La République Française

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Testo

Francia
(La République Française)

Stato dell'Europa occidentale, compreso fra 51° 9' e 42° 23' di lat. N e 4° 38' di long. O e 8° 10' di long. E. Confina a nord-est col canale della Manica, a nord con il Belgio e il Lussemburgo, ad est con la Germania, la Svizzera e l'Italia, a sud col mare Mediterraneo, a sud-ovest con la Spagna, ad ovest con l'oceano Atlantico. La superficie è di 543.965 kmq; gli abitanti sono 56.575.800. Capitale, Parigi.
Configurazione fisica
Una delle zone più interessanti della F. in un certo senso la vera area storica e culturale francese, è il Bacino di Parigi, circondato da antichi complessi montuosi quali le Ardenne, i Vosgi, il Massiccio Centrale, le alture della Normandia e della Bretagna e il Massiccio Armoricano, che nei secoli hanno costituito una naturale difesa contro gli invasori. Al centro del Bacino è situata Parigi, il cuore stesso della F., cui portano numerose strade lungo le valli che i fiumi hanno aperto attraverso le barriere montane. Il Bacino è nato dall'azione di spianamento esercitata sui rilievi montani dagli agenti atmosferici e dalle acque. Vi sono predominanti i calcari del Trias e rocce del Cretacico.
I massicci che circondano il Bacino sono a loro volta fronteggiati a sudovest e ad est da complessi montani molto più alti. Così ad est si trovano le Alpi, separate da una lunga depressione in cui scorrono la Saona e il Rodano, e a sud-ovest si elevano i Pirenei, che la depressione della Garonna divide dal Massiccio Centrale. Sia le Alpi che i Pirenei appartengono al Terziario, cioè ad una formazione geologica più recente, mentre il Bacino e i massicci sono molto antichi. Nei massicci e visibile una vasta azione vulcanica, specie nel Massiccio Centrale dove si aprono ampi coni vulcanici, come il tipico Puy de Dôme alto 1465 m.
Coste ed isole
La F. è bagnata dal mar Mediterraneo e dal golfo di Biscaglia e dal canale dellaManica, formati dall'Atlantico. La sezione mediterranea è ad ovest, nella Linguadoca, bassa e di non facile accesso, ad est alta e frastagliata con buoni porti naturali e spiagge sormontate da pittoreschi dirupi. Il tratto di costa in corrispondenza delle Alpi Marittime, con colline che si spingono fin sull'acqua, forma la famosa «Costa Azzurra». La costa occidentale manca di buoni porti naturali: la linea che corre lungo il golfo di Biscaglia è bassa, con una catena di dune sabbiose lungo il mare, ad est delle quali nel tratto meridionale, tra i Pirenei e la Garonna, si estende la desolata ma tipica regione delle Lande. Nella parte nord-occidentale della penisola di Bretagna la costa è spezzata e vi sono numerose piccole isole. Le coste della Manica nella zona corrispondente agli altipiani dell'Artois, della Piccardia e della Normandia sono unite, con rive alte che il mare scalza alla base.
La F. ha poche isole importanti: nel Mediterraneo la Corsica appartiene politicamente alla F., ma fa parte da un punto di vista geografico dell'Italia; le Isole del Canale appartengono all'Inghilterra; le isole principali della costa atlantica sono Belle Ile, Ile d'Yeu, Ile de Ré e Ile d'Oléron.
Fiumi.
La F. è ricca di corsi d'acqua che permettono alle imbarcazioni minori di penetrare in gran parte del territorio. La Senna e la Loira con i loro affluenti formano i due grandi sistemi fluviali del Bacino di Parigi. La Senna ha origine nel Plateau de Langres e si versa nella Manica presso Le Havre. Può essere risalita da navi oceaniche fino a Rouen e da questa città in poi da piccolo naviglio. La Loira è il maggior fiume interamente francese, sia per l'estensione del bacino (121.000 kmq) sia per la lunghezza del corso (1020 km). Nasce nel Gerbier de Jonc e sfocia nell'Atlantico presso Nantes. La navigazione su di essa nei periodi di magra è facilitata da vari canali. La Garonna ha origine in Spagna e si getta con la Gironda nell'Atlantico, dopo aver raccolto le acque di numerosi tributari provenienti dai Pirenei e dal Massiccio Centrale. Il Rodano, le cui sorgenti si trovano in Svizzera, attraversa il Giura meridionale e si versa nel Mediterraneo: la decima parte del suo bacino e 270 degli 812 km che costituiscono il suo corso non appartengono alla F. I suoi maggiori affluenti vengono dalle Alpi.
Canali
Un ingegnoso sistema di canali colleganti tra loro i vari fiumi costituisce una vera e propria rete di vie acquee di grande importanza economica. La Senna è unita al Reno dal canale Marna-Reno e da altri canali alla Loira, al Rodano, alla Schelda e alla Mosa. Il fiume Garonna è collegato attraverso il Canal du Midi al Rodano e alla costa mediterranea. La Saona e il Reno sono uniti tra loro da un canale. Il Rodano, che a sud di Lione scorre impetuoso creando difficoltà per la navigazione, è congiunto a Marsiglia da un canale costruito arditamente appena ai margini dei monti che sovrastano Marsiglia.
Laghi
La F. è in genere povera di laghi, situati per lo più nell'area alpina. I maggiori sono quello di Bourget (44 kmq) e quello di Annecy (27 kmq). Nella regione delle Lande e nella Linguadoca si trovano, nei tratti costieri, numerosi stagni, alcuni completamente chiusi da cordoni litoranei, altri comunicanti direttamente col mare.
Clima
E' in complesso temperato con notevoli differenze dovute alla distanza dal mare, alla latitudine e all'altezza. L'Atlantico, molto più che il Mediterraneo, influenza il clima francese con le sue masse d'aria, calde in estate e relativamente fredde in inverno, che penetrano largamente nell'interno. Notevole è anche sulle coste l'influsso della Corrente del Golfo. I venti principali sono quelli occidentali, che recano piogge copiose specie sulla Bretagna, dove piove quasi per metà dell'anno. Gli inverni a Parigi sono freddi e le estati fresche; la pioggia cade con una media di ca. 150 giorni all'anno. La neve è rara nelle zone pianeggianti, abbondante sui massicci e nelle regioni delle Alpi e dei Pirenei. L'Alsazia e la Lorena hanno clima continentale, simile a quello dell'Europa centrale. La F. meridionale presenta un clima mediterraneo con inverni miti e piovosi, estati calde e aride. Protetta alle spalle dai monti alpini e soggetta all'immediata influenza del mare, la Costa Azzurra per il suo numero di giornate solari è frequentata dai turisti anche nei mesi invernali.
Flora
Ancora all'epoca romana la F. era ricoperta di foreste sulle pendici montuose, di boschetti, praterie e acquitrini nelle pianure, ma di tutto questo ben poco rimane. Nelle Lande tuttavia, lungo il golfo di Biscaglia a sud dell'estuario della Gironda, sopravvivono estese pinete, mentre nelle Ardenne vi sono vasti tratti forestali seguiti da pascoli alpini. Le aree sabbiose dalla Bretagna alle Fiandre presentano spesso un tipico paesaggio vegetale caratterizzato da associazioni di ginestre, giunchi ed eriche. La regione mediterranea con clima arido e solare è il regno della macchia formata di arbusti sempreverdi (rovi, lentischi, corbezzoli, eriche).
Fauna
Il carattere faunistico della F. è quello dell'Europa centrale. Nelle Alpi e nei Pirenei si trovano l'orso bruno, il lupo, la puzzola, la martora, il gatto selvatico, il ghiro, il cinghiale, il daino, il camoscio, la lepre e la marmotta. Molti fiumi sono ricchi di lontre; il castoro si trova solo nella vallata del Rodano. La foce della Somma è il regno del vitello marino e vi sono porci marini nelle acque costiere. Un'alta percentuale di volatili è rappresentata da uccelli migratori. Le acque dei fiumi sono ricche di pesci, specie trote e salmoni.
Abitanti
Alla fine dell'Epoca glaciale la F. fu invasa da gruppi di cacciatori Cro-Magnon che distrussero o sottomisero orde già preesistenti. Sono oggi riscontrabili in F. diversi gruppi razziali: il gruppo nordico, alto, biondo, con occhi blu; il mediterraneo, più basso di statura, con capelli e occhi scuri; il tipo alpino, caratterizzato da cranio tondeggiante, occhi e capelli scuri. Per lungo tempo la F. ha avuto un indice di natalità bassissimo (14,8 per poco nel 1938), ma dal secondo dopoguerra l'indice è risalito e si calcola che oggi la popolazione francese aumenti di ca. 300.000 unità annue. Bisogna dire però che in F. vivono numerose comunità straniere o di colore, impegnate nei lavori manuali. Sopravvivono in F. parlate locali, soprattutto nelle regioni meridionali: così i Bretoni nei dipartimenti di Morbihan, Finistère e Côtes-du-Nord hanno un dialetto di origine celtica; gli Alsaziani un dialetto ricco di espressioni e termini tedeschi; i Baschi dei Bassi Pirenei parlano una lingua mista di reminiscenze aquitaniche e iberiche.
