La penuria di acqua potabile

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Testo

La penuria di acqua potabile,
minaccia principale del XXIesimo secolo

Cominciamo a delimitare l’argomento in quattro punti. La quantità di acqua disponibile sul pianeta ristagna dalla notte dei tempi. Solo una minima parte dell’ acqua presente sul nostro pianeta, lo 0,2%, è direttamente disponibile per il consumo. La desalinizzazione dell’acqua di mare (97 % delle risorse) pone ancora tre problemi:
• sono necessarie grandi quantità di energia;
• l’inquinamento prodotto dall’evacuazione dei residui è consistente;
• il costo dell’operazione, a cui bisogna aggiungere le spese di trasporto, supera abbondantemente le possibilità dell’agricoltura, che é il cliente principale.
Un ultimo punto relativo alle sorgenti. E’ opportuno distinguere tra due origini:
• La falda acquifera classica rappresenta una fonte d’acqua rinnovabile e di facile accesso. Il suo uso a lungo termine esige però un ritmo d’estrazione proporzionale al rimpiazzo naturale. La rottura di questo equilibrio dapprima altera la qualità dell’ acqua e poi inaridisce la falda.
• Una seconda risorsa è costituita dalle falde acquifere fossili. Si tratta di riserve d’acqua situate a grande profondità, formatesi migliaia di anni fa, che si rinnovano molto lentamente. Un pompaggio intensivo esaurisce irrimediabilmente questo potenziale non rimpiazzabile.
I nostri bisogni
Esaminiamo ora il fabbisogno d’acqua dell’umanità. Per potersi sviluppare globalmente e armoniosamente, una comunità ha bisogno di 2000 m3 d’acqua per abitante all’anno. Il livello di penuria è fissato a 1000 m3, cioè 2740 litri al giorno per persona. Questa quantità si suddivide in bisogni domestici (10%), agricoli (70%) e industriali (20%).
Per quanto concerne i bisogni domestici, il livello minimo ammonta a 100 litri al giorno. A titolo di confronto: un europeo consuma da 2 a 300 litri, uno statunitense da 5 a 700 litri, mentre un abitante del Sahel sopravvive con 30 litri d’acqua al giorno.
I bisogni industriali ed agricoli sono impressionanti. Sapevate che:
• la costruzione di una vettura necessita di 400’000 litri d’acqua?
• la produzione di un chilo di pane necessita di 4'000 litri d’ acqua
• e quella di un chilo di carne di 20'000?
Constatiamo dunque il ruolo fondamentale dell’acqua potabile, non solo nella nostra vita domestica, ma anche e soprattutto nello sviluppo agricolo e industriale.
Copertura dei bisogni
La natura ci offre annualmente 12 km3 di acqua potabile, mentre il nostro fabbisogno attuale è di 4 km3. A prima vista la situazione appare confortevole. Ma bisogna considerare tre parametri:
• L’acqua potabile non si trova sempre là dove è il consumatore. Nove paesi si dividono il 60%
delle risorse planetarie di acqua potabile. Ma ottanta paesi, che rappresentano il 40% della
popolazione mondiale, soffrono di penuria.
• La quantità d’acqua fornita dalla natura non corrisponde sempre nel tempo ai bisogni immediati dell’agricoltura. Per assicurare una disponibilità stagionale, la società ha costruito delle dighe. Ne contiamo oggi 40’000 in tutto il mondo. I problemi sociali ed ecologici provocati dalla loro costruzione limitano però il ricorso a questa possibilità.
• La concentrazione dei consumatori nelle città pone un problema di distribuzione notevole. Sapete che oggi ci sono 290 città con più di un milione di abitanti e che nel 2025 saranno 650? Questa realtà costringe i poteri pubblici ad andare sempre più lontano per cercare l’acqua necessaria. Come assumersi i costi esponenziali che ne derivano? Di conseguenza non basta disporre d’acqua in quantità sufficiente. La sua disponibilità deve anche corrispondere nel tempo e nello spazio ai bisogni dei clienti.
Fattori che minacciano l’acqua
Diversi fattori minacciano la quantità e la qualità dell’acqua disponibile sul pianeta.
Prima minaccia: il consumo eccessivo
Confrontati con una situazione di penuria, molte comunità ricorrono a un eccessivo sfruttamento delle falde freatiche o acquifere. Le sue conseguenze hanno però un effetto drammatico sul ciclo dell’ acqua. Dalla Libia alla Cina, passando per Gaza, il numero delle falde inariditesi o non idonee al consumo è in continua crescita.
Seconda minaccia: l’inquinamento
La mancanza di trattamento delle acque usate, come pure i diversi inquinamenti agricoli, industriali o militari, alterano irrimediabilmente le risorse disponibili. L’inquinamento colpisce gli esseri umani anche nella loro salute. 25.00 persone muoiono ogni giorno a causa di malattie contratte a contatto con l’acqua.
Terza minaccia: la gestione
