Parchi nazionali

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Testo

Parchi nazionali: sono "aree di eccezionale importanza e complessità naturalistica, di vasta estensione e di valore e interesse internazionali, rappresentative di ambienti unici o tipici di un certo territorio, famosi anche per la presenza di particolari entità o associazioni vegetali o animali".
La salvaguardia e lo sviluppo degli elementi naturali ed umani che lo costituiscono sono promossi e disciplinati in un regime di reciproca compatibilità.
L'interesse delle popolazioni per la difesa degli ambienti naturali è notevolmente aumentato in contemporaneità del peggioramento della qualità della vita soprattutto negli agglomerati urbani, nelle zone industrializzate e, più in generale, laddove esistono fonti d’inquinamento di diverso tipo. In Italia, il tema della conservazione della natura, a lungo, trascurato, ha conquistato l'interesse dei cittadini e dei decisori pubblici a partire dai primi anni settanta che in ogni modo deve tenere conto anche dei problemi sociali economiche culturali delle popolazioni residenti.
I primi movimenti d’opinione, per un'amministrazione più corretta delle risorse naturali e per una differenziazione degli obiettivi di gestione nascono in alcune parti dell'Europa e negli Stati Uniti agli inizi del XIX secolo. Questi determinano una discreta opera di sensibilizzazione nell'opinione pubblica, tanto è vero che nel 1864, per la prima volta, un'ampia area di proprietà pubblica (lo YOSEMITE VALLEY), è riservata alla popolazione dello Stato della California per scopi ricreativi. Meno di dieci anni dopo, nel 1872, è istituito negli Stati Uniti il Parco di Yellowstone, il più antico parco nazionale dell'era moderna.
Con L’istituzione di Parchi Nazionali e riserve naturali, possono entrare in conflitto altri possibili usi del territorio e delle risorse, soprattutto nelle zone relativamente isolate e scarsamente abitate, spesso soggette a tutela ambientale. Queste aree possono essere utilizzate per esercitazioni militari, come avviene in quattro dei 10 parchi Nazionali presenti in Gran Bretagna, per costruire centrali idroelettriche e nucleare, o per sfruttare economicamente risorse minerali e forestali, come in Tasmania e nell’Isola del Sud (in Nuova Zelanda).Negli anni Settanta e Ottanta la sopravvivenza degli elefanti nei parchi africani fu minacciata dalla caccia di frodo e nel parco dell’Amazzonia, in Brasile, le comunità locali si scontrano spesso con cercatori di minerali. Nei parchi dove l’attività estrattiva e la produzione d’energia elettrica e altre attività su larga scala sono permesse, esiste un controllo accurato volto a mantenere l’inquinamento al minimo.
In Italia il primo parco nazionale è quello del Gran Paradiso, istituito nel 1922 con R.D.L. n. 1584, già tutelato dalle Regie Patenti dal 1821, Riserva reale di caccia dal 1856 per volontà di Vittorio Emanuele II. La data d’istituzione del Parco è da considerarsi storica per il nostro Paese. Nasce da lì a breve anche il parco nazionale d'Abruzzo, progettato agli inizi del secolo e realizzato attraverso un ente privato. In seguito furono istituiti il Parco del Gran Paradiso. Estranei all'economia e alla società, gestiti in forma repressiva senza però impedire il bracconaggio e le manomissioni, i parchi nazionali attraversano un periodo tristissimo. L'ostilità e i pregiudizi delle popolazioni locali non si attenuarono nel dopoguerra. i parchi esistenti, con la sola eccezione del parco d'Abruzzo, riuscirono a dare limitati benefici alle popolazioni locali, martellate da una propaganda che metteva l'accento su divieti e regolamenti burocraticamente fastidiosi.
Salvaguardare i paradisi naturali non è facile, soprattutto in paesi dove i governi considerano inutili proposte che possano impedire uno sviluppo economico. In quest’ambito sono importanti gli interventi d’associazioni quali, l’UNESCO, l’UNEP, e la FAO che sostengono anche finanziariamente i parchi nazionali e le riserve naturali. Inoltre l’organizzazione che si occupa della salvaguardia e della conservazione della natura è L’ U.I.N.C (union international nature conservation), questa oltre a salvaguardare i parchi nazionali vieta le utilizzazioni delle risorse naturali e in particolare l’estrazione di risorse minerarie; i tagli del bosco, la raccolta di altri tipi di vegetazione, l’allevamento degli animali, la costruzione di sbarramenti per l’irrigazione oppure per scopi idroelettrici. Sono ammesse, invece, le attività necessarie alla gestione del territorio protetto e quelle necessarie ad un equilibrato sviluppo turistico-ricreativo della zona.