Lingua
Il francese è una delle lingue romanze derivate dal latino. Con l'occupazione romana, prima della F. meridionale poi delle regioni settentrionali, i Galli vennero in contatto con soldati, impiegati, mercanti e coloni romani, gente che parlava un linguaggio familiare. Da tale linguaggio, una lingua romana rustica, è nato il moderno francese. La diffusione del latino divenne intensa soprattutto dopo l'editto di Caracalla che estendeva a tutti i Galli liberi i diritti della cittadinanza romana. In quest'epoca dovevano essere numerose in Gallia le scuole dove i figli dei proprietari e dei capi locali imparavano a parlare e scrivere in latino. Naturalmente il latino insegnato in queste scuole era quello più elaborato degli scrittori e dei documenti ufficiali, ma con le invasioni barbariche tale insegnamento ebbe termine. Tipica nel processo di formazione del francese è la scomparsa delle vocali brevi immediatamente precedenti le sillabe accentate; così pure la scomparsa o modificazione d'una consonante tra due vocali, di cui la seconda accentata, e la scomparsa o riduzione ad e muta delle vocali immediatamente seguenti una sillaba accentata (rispettivamente: claritatem, «clarté»; debere, «devoir»; mortalem, «mortel»). Nella F. medievale si formarono due aree linguistiche, la langue d'oil (F. settentrionale) e la langue d'oc (F. meridionale), così dette dalle parole usate per indicare l'affermazione. Vi sono nel francese poche parole d'origine celtica (come sac, alouette) e numerose parole derivate dal dialetto germanico parlato dai Franchi (fief, guerre).
Religione
Nessuna religione è ufficialmente riconosciuta dallo Stato, ma tutte le fedi sono ammesse. Nel 1905 con la Legge di Separazione le Chiese vennero separate dallo Stato e contemporaneamente fu abolito il concordato con la Chiesa cattolica risalente al 1802. Sono ammesse associazioni religiose (associations cultuelles) che possono avere edifici per lo svolgimento del culto; l'amministraone di tali proprietà è però controllata dalle autorità civili. La maggioranza della popolazione è cattolica; i protestanti sono ca. 1.000.000.
Costituzione e governo
La costituzione della IV Repubblica entrò in vigore il 24 dicembre 1946 e venne modificata con la Legge costituzionale del 7 dicembre 1954. Essa riaffermava la dichiarazione del 1789 e riconosceva inoltre alcuni fondamentali principi moderni, quali l'eguaglianza dei diritti per i due sessi, il diritto d'asilo a quelli che lottano per la libertà, il diritto al lavoro senza alcun pregiudizio di fede, origini e opinioni politiche, la libertà di sciopero, l'assistenza alle madri e alle famiglie, ecc. La F. è una repubblica democratica in cui la sovranità popolare è esercitata da tutti i cittadini adulti attraverso i propri rappresentanti o tramite l'istituto del referendum. Il Parlamento è composto dall'Assemblea Nazionale eletta ogni 4 anni con suffragio universale diretto e dal Senato eletto per 9 anni con suffragio indiretto. La riforma costituzionale del 1958 ha introdotto il collegio uninominale sostituendolo al sistema proporzionale. Un articolo della Costituzione prevede che essa può essere revisionata solo se vi è la maggioranza assoluta delle due Camere, altrimenti si deve ricorrere al referendum. Il 28 ottobre 1962 i Francesi furono chiamati alle urne dal generale De Gaulle, il quale fece ricorso al referendum appunto per una riforma costituzionale. Scopo del referendum era quello di fare eleggere il presidente con suffragio universale diretto, mettendolo così in un certo qual modo al di sopra dei partiti politici e dandogli autonomia e autorità rispetto all'Assemblea. Le votazioni diedero la maggioranza voluta a De Gaulle, che acquistò un potere presidenziale molto accentuato. Il presidente della Repubblica dura in carica 7 anni. Egli è capo dello Stato, capo del potere esecutivo, nomina il primo ministro, e su proposta di questi, i ministri.
Amministrazione
La F. è ora suddivisa in regioni, a loro volta suddivise in dipartimenti. Negli ultimi tre decenni ve è stato un continuo progresso nella creazione di organismi elettivi a vario livello, che dovrebbero garantire una più democratica "mediazione" del potere politico.
Giustizia
Il sistema legale francese si basa, con una serie di aggiornamenti, sul Codice napoleonico. L'amministrazione della giustizia è articolata in quattro sistemi, conosciuti come juridiction civile, juridiction commercielle, juridiction administrative, juridiction correctionnelle et criminelle, cui corrispondono rispettivamente i tribunaux civils per tutti i casi civili privati, i tribunaux de commerce per le vertenze commerciali, i tribunaux administratifs per tutti i casi di azioni contro organi del governo, i tribunaux correctionnels e le corti d'assise per i casi penali. Solo in queste ultime è ammessa la giuria popolare. Casi civili di minore entità sono discussi innanzi ad un giudice di pace (juge de paix), esistente in ogni cantone. Il tribunal civil può giudicare anche cause commerciali dove non esiste l'apposito tribunal de commerce. L'appello contro le decisioni dei tribunali civili e commerciali può essere fatto presso una delle 25 corti d'appello esistenti in F. Speciali tribunali chiamati conseils de préfecture si trovano in ogni prefettura e dirimono le vertenze tra privati e organi dello stato. Appelli contro le decisioni di tali tribunali possono essere presentati al conseil d'état. Appelli contro le sentenze dei tribunaux correctionnels delle corti d'assise possono essere inoltrati alla corte di cassazione, che ha autorità su tutti i tribunali francesi. Perché il potere giudiziario sia indipendente dal potere politico vi è un Consiglio Supremo della Magistratura composto dal Presidente della Repubblica, dal ministro di Giustizia, da sei rappresentanti dell'Assemblea, da quattro rappresentanti dei magistrati e da altri due membri scelti dal Presidente della Repubblica tra esperti legali.
Difesa
Malgrado la perdita dopo la seconda guerra mondiale dell'impero coloniale e la fine del primato che aveva con la Gran Bretagna, la F. ha continuato a considerarsi una potenza militare "autosufficiente".
Un tale concetto permane anche oggi, pure dopo la scomparsa di De Gaulle, che lo sostenne come fondamentale per la ripresa della nazione nei mutati termini della storia planetaria. l'a F. ha quindi un deterrente nucleare con adeguate strutture missilistiche. L'esercito, la marina e l'aviazione sono inoltre dotati di sofisticate armi convenzionali.
Tabella agglomerati urbani
Organizzazioni sindacali
In F. vi sono tre maggiori organizzazioni di lavoratori e altre minori. La Confédération Générale du Travail (CGT), sorta nel 1902, è in parte controllata dai comunisti; la CGT-Force Ouvrière venne fondata nel 1947 e comprende per lo più elementi socialisti; la Confédération Française des Travailleurs Chrétiens (CFTC), nata nel 1910 ad iniziativa dei cattolici, ha avuto un suo sviluppo dopo il 1947. Tra le organizzazioni minori va citata la Confédération Générale d'Agriculture (CGA). Organismo delle forze industriali e capitaliste è il Consiglio Nazionale degl'Imprenditori francesi.
Educazione
Il sistema educativo francese è diviso in tre gradi: quello primario comprende le scuole materne, le elementari e complementari; il secondario lycées e collèges per l'istruzione media e tecnico-professionale; il terzo grado rappresenta l'istruzione superiore impartita nelle università e in scuole superiori o grandes écoles. Vi è la tendenza a coordinare i corsi universitari con quelli delle grandes écoles e spesso studenti di queste ultime sono assimilati ai fini del titolo con quelli universitari. I principali titoli rilasciati dalle università francesi sono quelli di bachelier, licencié, agrégé, docteur. Le più note grandes écoles sono l'École polytecnique, École normale supérieure, École des Chartres, École des Langues orientales, École des Beaux Arts, Institut agronomique, École des Hautes études commerciales, École centrale des Arts et manufactures, École forestière, École coloniale e Institut de Études politiques (già École libre des Sciences politiques).
Dal punto di vista amministrativo la F. è divisa in 16 circoscrizioni accademiche (Parigi, Caen, Lilla, Nancy, Strasburgo, Besançon, Digione, Lione, Clermont-Ferrand, Grenoble, Aix, Montpellier, Tolosa, Bordeaux, Poitiers, Rennes), ognuna controllata da un rettore nominato dal ministero dell'Educazione nazionale e assistito da un consiglio circoscrizionale. L'insegnamento religioso è abolito in tutte le scuole dal 1880. L'istruzione è obbligatoria fino ai 14 anni.
Istituti di cultura
L'Institut de France è il nome ufficiale di un gruppo di accademie, che per tradizione e per importanza debbono considerarsi tra le maggiori istituzioni culturali europee. Esse sono: Académie des Inscriptions et Belles-Lettres; Académie des Beaux Arts; Académie des Sciences; Académie des Sciences morales et politiques. Famosi sono anche i seguenti altri istituti e società culturali che hanno quasi tutti sede a Parigi: l'Académie nationale de Musique (1669), la Comédie française (1689), l'Académie d'Agricolture (1671), l'Académie de Médecine (1820), l'Istitut Pasteur (1886), l'Académie Goncourt (1896), l'Académie des Sports (1910), l'Institut Océanographique (1910), l'Institut de Paléonlologie humaine (1916), l'Académie des Sciences coloniales (1922), l'Institut d'Hydrologie et de Climatologie (1925).
La politicizzazione studentesca
La F. ha una tradizione per quanto concerne la sensibilizzazione politica della classe studentesca universitaria e le posizioni d'avanguardia che essa assume in determinati periodi della storia del paese. Le università e gli istituti superiori, a partire da Parigi, diventano allora centri di agitazione e di fermenti riguardanti l'intera società francese.
Un momento di acuta crisi che finì per investire tutto il paese, si ebbe nel 1968. Alla fine dell'inverno di quest'anno, quando la "grandeur" auspicata da De Gaulle pareva un fatto compiuto, la F. venne d'improvviso scossa da una lunga serie di scioperi. Ma furono gli studenti di Parigi a dare una particolare impronta alle rivendicazioni salariali. Essi andarono molto oltre le richieste dei lavoratori. Crearono propri organismi, ebbero dei leader e agitarono dei programmi di alternativa al sistema considerato borghese, espressione delle multinazionali. Chiedevano non solo riforme negli studi, ma prendevano su di sè i problemi sindacali, passando a una critica radicale dell'organizzazione sociale ed economica nel suo complesso.
