Libano

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Categoria:Geografia

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Testo

Lìbano
Il Libano è uno stato dell'Asia sud-occidentale, affacciato ad Ovest sul Mediterraneo e limitato dalla Siria a Nord e a Est, da Israele a Sud. Il Libano è un paese essenzialmente montuoso e lo stesso nome deriva dalla catena che lo attraversa interamente da Nord a Sud.
Il Paese, che si estende per 10.400 kmq e ha una popolazione di 3.700.000 ab. (stima 1995), è diviso in 5 province; capitale è Beirut . Lingua ufficiale è l'arabo; diffusi sono il francese e, in sempre maggior misura, l'inglese. La popolazione è pressoché equamente divisa tra cristiani (per lo più maroniti, quindi greci e siriani ortodossi e cattolici, armeni ortodossi, cattolici e protestanti) e musulmani.
Il Libano è una repubblica presidenziale: Capo dello Stato è il presidente della Repubblica che, eletto per 6 anni dalla Camera dei Deputati, deve essere di religione cristiana maronita; il presidente del Consiglio, di religione musulmana sunnita, è da lui designato, insieme agli altri ministri, con l'assenso della Camera dei Deputati. La Camera dei Deputati eletta per 4 anni a suffragio universale diretto, detiene il potere legislativo; deve avere un presidente musulmano sciita e deve essere composta da cristiani e musulmani in egual numero.
Morfologia
Dal punto di vista morfologico, il territorio del Libano poggia su un antichissimo zoccolo cristallino, dove si originarono due catene montuose: la catena del Libano a Ovest, quella dell'Antilibano a Est; tra queste si determinò un'ampia valle, la Békaa.
La catena del Libano forma un rilievo imponente specie a Nord, dove nel Qornet es Saouda tocca i 3083 m.
Larga 10 km e più, la Békaa corrisponde a una fascia pianeggiante, elevata in media 900 m, fitta di colture e ben irrigata, che si sviluppa per circa 120 km nel cuore del Paese.
La catena dell'Antilibano infine ha una morfologia in genere dolce e tocca le massime cime nella sezione meridionale. con il monte Hermon (o Gebel ech Cheikh, 2814 m), l'imponente massiccio che sovrasta i tavolati siriani da un lato, le colline della Galilea dall'altro.
Infine la costa, articolata e protetta da una serie di promontori, ha visto sin dall'antichità lo sviluppo di numerosi centri portuali.
Idrografia
L'esiguità del territorio e la prossimità dei rilievi al mare hanno impedito la formazione di una rilevante rete idrografica. I fiumi libanesi hanno in genere un regime torrentizio, traendo in gran parte alimento dalle piogge invernali. Dalla catena costiera scendono al Mediterraneo vari corsi d'acqua, brevi e precipiti, tra cui il Kebir che segna il confine con la Siria, l'Ibrâhim e il Beirut; bacini molto più estesi hanno i fiumi della Békaa, cioè il Litâni (Leonte), il principale fiume interamente libanese, che scorre verso Sud sfociando presso Tiro, e l'Aâssi (o Asi), l'antico Oronte, che volge a Nord, entrando presto in territorio siriano.
Clima
Il Libano gode di un clima essenzialmente mediterraneo, contraddistinto da inverni miti e piovosi, ed estati assai calde e asciutte; tale fondamentale carattere climatico è però alterato dalla vicinanza del mare, dall'altitudine, dai diversi influssi delle masse d'aria. In particolare il rilievo, parallelo alla costa, impedisce il passaggio delle masse d'aria umide del Mediterraneo, e l'aridità della Békaa già preannuncia il Deserto Siriaco. In rapporto alle condizioni climatiche sulla fascia costiera è diffusa la macchia mediterranea, mentre sui rilievi sino ai 2000 m, si hanno formazioni boschive, con faggi, querce, abeti, pini, che a più alte quote cedono a magri pascoli. Le steppe infine occupano le aree più aride, particolarmente la Békaa.
Geografia umana
Il Libano vide nel III millennio a. C. l'invasione e lo stanziamento di popoli semitici tra cui i Fenici, con i quali il Paese è entrato nella storia come grande nazione marinara. Le favorevoli condizioni ambientali influirono sul popolamento, che ebbe e ha tuttora densità assai superiori a quelle degli Stati vicini.
Il Paese fu inoltre demograficamente influenzato dall'aver costituito, all'epoca della più accesa diffusione dell'islamismo, terra di rifugio per i seguaci delle più svariate fedi religiose, soprattutto però di cristiani, nonché alle stesse minoranze arabe eterodosse, quali i drusi. Il forte incremento della popolazione si ebbe solo al termine della dominazione ottomana, prendendo soprattutto avvio negli anni che precedettero l'acquisizione dell'indipendenza.
Attualmente, dopo le numerose guerre civili di cui è stato teatro il paese, la popolazione è aumentata fino a raggiungere i 3.700.000 ab. (stima 1995). La maggior parte della popolazione è insediata nella stretta fascia costiera, dove si trovano le principali città; nelle zone rurali più favorite sotto il profilo climatico la popolazione si concentra in grossi villaggi agricoli, mentre le zone aride della Békaa e quelle montane sono quasi del tutto disabitate.