I territori classificati "parchi nazionali" possono includere:
• Aree in cui la protezione è integrale;
• Aree antropologiche protette (qualora esistano);
• Aree protette da interesse storico o archeologico (qualora esistano).
Ogni parco deve avere un suo piano che suddivide il territorio in zone (A, riserva integrale; B, riserva generale; C, di protezione; D, sviluppo).
Alcune Regioni prevedono un piano regionale delle aree protette, formulato con il supporto di apposito organo tecnico, il quale esprime pareri (Piemonte) o proposte (Lombardia). Altre Regioni (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) fanno riferimento al piano territoriale urbanistico della Regione.
In sostanza l’istituzione di parchi e delle riserve avviene sempre per determinazione dell'organo politico (si tratta quasi sempre di legge regionale), ma la programmazione, o se si preferisce il piano per l’individuazione delle aree protette, si avvale molto dell'apporto di appositi organi tecnici.
LE AREE PROTETTE IN ITALIA:
In Italia, come riporta l’elenco ufficiale del Ministero dell’Ambiente aggiornato al giugno del 1997
Troviamo 1.241.488 ettari del territorio occupati da Parchi Nazionali, 749.936 ettari occupati da altre aree protette; per un totale di 1.991.424.

I parchi nazionali comprendono:
• Gran Paradiso, il primo parco nazionale italiano, istituito nel 1922 e ampliato nel 1979, 70.200 ha, di cui 32.500 in Piemonte e 37.700 in Valle d'Aosta, confinante con il parco nazionale francese della Vanoise; ambiente di tipo alpino, connotato dal massiccio del Gran Paradiso;
• Abruzzo, istituito nel 1923 ed ampliato nel 1990, 43.950 ha di cui la maggior parte (32.000 ha) in Abruzzo, il resto (4.400 e 7.550 ha) rispettivamente in Molise e nel Lazio; territorio montano dell'Appennino centrale;
• Circeo, istituito nel 1934, 8.622 ha, interamente nel Lazio, parco costiero con proiezione insulare, caratterizzato da una molteplicità di ambienti di elevato valore paesaggistico e scientifico;
• Stelvio, istituito nel 1935 e ampliato nel 1978, 115.271 ha, di cui 61.824 in Lombardia e 53.447 in Trentino-Alto Adige, grande area montuosa di elevato interesse geologico, comprendente il più grande ghiacciaio italiano;
• Calabria, istituito nel 1968, 15.894 ha, in Calabria, formato da tre zone staccate: Sila Grande (7.000 ha) caratterizzata di una morfologia dolce, costituita essenzialmente da rocce cristalline e pascoli; Sila Piccola (5.700 ha) caratterizzata da foreste, numerosi corsi d'acqua e varietà di specie vegetazionali; Aspromonte (3.200 ha) caratterizzato da vasti terrazzi degradanti verso il mare con una vegetazione di foreste di pini;
• Pollino, istituito nel 1990, 196.437 ha, di cui 93.500 in Calabria e 102.937 in Basilicata, grande massiccio con formazioni calcareo-dolomitiche, ricco di foreste;
• Monti Sibillini, istituito nel 1990, 71.314 ha, di cui 17.800 in Umbria e 53.514 nelle Marche, grande massiccio calcareo dell'Appennino centrale, spartiacque tra i mari Tirreno e Adriatico;
• Arcipelago Toscano, istituito nel 1989, 67.500 ha, di cui 3.419 ha di terraferma, isole di elevato pregio naturalistico, paesaggistico e storico-culturale;
• Foreste Casentinesi, istituito nel 1990, 35.370 ha, di cui 17.720 in Toscana e 17.650 in Emilia Romagna, importante ecosistema forestale appenninico;
• Val Grande, istituito nel l1991, 50.000 ha, in Piemonte, bacino orografico nel settore meridionale delle Alpi al limite del bacino del Lago Maggiore, tra le più vaste aree wilderness in Italia;
• Cilento e Vallo di Diano, istituito nel 1991, 100.000 ha, in Campania, comprendente la catena calcarea dei Monti del Cilento nell'Appennino centrale e il Vallo di Diano, singolare realtà ambientale che ha conservato integre le sue caratteristiche ambientali e territoriali;
• Gargano, istituito nel 1991, 30.000 ha, in Puglia vasto altopiano il cui settore orientale è occupato dalla foresta umbra;