In primavera la F. sembrò minacciata dalla rivoluzione. In maggio (quello che poi sarebbe stato chiamato "Maggio francese") a Parigi si innalzarono barricate. Fu la straordinaria personalità di De Gaulle a dissolvere rapidamente il movimento studentesco e le spinte eversive che venivano da taluni gruppi e a trasformare in una grande vittoria quella che doveva essere la sua sconfitta. De Gaulle capì che la società francese era per il mantenimento di una situazione d'ordine e non desiderava affatto lanciarsi nella confusa avventura che veniva prospettata dagli studenti e dai gruppi estremisti. Bastava solo guidarla. Indisse allora nuove elezioni, invitò la borghesia ad organizzarsi in comitati civici, fece affluire alcune divisioni corazzate su Parigi. Il paese, spaventato dalla minaccia di una rivoluzione, riprese animo. Le elezioni videro infatti un successo senza precedenti del partito De Gaulle, che si assicurò più della maggioranza assoluta.
Il Maggio francese ebbe un'eco nell'intera Europa occidentale, e si è parlato di Rivoluzione del Sessantotto per indicare la contestazione giovanile tra il 1968 e il 1970. La contestazione terminò con una storia diversa a secondo i paesi.
Nel 1986, in novembre, a 18 anni dal Sessantotto, in una realtà politica diversa, gli studenti di Parigi scendevano nelle strade per manifestare contro la riforma universitaria e delle scuole secondarie. La situazione sembrò precipitare come nel '68. Nasceva un "Nuovo movimento" Si imponevano altri leader. Gli studenti rispondevano da sinistra alla riforma, accusando il governo di volere imporre la meritocrazia e la selezione. In verità la riforma era, a un'obiettiva valutazione, in pieno adeguata alle nuove dimensioni create nel mondo del lavoro dall'età dell'elettronica.
Economia
Malgrado il ridimensionamento dovuto alla perdita dell'impero coloniale, e inoltre ai drammatici eventi dell'Indocina e dell'Algeria, che ebbero, in particolare per quanto riguarda l'Algeria, gravi ripercussioni all'interno, la F. è riuscita a ricostruirsi una solida, moderna economia, che la pone al quarto posto del mondo tra le potenze industriali dell'Ocse, dopo gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania federale.
Il ritmo di aumento della popolazione è stato costante, se si eccettua l'inevitabile calo, relativo e durato solo alcuni anni, causato dalla crisi energetica mondiale iniziata nel 1973-74. L'industria ha proceduto regolarmente a un rammodernamento degli impianti e sono in atto piani regolari per il passaggio del paese all'età post-industriale. E' da dire che l'attività industriale ha potuto, anche indirettamente, giovarsi dello sforzo tecnologico compiuto dalla F. per procurarsi un deterrente nucleare.
La F. è un grande paese agricolo. L'agricoltura ha alle basi una lunga tradizione e appare oggi ben chiaro quanto valide siano state le riforme agrarie attuate prima di ogni altro paese d'Europa. In genere non esistono in F. grossi fondi, ma piuttosto fondi condotti senza l'aiuto di lavoratori a ingaggio. Sono caratteristiche le fattorie specializzate in un unico prodotto, come bietole nel nord, cereali nel Beauce e vigneti in Linguadoca. Il carattere familiare dell'agricoltura francese non è tuttavia totale. A esempio, il settore vinicolo è per una buona parte nelle mani delle banche.
Il processo di meccanizzazione, già avanzato, è stato in questi anni costante. Si è giunti alla robotizzazione di diverse attività. Così la vendemmia viene ora eseguita da macchine robot, che avanzano tra i filari raccogliendo l'uva nelle loro "mani". Si hanno un risparmio rispetto all'impiego di mano d'opera e un vantaggio per quanto riguarda la qualità del prodotto, perchè è possibile procedere alla vendemmia con tempestività nei primi giorni solari adatti.
I cereali sono al primo posto nella produzione e non solo coprono il fabbisogno, ma permettono anche una notevole esportazione. Va ricordato che dalla seconda metà degli anni settanta la F. ha trovato nell'Unione Sovietica un grande mercato di esportazione cerealicola. Patate e bietole da zucchero danno ottimi risultati.
Per quanto riguarda il vino la F. è, insieme con l'Italia, tra i primi paesi produttori al mondo. Rispetto all'Italia può avvalersi sui mercati internazionali di una più affermata tradizione e forse d'una migliore organizzazione commerciale. Le aree vinicole sono distinte in cinque maggiori distretti vinicoli: il Mezzogiorno mediterraneo, l'Est (Borgogna principalmente), il Sud-ovest (Bordeaux, Médoc), la Champagne (vini spumanti), Media e Bassa Loire.
L'allevamento dei bovini, degli ovini e dei suini è condotto con un alternarsi di metodi intensivi ed estensivi ed è pure legato a una lunga tradizione. Per la produzione di formaggi la F. è ai primi posti nel mondo.
Vi sono ancora in F. vaste aree boschive, ma il fabbisogno del paese di legname e dei prodotti relativi deve essere coperto con l'importazione. Estesi sughereti si trovano nella Corsica meridionale, in Linguadoca, nella Guascogna e in Provenza. La produzione annuale di legname si aggira sui 36,5 milioni di metri cubi.
La maggior parte dei pescatori francesi è costituita di Bretoni, i quali da generazioni pescano merluzzi e aringhe sui banchi del mar del Nord. Attiva è anche la pesca nell'Atlantico. La produzione di pesce pescato si aggira sulle 766.000 t annue. Boulogne è il maggiore centro peschereccio. Porti pescherecci si trovano comunque lungo tutta la costa bretone. Estese, antiche coltivazioni di ostriche esistono in Bretagna e nel Golfo di Biscaglia. Grande sviluppo sta avendo in varie regioni l'acquacoltura praticata su basi industriali.
La F. possiede miniere di carbone, diverse delle quali sono state negli ultimi anni abbandonate perchè lo sfruttamento risultava antieconomico. Vi sono numerosi altri minerali, ma in scarsa quantità. La loro estrazione ha importanza solo per quanto riguarda il ferro, lo zolfo e il potassio. Manca in pratica il petrolio. Vi sono talune vene di gas naturale, ma la produzione è del tutto modesta. A differenza dell'Italia, la F., come la Gran Bretagna e la Germania federale, ha messo in atto negli anni settanta un grandioso piano di realizzazione di centrali nucleari, che dovrebbero già prima della fine del millennio assicurarle una piena autosufficienza energetica. Nel 1986, l'anno in cui si ebbe l'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nell'Unione Sovietica, la F. aveva già venti centrali nucleari.
Tradizionalmente una delle maggiori industrie francesi è quella siderurgica, che si giova della larga disponibilità di minerali ferrosi. Gli stabilimenti più importanti si trovano in Lorena e nei dipartimenti settentrionali. Nella seconda metà degli anni settanta vi è stata una crisi nel settore, del resto comune ad altri paesi occidentali, in quanto il mercato nazionale e quello internazionale non assorbivano la quantità di acciaio prodotta. Vi dovette essere allora un ridimensionamento e varie acciaierie vennero chiuse.
L'industria aerospaziale e quella elettronica hanno posizioni di primato e sono in continuo ampliamento. La F. fabbrica sofisticati aerei militari (da ricordare, tra gli altri, i famosi "Mirages", delle officine Dassault) e missili. E' in attuazione un progetto telematico che dovrebbe nei prossimi anni portare un videoterminale in ogni casa. Per ora Biarritz, scelta nel 1979 come città campione per tale progetto, è la prima città interamente "cablata" del mondo. Il progetto viene attuato dal ministero delle Poste francesi attraverso un "Centre Mondial Informatique et Ressources Humaines". E' prevista la creazione in F. di un sistema totale telematico, ma anche la costruzione di sistemi analoghi nei paesi della Comunità francese e del Terzo Mondo in genere.
La F. produce ed esporta autoveicoli. Le principali case sono la Renault, la Citroen, la Simca, la Peugeot. L'industria chimica è in continua espansione. Le industrie tessili sono concentrate in Normandia, famosa per la lavorazione del cotone, nelle Fiandre, in Piccardia, nella vallata del Rodano. Particolare importanza hanno alcuni prodotti, come le porcellane di Sèvres, i cristalli di Baccarat, gli orologi di Besançon, gli articoli della moda e i prodotti della profumeria, entrambi di rinomanza mondiale.
La F. fa parte della Comunità economica europea. L'appartenenza alla Comunità ridestò all'inizio pregiudizi nazionalistici, che lo stesso De Gaulle aveva contribuito non poco a conservare. Si rivelò inoltre vantaggiosa per certi aspetti, svantaggiosa per altri aspetti. Ma è evidente che la F. non può fare a meno della CEE, che poi, a pensarci bene, anche se finora non ha raggiunto una precisa fisionomia politica, potrebbe richiamare quella "media Europa", di cui lo stesso De Gaulle amava parlare.
La F. vende armi in tutto il mondo. Sono ben noti i "Mirages" che nel '67 furono determinanti per la fulminea vittoria israeliana della guerra dei Sei giorni e francesi sono i missili lanciati dagli aerei argentini che affondarono alcune fregate della Task-force britannica nelle acque delle Falkland durante la breve guerra anglo-argentina del 1982.
