Minoranze etniche e linguistiche in Italia

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LE MINORANZE ETNICHE E LINGUISTICHE

IN ITALIA

Poco tempo fa è stata varata in Parlamento una legge per la "tutela delle minoranze linguistiche". In ogni modo, anche se in linea teorica la nuova legge fa nascere grandi speranze, non bisogna farsi grosse illusioni sulla reale applicazione della nuova normativa, poiché già in passato il nostro paese ha ampiamente dimostrato tutto il suo disinteresse, se non vero e proprio disprezzo, nei riguardi delle culture e delle lingue minoritarie.
Alcune delle principali minoranze etniche e linguistiche presenti in Italia sono: i Ladini; gli Occitani; gli Albanesi; i Carnici; i Corsi; gli Ebrei; i Friulani; I Grecanici (o Greci); gli Sloveni; i Curdi; i Mocheni; i Bosniaci; i Francofoni; i Walzer e gli Zingari. Vediamo ora alcune delle loro caratteristiche.

I LADINI
Il territorio dove attualmente sono vive le parlate ladine comprende le valli Gardena, Badia e Marebbe in Sud Tirolo (13.000 parlanti), Val di Fassa fino a Moena in Trentino (6.000 parlanti), Livinallongo, la valle d'Ampezzo fino a Borca di Cadore e Piave Comelico in provincia di Belluno per un totale di circa 30.000 locutori anche se la recente stima del Ministero degli Interni considera una popolazione di 55.000 individui.
Durante tutta la loro storia, le genti ladine hanno seguito e subito le vicende dei gruppi etnici tirolesi ed italiani a seconda anche della propria posizione geografica ed il diffuso bilinguismo, se non addirittura trilinguismo, ne è una testimonianza.
Purtroppo, nel 1923, con la riforma delle province voluta dal Duce, il territorio ladino venne frammentato.Gli accordi del 1948 realizzarono così un'assurda discriminazione nei confronti dei ladini trentini e bellunesi che, a differenza di quanto concesso nella provincia autonoma di Bolzano, non si videro riconosciute nessuna forma di tutela. Politicamente la popolazione ladina trova espressione attraverso la formazione Ladins ed i suoi rappresentanti siedono in consiglio regionale dove, per diritto, hanno un seggio riservato. La RAI locale concede invece alle trasmissioni in lingua solo pochi minuti concentrati in un notiziario serale della durata di soli cinque minuti.
GLI OCCITANI
La popolazione di lingua occitana composta da 178.000 individui secondo una recente stima del Ministero dell'Interno è prevalentemente stanziata nelle valli Chisone, Germanasca, Pellice, Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Gesso e Vermegnana situate nelle province piemontesi di Torino e Cuneo. Le parlate occitane, un tempo diffuse su un territorio più esteso, sono attualmente molto frazionate e diversificate tra loro anche in funzione dell'influenza che nei secoli, la lingua piemontese ha avuto su di esse; possono in ogni modo essere distinti due varietà principali dette provenzale-alpina e delfinese-alverniate. Le comunità occitane risiedono da sempre in queste vallate e durante i secoli sono state sicuramente toccate dall'influsso delle vicine comunità provenzali.
GLI ALBANESI
L’antica comunità albanese, è composta da 98.000 persone Questi gruppi non sono però localizzati in un'unica area ma dispersi a macchia di leopardo su un territorio di 1430 Kmq che tocca Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e, sopratutto, Calabria. La presenza di comunità albanesi in Italia risale al XV secolo, quando il re Alfonso I d'Aragona ne favorì l'immigrazione nel Regno di Napoli, e si caratterizzarono per alcune forme di autonomia e per l'utilizzo del rito greco-cattolico durante la liturgia. Successivamente, a causa della pressione esercitata dagli ottomani sull'area balcanica, l'immigrazione continuò creando delle nuove comunità fino alla prima metà del secolo XVIII. Nel '900 vennero addirittura istituiti due vescovati per gli albanesi, uno in Sicilia ed un secondo che attualmente ha la sua sede a Lungro in Calabria. Politicamente gli albanesi non hanno mai mostrato particolare effervescenza, ma hanno invece dato vita ad un’intensa attività di recupero e conservazione della propria identità.
I CARNICI
La Carnia è la subregione nord-occidentale del Friuli. Dei circa 40.000 carnici, che possono essere considerati un sottogruppo friulano, 39.000 parlano friulano, i rimanenti tedesco. Buona parte dei comuni carnici ha chiesto di essere iscritta tra i comuni in cui vengono tutelate la lingua e la cultura FRIULANEI. I Carnici non si considerano un gruppo distinto, in quanto non lo costituiscono dal punto di vista strettamente linguistico, né si percepiscono come nettamente separati dai Friulani
I CORSI
La comunità di origine còrsa è praticamente tutta concentrata nell'isola di La Maddalena dove rappresenta la componente maggioritaria su una popolazione di circa 10.000 individui.
GLI EBREI
Attualmente la comunità ebraica in Italia conta circa 30.000 iscritti suddivisi in 21 comunità tra cui le due principali sono quella di Roma, che conta 15.000 iscritti, e Milano, 10.000 iscritti. A Firenze, Livorno, Torino, Trieste e Venezia esistono nuclei composti da un numero di iscritti compreso tra 500 e 1000 iscritti.
I FRIULANI
Nelle province di Udine, Gorizia e Pordenone è concentrata una popolazione di circa 700.000 persone che parlano dialetti di tipo friulano, anche se una recente stima del Ministero dell'Interno fissa la cifra di 526.000 locutori presenti sopratutto nelle zone rurali e meno urbanizzate del Friuli. Nei grossi centri urbani della regione, sono invece più diffuse parlate di tipo veneto retaggio dell'ininterrotto legame con la Repubblica di Venezia, che sostituì nel tempo la propria lingua a scapito di quella friulana, scomparsa in questi centri già nel secolo scorso.