• Gran Sasso e Monti della Laga, istituito nel 1991, 85.000 ha, nell'Appennino centrale, comprendente la catena calcarea del Gran Sasso e la catena dei Monti della Laga, unico massiccio non calcareo dell'Appennino centrale;
• Vesuvio, istituito nel 1991, 12.000 ha, in Campania, circoscrive per intero l'area vulcanica del Monte Somma-Vesuvio, a breve distanza da Napoli, paesaggio vulcanico tra i più famosi del mondo;
• Gennargentu e Golfo di Orosei, 100.000 ha, in Sardegna, grande area di natura selvaggia comprendente le tre zone del massiccio del Gennargentu, del Supramonte, e il Golfo di Orosei, ambiente geologico vario, con prevalenza di calcari e dolomie, paesaggio aspro e caratterizzato dalla presenza di fenomeni carsici;
• Isola dell'Asinara, 5.190 ha, in Sardegna, un'area ad alta naturalità con flora e fauna marine rare (la destinazione dell'isola è da più di 100 anni a carcere speciale).
IL QUADRO NORMATIVO ITALIANO.
I parchi nazionali e le riserve naturali di importanza nazionale sono rimaste di competenza dello Stato, così come la protezione del paesaggio e del patrimonio storico ed artistico. Per ogni parco nazionale una apposita legge istitutiva definisce le finalità, la regolamentazione delle attività, il regime autorizzativo e la struttura dell'ente di gestione.
Nello stesso anno 1922 in cui ebbe inizio l'istituzione dei parchi nazionali, fu promulgata in Italia la prima legge sulla protezione del paesaggio e dei siti naturali, ispirata ad una concezione di tutela di elementi eccezionali per il loro valore essenzialmente estetico ed educativo e sulla protezione delle bellezze naturali.
In Italia, la legge quadro del 1994, che dovrebbe dar conto dell’evoluzione culturale e politica che la protezione delle aree naturali ha subito nel tempo, assegna in generale alle aree protette un ampio ventaglio di finalità, tra cui quella dell’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali.
Oggi, è notevolmente diversificata la mappa delle aree protette tra le varie regioni: si evidenzia una concentrazione di aree protette nel settore settentrionale (il 68,7% dei parchi regionali complessivi), mentre i settori centrale e meridionale mostrano mancanze (rispettivamente, il 14% e il 17,3% dei parchi regionali complessivi). I tipi di ambiente tutelati a livello regionale sono in netta prevalenza montani; circa il 69% delle aree protette complessive comprende, infatti, ambiti montani o alpini, e fluviali e soltanto il 2% circa comprende aree costiere e insulari, nonostante la grande estensione del sistema costiero ed il significativo patrimonio insulare.
PARCO NAZIONALE DEL GENNARGENTU

Di creare un parco nazionale nel cuore della Sardegna se ne parlò sin dagli anni Trenta, ma per decenni a questa idea si è opposta un assurdo contro informazione delle popolazioni locali che ha descritto, e descrive tutt'ora, il parco come il nemico dell'economia pastorale.
Il Parco Nazionale del Gennargentu, istituito con decreto del Presidente della repubblica del 30 marzo 1998, con quello che rappresenta probabilmente il più importante successo della conservazione della natura in Italia nel dopoguerra, dimostrerà che queste opposizioni hanno solo tentato di difendere in realtà i particolari interessi di pochi, a scapito dello sviluppo economico delle popolazioni locali. Il complesso naturale che dalla costa del golfo di Orosei sale verso i supramonti e si addentra fino al massiccio del Gennargentu propriamente detto è certamente uno dei più importanti del Mediterraneo per continuità ed integrità e porta nel sistema dei parchi nazionali italiani un patrimonio originale e per certi versi unico al mondo. Lungo la sua costa, di una bellezza da lasciare senza fiato, si alternano pareti a picco alte centinaia di metri ricche di grotte marine e di spiagge candide in cui terminano le "codule", i valloni rocciosi fioriti di oleandri che scendono dal sopramonte. Qui fino a pochi anni fa erano frequenti le osservazioni di foche monache, che si sono riprodotte nella grotta del Bue marino fino a che non fu devastata dalla costruzione di marciapiedi e impianti di illuminazione.