La Comunità francese. La Costituzione del 1958 dissolse ufficialmente l'Unione francese, sorta per tenere uniti in un nuovo tipo di organizzazione gli ex territori coloniali. Sorse al suo posto una Comunità, comprendente tre tipi di membri oltre al territorio metropolitano: i dipartimenti d'oltremare, i territori d'oltremare e le repubbliche autonome. Ma in non molto si rivelarono contrasti e in effetti la tendenza dei passati territori coloniali ad avere una completa indipendenza apparve una spinta irresistibile. Già alla fine degli anni '60 la Comunità francese era in effetti un'associazione con vincoli piuttosto labili, sul tipo del Commonwealt britannico. La F. è intervenuta due volte nello Shaha, la regione dello Zaire, ricca di minerali, e mantiene un contingente nel Ciad, dilaniato da un'endemica guerra civile.
Storia
In tempi remoti la F. era abitata da comunità di Liguri e di Iberi, i quali facevano probabilmente parte dell'area culturale ligure formatasi ancora prima delle grandi migrazioni indoeuropee. All'inizio del VII Sec. a.C., provenienti dalle coste del Baltico, arrivarono in F. tribù di Celti o Galli che sottomisero gli abitanti e ne assorbirono la cultura. Altre tribù di Galli emigrarono verso la Germania, il basso Danubio, l'Italia, l'Inghilterra. Nello stesso tempo i Greci fondavano l'importante colonia di Massilia (Marsiglia) che finì per controllare tutta l'economia della valle del Rodano. Nel II sec. a.C. i Romani presero la valle padana (Gallia Cisalpina), quindi penetrarono nella Gallia meridionale procedendo attraverso i Pirenei alla conquista della Spagna. Nel 58 a.C. alcune tribù di Galli, premute dai Germani, chiesero aiuto a Cesare che intervenne e in una serie di geniali campagne occupò tutto il paese (57-52). La conquista romana fu favorita dalla mancanza di unità politica dei Galli. La Gallia venne romanizzata. Furono costruite strade, acquedotti, stabilite stazioni militari. L'amministrazione era curata da funzionari inviati da Roma, coadiuvati da grandi proprietari terrieri locali. Nel 212 d.C. l'editto di Caracalla, che estendeva i diritti della cittadinanza romana a tutti i nati liberi, accelerò grandemente il processo di romanizzazione. Il declino dell'autorità romana ebbe inizio molto prima del crollo dell'impero e fu contrassegnato dallo sviluppo di poteri locali, come, per es., le bacaudae (dal celtico bagad, riunione). Frequenti divennero anche le rivolte contadine, specie tra la Marna e la Senna. Nel 406-7 il paese fu invaso dai Goti di Alarico, nel 455 dai Vandali di Genserico. Crollato definitivamente l'impero romano, la F. restò nelle mani delle tribù germaniche: i Franchi, stabilitisi tra la Schelda e la Mosa (Franchi Salii) e tra il Reno e la Mosa (Franchi Ripuari), i Burgundi nel bacino della Saona e nell'alta valle del Rodano, i Visigoti tra il Rodano e l'Atlantico, gli Alemanni in Alsazia, i Sassoni a nord della Loira.
Nel 496 Clodoveo (481-511), re dei Franchi, il quale era riuscito a riunire le sue tribù in un unico popolo, si convertì al cristianesimo e iniziò una serie di guerre per ampliare l'area territoriale dei Franchi. Alla morte di Clodoveo il regno restò diviso tra i figli. Clotario I (497- 561) ristabilì una certa unità; quindi si ebbe una nuova divisione (l'Austrasia con capitale Metz e la Neustria con capitale Soissons). Tra i successori di Clotario I vi furono Clotario II (584-628) e Dagoberto I (602- 639). Tutti questi sovrani vennero detti Merovingi, da un antico loro capo, Meroveo. Gli ultimi di essi lasciarono il governo quasi interamente nelle mani dei loro maggiordomi di palazzo. Nel 732 Carlo Martello, un maggiordomo di palazzo, sconfisse presso Poitiers gli Arabi, salvando non solo la F. ma la stessa Europa occidentale dall'invasione. Alla sua morte (741) gli successero i figli Carlomanno, ritiratosi presto in un convento, e Pipino, detto il Breve, che nel 751 prese il nome e i poteri di un re. La politica estera di Pipino fu contrassegnata dall'amicizia per il papato e dall'interesse per le cose d'Italia: due volte Pipino discese in Italia costringendo i Longobardi a fare al papa concessioni territoriali, che costituirono il primo nucleo dei possessi dello stato temporale della Chiesa, durato fino al 1870. Alla morte di Pipino (768) il suo successore, Carlomagno, attuò piani ambiziosi che in pochi anni portarono alla formazione di un grande impero: tolse l'Italia ai Longobardi, combatté contro gli Arabi, i Sassoni, i Danesi e gli Avari. La notte di Natale dell'anno 800 il papa poneva sulla sua testa la corona imperiale. Per quanto Carlo avesse creato una salda amministrazione centrale in grado di mantenere i contatti tra i vari territori dell'impero, affidati a grandi feudatari, la sua morte significò anche la fine dell'impero. Questo dapprima venne diviso tra i figli, poi si disgregò in una serie di poteri locali. L'idea tuttavia di un potere imperiale sopravvisse per molti secoli e costituì uno dei grandi miti del Medioevo. Per lungo tempo la F. si trovò sotto la minaccia delle incursioni dei Normanni, che entravano a gruppi nel paese risalendo i fiumi a bordo delle loro agili navi. Nell'886 Parigi stessa venne assediata e il re, Carlo il Grosso, invece di combattere, tentò di allontanare i Normanni offrendo loro dell'oro. Per tale suo atto egli venne scacciato dal trono. Gli successe Odo, quindi Carlo il Semplice il quale concluse accordi con i Normanni e cedette loro la Normandia. Nel 987 con la morte di Luigi V la dinastia dei Carolingi ebbe fine: venne riconosciuto re, sia dalla Chiesa, sia dai grandi feudatari, Ugo Capeto, fondatore della dinastia dei Capetingi.
I secoli successivi furono di formazione nazionale. La monarchia dopo il Mille tese ad un'autonomia di governo che le assicurasse sufficiente forza e prestigio di fronte ai sovrani confinanti e d'altra parte la nobiltà feudale osteggiò tale autonomia, che preludeva all'assolutismo monarchico, con frequenti rivolte. La corte fece allora leva sulla borghesia delle città, la quale divenne la sua più stretta alleata. Tra i maggiori atti dei Capetingi vi furono la creazione del Parlamento di Parigi e la soppressione del diritto fino ad allora riconosciuto ai nobili della guerra privata e di proprie corti giudiziarie. La guerra dei Cento anni, durante la quale la F. si trovò impegnata in un mortale duello con l'Inghilterra, chiuse praticamente il Medioevo e contribuì in effetti all'unificazione nazionale. Le vere cause di questa lunga serie di lotte furono non tanto le pretese dinastiche dei sovrani inglesi, quanto la concorrenza che i mercanti francesi di panni facevano agli Inglesi nelle Fiandre. Nel XV sec. la corte aveva ormai pacificato il paese; essa sola disponeva di un esercito e si identificava con lo stato. L'assolutismo monarchico era nato. Con le campagne di Carlo VIII in Italia ebbe inizio l'espansionismo francese, ma nella nostra penisola la F. si trovò di fronte la Spagna. Durante il regno di Francesco I, essa, circondata da ogni parte dai domini degli Asburgo, dovette lottare per la sua stessa sopravvivenza. Le varie vicende europee scatenarono anche in F. le lotte religiose. In questo oscuro periodo, che vide protagonisti anche il papato, la Spagna e l'Inghilterra, dominò la potenza dei Guisa. L'eccidio degli ugonotti nella notte di S. Bartolomeo (1572) ne fu il corollario. L'avvento borbonico (1594) nella persona di Enrico IV di Navarra, ex calvinista passato al cattolicesimo e designato alla successione da Enrico III in punto di morte, pose fine alle lotte e alle repressioni. L'editto di Nantes (1598), che sanciva la libertà di culto, fu seguito da un periodo di governo abile e dal consolidarsi della monarchia borbonica attraverso l'opera di due ministri cardinali, il Richelieu e il Mazzarino. Al primo di essi si deve quella guerra dei Trent'anni che stroncò in Europa il crescente potere germanico. I Borboni pervennero all'apogeo dell'assolutismo e della potenza nel XVII sec. con Luigi XIV, il re Sole, il quale poté rafforzare l'economia nazionale mediante la politica finanziaria del Colbert e imporsi nello stesso tempo di fronte alle maggiori potenze europee. La F. diveniva intanto il centro della cultura europea. Nel 1701 l'inizio della lunga e logorante guerra di Successione spagnola segnava però il declino della potenza francese. I trattati conclusivi di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) assicuravano ai Borboni il trono d'una Spagna ormai priva degli antichi possessi fiamminghi e italiani, mentre sulla F. si profilava la rivolta della borghesia contro l'assolutismo monarchico. Dopo oltre 50 anni di crociata ideologica (v. Illuminismo), nel 1789 la borghesia passava sul piano dell'aperta azione politica. L'intera F. era scossa dalla rivolta contro le vecchie strutture feudali.
La Rivoluzione francese inizia praticamente l'Europa contemporanea. Preoccupati dal pericolo che le nuove idee rappresentavano per i loro stati, i vecchi sovrani europei attaccarono la F. tentando di restaurare la monarchia, ma il popolo in armi seppe respingere gli invasori. Le cosiddette guerre rivoluzionarie furono in effetti un trionfo per la F. repubblicana. Per motivi di predominio marittimo e commerciale anche l'Inghilterra fu contro la F. repubblicana, ma se riuscì a batterla sul mare e a toglierle il suo impero coloniale, non riuscì a determinarne il crollo. Il sorgere dell'astro napoleonico (con la clamorosa campagna d'Italia e lo sbarco in Egitto) diede inizio alla seconda fase della lotta tra la F. e l'Europa aristocratica. Col colpo di stato del 18 brumaio Napoleone prese nelle sue mani il potere e poté dedicarsi alle sue grandi imprese militari.