Unica metropoli è Beirut (che con l'agglomerato urbano accoglie circa un terzo della popolazione),
centro commerciale e finanziario, sede altresì delle principali industrie del Paese; segue per importanza Tripoli, anch'essa vivace centro portuale, cui fa capo l'oleodotto proveniente dall'Iraq, mentre ruoli molto minori svolgono oggi Saîda (Sidone) e Tiro , le due prestigiose città fenicie.
Economia
Grazie alla favorevole posizione geografica, alla tradizionale abilità e intraprendenza commerciale dei suoi abitanti, a una politica economica che mirava a privilegiare la libera iniziativa, a una legislazione assai compiacente nei confronti dei capitali esteri, il Libano si era imposto come la principale piazza finanziaria del Medio Oriente, il tramite ideale tra i Paesi industrializzati e gli Stati arabi. Ne era risultato un forte sviluppo del settore terziario, costituito principalmente da un centinaio di grandi banche e compagnie di assicurazione, naturalmente sostenute dall'afflusso di denaro straniero, mentre le strutture economiche nel complesso apparivano fragili: era, ed è tuttora scarsamente valorizzata l'agricoltura, così come non è sufficientemente incentivato lo sviluppo dell'industria.
La lunghissima guerra civile ha causato al Paese danni ingentissimi e perdite umane non meno elevate. Appare ormai travolto dalla catastrofica situazione politico-militare in cui è caduto il Paese ogni settore dell'economia libanese, che pure nei primi anni della guerra civile aveva saputo mantenere in qualche modo attive le sue tradizionali funzioni finanziarie e commerciali.
Solo con gli inizi degli anni Novanta e con la pur difficile normalizzazione che si è avviata con il passaggio del Paese sotto la "protezione" siriana, sono stati percepiti sintomi di ripresa. Nel 1993 è stato approvato un piano decennale che dovrebbe favorire la ricostruzione, puntando soprattutto sugli investimenti e sui prestiti stranieri. In particolare si nota un certo sviluppo nel settore turistico e in quello immobiliare.
Agricoltura, allevamento, pesca
Il Libano, seppur relativamente favorito quanto a possibilità idriche, presenta scarse zone coltivabili a causa della natura montuosa di gran parte del suolo che rende difficoltosa l'irrigazione. Prevale la piccola conduzione diretta, poco redditizia. Tra le colture cerealicole, di scarso rilievo, primeggia il frumento, seguito da orzo, mais e sorgo, tutti destinati al consumo interno. I principali prodotti agricoli d'esportazione sono gli agrumi (con prevalenza delle arance), quindi le banane; tra le altre colture fruttifere primeggia la vite; buon rendimento danno anche le mele, le albicocche, le pesche, le pere, ecc. Tra le colture oleifere, oltre al prevalente olivo, si annoverano il girasole e le arachidi. Il tabacco infine è una discreta risorsa per i villaggi montani. I boschi, che coprono poco meno dell'8% della superficie territoriale, sono ormai fortemente degradati; in particolare sono quasi totalmente scomparsi i famosi cedri del Libano.
Come si è verificato per l'agricoltura, anzi in termini ancor più drammatici, il settore zootecnico ha subito danni enormi dalla guerra civile, benché l'allevamento del bestiame continui a rappresentare per la popolazione rurale un'attività complementare al lavoro dei campi. Prevalgono i volatili da cortile, gli ovini e i caprini; modestissimo è il numero dei bovini, data l'estrema esiguità delle aree a prato e a pascolo permanente, e del pari quello dei suini, come tipico del mondo arabo. Non molto praticata è la pesca, che ha sempre svolto un ruolo non rilevante nell'economia nazionale a causa della scarsa pescosità del mare.
industria mineraria
La posizione del settore minerario nel quadro economico è del tutto marginale. Si hanno in pratica solo giacimenti di minerali ferrosi e rocce fosfatiche. La produzione di energia elettrica, essa pure non adeguata alle necessità del Paese, si basa prevalentemente su petrolio d'importazione. La quasi completa mancanza di materie prime e l'insufficienza di fonti energetiche hanno lungamente ostacolato il sorgere dell'industria. In special modo, è deficitaria l'industria di base: oltre all'impianto siderurgico di Jbeil, che lavora il minerale estratto localmente, si hanno soltanto alcuni cementifici e due raffinerie di petrolio, una delle quali a Tripoli, sbocco – come si è detto – dell'oleodotto dall'Iraq, e l'altra a Saîda, dove fa capo l'oleodotto proveniente dall'Arabia Saudita. Più ampio è il ventaglio delle industrie manifatturiere, costituite però essenzialmente da piccole o medie aziende; vanta buone tradizioni il settore tessile, che ha i suoi punti di forza nel cotonificio e nel setificio, mentre più modesta è l'attrezzatura laniera. Sono inoltre abbastanza rappresentate le industrie di trasformazione dei prodotti agricoli (zuccherifici, oleifici, conservifici, manifatture di tabacchi, birrifici, ecc.); si annoverano infine piccoli stabilimenti meccanici.
