La Nuova Zelanda

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Testo

NUOVA ZELANDA

Capitale: Wellington
Lingua ufficiale: inglese
Superficie: kmq 269.062
Popolazione: abitanti 3.372.000
Densità: 13 abitanti /kmq
Crescita demografica: 9%
Reddito per abitante: 10.566 $
Speranza di vita: 75 anni
Tasso di analfabetismo: 1%
Popolazione urbana: 84%
Attivi agricoltura: 11%
Industria: 21%
Terziario: 68%
Confini: da ogni lato l’oceano Pacifico
Religione: protestante o Cattolica
Moneta: sterlina Neozelandese

La Nuova Zelanda è formato da due grandi Isole, oltre a una serie di altre piccole isolette: la sua forma richiama un po’ quella dell’Italia rovesciata e anche le caratteristiche così varie del suo paesaggio consentono un paragone con il nostro paese. La Nuova Zelanda si trova esattamente agli antipodi dell’ Italia: Wellington (capitale) è a circa 40° di latitudine sud, Napoli si trova a circa 40° di latitudine nord. La Nuova Zelanda ha un clima un po’ piu’ freddo di quello Italiano, perché è piu’ esposta alle correnti fredde provenienti da i due poli.
La Nuova Zelanda è caratterizzata da un clima che può essere definito temperato oceanico.