L'Austria venne piegata alla pace di Lunéville (18o1), l'Inghilterra a quella di Amiens (1802). Ma l'assunzione da parte di Napoleone del titolo imperiale originò una nuova alleanza anglo-austro-russa che fu spezzata dalle vittorie di Ulma e di Austerlitz (1805). Non migliore sorte toccò alla coalizione anglo-russo-prussiana battuta a Jena, Auerstadt, Eylau e Friedland. La Russia fu costretta alla pace di Tilsit (1807). L'Inghilterra venne isolata. Intanto però gli eserciti francesi erano spossati in Spagna dalla feroce guerriglia condotta da tutta la popolazione. La vittoria di Napoleone a Wagram infrangeva ancora un'altra coalizione. La borghesia francese era però stanca: i suoi interessi economici venivano colpiti a morte dal blocco inglese. Nel 1812 Napoleone organizzava la disastrosa campagna di Russia, l'anno seguente si aveva l'infausta battaglia di Lipsia. Napoleone partiva allora per l'esilio dell'isola d'Elba, mentre a Parigi faceva ritorno Luigi XIII. I Cento giorni e Waterloo (1815) segnarono il tramonto definitivo di Napoleone, una delle più leggendarie figure della storia, e l'invasione territoriale della F. Negli anni successivi la borghesia finanziaria e agraria impedì con la rivoluzione del 1830, alla quale prese parte il popolo di Parigi in armi, il tentativo di restaurazione assolutistica compiuto da Carlo X. Il paese restò tuttavia agitato anche per l'insoddisfazione delle classi medie desiderose d'una maggiore rappresentanza politica e per il profilarsi dei primi movimenti operai. Nel 1851 Luigi Napoleone sciolse l'assemblea repubblicana nata dai moti del 1848 (Seconda Repubblica) e ripristinò l'impero (1852) sulla costituzione napoleonica del 1800.
Il Secondo Impero (1852-1870), organismo statale burocratico e militare, forte del sostegno dell'alta e media borghesia, del clero e delle masse contadine, fu caratterizzato all'interno da un miglioramento delle condizioni di vita e da un ampliarsi degli strati borghesi della società; sul piano estero si ebbero la guerra di Crimea (1854-55), l'intervento in Italia a fianco dei Piemontesi contro l'Austria (1859) e l'attuarsi di un vasto programma di espansione coloniale. Il 1870, con la fulminea campagna prussiana e la battaglia di Sedan, segnò la fine del Secondo Impero.
La guerra continuò fino al 1871 ed ebbe come tragico corollario i 71 giorni della Commune, la cui violenta repressione ad opera del Thiers segnò il termine del ciclo rivoluzionario francese iniziatosi nel 1789. La svolta fondamentale nella vita della Terza Repubblica succeduta all'impero fu data dal clamoroso «Affare Dreyfus» (1894), che isolò gli elementi clericali e militaristi e aprì la strada ad una moderna democrazia laica. Tra l'altro nel 1906 venne denunciato l'ormai secolare concordato con la Chiesa cattolica. Al già esteso impero coloniale si aggiunsero prima della fine del secolo il protettorato di Tunisi, l'Indocina e Gibuti. In politica estera l'alleanza con la Russia e il riavvicinamento all'Inghilterra fecero da contrappeso alla Triplice del Bismarck e determinarono un equilibrio solo apparentemente stabile, che fu del tutto rovesciato dalla guerra del 1914- 18.
L'assassinio di Sarajevo (1914) coinvolse automaticamente la F. nel conflitto mondiale. La vittoria (1918) le ridiede l'Alsazia-Lorena, ceduta alla Prussia nel 1870-71, ed estese la sua influenza alla Siria e al Libano in Asia, al Camerun e al Togo in Africa. Potenza di primo piano nella Società delle Nazioni, la F. si unì con nuove alleanze alla Polonia, alla Cecoslovacchia, al Belgio, alla Jugoslavia. Rimase però costantemente ostile alla Germania e nel 1923 truppe franco- belghe occuparono il bacino della Ruhr. All'interno l'asse politico si spostava sempre più decisamente a sinistra e ciò portò a un punto critico anche le relazioni con l'Italia, dove nel 1922 era salito al potere il fascismo. Nulla giovarono ai rapporti franco-italiani gli effimeri accordi Laval-Mussolini del 1935. L'inconsistenza dei vari ministeri a carattere nazionale favoriva intanto l'ascesa del Fronte popolare, che nel 1936 otteneva la maggioranza con Léon Blum, sostituito due anni dopo dal ministero Daladier. La politica aggressiva dei nazisti tedeschi e dei fascisti italiani, che aveva costretto la F. a guardarsi le spalle estraniandosi quasi del tutto dalla guerra civile spagnola (1936-39) e a stringere una solida alleanza con l'Inghilterra, non tardò a scatenare il temuto nuovo conflitto (v. Guerra mondiale, Seconda), del quale la F. sopportò, specie nei primi anni, il maggior peso, subendo la fulminea invasione tedesca. Salì allora alla presidenza il vecchio maresciallo Pétain e si formò il governo filotedesco di Vichy con a capo Laval, fautore del collaborazionismo e promotore di azioni armate contro l'ex alleato britannico. Ma mentre sul territorio metropolitano si organizzavano le file della Resistenza contro i nazisti, il generale De Gaulle, sottrattosi alla prigionia tedesca, formava un governo provvisorio all'estero e, sostenuto da una parte delle colonie nord-africane, quando l'appoggio anglo-americano lo rese possibile, stabilì la sua sede in Algeri. Lo sbarco alleato in Normandia (1944) restituì alla F. la sua libertà.
Gli anni successivi alla guerra furono anni di crisi, perlomeno fino al 1962. La F. perse il suo impero coloniale, il maggiore del mondo dopo quello della Gran Bretagna, ma la cosa più grave appare oggi il fatto che la classe dirigente francese non si rese allora conto che la fine dei possessi coloniali era qualcosa che rientrava nel nuovo corso che aveva la storia. La F. si trovò impegnata in una logorante guerriglia in Indocina. Sarebbe poi venuta la guerra in Algeria.
Nel '58 fu eletto ancora presidente il generale De Gaulle, l'uomo prestigioso, che ora mirava a conservare alla F. un ruolo di potenza nazionale. De Gaulle mise fine alla guerra in Algeria, decise l'attuazione di un piano per la realizzazione di un deterrente nucleare, cercò di conservare una propria autonomia pur nell'adesione al Patto atlantico. Nel '68 De Gaulle riportò l'ordine nel paese scosso dalla contestazone studentesca e in apparenza sull'orlo d'una rivoluzione ("Maggio francese"). Si dimise nel '69 quando le sue proposte di riforma istituzionali vennero bocciate. Gli succedeva come presidente della Repubblica Georges Pompidou, col quale la F. adottava una politica più duttile e soprattutto più realistica. A Pompidou, morto nel 1974, succedeva Valery Giscard d'Estaing, che superò di stretta misura François Mitterand, il candidato delle sinistre.
Nel maggio del 1981 Giscard era superato dal candidato socialista Mitterand, il quale indiceva nuove elezioni per confermare anche sul piano parlamentare la sua vittoria. Nel giugno i socialisti ottenevano la maggioranza assoluta. Il governo socialista procedette a un programma di nazionalizzazione, ma molte cose evidentemente non andavano bene nel paese. Nel marzo del 1986 il governo socialista di Laurent Fabius era sostituito da un governo di centro-destra guidato da Jacques Chirac.
Arte
Le prime manifestazioni artistiche in F. connesse alla cultura classica si ebbero dopo la conquist romana (si può parlare in proposito di un'arte gallo-romana), ma con la caduta dell'impero e il sopraggiungere di tribù barbare, come Burgundi, Franchi e Visigoti, vi fu un periodo di oscurità, durante il quale lentamente cominciò a rivelarsi, specie in alcune arti minori, la presenza di un gusto più duro e grezzo, ma nuovo rispetto alle forme tradizionali. Più tardi Carlomagno nella sua opera d'edificazione dell'impero favorì un ritorno alla tradizione classica, aprendo la via a quello che venne detto il «Rinascimento carolingio» (VIII e IX sec.), notevole per lo sviluppo della miniatura, degli smalti, dell'oreficeria, degli avori. Col sorgere degli ordini monastici si sviluppò l'arte romanica, che ebbe come suo centro soprattutto l'abbazia di Cluny.
L'architettura si servì di elementi vari presi dall'arte romana, dalla bizantina, da quella musulmana, usati con una tecnica spesso differente da quella della contemporanea arte romanica italica. Questo in un secondo momento diede l'avvio all'arte gotica. La scultura consistette soprattutto nella decorazione plastica di portali e capitelli (portale di Moissac, capitelli di Autun, di Vézelay, di Cluny). La pittura continuò la tradizione bizantina.