Vie di comunicazione
Millenario nodo di transiti e commerci tra Oriente e Occidente, il Libano aveva provveduto da tempo a fornirsi di una buona rete di vie di comunicazione, particolarmente stradali (su di esse tuttavia si sono concentrate le azioni belliche); più carente è il sistema ferroviario. Le principali arterie si sviluppano lungo la fascia costiera, collegando i maggiori centri libanesi; un tronco ferroviario, cui si affianca una superstrada, si dirama da Beirut sino a Damasco. Nel periodo prebellico era vivace il movimento del porto di Tripoli e, ancor più, quello di Beirut data la sua funzione di porto franco; l'attività portuale è stata però bloccata negli anni 1975-76 e anche successivamente in più occasioni. La capitale è inoltre servita dall'aeroporto internazionale di Khaldé (esso pure a più riprese chiuso al traffico).
Storia
La storia recente del Libano è strettamente connessa agli eventi che si sono determinati in quella zona dell’Asia ed in particolare nella Palestina.
Nel 1968, dopo la guerra dei Sei giorni (1967), venne a determinarsi in Libano una nutrita presenza di profughi e di guerriglieri palestinesi. Questa presenza poneva alla classe
dominante libanese, una serie di problemi tra cui, fondamentali, quello dei rapporti con Israele e quello politico-sociale. Nel 1975 la crisi sfociò in una nuova, devastante guerra civile , che, conclusa l'anno successivo dall'intervento militare siriano e dalla creazione di una Forza araba di dissuasione, poneva in realtà le basi per la trasformazione del Libano in campo di battaglia per Siriani e Israeliani. Questi ultimi, appoggiati dalle milizie "falangiste" cristiano-maronite, procedevano a successive incursioni nel territorio libanese culminate nell'invasione del Libano meridionale del giugno 1982, in seguito alla quale i palestinesi in armi erano costretti a lasciare il Paese. Nel settembre, l'assassinio del neoeletto presidente Beshir Giumayyil faceva nuovamente precipitare la situazione. La successiva elezione alla presidenza di Amin Giumayyil (fratello di Beshir) e l'invio a Beirut di una Forza multinazionale di pace composta da Statunitensi, Francesi, Italiani e Inglesi aprivano una nuova fase di tregua. I leaders delle varie fazioni cristiane e musulmane accettavano di partecipare a una Conferenza a Ginevra (1983), che non diede peraltro risultati apprezzabili; migliori esiti ebbe la conferenza di Losanna (1984), che consentì la nomina del primo ministro Rashid Karame, sunnita, che formò un nuovo governo composto dai leaders delle principali fazioni e riuscì a varare un piano di sicurezza nazionale. Nel 1984, ritiratesi sia la Forza multinazionale di pace sia le truppe israeliane (a eccezione che da una "fascia di sicurezza", profonda circa 5 km, lungo l'intero confine sud), il ruolo della Siria è costantemente cresciuto: in particolare le milizie sciite filosiriane sono riuscite a estendere il proprio controllo territoriale con la repressione di ogni altro nucleo di potere filoiraniano (Hezbollah) ma soprattutto palestinese (in tal senso va ricordato il tragico assedio dei campi di Sabra e Chatila).
Nel settembre 1988, nel Paese si erano creati due governi contrapposti, quello filosiriano (a Beirut Ovest) e quello del cristiano (a Beirut Est), che nel marzo 1989 proclamava una "guerra di liberazione" dagli stranieri (siriani) provocando l'aumento della pressione militare della parte avversa e dei drusi sulla capitale. Dopo sei mesi di scontri la Lega Araba affidava a un Comitato arabo composto dai rappresentanti di Algeria, Arabia Saudita e Marocco l'incarico di elaborare un piano di pace. Le successive nomine di un nuovo presidente della Repubblica (ucciso poi in un attentato), non portavano modifiche alla situazione. Dopo un emendamento della Costituzione (parità di seggi parlamentari fra cristiani e musulmani), il 21 settembre 1990 veniva proclamata la seconda Repubblica: l'atto sanciva il predominio e l'egemonia politica della Siria, il cui esercito nell'arco di un mese acquistava il controllo della capitale (con disarmo delle milizie). Fra l'aprile e il luglio 1991 la sovranità dello Stato giungeva infine a riguadagnare l'intero Paese a eccezione della cosiddetta "fascia di sicurezza" occupata dagli Israeliani. Tuttavia proseguivano gli scontri tra sciiti e Israeliani. Allo stesso tempo si aggravava il conflitto nel sud del paese tra Israeliani e guerriglieri filo-iraniani (hezbollah); l'escalation delle violenze e degli attentati contro le truppe israeliane provocava un raffreddamento dei rapporti diplomatici tra Tel Aviv e la Siria, accusata di favorire le azioni della guerriglia islamica. Nel gennaio 1996 veniva riaperta la Borsa di Beirut, chiusa nel 1983 al culmine della guerra civile.

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