WELLINGTON
NAPOLI
MEDIA ANNUA
12,4°
15,5°
M. DI GENNAIO
17,0°
8,1°
M. DI LUGLIO
7,9°
25,9°
Le precipitazioni sono naturalmente piu’ abbondanti sui versanti occidentali, soprattutto lungo la barriera delle Alpi Neozelandesi dove alla quota di 2000 m. cadono anche oltre 5000 mm di pioggia all’anno.
Il clima della Nuova Zelanda varia in maniera notevole tra il Nord e il Sud del paese, perché le due isole si sviluppano nel senso dei meridiani: i circa 1400 km che separano le estremità del paese determinano forti differenze climatiche, così come sono tra il nord e il sud dell’Italia. I valori medi di temperatura non sono elevati e le escursioni termiche sono alquanto contenute a Wellington; la media annua è di 13,5°c. Con un’estiva di 17°c. e una invernale di 8,5°c. Al contrario dell’affollamento di uomini e di attività, che è un tratto caratteristico dell’Europa, qui spiccano soprattutto grandi città costiere e montagne disabitate. Dalle spiagge quasi tropicali dell’isola del nord, che con le loro palme assomigliano alle riviere polinesiane, si passa alle foreste, ai ghiacci, ai fiordi e alle montagne dell’Isola del Sud, che richiama le brughiere della Scozia e il paesaggio alpino europea. La Foresta in Nuova Zelanda è temperato prevalentemente costituita da latifoglie, la vegetazione segue i ritmi della stagione e gli alberi perdono le foglie in autunno, le foreste si sono molto ridotte nel corso dei secoli per l’intervento dell’uomo, nella foresta ci sono alberi originari come: faggi e la quercia. Nella penisola di Auckland è diffusa una specie di macchia sempre verde, mentre su gran parte delle arre orientali dell’Italia del Sud predomina la prateria nelle zone piu’ aride.
La caratteristica principale della fauna neozelandese è rappresentata dagli uccelli, sia quelli incapaci di alzarsi in cielo (kiwi, Takahe) sia dai pappagalli. I mammiferi sono rappresentati da due soli pipistrelli, gli altri sono stati introdotti dall’uomo (cervo europeo, daino, cane, ratto).
Fra gli anfibi figurano le zone.
RILIEVI : Per quanto riguarda la Nuova Zelanda, l’isola del Sud è percorsa da una catena montuosa di una certa altezza, le Alpi meridionali, con il monte Cook che sfiora i 3800 metri.
A occidente queste montagne declinano rapidamente verso il mare e la forza delle acque fluviali alimentate dalle nevi ha eraso la costa dando luogo ai fiordi. Ad oriente invece le Alpi meridionali respingono verso le pianure costiere di Canterbiriy e di Southland, attraversate dai fiumi e ricche di insediamenti umani. Nell’Isola del nord il rilievo prosegue meno elevato: raggiunge appena i 2800 metri col monte Ruapchu. Completamente isolato, su una penisola occidentale, sorge il cono innevato del monte Egnant, uno dei tanti vulcani della Nuova Zelanda. La Nuova Zelanda è ricca di fiumi ben alimentati dalle capiose precipitazioni e, nell’ Isola del Sud, dalle acque di fusione dei ghiacciai, il loro corso è però in genere breve e a forte pendenza, quindi non navigabile. I fiumi piu’ importanti sono, nell’Isola del nord, il Waikato (425 km), il Wanganci (290 km).
Come si è detto, agricoltura e soprattutto allevamento sono tutt’ora alla base della economia neozelandesi. Quasi i 2/5 del territorio nazionale sono occupati dalle foreste, da cui si ricavano annualmente oltre 10 milioni di metri cubi di legname.
ECONOMIA: le risorse della Nuova Zelanda: l’allevamento è la risorsa principale e si trova in queste montagne dell’ Isola del Sud, che richiama le brughiere della Scozia e il paesaggio alpino europeo, ottime condizioni ambientali che l’ uomo ha saputo utilizzare al meglio mediante un’ organizzazione produttiva efficiente e a progredita; le aziende sono di media estensione. Gli ovini forniscono elevati quantitativi di lana; la produzione annua è di 2,7 milioni di lana. Anche i bovini (8 milioni di capi) sono allevati su vaste scale specie nell’ Isola del Nord .
LA COLONIZZAZIONE E IL POPOLAMENTO:
Gli Europei scoprirono l’esistenza dell’ Australia e della Nuova Zelanda durante il 17° secolo.
Per molti anni però queste terre rimasero inesplorate perché non si pensava che potessero offrire risorse utili all’ Europa; così distanti, così desertiche, all’inizio apparvero come una scoperta inutile. La colonizzazione della Nuova Zelanda iniziò circa cent’anni piu’ tardi di quella dell’ Australia circa nel 1850 ad opera di inglesi e di inglesi – australiani, che cominciarono anche qui a coltivare la terra e ad allevare pecore e buoi. All’arrivo degli inglesi la Nuova Zelanda non del tutto disabitate; c’erano alcune popolazioni indigene, impreparate a difendere le loro terre dall’arrivo dei colonizzatori. In Nuova Zelanda gli indigeni subirono la violenza dei coloni: decimati di numero, privati delle terre migliori, esclusi dal governo del paese. I Maori, questo e il nome degli indigeni neozelandesi, rappresentano il 9% della popolazione (circa 300.000 abitanti) e solo oggi hanno raggiunto alcune conquiste sociali. Sono riconosciuti come popolo, hanno qualche carica di governo e scuole in cui si insegna la loro lingua. I Maori sono una popolazione dotata di una parte strutturata Sociale, che ha saputo resistere all'offensiva europea.
I MAORI
1840 250.000
1900 40.000
1950 100.000
1985 285.000
Gli Inglesi, una volta ridotta in schiavitu’ le popolazioni indigene, hanno aperto le frontiere all’imigrazione di altri popoli.
Per sfruttare una terra così vasta servivano forze nuove: sì è così incoraggiata, dall’inizio del nostro secolo, un’immigrazione controllata, limitata cioè a popoli di pelle bianca e di origine europea. I coloni cercavano di impedire che il continente divenisse metà di popolazione asiatiche a dell’area del Pacifico, considerate inferiori e troppo diverse dalla razza europea. Dapprima furono accettati solo individui provenienti dalle isole britanniche e dal Nord – Europa, poi, dalla seconda guerra mondiale, si allargò il permesso di immigrazione a Tedeschi, Italiani, Greci e Spagnoli. Oggi la densità della popolazione neozelandese è di 13 abitanti/kmq: sono valori molto bassi se li confrontiamo per esempio con quelli dell’ Italia (191 abitanti /kmq) e di altri paesi Europei: malgrado la forte immigrazione, quindi, quest’aria del mondo è ancora sostanzialmente spopolato e solo una piccola parte del territorio può considerarsi sfruttato con una certa intensità. La scarsa popolazione è omogeneamente diffusa sul territorio.
Nelle due isole neozelandesi la popolazione è concentrata soprattutto nelle città, difatti la Nuova Zelanda è uno dei paesi con il piu’ alto tasso di urbanizzazione del mondo, con un valore del 85%. Le città principali sono: Wellington (capitale), Aukland, Manukan e Mamiltan.
Queste grandi città si alternano ed altre di medie dimensioni e molti piccoli paesi.
LE PRINCIPALI CITTA
DELLA N. ZELANDA
Città
Migliaia di abitanti
Auckland
840
Wellington
343
Christchurch
322