La F. fu la culla dell'arte gotica, fiorita dalla metà del XII sec. alla metà del XVI, che superò il greve peso di materia proprio del romanico per slanciarsi, grazie anche alle nuove conquiste strutturali, in senso verticale. Sulla scia di St.-Denis vennero costruite le splendide cattedrali di Noyon, Senlis, St.Remi, di Reims, NotreDame di Parigi, dove la fantasia degli architetti si sbizzarrì in una miriade di guglie, pinnacoli, trine marmoree e rosoni. Inserite nelle strutture delle cattedrali (di Chartres, Reims, Amiens) vi sono le più belle statue e i più bei rilievi di questo periodo. Elemento decorativo di prim'ordine furono le splendide vetrate policrome. Nel sec. XIV Parigi ed Avignone, nuova sede del papato, dove affluivano artisti italiani e dei Paesi Bassi, divennero centri di un'arte di gusto realistico. I più celebri pittori formatisi nell'ambito d'una cultura pittorica ricca di elementi di mistione sono Fouquet e Clouet. Nei secc. XV e XVI l'arte francese fu sotto l'influenza del Rinascimento italiano. Nel XVII sec. accolse suggerimenti barocchi, ma con molta sobrietà, come si nota nel castello di Versailles e nel Louvre, gli esempi più significativi del gusto francese del tempo. Lo stile quasi classico, adottato da Mansart, Perrault, Boffrand, Gabriel, solo nelle decorazioni interne e nell'arredamento permise espressioni decorative fantasiose di gusto barocco o rococò. All'inizio del '700, liberandosi dalle influenze straniere, la F. diffuse in tutta l'Europa un'arte nazionale ed elegante che ebbe in pittura, col Watteau, il più significativo esponente. Dopo un ritorno allo stile classicheggiante, il romanticismo riportò la F. al primato in Europa, dando l'avvio a numerose correnti innovatrici. Nella pittura, dopo Delacroix, si affermarono Corot, Millet, Courbet; nella scultura Rüde, Barye, Carpaux, Rodin, Bourdelle. La più importante corrente artistica francese della fine del XIX sec. fu l'impressionismo che, traendo fuori la pittura dall'imitazione naturalistica, diede la preminenza alla sensazione soggettiva dell'artista fatta soprattutto di impressioni di luci e colori. Tra i maggiori esponenti dell'impressionismo vi sono Manet, Degas, Monet, Renoir. Successive scomposizioni della forma condussero alla pittura di colori puri (Seurat). Sorsero poi in F. movimenti d'estrema avanguardia, come il cubismo che, nato da premesse tracciate da Cézanne, ebbe i suoi capiscuola in Picasso e Braque ed il dadaismo. L'arte francese dei primi del '900 si può dire abbia condizionato tutto il gusto del secolo. Dei pittori il più vitale e polemicamente impegnato è stato Picasso. Villon e Bissière si sono inseriti in una problematica attuale muovendosi nel campo dell'astratto. Tra i movimenti più recenti emerge quello del gruppo astratto-concreto di Bazaine che annovera tra i suoi componenti Manessier, Estève ed altri. Alla tradizione figurativa trasformata da esperienze astratte si legano A. Beaudin, M. E. Vieira de Silva, V. Vasarely. Al surrealismo hanno dato il loro contributo l'originalissimo J. Miro e A. Masson. Tra i più vigorosi esponenti dell'astrattismo vi sono H. Hartung e P. Soulages. La pittura informale ha i suoi migliori artisti in Wols, Fautrier, Du Buffet. Degli scultori del XX sec. che hanno contribuito al rinnovamento del linguaggio plastico i maggiori sono Picasso, Braque, Arp, Miro, Brancusi, Pevnser, Gabo, Laurens, Zadkine. Sono andati avanti sulla via da essi tracciata Giacometti, Bloc, Gilioli, Lardera, Jacobsen, Richier, Stahly, César, Delahaye. L'architettura del XX sec. è stata dominata dalla geniale personalità di Le Corbusier.
Letteratura
La storia della letteratura francese ha inizio coll'organizzazione dei Franchi nella società feudale, basata sul dominio assoluto della classe aristocratica. Precedentemente si hanno in F. componimenti religiosi come una cantilena in onore di s. Eulalia morta martire durante le persecuzioni di Diocleziano, una passione di Gesù e una vita di s. Alessio, ma tali lavori rientrano piuttosto nella cultura paleocristiana del tardo periodo imperiale o di quello delle invasioni barbariche.
Perché nascesse una letteratura al di fuori degli schemi ascetici e religiosi, con caratteri autonomi nazionali, era necessario non solo che le tribù dei Franchi conquistatori della Gallia si trasformassero in una società stabile, ma anche che la vita e le imprese dei grandi uniti intorno al loro sovrano, dessero origine ad una cultura e che questa entrasse almeno in parte nel mito. Tale processo di formazione della cultura franca verso il sec. XI era già compiuto. Vi rientravano come motivi dominanti le lotte contro gli Arabi, che nei primi decenni del sec. VIII avevano addirittura minacciato il territorio francese, la difesa della religione cristiana, divenuta un elemento di unità di fronte a Normanni, Frisoni e Arabi, e l'esaltazione della nobiltà. Un altro motivo fondamentale tipico del mondo medievale era l'esistenza di un sovrano assoluto laico, l'imperatore, e di un sovrano spirituale, il papa. Una società così concepita con due soli sovrani era esistita in un certo modo solo all'epoca di Carlomagno, ma il suo ricordo sopravvisse a lungo nell'immaginazione popolare. La Chanson de Roland è uno dei primi esempi della letteratura feudale francese: in essa si narra la morte di Rolando in un agguato tesogli dai Mori di Spagna, mentre il suo imperatore Carlo può continuare la propria opera in difesa della cristianità. Contemporanea alla Chanson de Roland è la Chanson de Guillaume che svolge un argomento simile. Da questi poemi ebbe origine la serie ciclica delle chansons de geste ispirate alle imprese dei paladini franchi. Si tratta di poemi scritti per essere cantati dai joungleurs nei castelli feudali o anche nei villaggi e nelle città davanti ad un pubblico di contadini e artigiani. Essi dimostrano che, a parte il clero, la sola società dei feudatari aveva avuto una propria trasposizione sul piano culturale. Dopo il Mille un aumento demografico generale in tutta Europa e la ripresa dei traffici, con il conseguente popolarsi delle città e la rivolta contro il feudo, cominciarono a scalzare le basi di tale società. Gli urti diventarono sempre più violenti finché essa non ebbe più ragione di essere, ma il suo ricordo miticizzato perdurò ancora a lungo.
Un nuovo momento nella letteratura feudale fu il diffondersi dei modi provenienti dalla Provenza. In questa regione, nei testi composti per essere cantati al piccolo pubblico del castellano, dei suoi familiari e cortigiani, accanto ai motivi di fedeltà al sovrano e della fede era stato introdotto quello della fedeltà alla signora, alla castellana. A lei il poeta-cantante, il troubadour, si rivolgeva nei termini del rispetto feudale per rendere omaggio alla sua bellezza e perfezione. Ne era nata una poesia fredda e astratta, ma ben più raffinata e nuova che non quella ciclica. Anche la musica che l'accompagnava aveva perso il tono di cantilena popolare ed era costruita nei modi di una lirica elegiaca. La Francia del nord subì largamente l'influsso dei modi provenzali soprattutto quando, col matrimonio di Luigi VII re di Francia con Eleonora d'Aquitania (1137), si ebbero contatti ufficiali fra il nord e il sud. Si sviluppò allora il tema del cavaliere che, dedica le sue imprese alla lontana castellana. Uno dei più significativi esponenti della letteratura franco-provenzale è Chrétien de Troyes vissuto alla corte di Maria, contessa di Champagne, figlia di Eleonora. In centinaia di poemi il nuovo eroe del sec. XII, molto più complesso dei suoi predecessori Roland e Guillaume, segue un comportamento d'onore divenuto ormai standard. Il re Artù, che aveva combattuto contro i Sassoni, diviene il sovrano di una corte ideale. Achille e Alessandro, personaggi della poesia e della storia greca, sono trasformati in cavalieri medievali. Il Roman de la Rose di Guillaume de Lorris e Jean de Meung riassume un po' la letteratura di due secoli: la rosa è il simbolo dell'amore che il cavaliere ha conquistato agendo rigorosamente secondo il codice della cavalleria e dell'amore di corte.
Accanto agli schemi dell'epica ciclica e dell'erotica provenzale cominciarono ad apparire aspetti borghesi o paesani che talora si ricollegavano allo spirito mordente e spregiudicato formatosi già nella tarda Gallia romana; è questo l'esprit gaulois, lieve, piccante, gaio, satirico, che poi sarà una nota essenziale della moderna letteratura francese. I fabliaux, brevi racconti in versi, sono espressione piena di tale esprit. Essi furono preceduti da raccolte di favole dette ysopets dal nome del celebre Esopo. Il maggior esempio nel genere favolistico del tempo è il Roman de Renart del XI sec., un brioso poema epico in cui gli animali hanno caratteristiche umane e la volpe vince con l'astuzia i suoi rivali. I più noti dei fabliaux sono Le Vilain Mire Estula e Les Perdrix. Un celebre autore di fabliaux fu Rutebeuf, morto nel 1280 ca., che può considerarsi un poeta già borghese ricco di accenti personali.
Negli ultimi decenni del sec. XIII ebbe inizio una decadenza che si riflesse anche nel secolo successivo. Tale decadenza, contrassegnata dalle sconfitte di Crécy (1346), Poitiers (1356), Azincourt (1415), che videro cadere sul campo il fiore della nobiltà francese, riguarda più gli antichi filoni aristocratici, in quanto la vita culturale è egualmente fervente in F. e si delineano i temi della borghesia. Certo però la F. non ha ora più il primato, che in un certo senso passa all'Italia. Il crollo degli antichi valori medievali, tranne quello della morte rimasta unica signora degli uomini, è espresso da Francois Villon (1431-80) che può considerarsi la prima grande voce in F. e in Europa del nuovo realismo borghese. Sono suoi capolavori il Petit Testament e il Gran Testament e alcune ballate come Ballade des dames du temps jadis e la Ballade des pendus
I primi lavori storici francesi furono scritti in latino, quindi si ebbero opere in versi come l'Estorie des Angles. Il primo importante testo storico in prosa è la Conquête de Constantinople di Villehardouin (1207) che narra i fatti della quarta crociata. Più tardi Jean de Joinville (ca. 1224- 1319), su richiesta di Giovanna di Navarra, moglie di Filippo il Bello, scrisse la storia della sesta crociata. Tipico osservatore e narratore dei grandi eventi accaduti durante la guerra dei Cento Anni, con la quale il mondo medievale francese ebbe definitivamente termine, fu Jean Froissart (ca. 1338 - ca. 1410).
