizzato da una grande ricchezza di scuole filosofiche, dedite alla ricerca delle vie della salvezza individuale. Al vertice della gerarchia dei maestri e dei monaci, vi sono il Dalai Lama ed il Panchen Lama, entrambi considerati reincarnazioni di Buddha; il primo incarna anche la suprema autorità politica, mentre il secondo è considerato solamente un maestro spirituale e religioso.
Nel passato, il Tibet vide alternarsi periodi di indipendenza a temporanee occupazioni, e a conflitti con popolazioni musulmane o cinesi. In Epoca Moderna, esso accettò, per qualche tempo, di essere considerato una sorta di blando protettorato dell’Impero Cinese, ma largamente autonomo nei fatti. Raggiunse l’indipendenza nel 1911 (fine dell’Impero Cinese).
Nel 1950, i comunisti cinesi, occuparono militarmente il Tibet e vi avviarono un insieme di riforme politiche e sociali, volendo eliminare la teocrazia innanzi tutto. Il Buddismo, però, è da sempre fortemente radicato nella cultura dei Tibetani.
Nel 1959 ci fu una ribellione, stroncata col sangue. Il Dalai Lama fuggì in India, mentre il Pachen Lama, decise di collaborare con le autorità cinesi.
La persecuzione religiosa fu molto dura: circa 6000, tra monasteri e templi, sarebbero stati rasi al suolo.
Nonostante dal 1965, il Tibet sia formalmente una regione autonoma, ha continuato a vivere in un regime di occupazione.
Dopo il 1959, più di 100 mila buddisti hanno abbandonato il Tibet, rifugiandosi in altri Stati, dove possono seguire le antiche tradizioni religiose.
Il Dalai Lama è divenuto una personalità notevole a livello internazionale e, nel 1989, ha vinto il premio Nobel per la pace, grazie alla sua lotta, con metodi non violenti, per l’affermazione dei diritti umani e civili del suo popolo.
Egli continua a proporre che il suo paese diventi una “zona di pace”, disposto a rinunciare all’esercizio degli affari esteri e della difesa. I Cinesi, però, continuano a rispondere con la repressione militare alle ribellioni.
I governanti venuti dopo Mao, sembrano aver scelto una politica di maggiore moderazione e si parla di possibili trattative fra il governo di Pechino e il Dalai Lama, ma, per ora, nulla di concreto.

La scrittura cinese
La scrittura cinese non è alfabetica, ma ideografica.
All’origine (3000 anni fa), ogni carattere era il disegno di un oggetto. In seguito, semplificandosi, il disegno divenne un simbolo dell’oggetto raffigurato.
I caratteri non rappresentano solo oggetti, ma anche concetti, assumendo così carattere soprattutto poetico.
Ogni carattere cinese è
• Una sillaba
• Una parola dotata di significato
Non tutte le parole sono, però, monosillabiche: per chiarire il significato che si vuol dare ad una parola, si possono unire più caratteri che, letti insieme, danno un nuovo significato.
Variazioni di significato, si possono avere anche all’interno di un solo carattere.
Tutte le parole che si rifanno ai sentimenti, presentano il carattere che significa cuore.
La capacità di leggere più o meno bene, dipende dalla quantità maggiore o minore di caratteri che si conoscono e si ricordano.
Siamo abituati a pensare al cinese come una lingua con molte difficoltà, è vero che, nei vocabolari, vi sono circa 50 mila caratteri, ma ne bastano 2000 per leggere agevolmente un giornale.
Le vere difficoltà, si rifanno al passato, quando la classe dirigente esigeva una lingua letteraria, così la cultura era un privilegio di pochi. Al giorno d’oggi, invece, si scrive la lingua che si parla. Nel 1958, nelle scuole, fu introdotto il pinyin, che aiuta nell’apprendimento della scrittura e della pronuncia. La ragione di un contatto con altre lingue (per lo più con quella latina), nasce dal contatto con le nuove esigenze di una civiltà moderna.
L’uso della scrittura alfabetica, faciliterebbe notevolmente i rapporti con l’estero, ma si presentano molte difficoltà:
• Molte sillabe hanno più significato e completamente diversi fra loro
• Nella lingua parlata, l’accento fa capire qual è il vero significato della sillaba
• Se sorgono difficoltà nel parlare, i cinesi tracciano, sul palmo della loro mano, il carattere corrispondente
• Sono presenti molteplici dialetti regionali che, con accenti diversi, modificano il significato.
La lingua cinese è troppo complessa, soprattutto in confronto al nostro semplice alfabeto.
Prima di avviare un qualsiasi progetto di unificazione, bisogna provvedere all’unificazione linguistica del paese.
In passato i Cinesi scrivevano dall’alto in basso, da destra a sinistra, mentre al giorno d’oggi prevale la tendenza della scrittura occidentale.
La calligrafia è sempre stata considerata un’arte (con valore estetico e, in passato, anche magico) ed un’espressione della propria persona. Oggi scrivono anche con la biro, ma un tempo, usavano un pennello morbido.

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