Nella Nuova Zelanda i fiumi sono scarsamente a causa della brevità del percorso e della pendenza, la divisione stessa del paese in due isole principali ha reso difficoltoso lo sviluppo delle comunicazioni.
Rispetto a questo problema la Nuova Zelanda presenta due realtà differenti, il sud ha un’ intensità di traffico forte, mentre al nord un’ intensità debole perché non ci sono le città importanti, i sistemi di trasporto sono moderni, la rete ferroviaria non è molto.
Considerando la produzione è in rapporto con la ricchezza del paese e la popolazione, vediamo in Nuova Zelanda un equilibrio che ci ha inserito questo paese tra quelli sviluppati (paesi – occidentali e paesi – industriali).
L’ urbanizzazione della Nuova Zelanda risale all’età dei pionieri e all’età contemporanea.
Come la vicina Nuova Zelanda, l’Australia appartiene alle zone del mondo caratterizzate da un’ urbanizzazione
“recente”, successiva al sedicesimo secolo.
La lingua ufficiale della Nuova Zelanda è l’inglese, perché la maggior parte degli abitanti di questa regione è di origini inglese.
Lasciata la manodopera poco piu’ di cent’anni fa, hanno trasferito modi di vita e attività economiche tipici del mondo anglosassone e occidentale.
Così la Nuova Zelanda è cresciuta secondo un modello di sviluppo europeo: per questo oggi si distinguono nettamente da vicini paesi asiatici.
Le città hanno un’ aspetto europeo, le attività economiche sono organizzate in senso capitalista, la religione è protestante ed è diffuso, in quasi tutto il territorio.
Già nel 1840, quando la Gran Bretagna proclamò la propria sovranità sulla Nuova Zelanda, i bianchi erano un migliaio, nel 1868 erano 171.000 e oltre 500.000 nel 1880.
Ciò fu il risultato di un’ intensissima immigrazione originata dalla “corsa all’ oro” scoperto nel 1852.
La crescita demografica nella Nuova Zelanda è il 9%, nella Nuova Zelanda il tasso di analfabetismo è l’ 1%; quindi gli analfabeti sono pochi ed è un vantaggio.
La Nuova Zelanda si trova nella parte sud occidentale dell’ oceano Pacifico; i suoi paesi piu’ vicini sono l’ Australia a Ovest e le isole Tangha e Fugi a Nord .
La Nuova Zelanda è statisticamente una regione che viene sempre riportata insieme all’Australia, non ha frontiere, il mare bagna tutti i suoi confini.
Il suo governo è una democrazia parlamentare in cui fanno parte piu’ partiti, e il governo è decisamente attraverso elezioni libere in cui sono rispettati tutti i diritti civili.
Con questo tipo di governo la popolazione ha molta libertà.
Il corpo dello Stato è la Regina Elisabetta seconda, rappresentata da un governatore generale.
Alla modesta varietà del paesaggio Australiano si contrappongono i forti contrasti la Nuova Zelanda: terra giovane, di origine vulcanica, le sue origine sono confermate dalla presenza di vulcani attivi, di montagne a forma perfettamente conica (vulcani spenti) e di quei fenomeni che manifestano l’ esistenza di attività vulcaniche sotterranee (geyser, fumarole, solfatare, sorgenti termali).
Vicino alle coste i vulcani sottomarini ancora attivi sono numerosi: la Nuova Zelanda si trova infatti lungo uno delle linee di frattura delle piattaforme continentali, quelle linee cioè dalle quali si sprigiona l’ energia che è in grado di spostare gli strati della crosta terrestre.
Se potessimo osservare un paesaggio tra qualche milione di anni, assisteremo a notevoli modificazioni.
Sulla superficie della Terra agiscono due tipi di forze: le forze che hanno origine all’ interno della Terra, dette endogene, e quelle che hanno origine all’ estero, nell’ atmosfera, detta esogene.
I vulcani, e i terremoti, sono manifestazioni di forze endogene.
Le forze endogene sono responsabili dell’apparizione di catene montuose e di coni vulcanici: perciò esse vengono definite forze costruttive.
Le forze esogene sono invece responsabili della distruzione delle montagne e dei vulcani; perciò esse vengono definite forze distruttive.
L’ aspetto della superficie terrestre dipende dall’ azione combinata di questi due tipi di forze.
Le eruzioni vulcaniche, sono fenomeni che si verificano frequentemente sulla superficie terrestre.
Oltre a questo tipo di manifestazione, in prossimità dei vulcani si può assistere ad altri fenomeni ugualmente spettacolari.
Questi, detti pseudovulcanici, consistono nell’ emissione di gas a temperature elevate, (vapore acqueo, anidride carbonica, monossido di carbonio, acido solfidrico).
Sono famose in Italia le solfatare (zolfo) di Pozzuoli, vicino a Napoli.
Le mofete sono invece emissioni di anidride carbonica; i soffioni boraciferi. I geyser sono emissioni intermittenti di vapore acqueo; si trovano nel parco di
Yellowstone negli Stati Uniti, in Islanda e in Nuova Zelanda. Un’ eruzione vulcanica è un processo durante il quale grandi quantità di materiali liquidi, solidi e gassosi fuoriescono a temperatura elevata da una spaccatura della crosta terrestre.