Una particolare importanza ha nella F. medievale il dramma sacro, recitato dapprima in latino maccheronico e in schemi rapidi dagli stessi sacerdoti sull'altare, poi in volgare nelle piazze da confraternite d'attori. Si ricordano Les pasteurs e Les vierges sages et les vierges folles. Uno dei maggiori lavori è Jeu d'Adam del XII sec. Il genere si sviluppò ulteriormente nel XIII, XIV e XV sec. coi misteri (dal latino ministerium, azione, lavoro) ispirati alle vite dei santi, alle Sacre Scritture o anche ad eventi profani. Un atto del Parlamento di Parigi del 1516 li proibiva per il loro spirito profano. L'origine della commedia è oscura. Nei borghi medievali menestrelli e buffoni vaganti recitavano dis, monologues, débats; da questi primi rozzi componimenti derivarono farse e sotties, testi già più completi ed elaborati che sono alla base della commedia francese. Una prima commedia in F. è Jeu de la Jeu de la feuillée di Adam de la Halle, detto il «Gobbo di Arrass», rappresentata nel 1262.
Le campagne militari di Carlo VIII nel Napoletano e nel Milanese, che dettero inizio nel 1493 ai tentativi espansionistici della Francia, e la serie di grandi guerre di predominio in Europa fecero conoscere ai Francesi più direttamente la splendida cultura fiorita presso le corti italiane e gli spunti e le influenze che ne derivarono diedero origine alla rinascenza francese. François Rabelais (ca. 1490-1553) e Montaigne (1533-1592) sono i primi due grandi autori della moderna letteratura francese. Ambedue mostrano uno spirito critico nuovo, una sensibilità duttile di fronte ai valori ufficiali e ambedue attaccano l'aristotelismo medievale. Rabelais scrisse Gargantua e Pantagruel, capolavori di epico humour, e Montaigne gli Essais, fondamentali nella storia della cultura occidentale per l'affermazione del diritto alla critica, all'osservazione, all'ironia. Espressione completa della rinascenza francese è anche l'Heptaméron (1558) di Margherita di Navarra, scritto ad imitazione del Decamerone del Boccaccio. Nel 1549 apparve la Défense et illustration de la langue française di Joachim du Bellay che si inseriva nel clima di polemiche per un rinnovamento in senso classicista del linguaggio letterario, sollevate dai poeti della Pléiade raccolti intorno a Ronsard. Tra i poeti della Pléiade che risentirono direttamente l'influenza italiana sono da ricordare du Bartas, autore di La semaine, e Agrippa d'Aubigné, protestante, il quale scrisse Les Iragiques.
La F. ebbe nuovamente un suo primato. Il Discours de la méthode di Descartes (1637) affermò in modo rivoluzionario che il valore d'una idea era da cercarsi nella sua evidenza. Questa asserzione significava che qualsiasi processo di cultura doveva svilupparsi nei termini di una chiarezza (clarté), al di fuori d'ogni dispersione verbale, d'ogni astratta costruzione del pensiero. La formazione d'una letteratura con caratteri nazionali fu favorita dall'Accademia di Francia, fondata nel 1635 sotto la protezione del cardinale Richelieu, che ebbe una grande funzione nel promuovere un linguaggio unitario. Vaugelas (1585-1650) pubblicava nel 1647 Remarques sur la langue française. Sempre nel sec. XVII si affermarono tre grandi autori drammatici, Corneille, Molière e Racine. Corneille (1606-1684) delineò personaggi dai tratti forti ed eroici. Il suo Le Cid (1636) ottenne un immenso successo; seguirono, tra gli altri lavori, Horace (1640), Cinna (1640), Polyeucte (1643), Pompée (1643). Molière (Jean Baptiste Poquelin, 1622-1673) operò la riforma del teatro in senso borghese. Le sue commedie non vogliono solo far ridere, ma costituiscono anche una satira del costume, una presa di posizione di fronte ai problemi del tempo. Sono dei capolavori nella sua produzione Les précieuses ridicules (1659), L'école des maris (1661), L'école des femmes (1662), Tartuffe (1664), Le misanthrope (1666), Les femmes savantes (1672), Le malade imaginaire (1673). Racine (1639-1699) scrisse Andromaque (1667), Britannicus (1669), Bérénice (1670), Iphigénie (1674). Blaise Pascal (16231662), membro di Port-Royal, fortezza del giansenismo, in Les provinciales (1656) e nei Pensées, pubblicati postumi, scoprì zone inesplorate della coscienza: l'uso doloroso ma necessario della ragione porta alla distruzione dei valori; la salvezza può cercarsi nella fede, una fede non chiesastica, ma cercata liberamente con un'ispirazione immediata. Pascal fu in effetti uno dei campioni del libero pensiero contro i gesuiti divenuti i sostenitori ufficiali del cattolicesimo posttridentino. Jean de La Fontaine (1621-1695) scrisse nel 1664 in una lingua incantevole e con uno spirito arguto i Contes e nel 1668 i primi sei libri di Fables. Nicolas Boileau (1636-1711) fu l'apostolo del classicismo secentesco. Con L'art poétique egli si richiamò ai modelli antichi e si oppose alle teorie dei modernisti guidati da Charles Perrault. Il genere didattico fu trattato da François Fénelon (16511715), arcivescovo di Cambrai, che scrisse Éducation dei filles (1689) e Télemaque (1699), ambedue esempi altissimi di perfezione stilistica. Sono inoltre da citare nella saggistica morale François de la Rochefoucauld e Jean de la Bruyère, nel genere epistolario M.me de Sévigné e M.me de Maintenon, e in quello autobiografico M.me de Motteville.
Il sec. XVIII segnò la rivolta contro l'assolutismo politico e la fine della letteratura cortigiana. La borghesia controllava ormai la vita economica del paese e tendeva, sull'esempio di quella inglese, al potere politico. Per oltre 50 anni, prima di sollevare il popolo contro lo stato monarchico, essa sostenne una vera e propria crociata ideologica. La cultura della monarchia e dei gesuiti venne attaccata in base ad un metodo che poneva la ragione come punto di partenza per la costruzione d'un mondo nuovo. Esponente della crociata borghese e dell'illuminismo, come venne detto tutto il movimento di revisione iniziato verso il 1730, fu Voltaire (1694-1778), che tra l'altro ironizzò sull'ottimismo ufficiale (Candide) e sui pregiudizi religiosi. Dal 1751 al 1772 apparve l'Encyclopédie uno dei maggiori manifesti della borghesia, cui lavorò indefessamente Diderot. Jean Jacques Rousseau (1712-1778) fu uno scrittore rivoluzionario, separato anche dagli stessi illuministi. Nel Discours sur l'origine de l'inégalisé parmi les hommes (1751) egli afferma che la proprietà privata divise gli uomini in padroni e schiavi e diede luogo ad una società fondata sul terrore della guerra e sull'autorità. Una società cosiffatta è per Rousseau un momento di corruzione collettiva, da cui l'individuo può sfuggire con una nuova educazione (Émile) e una nuova organizzazione sociale (Le contract social). L'amore della natura ispirò a Rousseau pagine bellissime che anticipano alcune descrizioni tipiche dei romantici (Paul et Virginie, 1789). Nel sec. XVIII il romanzo s'affermò ad un buon livello, ma su un piano inferiore a quello del contemporaneo romanzo inglese, con Alain Lesage (Le Diable boiteux e Gil Blas, quest'ultimo ambientato in Spagna), Pierre Marivaux (La vie de Marianne e Le Paysan parvenu), l'Abbé Prévost (Manon Lescaut, un moderno appassionato romanzo d'amore). Marivaux scrisse anche commedie (La surprise de l'amour, 1722; Le jeu de l'amour et du hasard, 1730; Les fausses confidences, 1737). Autore di due commedie divenute celebri, Le Barbier de Séville, 1775, e Le mariage de Figaro, 1784, fu Pierre de Beaumarchais. Nella poesia prevalsero Jean Baptiste Rousseau (1671-1741), Écouchard Lebrun detto Lebrun-Pindare e André Chénier (1762-1794), giustiziato durante la Rivoluzione.
Nel XIX sec. la retaurazione politica e religiosa reagì sul piano culturale all'illuminismo, di cui vennero attaccati i principi più rivoluzionari, quali il cosmopolitismo, la critica alle religioni rivelate, al razionalismo. François de Chateaubriand (1768-1848) nei suoi principali lavori (Atala, 18o1; Le génie du christianisme, 1802; René, 1805) inizia la corrente di reazione religiosa. La pubblicazione di due scritti di M.me de Staël (1768-1817), De la littérature (1800) e De l'Allemagne (1810), diffuse in F. le teorie romantiche tedesche. Furono autori romantici il poeta Alphonse de Lamartine (1790-1869) e Victor Hugo (1802-1885), ma in Hugo accanto ai temi tipici di un certo romanticismo, come i violenti contrasti, le grandi passioni, si ritrovano anche elementi di vivo populismo. Ciò appare in ampi squarci dei suoi romanzi, indubbiamente grandi anche se disuguali: Notre-Dame de Paris (1831), Les Misérables (1862), Les travailleurs de la mer (1865). Maestri della costruzione psicologico-sociale sono George Sand (1804-1876) e Stendhal (1783-1842), autore quest'ultimo di due capolavori, Le rouge et le noir (1831), che pur nell'analisi individuale e tormentata del protagonista finisce per essere un grande affresco della società post-napoleonica e La Chartreuse de Parme (1839). L'Ottocento francese è nella narrativa soprattutto il secolo di Honoré de Balzac (1799- 1850), La comédie humaine, grandiosa galleria di romanzi, è il risultato già completo d'una letteratura ricca formatasi attraverso eventi storici densi d'esperienza e che esprime una società pienamente cosciente della propria struttura. Su un piano minore appare invece Alexandre Dumas padre (1803- 1870) con i suoi Le Comte de Monte-Cristo (1841-45) e Les trois mousquetaires (1844), mentre invece Prosper Mérimée (1803-70) raggiunge risultati notevoli con Colomba (1840).