QUESTIONE SUL PARCO
Già da parecchi anni, dopo la creazione del parco del Gennargentu, si erano venute a formare questioni riguardanti il freno che poteva creare il parco sull’economia del territorio circostante, in quanto si pensa che possa essere un vincolo per lo sviluppo economico e sociale. Tra i primi a protestare sono stati i cacciatori, per il fatto che per loro non è soddisfacente il modello di parco imposto dall’alto, loro chiedono una proroga della caccia nelle aree interessate alla recente istituzione del parco e ad un eventuale referendum per stabilire se i sardi vogliono effettivamente l’area protetta in queste forme, anche se per ora il parco risulta essere un limite solo per le popolazioni che traggono sfruttamento da quel territorio.
Si dice che il parco decollerà solo se passerà nelle mani della regione, poiché non può nascere se l’ambiente non è gestito del comune e se non sia quello a prevedere i vincoli necessari per la regolamentazione del territorio, il territorio va migliorato, protetto e salvaguardato dalla Regione.
Comunque per la maggior parte si è convinti che il parco del Gennargentu sia un fattore di grande rilevanza positiva per tutte le aree interessate e per la Sardegna intera, e la mancata creazione del parco impedisca di sperimentare una utilizzazione complementare e innovativa rispetto alle attività attuali del territorio. Come per esempio la pastorizia: infatti, si pensa ad una cacciata dei pastori dal parco, anche se nella legge quadro sui parchi non si parla minimamente dell’eliminazione delle attività pastorali; perciò si ha bisogno di un rafforzamento delle attività pastorali, in quanto possono avere un futuro migliore proprio grazie al parco. Troviamo poi l’agricoltura. La legge quadro favorisce le attività agro-silvo-pastorali che sono considerate parte integrante delle attività del parco. Nel parco nazionale del Gran Paradiso, ad esempio, con fondi del parco, sono stati creati impianti di irrigazione dei pascoli alpini e si attuano progetti di recupero di questi che sono stati abbandonati. Ma ciò non si comprende perché non possa essere attuato anche nel parco del Gennargentu. Anche l’attività della selvicoltura, come la castanicoltura, la coltivazione del castagno, noce e ciliegio sono in forte regresso ed abbandono, anche in quelle zone che in passato hanno rappresentato un elemento significativo dell’economia. Perciò l’obiettivo sarebbe quello di una gestione razionale dei boschi e di una valorizzazione dei prodotti del bosco.
Anche l’artigianato è in forte regresso, ha perso i valori di identità culturale e la cessazione dell’attività economica che potrebbe essere la linfa vitale per il mantenimento delle imprese, di conseguenza si dovrebbe cercare di valorizzare la produzione artigianale tramite il marchio del parco, con progetti specifici per il recupero di tradizioni artigianali scomparse.
Inoltre il turismo delle zone interne rappresenta oggi un minimo delle potenzialità effettive. Il numero dei posti letto o dei campeggi è del tutto insufficiente e i servizi che vengono offerti, se si escludono rare eccezioni, sono del tutto inadeguati alla differenziazione delle richieste. L’idea che il Parco nazionale escluda il turismo è del tutto priva di fondamento e lo stanno a dimostrare le cifre delle centinaia di migliaia di persone che frequentano i parchi. Allora si deve favorire lo sviluppo del turismo tradizionale; favorire progetti concordati con altre realtà nazionali ed estere per favorire gli interscambi culturali.
Per non parlare della protezione della flora e della fauna: Uno dei compiti fondamentali dell’istituzione dei parchi naturali è la conservazione della flora spontanea, soprattutto quella esclusiva e rara. Vi è da stabilire quali e dove siano presenti specie che eventualmente siano in reale pericolo. In linea generale, tuttavia, le piante più rare sono localizzate nelle aree più impervie, pareti calcaree e rocciai e si autoproteggono in modo estremamente efficace da sole.
L’Obiettivo è di preservare il patrimonio vegetale. Non presenta nessun contrasto con le attività attuali della pastorizia e dell’agricoltura e con quelle previste nel futuro qualora si realizzi il progetto del Parco.