Quando si trovano all’interno della Terra questi materiali, formati da rocce allo Stato fuso e da gas, prendono il nome di magma, mentre quando fuoriescono all’ esterno della superficie terreste prendono il nome di lana.
La temperatura del magma è molto alta: 1000-1200°c.
La lava, che si accumula intorno all’ apertura dalla quale è fuoriuscita, forma una montagna conica, detta vulcano.
Il magma viene spinto verso la superficie della Terra da una forte pressione.
Se esso è abbastanza fluido, fuoriesce tranquillamente.
Se invece il magma è denso e viscoso, la sua fuoriuscita è piu’ difficoltosa, come nel tal caso il magma può anche solidificarsi, chiudendo l’ apertura.
La pressione che agisce su di esso aumenta sempre di piu’ fino a raggiungere un’ intensità sufficiente a far saltare il “ tappo”; a questo punto il magma viene espulso con grandissima violenza.
Si parla allora di eruzione esplosiva.
Se il magma viene spinto da forze endogene verso la superficie terrestre.
Ma non riesce a raggiungerla e si ferma a una certa profondità; Qui si raffredda lentamente e si solidifica, formando masse rocciose
L’ EMIGRAZIONE IN ITALIA
Il rapido sviluppo dell’ industria e il rafforzamento dei grandi proprietari terrieri a danno dei piccoli avevano segnato una frattura tra le aree sviluppate e quelle povere del paese, disegnando una mappa della miseria che comprendeva tutte le valli alpine, il Friuli, l’Appennino e vaste regioni del Sud.
Era una situazione analoga a quella di molti altri paesi europei che si erano rapidamente industrializzati.
Irlandesi, Scozzesi, Polacchi, Tedeschi delle regioni orientali, ebrei del centro Europa, furono così protagonisti di un imponente movimento migratorio, che coinvolse massicciamente anche gli italiani.
Infatti, nel corso degli anni ’80 (dal 1876-1918), la situazione divenne così insostenibile che molti furono costretti a lasciare il loro paese per cercare altrove possibilità di lavoro.
Nelle valli alpine e appenniniche vi era una antica tradizione di migrazione stagionali per lavorare come braccianti nell’ agricoltura o come scalpellini, tagliapietre o altre attività particolari tipiche di singoli paesi (coltellinai, ombrellai, ambulanti di vario genere).
Ma ora l’ emigrazione assume aspetti molto diversi.
Innanzitutto ci si trovò di fronte a un fenomeno di massa: interi paesi si svuotavano o restavano popolati solamente da vecchi, donne e bambini: Chi partiva si trasferiva per lunghi periodi addirittura definitivamente portando con s’ è l’ intera famiglia.
Una flotta di “Agenti”, pagati da nazioni straniere bisognose di mano d’ opera a basso costo o da grandi compagnie di navigazione in cerca di passeggeri paganti, setacciavano le compagne, dove la gente era piu’ ingenua e ignorante, e la convincevano a pagarsi il viaggio, promettendo guadagni favolosi in terre lontane.
Sulle navi gli emigranti venivano ammassati come bestie, non ricevevano assistenza medica, né servizi igienici, né un’alimentazione adeguata.
Andavano negli Stati Uniti e in Australia.
La grande massa degli imigranti scelse la via dell’America, Settentrionale o Meridionale, nella speranza di trovare occupazione nell’agricoltura, dato che questo immenso continente era quasi spopolato e tra i miserabili braccianti si favoleggiava di terra aperta o chiunque avesse voglia di lavorare.
In realtà moltissimi finirono per cambiare attività, passando dall’ agricoltura all’ industria o alla manovalanza di qualsiasi genere.
La vita degli emigrati era, come si può immaginare, durissima: quasi sempre analfabeti, non conoscevano la lingua e le leggi del paese che li ospitava, mischiavano continuamente di essere imbranati e, dovevano accettare: lavori piu’ umili e pesanti: spesso soffrivano per il clima o per il brusco trasferimento in realtà urbane industriali, diversissime dai piccoli centri agricoli cui provenivano.
Gli emigranti spedivano alle mogli e ai figli una parte del denaro che guadagnavano.
LE RIMESSE: L’ emigrazione accelerò quel processo di alfabetazione che la scuola stentata tanto a realizzare: di fronte alle necessità d’ affetto e notizie riservate, gli emigrati all’estero e le loro famiglie in Italia impararono in massa a leggere e a scrivere.
Quelli che avevano piu’ difficoltà ad ambientarsi tornavano con risparmi sufficienti per acquistare della Terra, una cosa, un negozio, qualcosa insomma che li mettesse al riparo dalla miseria, molti uomini invece tornavano dopo qualche anno solo per prendere la famiglia e trasferirsi definitivamente nel nuovo paese.
Il governo non ostacolò l’ emigrazione e non si rese conto che intere regioni, soprattutto nel Sud, perdevano in questo modo gli elementi piu’ attivi.
Il dramma dell’emigrazione fu oggetto di canzoni popolari

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