La poesia dopo una fase romantica (lo stesso Hugo; Alfred de Vigny, 1797-1863, con La colère de Samion, La mort du loup e La bouteille à la mer; Alfred de Musset, 1810-1857, con i malinconici versi di Les nuits e i drammi poetici) volse rapidamente verso temi nuovi: quello dell'«art pour l'art» dei parnassiani capeggiati da Théophile Gautier (1811-1872), quello dell'irrazionale di Charles Baudelaire (1821-1867), influenzato dallo stesso Gautier e in parte da Poe, e i temi decadenti e simbolisti di Stéphane Mallarmé (18421898) e Paul Verlaine (1844-1896). Arthur Rimbaud (1854-1891) abbandonò la poesia prima ancora dei 21 anni, ma i suoi versi (Une saison en enfer, 1873) sono densi d'una suggestione che agì su tutte le generazioni successive.
Gustave Flaubert (1821-1880) pubblicò nel 1857 Madame Bovary, il primo grande romanzo d'analisi psicologico-ambientale, considerato dalla successiva scuola naturalistica come un punto di partenza. Ma in realtà i naturalisti (Edmond e Jules Goncourt, 1822-1896 e 1830-1870; Émile Zola, 1840-1902; Guy de Maupassant, 1850-1893 tesero ad una descrizione scientifica dell'ambiente. In Maupassant l'ambiente mostra le contraddizioni della borghesia: i feroci odi di classe, i miti sociali, l'ipocrisia. L'affare Dreyfus (v.) fu un momento della battaglia che il naturalismo condusse in F. contro l'oscurantismo, l'intolleranza, il clericalismo. La liberazione di Dreyfus segnò la fine della vecchia F. e l'affermarsi delle forze progressiste.
Importantissimo è nel XIX sec. il teatro, che riflette nella prima parte del secolo le esperienze romantiche e post-romantiche, nell'ultima parte i terni del naturalismo. Sono da ricordare Eugène Scribe (1791-1861), Émile Augier (1820-1889), Alexandre Dumai figlio (1824-1895) e Victorien Sardou (1831-1908). Henri Becque (1837-1899) con Les Corbeaux (1882) e La Parisienne (1885) offrì i due maggiori esempi del teatro naturalista. Nel 1887 André Antoine (1858-1943) fondò il «Theatre libre», che ha dato un grande contributo all'evoluzione del dramma contemporaneo.
Il XX sec. si svolge per vie diverse spesso contorte e confuse, in un paese insanguinato da due conflitti e da un'occupazione straniera e sensibilissimo ad ogni esperienza e novità. Il romanzo partito dalla reazione al naturalismo riecheggia problemi individuali spesso portati sul tono di un'intensa emozione personale. Paul Bourget (1852-1935) con Le disciple (1889) inizia l'attacco agli schemi della tranche de vie. André Gide (1869-1951), per quanto sregolato nella vita o almeno insofferente ai legami della morale «convenzionale», cerca nell'arte una rigida disciplina formale, tanto da giungere a volte ad una classica perfezione. Le sue opere, tra cui Les nourriturei terrestres, 1897, L'immoraliste, 1902; La porte étroite, 1909; Les Caves du Vatican, 1914, restano capolavori d'una clarté occidentale. Marcel Proust (1871-1922) in A la recherche du temps perdu, 1913-27, delinea un'analisi introspettiva dell'uomo moderno. Un tema affrontato nel romanzo è quello dell'adolescente: così Le Grand Meaulnes di Alain-Fournier (1886-1914), Le diable au corps (1923) di Raymond Radiguet (1903-1923) e Les enfants terribles (1929) di Jean Cocteau. Vi è poi il tema cattolico della crisi dei valori e della salvezza nella fede (Georges Bernanos). André Malraux affronta la stessa crisi, ma passando attraverso esperienze politiche (La condition humaine, 1933, sulla rivoluzione cinese; L'espoir, 1937, sulla guerra civile spagnola; Les noyers de l'Altenburg, 1948, sul movimento di resistenza francese). Il tema proletario è stato trattato tra gli altri da Charles Plisnier e da Louis Aragon, mentre quello della 1ª Guerra mondiale ha ispirato Henri Barbusse (1873-1935), in Le feu (1916), e Genrges Duhamel, nato nel 1884, in La vie des martyrs (1917).
La poesia ha avuto le sue maggiori voci con Paul Claudel, d'ispirazione religiosa nella sua produzione poetica (Cinq grandes odes, 1910) e drammatica (L'annonce faite à Marie, 1912), e con Guillaume Apollinaire, Paul Valéry, André Breton, Louis Aragon, Paul Eluard, Pierre Emmanuel. La loro ispirazione va dal surrealismo al neosurrealismo, ai terni della Resistenza, all'esistenzialismo.
Negli anni trenta e nel secondo dopoguerra la più importante forza direttiva nella letteratura francese è stato l'esistenzialismo. Un messaggio esistenziale e insieme di rivolta politica dell'uomo è in Albert Camus (L'étranger, 1942; La peste, 1947; L'homme révolté, 1951). Jean-Paul Sartre ha esposto il contenuto filosofico dell'esistenzialismo nel saggio L'être et le néant (1943) e lo ha esemplificato in opere narrative e drammatiche, raggiungendo spesso risultati di potente realismo. Uno dei suoi migliori lavori può considerarsi La nausée (1938) che anticipa i romanzi di Les chemins de la liberté. Anche Maurice Merleau-Ponty, nato nel 1908, e Simone de Beauvoir, pure nata nel 1908, hanno esposto idee simili. Le sang des autres e Les mandarins della Beauvoir godono d'una popolarità pari a quella di alcuni testi di Sartre. Elementi esistenzialistici si trovano anche nel teatro: in lavori teatrali di Sartre come Les mouches (1943) e Huis clos (1945), nei drammi di Jean Genet, Eugène Jonesco e Samuel Beckett (En attendant Godot, Fin de partie). E' da notare che l'esistenzialismo sartriano è stato attaccato da cattolici e da marxisti. D'altra parte Sartre, il quale nella «guerra fredda» prese una posizione progressista, aveva denunciato in Les mains sales (1948) il tatticismo comunista.
Un successo da best-seller hanno avuto i romanzi di Françoise Sagan, nata nel 1935, Bonjour tristesse (1954), Un certain sourire (1956), Dans un mois, dans un an (1957), Aimez-vous Brahms? (1958), ma il successo della Sagan è dovuto anche ad una certa atmosfera creata intorno ai suoi libri, che appaiono nettamente inferiori a quelli della Colette (1873-1954), la famosa autrice di Gigi. Un posto a sé ha infine Georges Simenon, che con le sue descrizioni d'una Parigi ambientale, intima e cosmopolita nello stesso tempo, ha certamente superato gli autori anglosassoni del genere «giallo».
Musica
Un aspetto importante della tradizione musicale francese è costituito dal filone di canti popolari bellissimi sia per testo che per melodia e ancora attuali nelle varie regioni. La vitalità di tali canti ha tra l'altro contribuito in F. a mantenere ad un alto livello il repertorio musicale leggero. La F. è inoltre ricca di danze paesane, molte passate poi nella musica colta. Una corrente musicale già culturalmente elaborata può considerarsi quella affermatasi in Provenza presso la società aristocratica nel XII e nel XIII sec. ad opera dei troubadours che accompagnavano i loro versi con una melodia elegante, in genere dal tono impersonale. S'affermarono in questo periodo alcuni tipi di composizioni come il lai, il rondeau, il virelai. Nel XIII sec. musica e canto comparvero anche nei primi lavori teatrali, quale la commedia pastorale di Adam de La Halle, Le jeu de Robin et de Marion. Contemporaneamente danzatori, menestrelli, buffoni giravano la F. diffondendo arie e danze popolari. Una tradizione sinfonica francese si sviluppò a Parigi intorno a Notre Dame e viene di solito divisa nel periodo dell'ars antiqua e in quello dell'ars nova, entrambi legati allo sviluppo d'una linea monodica grave, priva di variazioni. Successivamente la F. fu influenzata dalla grande scuola fiamminga. Dalla fine del sec. XVI la vita musicale s'accentrò intorno alla corte. Nacque il balletto (un importante lavoro in tale genere è La ballet comique de la reine, che iniziò un'intera tradizione). In questi anni cominciò ad aversi l'influenza degli autori italiani stabilitisi a Parigi. Nel sec. XIX si svilupparono in F. la grand opera e l'opéra-comique. La prima tese ai grandi effetti scenici ed ebbe come esponenti Meyerbeer, Thomas, Gounod, Massenet. L'opéra-comique volse spesso verso l'operetta, in cui si distinse un compositore ebreo di origine tedesca, Offenbach, autore di alcuni tra i più bei balli e melodie del secolo. Ebbero una personalità musicale nuova Bizet, il cui capolavoro è Carmen (1875), e Berlioz. La rottura con i vecchi schemi ottocenteschi cominciò ad essere operata da Fauré, nel quale la tessitura musicale raggiunge sorprendenti effetti cromatici. Nella via aperta da Fauré s'affermarono poi Debussy e Ravel, che in modo diverso appartengono all'impressionismo musicale. Honegger, Milhaud e Poulenc sono tra gli autori contemporanei in parte legati ancora all'impressionismo, in parte influenzati dalle esperienze delle ultime scuole.

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