Per quanto riguarda la protezione della fauna, i problemi sono in parte analoghi a quelli della flora e l’obiettivo è quello di preservare il patrimonio zoologico nelle sue diverse espressioni.
Invece per la caccia, che viene esclusa nei parchi nazionali, è invece consentito l’abbattimento selettivo dei capi in eccesso quando questi possono pregiudicare equilibri complessivi dell’ecosistema, ma questi abbattimenti selettivi previsti in legge non sono altro se non una forma mascherata di caccia.
I VANTAGGI DEL PARCO
Il parco nazionale del Gennargentu è stato istituito primariamente per l’interesse delle comunità locali, in quanto favorisce, come abbiamo già detto, lo sviluppo di tutte le attività tradizionali presenti nel territorio, legate al turismo naturalistico, alla ricerca scientifica, ai progetti per la valorizzazione delle risorse naturali e di quelle agro-silvo-pastorali. La regione sarda, la provincia, i comuni su cui ricadono i territori del parco sono incaricati per la definizione pratica del progetto del parco, in modo tale che il progetto sia pienamente condiviso dalle comunità locali, che hanno vissuto il territorio con le proprie tradizioni, la propria cultura, la propria visione del futuro.
Un parco consente di rivitalizzare il tessuto sociale ed economico di una regione, sia attraverso l’effetto diretto, sia mediante effetti indotti che si ripercuotono su tutti i settori. La presenza di un parco diviene la fonte d’attrazione per finanziamenti e per la localizzazione di nuove opportunità di lavoro: incentiva la nascita delle micro-imprese, che offrono più posti di lavoro nell’area protetta. Non si pensi solo ai posti di lavoro nel settore amministrativo, tecnico e di sorveglianza, ma anche alle nuove figure professionali, come le guide naturalistiche e archeologiche, le guide equestri, gli addetti alla sorveglianza antincendio, ecc.
Inoltre le popolazioni locali possono trovare nuove opportunità di occupazione e di maggior reddito attraverso piccolo imprese turistiche o attività di sviluppo integrato tra i settori tradizionali, agricoltura, artigianato, le attività manifatturiere e il settore pastorale.
Grazie al parco, ogni singolo prodotto o servizio verrebbe diffuso attraverso il nome e il simbolo che è sinonimo di garanzia, di qualità e di rispetto per l’ambiente, sarebbe definito come “il prodotto del parco”.
Infine l’articolo sette stabilisce una priorità, a favore dei Comuni che hanno parte del loro territorio all’interno di un Parco, dei finanziamenti previsti a livello nazionale e regionale per interventi (solo nel territorio compreso entro i confini del Parco) riguardanti: il restauro di centri storici o edifici di rilevante valore storico o culturale, opere igieniche o di risanamento ambientale (acqua, aria, suolo), opere di conservazione e restauro ambientale nonché (di conservazione) delle attività agricole e forestali, l’agriturismo, le attività culturali, ecc.
I VINCOLI DEL PARCO
Senza vincoli, imposti o volontari, non sarebbe certo possibile raggiungere lo scopo prioritario della tutela del patrimonio naturale e dei valori culturali e tradizionali presenti nel territorio del Parco.
La legge 394/91 all’art. 11 elenca le attività che sono permesse e disciplinate e quelle che sono vietate.
Si è già detto in precedenza quali sono i divieti imposti e le attività consentite dal decreto di istituzione del parco.
Il regolamento è lo strumento con il quale si disciplinano i divieti e le attività all’interno del territorio del parco. Esso però deve essere redatto dallo stesso ente parco.
Per legge sono da considerarsi particolarmente vietate le seguenti attività: la caccia, il danneggiamento delle specie vegetali (fatti salvi territori in cui sarà permessa l’attività agro-silvo-pastorale), l’apertura e l’esercizio di cave, di miniere e discariche, la modificazione del regime delle acque, lo svolgimento di attività pubblicitarie.
L’art. 11 elenca, a scanso di equivoci, anche le attività ritenute compatibili e realizzabili all’interno di un Parco, anche se comunque sottoposte a disciplina.
Fra le altre possiamo citare: “lo svolgimento di attività artigianali, commerciali; di servizio ed agro-silvo-pastorali” (le attività come la pastorizia e l’agricoltura vengono addirittura incentivate) e “lo svolgimento di attività sportive, ricreative ed educative”.

VALENTINA PAU 3C
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