I GRECANICI DEL SALENTO E DELL’ASPROMONTE
L'origine di queste particolari lingue è ancora oggetto di dibattito da parte degli studiosi, che comunque propongono due ipotesi fondamentali: la prima le fa originare dalle parlate greche dell'antichità classica, mentre la seconda le riferisce a ripopolamenti avvenuti in epoca bizantina. Le parlate grecaniche si sono sviluppate comunque autonomamente conservando tratti della lingua madre ma risentendo, ovviamente, dell'influenza delle lingue parlate dal resto della popolazione locale.
Un tempo le aree di lingua grecanide erano più estese e numerose, presenti anche in Sicilia, ma attualmente le zone dove sono ancora vive le parlate greche sono solamente due. La prima è il Salento e comprende una popolazione di circa 33.000 abitanti mentre sul versante meridionale dell'Aspromonte calabrese i centri grecofoni raggruppano circa 13800 individui: probabilmente, però, i locutori in totale non superano la cifra di 20.000 divisi tra coloro che parlano il Grico, in Puglia, ed il Romaico, in Calabria.
GLI SLOVENI
In tutta la fascia di confine tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia sono presenti gruppi sloveni divisi tra la Slavia Veneta (Beneska Slovenija) in provincia di Udine e le zone rurali attorno a Gorizia e Trieste oltre che tra le due città; proprio nei centri urbani la percentuale slovena (10%) risulta maggiore. Attualmente la consistenza numerica slovena è compresa tra 60-80.000 individui. Di particolare interesse risulta il fatto che lo Sloveno della Resia conservi parole e strutture grammaticali ormai scomparse in ogni altra regione abitata da sloveni.
I CURDI
Dall’ottobre scorso quasi 3000 profughi curdi sono sbarcati sulle coste italiane. La maggioranza sono cittadini turchi che scappano dalla luna guerra tra il governo di Ankara e la forte minoranza curda (10 milioni di persone). Pochi però hanno l’intenzione di stabilirsi in Italia: il nostro Paese serve soprattutto come porta di ingresso per raggiungere Germania, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia, dove nel corso degli anni si sono stabilite comunità curde molto numerose.
I MOCHENI
La lingua dei Mòcheni del Trentino ha radici, come il cimbro, nel tedesco del XIII secolo e conserva parole e strutture ormai scomparse nella stessa Germania. I mocheni e la loro lingua sono diffusi nei centri di Fierozzo, Palù, Roveda ed in Val del Fersina detta anche Val dei Mòcheni, dove il totale dei locutori, secondo una stima del 1992, sarebbe di 1900 parlanti.
I BOSNIACI
Negli anni scorsi, prima della firma degli accordi di Dayton, l’Italia ha accolto molti profughi che fuggivano dai massacri commessi n Bosnia dalle milizie serbe e croate in nome della pulizia etnica. Il Paese che ha accolto il maggior numero di rifugiati bosniaci è la Germania, dove fino a pochi mesi fa vivevano ancora circa 700 mila bosniaci.

I FRANCOFONI
Si tratta della popolazione valdostana di lingua francese. Essa gode già di alcune forme di tutela e di bilinguismo ma è stata comunque inserita nel quadro delle minoranze degne di tutela all'interno della legge appena varata dal governo italiano. Secondo le stime del Ministero dell'Interno la popolazione francofona sarebbe di circa 20.000 persone.
I WALSER
Le comunità Walser sono concentrate nella valle di Lys, in Val Anzasca, in Val Formazza, nell'alta Val Sesia ed in Val d'Ossola. Attualmente la presenza di locutori della lingua Titsch, una stima del 1978 fissa una cifra di 3400 persone mentre dati più recenti parlano di 2.000 individui, è diffusa in tutte le aree sopra citate ma in percentuali sempre più esigue.
GLI ZINGARI
Il conteggio della popolazione zingara, pur presentando oggettive difficoltà per il carattere "nomade" di questo gruppo, ne stabilisce tra la 50 e le 60.000 unità la consistenza numerica, anche se, dopo la crisi jugoslava, il numero dei nomadi proveniente dall'area balcanica è in continuo aumento; una recente stima del ministero dell'Interno fissa invece in circa 130.000 persone la somma dei gruppi Rom e Sinti.
Oltre a queste minoranze, in Italia ci sono anche circa 120.000 marocchini, 73.000 dall'ex-Jugoslavia, 57.000 filippini, 44.000 statunitensi, 41.000 tunisini, 35.000 cinesi, 32.000 tedeschi, 32.000 senegalesi, 29.000 rumeni e 28.000 maltesi, più un numero non ben definito di somali, eritrei, polacchi, ed in generale immigrati provenienti dalla maggior parte dei paesi africani, dell'asia orientale e dell'Europa dell'Est.

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