Il 50% dell’acqua potabile trattata nel mondo si perde a causa di fughe nei sistemi di distribuzione. Tubature logore, la gestione dilettantesca e l’utilizzazione dispendiosa
rappresentano un potenziale di dilapidazione incredibile.
Quarta minaccia: il riscaldamento del clima
Dal 1850 la Svizzera ha perso il 30% della sua massa glaciale. Uno studio recente annuncia addirittura per il 2050 la scomparsa dei nostri 1300 km2 di ghiacciai.
Situazione attuale
Tre parametri rendono preoccupante la situazione attuale.
• L’evoluzione demografica mondiale segue una curva esponenziale. Se è stato necessario un secolo per passare da uno a due miliardi di abitanti, saranno sufficienti dodici anni per passare da cinque a sei miliardi.
• Dal 1970 le riserve di acqua potabile sono diminuite del 30% per via dell’aumento della popolazione planetaria a 1,8 miliardi di persone.
• La penuria d’acqua interessa oggi 230 milioni di esseri umani in 26 Paesi.
Privatizzazione
La privatizzazione dell’ acqua consiste, per gli Stati, nel cedere a delle imprese commerciali la gestione di questa risorsa. Questo passo, economicamente allettante per lo Stato ma politicamente delicato, è già stato fatto in molte metropoli. La privatizzazione racchiude anch’essa un potenziale di conflitti sociali formidabile. In Inghilterra la privatizzazione dell’acqua ne ha fatto aumentare i prezzi del 55% in cinque anni.
Squilibrio sociale: Le cause dello squilibrio sociale sono numerose. La mancanza d’acqua comincia a pesare sullo sviluppo economico dello Stato, frena la produzione agricola e squilibra gli scambi commerciali con l’estero. Un giorno, infine, la penuria tocca direttamente i bisogni domestici e attenta alle condizioni di vita, prima di minacciare l’esistenza stessa degli abitanti. Questo processo, spesso rapido, può venire ancora accelerato da fattori diversi quali la siccità o l’inquinamento e destabilizzare l’equilibrio sociale.
Migrazione Di fronte allo squilibrio tra popolazione e risorse, la migrazione rappresenta, per la sua rapidità d’esecuzione e per i suoi effetti immediati, la soluzione più sicura. Ma un movimento massiccio di popolazione non fa che spostare geograficamente il problema sui vicini.
Necessità di agire
Di fronte all’impotenza dei militari, bisogna cercare a monte dei punti di intervento più efficaci. Ci vengono in mente quattro riflessioni. Evochiamo questa volta un conflitto che non è ancora degenerato. E’ ancora tempo di intervenire preventivamente. Per fare ciò è indispensabile una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica. Solo questo intervento può portare i responsabili politici a consacrare i mezzi necessari alla prevenzione. Come desalinizzare, trasportare, conservare e utilizzare l’acqua in modo economicamente ed ecologicamente soddisfacente. E’ la ricerca scientifica che dovrà trovare le risposte necessarie, ma perché ciò avvenga, bisogna stanziare mezzi considerevoli per le nostre università. Il controllo dell’acqua non deve sfuggire allo Stato. Anche se l’ aumento degli oneri pone, a tutti i governi e con sempre maggior acutezza, il problema della privatizzazione, la gestione di una risorsa così fondamentale come l’ acqua non può essere delegata a una organizzazione commerciale. L’ingerenza umanitario-militare preventiva, anche a caro prezzo, rappresenta una spesa comunque inferiore alle ipotesi di degenerazione di un tale conflitto. La creazione di forze internazionali, che assommino in sé l’aspetto umanitario e quello militare, si rivela inevitabile.
Conclusione
Nel 2025, la metà della popolazione terrestre non avrà più accesso all’acqua potabile. Nel 2050 i ghiacciai svizzeri saranno scomparsi. Anche se questo tipo di previsione richiede la dovuta prudenza, fatto sta che gli indicatori puntano in quella direzione con una regolarità ed una unanimità sconcertante. E’ venuto il momento di porre una domanda fondamentale. La storia dell’umanità ci insegna che numerose crisi avrebbero potuto essere evitate se gli uomini avessero voluto intervenire in tempo. Siamo tutti confrontati con la medesima questione:
saremo capaci, noi esseri umani del XXIesimo secolo, e questo per la prima volta nella storia, di risolvere una crisi preventivamente? O ci siamo già rassegnati a lasciare il campo d’azione alla follia e all’incoscienza dell’uomo?
Lo scopo principale di un esercito non può più essere la preparazione di una guerra, perché un
conflitto moderno non produce che perdenti. L’obiettivo di una politica di sicurezza deve essere
soprattutto quello di influire sulle possibili cause dei conflitti.
Sapremo adattare il nostro modo di pensare? Saremo capaci di far tacere il nostro egoismo? Potremo scrollarci di dosso la nostra noncuranza?

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